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SINTESI DELLA GIORNATA FINANZIARIA DEL 8 APRILE 2014



Piazza Affari ha chiuso in ribasso nel giorno che il Fmi ha presentato il World Economic Outlook dove è tornato a sollecitare azioni forti da parte della Bce per prevenire il crescente rischio deflattivo. In generale le nuove previsioni sono di un +3,6% del Pil globale quest’anno, lo 0,1% in meno rispetto alla precedente stima. Secondo il Fmi l’economia italiana crescerà nel 2014 dello 0,6% dopo il -1,9% registrato nel 2013 e il -2,4% nel 2012. In Italia l’attesa è per la presentazione a mercati chiusi del Def, mentre negli Stati Uniti è arrivata l’ora della stagione delle trimestrali con i conti di Alcoa. Sullo sfondo restano le tensioni in Ucraina: dopo l’annessione della Crimea alla Russia, anche Donetsk chiede a gran voce la secessione da Kiev. In Giappone la Banca centrale ha confermato la sua politica monetaria, deludendo coloro che si aspettavano nuovi stimoli all’economia del Paese. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha ceduto l’1,46% a 21.667 punti.

Le vendite hanno colpito il comparto bancario: Banco Popolare ha ceduto il 2,36% a 14,85 euro, Montepaschi il 4,04% a 0,265 euro, Popolare dell’Emilia Romagna il 3,73% a 9,02 euro, Mediobanca il 3,40% a 7,955 euro, Ubi Banca il 2,69% a 7,215 euro, Unicredit il 2,08% a 6,565 euro. Male anche Intesa SanPaolo (-1,87% a 2,506 euro) nonostante la promozione arrivata questa mattina dagli analisti di Mediobanca che hanno alzato il giudizio sul principale gruppo bancario italiano a neutral da underperform. Tra i peggiori di seduta Mediaset che ha lasciato sul parterre il 4,47% a 4,138 euro. STMicroelectronics ha perso l’1,72% a 6,555 euro dopo le indiscrezioni riportate da Il Corriere della Sera secondo cui la società dei semiconduttori potrebbe rilevare parte del personale di Micron Italia.
Enel (-0,63% a 4,078 euro) ha perso lo slancio della mattinata che era stato favorito dalla firma di un Memorandukm d’intesa con la State Grid Corporation of China, la più grande azienda mondiale di distribuzione e trasmissione di energia e leader cinese nel settore.
Finanza.com

BORSE EUROPEE CAUTE: IN ITALIA E’ IL GIORNO DEL DEF
Le principali Borse europee recuperano terreno dopo i cali della prima seduta della settimana, ma prevale la prudenza in scia alla chiusura negativa di Wall Street e della piazza finanziaria di Tokyo. Se in Italia è il giorno del Def (Documento di economia e finanza), negli Stati Uniti scocca l'ora della stagione delle trimestrali con i conti di Alcoa. In Europa tornano invece a salire le tensioni sul fronte Ucraino: dopo l'annessione della Crimea alla Russia, anche Donetsk vuole la secessione. E infine in Giappone la Bank of Japan ha confermato la sua politica monetaria, con l'assenza di nuovi stimoli all'economia del Paese.  

Con tutti questi fronti aperti un po' in tutto il mondo i listini continentali mantengono un atteggiamento improntato alla cautela. A cominciare da Parigi con il Cac 40 che cede poco dopo le 10 lo 0,05%. Moderati cali anche per il Dax e il Ftse 100 che segnano rispettivamente -0,09% e lo 0,25%. Anche a Piazza Affari è la cautela ad avere la meglio: il Ftse Mib lascia sul terreno lo 0,15% a 21.956,25 punti. 

Come anticipato il Governo Renzi è pronto a varare il Def 2014. Il Consiglio dei Ministri è stato convocato per oggi alle ore 18 a Palazzo Chigi. In attesa che prenda il via il CdM dai principali esponenti dell'esecutivo arrivano conferme circa le coperture per gli annunciati tagli dell'Irpef per i redditi sotto i 25mila euro annui e l'abbassamento del 10% dell'Irap a partire da quest'anno. 
Nel Vecchio continente continua a tenere banco il possibile quantitative easing all'europea sul modello americano prospettato giovedì scorso da Mario Draghi, soprattutto dopo le indiscrezioni rilanciate dalla stampa tedesca secondo cui la Banca centrale europea (Bce) avrebbe simulato gli effetti di un piano anti deflazione da mille miliardi di euro. Su questo tema ieri è intervenuto Yves Mersch, membro del Comitato esecutivo della Bce, dichiarando che il lancio di un QE in tempi brevi non è probabile. 

Stagione delle trimestrali al via negli States
Tra i temi caldi di giornata l'avvio della stagione delle trimestrali negli Stati Uniti. Come da tradizione la prima società a comunicare i risultati finanziari del primo trimestre del 2014 sarà Alcoa che alzerà il velo sui conti a mercato chiuso. Secondo le stime elaborate dagli analisti interpellati da Bloomberg il colosso americano dell'alluminio dovrebbe registrare per i primi tre mesi dell'anno utile per azione rettificato di 5 centesimi di dollaro e un fatturato di 5,55 miliardi di dollari, in flessione di circa il 5% rispetto all'analogo periodo nel 2013. 
Il calendario macroeconomico odierno è ancora scarno: intorno alle 13.30 ore italiane verrà diffuso l'indice Nfib sulla fiducia delle piccole imprese a marzo.

Finanza.com

DEF 2014: DA SPENDING  REVIEW RISPARMI PER 6 MILIARDI DI EURO
Tutto pronto per il varo del Documento di economia e finanza (DEF) 2014. Il Consiglio dei Ministri è convocato oggi alle ore 18.00 a Palazzo Chigi e da principali esponenti dell'esecutivo arrivano conferme circa le coperture per gli annunciati tagli dell'Irpef per i redditi sotto i 25mila euro annui e l'abbassamento del 10% dell'Irap già da quest'anno.
Da spending review dote di 6 mld, tetto stipendi manager a 239mila euro
La quasi totalità delle risorse arriverà dalla spending review. Dopo i vertici di ieri, che hanno visto il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, incontrare Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan, si sarebbe pervenuti a un'intesa per conteggiare risparmi sulla spesa pubblica per circa 6 miliardi di euro. Il piano Cottarelli vede il grsso dei risparmi pervenire da tagli a beni e servizi per circa 800 mln, riduzione del numero delle partecipate degli enti locali e dei consigli di amministrazione, riduzione a un massimo di 239mila euro del tetto degli stipendi dei dirigenti statali, riduzione auto blu e tagli di enti inutili e sedi periferiche.
Ai tagli alla spesa pubblica si aggiungeranno poi circa 600 milioni di euro di maggiori entrate grazie al maggiore gettito IVA derivante dai versamenti di chi incasserà i pagamenti Pa. Il totale di 6,6 mld di euro è la cifra che serve per finanziare gli 8 mesi di riduzione dell'Irpef da maggio a fine anno.
Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio, ieri sera ha confermato al Tg1 che sono state trovate tutte le coperture, che vengono soprattutto dalla spesa pubblica e dai settori improduttivi. Delrio ha rassicurato anche sulla riduzione dell’Irap che partirà già da ques'tanno e sarà del 10% nell'arco dei prossimi 12 mesi, smentendo così le voci degli ultimi giorni che parlavano di un possibile slittamento a inizio 2015 o di un taglio di minore entità.
Anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha confermato questa mattina la presenza delle coperture necessarie per assicurare a partire da maggio gli 80 euro in più in busta paga per chi guadagna meno di 25 mila euro annui.
Previsioni su Pil 2014 più caute
Il Def 2014 conterrà le nuove stime sulla crescita economica dell'Italia che dovrebbero essere di +0,8% del Pil quest'anno, a metà strada tra la precedente previsione di +1% e il +0,6% indicato dalla Commissione Europea. Il deficit è invece visto ridursi ancora in area 2,5-2,6% dal 3% del 2013.
Focus anche sul capitolo privatizzazioni che secondo le anticipazioni riportate da alcune agenzie di stampa dovrebbero permettere introiti per 12 mld di euro quest'anno andando a finanziare la riduzione del debito pubblico per poi proseguire nei prossimi anni al ritmo di 10-12 mld annui.
Finanza.com

ENEL: ALLEANZA CON IL COLOSSO CINESE DELL’ELETTRICITA’
Enel punta a espandere il suo raggio d’azione in Asia. Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, ha firmato a Pechino un Memorandum d’intesa con Liu Zhenya, presidente della State Grid Corporation of China, la più grande azienda mondiale di distribuzione e trasmissione di energia e leader cinese nel settore. "L’accordo ha come obiettivo la cooperazione nel campo delle tecnologie Smart Grid per lo sviluppo urbano sostenibile e lo scambio di esperienze nella generazione di energia da fonti rinnovabili”, si legge nel comunicato di Enel.

L’obiettivo è quello di sfruttare l’alleanza come trampolino di lancio verso i principali mercati asiatici. L’alleanza arriva a pochi giorni dalla comunicazione della Consob che ha annunciato la salita di Bank of China al 2% del capitale del gruppo guidato da Fulvio Conti. Buona la reazione del titolo Enel a Piazza Affari dove mostra un progresso di oltre 1 punto percentuale in area 4,15 euro.

Nel corso della visita a Pechino, Conti ha anche incontrato Cao Peixi, presidente della China Huaneng Group, con l’obiettivo di rafforzare ed estendere la collaborazione esistente tra i due gruppi. Un "accordo quadro di cooperazione”, che verrà siglato entro la prima metà del 2014, è incentrato sullo sviluppo di tecnologie condivise, la carbon strategy, gli investimenti energetici e su uno scambio accademico, attraverso le rispettive fondazioni di ricerca.

"L’accordo di oggi segna l’inizio di una importante partnership che riconosce il potenziale contributo di Enel attraverso la sua tecnologia ed esperienza, così come i significativi progressi compiuti da State Grid nel campo delle smart grid e dell’energia rinnovabile. Sono fiducioso che la cooperazione in corso tra Enel e le aziende leader in Cina nel settore dell’energia, come State Grid, creerà valore e opportunità per tutte le parti coinvolte”, ha commentato l’Ad Fulvio Conti.
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SALINI IMPREGILO VINCE COMMESSA PER GALLERIA BRENNERO IN AUSTRIA
Salini Impregilo, in raggruppamento con l’austriaca Strabag, ha ricevuto ieri in occasione dell’apertura delle offerte l’aggiudicazione del lotto principale Tulfes-Pfons in Austria del mega progetto della Galleria di Base del Brennero. E' la stessa società italiana a renderlo noto spiegando che l’opera appartiene ad uno dei principali tratti del Trans European Networks (Ten). Il valore del progetto è di circa 380 milioni di euro e la quota di partecipazione di Salini Impregilo nel raggruppamento è del 49%.
Il lotto ”Tulfes - Pfons”, entra nel dettaglio la nota, consisterà essenzialmente nell’esecuzione delle opere civili in sotterraneo per un tratto del cunicolo esplorativo, per il cunicolo di soccorso della circonvallazione di Innsbruck e per due gallerie di interconnessione. Complessivamente saranno realizzati 38 km di gallerie. L’inizio programmato dei lavori è previsto nella seconda metà dell’anno in corso e la loro durate è di 55 mesi. La Galleria di Base del Brennero è l’elemento centrale della nuova linea ferroviaria del Brennero, che collega Monaco di Baviera a Verona. Una volta completata, rappresenterà il collegamento ferroviario sotterraneo più lungo del mondo.
Reazione positiva di Salini Impregilo a Piazza Affari. Il titolo al momento segna un rialzo del 2,20% a 4,64 euro.
Finanza.com

BANCO POPOLARE: I DIRITTI COMINCIANO A SCOTTARE
Si avvicina il momento in cui i possessori dei diritti riguardanti l’aumento di capitale di Banco Popolare dovranno fare la scelta definitiva, venderli o esercitarli?
Finora l’operazione è stato un “successo”, ma praticamente costruito tutto nella prima giornata di partenza dell’adc, poi, come prevedibile si è cercato un assestamento.
Giovedì 10 si chiuderanno le danze, anche se conosceremo i dati solo più avanti possiamo fin d’ora dire che gli azionisti devono essere più che soddisfatti, naturalmente non sappiamo come sì concluderà, ma abbiamo ripetuto più volte che il mercato non poteva permettersi un’operazione fallimentare, avrebbe praticamente condizionato tutte le altre operazioni di aumento di capitale che diversi nostri Istituti stanno per approntare.
Ed allora tutto bene?
Certo il bilancio complessivo potrebbe essere positivo, ma adesso, in questo momento, per coloro che detengono i diritti e sanno però che dovranno venderli perché non vogliono/possono esercitarli, è questo il momento di venderli?
Ed ancora, per coloro che sono indecisi, è questo il momento di vendere i diritti?
Io rispondo di sì!
Come ho detto l’operazione si concluderà comunque con un successo, ma volendo guardare in là, oltre al brevissimo periodo, non mi sembra che ci siano i motivi per essere ottimisti.
Se vogliamo una certa fiducia potrebbe derivare dalla forte contrazione dello spread, ma guardando l’altro lato della medaglia si potrebbe obiettare: se i nostri conti pubblici soffrono anche in presenza di uno spread così contenuto, quando mai vedremo una ripresa economica che si possa chiamare tale?
E sì sa, il comparto bancario soffre enormemente quando l’economia, nel suo complesso, non “tira”, se poi, come nel caso del nostro Paese, i conti pubblici sono sull’orlo del collasso e costantemente monitorati da una “Europa” che non ci lascia scampo, trovare motivi di ottimismo diventa più che problematico.
Ed allora, è vero che Banco Popolare vale oggi circa un decimo di quanto valeva prima della crisi, quindi i margini di miglioramento sono immensi, ma i bilanci delle banche sono tutt’ora disastrosi e le quotazioni del titolo sono sui massimi degli ultimi tre anni.
Portare a casa un po’ di profitto, per gli azionisti “non storici” potrebbe anche essere una buona idea.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro  

MILANO: COLPI GROSSI TRA LE UTILITY
Società petrolifere ed energetiche in fermento a Piazza Affari. Protagoniste dei piani di espansione sono Saipem a Enel. In particolare, Saipem si è aggiudicata un contratto E&C Onshore di ingegneria, approvvigionamento e costruzione per l'espansione dell'impianto Versalis di Ferrara, per un valore di circa 200 milioni di euro. “Il progetto - si legge in una nota - prevede la realizzazione di una quarta linea di produzione parallela alle tre già esistenti, l'aumento delle capacità produttive delle stesse e l'adeguamento dei sistemi ausiliari dell'impianto. I lavori saranno completati entro il secondo trimestre del 2016, mentre il progetto consentirà di incrementare significativamente la capacità produttiva di EP M (etilene propilene monomero) per il sito di Ferrara, fino a raggiungere 130 mila tonnellate all'anno di produzione.
Saipem sarà responsabile del project management, dell'ingegneria di dettaglio, della fornitura di materiali e componenti, della costruzione e montaggio e delle attività di pre-commissioning
Ma non è tutto. Secondo quanto riportato dalla rivista Meed (Middle East Economic Digest) Saipem e Tecnicas Reunidas sarebbero favorite per l'acquisizione del progetto Jizan relativo a una raffineria in Arabia Saudita, richiesto dalla società Saudi Aramco. Il progetto, il cui valore complessivo dovrebbe valere circa 3 miliardi di dollari, ha già subito ritardi e una nuova gara. L'assegnazione è comunque attesa quest'anno, anche se c'è scarsa visibilità sui tempi.
L'acquisizione di Jizan aumenterebbe la visibilità sulle nostre stime 2015", spiegano gli analisti di Equita sim, che hanno un rating hold sulla società, con target price a 16,4 euro, mentre Banca Imi, che ha una valutazione add con prezzo obiettivo a 18 euro, ritiene che “se Saipem dovesse aggiudicarsi i due contratti del pacchetto totale, stimiamo che questo possa dare un contributo aggiuntivo di circa il 2,5% al risultato operativo della società”.
Intanto, restando sempre nel settore utility, anche Enel ha centrato un colpo importante. L'ad Fulvio Conti ha, infatti, firmato oggi a Pechino un Memorandum d’intesa con Liu Zhenya, presidente della State Grid Corporation of China, la più grande azienda mondiale di distribuzione e trasmissione di energia e leader cinese nel settore. “L’accordo ha come obiettivo la cooperazione nel campo delle tecnologie Smart Grid per lo sviluppo urbano sostenibile e lo scambio di esperienze nella generazione di energia da fonti rinnovabili”, si legge nella nota diffusa dal gruppo elettrico italiano. L'intesa è un primo passo verso una collaborazione che potrebbe rafforzarsi nei prossimi mesi. Si tratta infatti di un accordo che "segna l'inizio di una importante partnership che sono fiducioso creerà valore e opportunità per tutte le parti coinvolte", ha commentato Conti.
Inoltre, sempre a Pechino, Conti ha incontrato anche Cao Peixi, presidente di China Huaneng Group, gruppo con cui "verrà siglato entro la prima metà del 2014 un accordo quadro incentrato sullo sviluppo di tecnologie condivise, la carbon strategy, gli investimenti energetici". Infine, secondo le ultime notizie, la controllata Endesa avrebbe siglato un contratto grazie al quale porterà in Italia le prime forniture di shale gas.
Professionefinanza

PIAZZA AFFARI: I TITOLI NEL MIRINO
A Piazza Affari l'attenzione è concentrata su Enel, Eni, Finmeccanica e Ansando, oltre che sul Mps e Intesa. Ecco, secondo la rassegna di Reuters, i principali possibili movimenti attesi.
Intesa. Il titolo potrebbe reagire alla notizia di Mf che ha detto che la Tassara vuole vendere la sua quota residua, pari all'1,57%, in carico a 675 milioni contro una valutazione di mercato di 620 milioni.
Eni. Il titolo potrebbe muoversi in scia alle parole del ministro per il petrolio e il gas del Kazakistan che ha detto che la produzione del giacimento del Kashagan potrebbe ripartire quest'anno se i danni al sistema di tubazioni saranno trovati onshore, ma "sono emersi sospetti" che ci possano essere problemi anche offshore.
Enel. Titolo sotto i riflettori. Nella notte l'ad ha firmato un'alleanza con il gruppo cinese State Grid Corporation of China, mentre la controllata Endesa ha siglato un contratto grazie al quale porterà in Italia le prime forniture di shale gas.


Finmeccanica – Ansaldo. Titoli in luce a Piazza Affari. L'ad Alessandro Pansa ha detto che per la cessione di Ansaldo Sts il gruppo Finmeccanica ha "in corso approfondimenti con controparti che hanno manifestato proposte interessanti".
Mps. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che nei giorni scorsi si è tenuto un primo incontro tra gli uomini della vigilanza di Bankitalia e i rappresentanti dei nuoni azionisti esteri, Fintech Advisory e Btg Pactual. Lo ha scritto il Corriere.


Salini Impregilo. Il titolo potrebbe muoversi in Borsa in seguito alla notizia che la società ha vinto un contratto per realizzare il lotto principale della galleria del Brennero, un progetto del valore complessivo di circa 380 milioni in cui il gruppo italiano detiene una quota di 49%. 


Piaggio. Titolo sotto i riflettori. La società ha annunciato un'operazione di scambio tra due bond, finalizzata ad allungare la vita del debito e ridurne il costo. Nei primi tre mesi del 2014 il gruppo stima un calo su trimestre dei ricavi al netto del cambio del 4% e un Ebitda margin in linea con il 2013. Il gruppo punta a una presenza diretta in Cina e a proporre veicoli premium, Moto Guzzi, Aprilia e Vespa, scrive Mf.
Italcementi. L'assemblea degli azionisti di risparmio ha approvato la conversione obbligatoria delle azioni di risparmio in ordinarie secondo il rapporto di conversione di 0,65 azioni ordinarie per ogni risparmio, senza conguaglio e senza riduzione del capitale sociale. 


Mediobanca. Il titolo potrebbe reagire alla notizia del Sole che la società intende accelerare lo sviluppo di corporate e investment banking a Londra.
Risanamento. Titolo sotto i riflettori. Il cda ha accettato la proposta d'acquisto avanzata dall'ex proprietario Luigi Zunino su due immobili di Parigi se ci sarà il via libera di Chelsfield/The Olayan Group, che su quegli asset e su altri sette immobili francesi aveva stretto un accordo di compravendita con la società. 


Tip. Ha chiuso anticipatamente l'offerta pubblica del proprio prestito obbligazionario 2020. 


Ti Media. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che l'accordo sull'integrazione dei multiplex di Telecom Italia Media e dell'Espresso dovrebbe finalmente tagliare il traguardo mercoledì 9 aprile. Lo ha riferito una fonte. 


Cir. Titolo sotto i riflettori, dopo la notizia riportata dal Sole che Sorgenia ha convocato per giovedì il Cda per valutare la proposta delle banche.
Acea. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia, riportata dai giornali, che il tribunale civile di Roma ha respinto la richiesta del sindaco di anticipare l'assemblea a prima delle elezioni europee.
Gabetti. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che la società di revisione Bdo ha espresso un giudizio positivo sui bilanci separato e consolidato di Gabetti GABI.MI al 31 dicembre 2013. 


Aedes. Titolo sugli scudi, in seguito alla notizia di Mf che scrive che la società studia una triplice ricapitalizzazione da finanziarie in parte con liquidità, in parte con il conferimento di attività.
Isagro. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che in sede straordinaria l'assemblea ha approvato la proposta di aumento di capitale fino a 29,5 milioni di euro fissando al 30 settembre 2014 il termine ultimo per dare esecuzione all'operazione.
Banca Etruria. Titolo sotto i riflettori. Lorenzo Rosi, vicepresidente non vicario di Banca Etruria, è il candidato alla presidenza dell'istituto aretino che vedrà l'uscita dell'attuale presidente Giuseppe Fornasari.
Mondo Tv. Titolo in luce a Piazza Affari, dopo che la società ha annunciato di aver raggiunto un'intesa preliminare con la cinese Guangdong Alpha animation per la distribuzione in Europa, Medio Oriente e Africa di 900 mezz'ore di cartoni animati prodotti di Alpha, per i quali sono stati sviluppate anche linee di giocattoli.
Alitalia. Titolo sugli scudi, in seguito alla notizia del Sole che Etihad Airways nella bozza di piano industriale indica le condizioni per un'alleanza con la compagnia di bandiera che includono tagli dei costi, 3.000 esuberi e ristrutturazione del debito.La Repubblica parla di ristrutturazione del debito e taglio di 2.500 dipendenti.
Professionefinanza

DEF 2014: ECCO LE PRINCIPALI NOVITA’
Al via il bonus del taglio Irpef con 80 euro in busta paga per lavoratori dipendenti da maggio 2014, nonchè il taglio Irap del 10% per le imprese con il DEF 2014, il Documento di economia e finanza al varo del Consiglio dei Ministri. 
DEF 2014 in discussione
Al via il taglio al cuneo fiscale proposto nel Jobs Act di Matteo Renzi con il bonus di 80 euro Irpef nella busta paga di maggio 2014 per circa 10 milioni di lavoratori. Il tutto nel Documento di Economia e Finanza per il 2014, anche conosciuto come DEF i cui contenuti si stanno delineando nelle ultime ore. Uno dei capitoli più attesi riguarda il famoso bonus Irpef di 80 euro nelle buste paghe dei lavoratori dipendenti da maggio 2014 (si rinvia per i dettagli
DEF 2014: bonus Irpef 80 euro da maggio
Il taglio Irpef che costerà 10 miliardi a regime sarà coperto dalla spending review.  Come si legge nella bozza del DEF 2014 ci sarà il “Taglio Irpef 10 miliardi a regime. I lavoratori dipendenti sotto i 25 mila euro di reddito lordi, circa 10 milioni di persone, avranno un ammontare di circa 1.000 euro netti annui a persona, attraverso coperture con la revisione della spesa". Circa 10 miliardi quindi saranno destinati ad incrementare a partire dal 2015 l’aumento del reddito disponibile di lavoratori dipendenti e assimilati (co.co.co.) in modo da beneficiare, in particolare, i percettori di redditi medio-bassi. Già a partire da maggio 2014, in via transitoria i dipendenti che percepiscono oggi 1500 euro mensili netti da Irpef conseguiranno un guadagno in busta paga di 80 euro mensili. Il governo nel DEF 2014 prevede che “l’aumento del reddito disponibile per i lavoratori beneficiati dovrebbe risultare apprezzabile in particolare per le fasce di reddito medio basse, contribuendo ad un rilancio dei consumi e delle prospettive di crescita. La riduzione dell’Irpef si giustifica quindi non solo per la valutazione economica e la sostenibilità sociale del processo di risanamento, ma anche per la riduzione delle ineguaglianze e della povertà della popolazione lavorativa. La riduzione delle imposte per i lavoratori dipendenti a reddito medio-basso è misura che ha anche effetti strutturali di stimolo all’offerta di lavoro e di riduzione della povertà”.
DEF 2014: taglio Irap imprese
Non solo Irpef però, si prevede anche il taglio Irap per le aziende, un taglio di almeno il 10% attraverso il contemporaneo aumento della tassazione sulle attività finanziarie. Obiettivo è ridurre in maniera sostanziale la tassazione sul lavoro dal lato delle imprese non appena vi saranno le risorse necessarie. Nel breve periodo si è ritenuto appropriato dare un segnale in tale direzione attraverso una prima riduzione fiscale mediante il taglio dell’Irap del 10%. Il fine è quello di dare ossigeno alle imprese e alle famiglie riducendo il cuneo fiscale e aumentando il reddito disponibile soprattutto per le famiglie maggiormente segnate dalla crisi, con effetti positivi sui consumi e sulla crescita.
Pagamento debiti PA alle imprese
Tra le altre misure contenute nel DEF troviamo anche lo sblocco immediato e totale dei pagamenti dei debiti commerciali della Pa, accompagnandolo alla creazione di un sistema basato sull’obbligo di registrazione delle fatture e certificazione del credito, che permetta di saldare i debiti commerciali in maniera più snella evitando di accumulare ritardi, anche sfruttando le opportunità connesse con l’introduzione della fatturazione elettronica. Il meccanismo di rilevazione permetterà altresì di evitare abusi e problemi di carente certificazione.
 Modello 730 precompilato a casa
 Altra novità importante riguarda nel progetto per semplificare il fisco, annunciato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, l’invio a domicilio delle dichiarazioni dei redditi, i 730 precompilate, per pensionati e lavoratori dipendenti.
Investireoggi

LA RIPRESA? FORSE E’ SOLTANTO UNA GRANDE ILLUSIONE
NEW YORK (WSI) - Già dieci anni fa l'economia globale sembrava essere sulla via della guarigione quando il Fondo Monetario Internazionale si era riunito a Washington. A quel tempo Alan Greenspan aveva tagliato i tassi di interesse ufficiali negli Stati Uniti all'1%, dopo il crollo del boom delle dotcom, e la più grande economia del mondo aveva risposto al trattamento. Il Regno Unito poi era al suo 12° anno di crescita ininterrotta e le aziende occidentali inoltre si affollavano in Cina, ora che faceva parte dell'Organizzazione mondiale del commercio.

L'aspettativa era che i bei tempi sarebbero durati per sempre. Nessuno pensava che una crisi del genere e un fallimento totale del sistema fosse proprio dietro l' angolo.

Il Guardian fa notare come il mondo oggi, nel 2014, non sia dissimile da quello del 2004. La spinta fornita dal denaro a buon mercato ha ottenuto lo spostamento dell'economia globale. L'inflazione misurata dal costo dei beni e dei servizi è bassa, ma i prezzi degli asset stanno iniziando a mormorare.

Alcuni analisti ritengono che il periodo di bassa inflazione e continua espansione è tornato, dopo la pausa causata dal crash.

Le recessioni infatti tendono ad essere l'eccezione piuttosto che la norma e solitamente i Paesi alla fine ritornano ad un tasso tendenziale di crescita. Nel Regno Unito è al 2%; negli Stati Uniti è un po' più alto; nella zona euro un po' più basso. Questo potrebbe essere l'inizio di una lunga ripresa globale costruita sul cambiamento tecnologico e l'avvento del potere d'acquisto della classe media nelle economie in rapida crescita dei mercati emergenti.

Oppure si potrebbe trattare solamente di un pensiero di gruppo e quindi di niente di reale, anche perché vi sono, anche in questo caso, dei segnali a riguardo.

La prima caratteristica senza dubbio è la volontà del WEO (World Economic Outlook) di essere pubblicato il martedì. Dal picco nel 1970, il trogolo dei tassi di interesse è stato inferiore in ogni ciclo successivo e sono ora a malapena sopra lo zero. Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti sono stati solo in grado di tornare al loro tasso tendenziale di crescita attraverso periodi di politica monetaria più flessibile e più libera.

La seconda minaccia è un crollo del mercato obbligazionario, visto che le banche centrali di tutto il mondo cercano un ritorno della politica monetaria ad un ambiente più normale. Queste stanno adottando ora un approccio più prudente a questo processo, con la Federal Reserve che ha ridotto gradualmente la quantità di titoli acquistati.

La ragione per cui i mercati obbligazionari hanno bisogno di essere guardati è semplice. Con l'acquisto di un gran numero di titoli, le banche centrali hanno aumentato il loro prezzo. Il rendimento (tasso di interesse) su un prestito obbligazionario si muove inversamente al suo prezzo, così come i prezzi delle obbligazioni salgono se il rendimento scende. Quando arriva il momento di vendere le obbligazioni di nuovo al mercato, dovrebbe accadere l'opposto.

Infine vi è un altro problema da non sottovalutare e che il mondo ignora. In un'intervista la settimana scorsa, Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale, ha avvertito del rischio di conflitti per le risorse entro i prossimi cinque o dieci anni a meno che la comunità internazionale non faccia qualcosa riguardo il riscaldamento globale. Il catalogo degli eventi meteorologici estremi infatti, dalle inondazioni nel Regno Unito alla siccità in Australia, è in crescita.

In conclusione, il problema è sempre lo stesso: si tratta di compressioni salariali, alto tasso di disoccupazione, il debito, l'austerità e la povertà. Basti pensare che le 85 persone più ricche del pianeta possiedono la stessa ricchezza della metà della popolazione mondiale, ma sembrano ignari del rischio di un diffuso malcontento sociale.
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ACQUA MARINA TRASFORMATA IN CARBURANTE
NEW YORK (WSI) - Trasformare l'acqua di mare in carburante: è l'operazione riuscita in laboratorio dagli scienziati della Marina militare americana, che sperano in futuro di diminuire la dipendenza degli Stati Uniti dal petrolio e rendere anche le navi più ecosostenibili.

L'idea di partenza è semplice: gli idrocarburi sono composti da carbonio e idrogeno, presenti in grande quantità nell'acqua del mare. Catturando il biossido di carbonio (Co2) e l'idrogeno contenuti nell'oceano, è possibile produrre un cherosene utilizzabile nei motori di navi e aerei. I ricercatori del Naval Research Laboratory hanno dimostrato la fattibilità del progetto, riuscendo a far volare con il nuovo carburante un aeromodello. "E' un'enorme tappa" ha commentato il viceammiraglio Philip Cullom.

La Marina, nel 2011, ha consumato quasi due milioni di tonnellate di carburante; la trasformazione dell'acqua di mare in cherosene potrebbe costare tra i 3 e i 6 dollari al gallone (3,8 litri), secondo i ricercatori, al lavoro sul progetto da nove anni. "Per la prima volta - ha commentato la ricercatrice Heather Willauer - siamo stati capaci di mettere a punto una tecnologia per catturare in modo simultaneo la Co2 e l'idrogeno contenuti nell'acqua di mare, facendone un carburante liquido. E' un passaggio molto importante". Il carburante ottenuto è molto simile al cherosene convenzionale, anche nell'odore, e il grande vantaggio è che può essere utilizzato già con i motori di navi e aerei attualmente in commercio.

Al momento, la produzione di questo carburante è limitata a piccole quantità in laboratorio. Il potenziale profitto del progetto deriva dalla capacità di produrre scorte di carburante direttamente in mare, riducendo la logistica, gli oneri ambientali e rafforzando di conseguenza la sicurezza e l'indipendenza energetica della Marina. I ricercatori hanno comunque già spento i facili entusiasmi: serviranno almeno altri dieci anni prima che le navi americane siano in grado di produrre a bordo il carburante di cui hanno bisogno.
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PERCHE’ LA DEFLAZIONE SAREBBE UN DISASTRO PER L’EUROPA
ROMA (WSI) - Quando l'inflazione sale, i consumatori - in particolare i vecchi e i poveri - hanno meno voglia di compare con i propri contanti. Inoltre i prezzi in calo rendono meno competitivi i beni esportati e rende più difficile per le società avere un piano industriale efficace.

La deflazione è l'esatto opposto dell'inflazione, ma comporta effetti ancora più deleteri in certe economie. I prezzi stanno scendendo nei paesi più fragili dell'area euro. Quelli al consumo stanno per esempio calando a Cipro, Gracia e Spagna e sono vicini allo zero in qualsiasi altro paese incluse Italia e Irlanda, dove la variazione anno su anno era del -0,1% il mese scorso.

Verrebbe immediatamente da pensare che con merce meno cara l'economia ne gioverebbe. Quando i prezzi scendono la gente compra di più. Questo è ovvio. Ma non se la gente si aspetta che i prezzi scendano ancora e ancora.

In quel caso smettono di comprare servizi e beni durevoli come elettrodomestici, case e auto perché preferiscono aspettare. Questo ha un impatto negativo sui flussi di cassa e i profitti delle aziende, che devono licenziare personale.

La disoccupazione continua a salire, invece che scendere, il che porta a una spesa ancora inferiore dei beni e dei servizi, nell'ambito di un circolo vizioso che porta a una depressione economica caratterizzata da scorte in eccesso e merce invenduta nonostante nuovi cali dei prezzi.

In uno scenario deflativo, anche le proprietà immobiliari e il debito perdono di valore, con i debitori che dovranno ripagare ai creditori il debito come i mutui accesi a un valore superiore rispetto a quello con cui avevano chiesto in prestito.

In un'economia come quella irlandese, per esempio, il rapporto tra debito familiare privato e reddito disponibile è di circa il 196%, mentre in Inghilterra è di circa il 140% e in Usa del 120%.

Qualsiasi cambiamento drastico di quel livello avrebbe un effetto catastrofico nei mercati immobiliari, ma anche nella crescita economica e nel ripagamento dei debiti privati.
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IL BOOM DELLA FINANZA COMPORTAMENTALE
NEW YORK (WSI) - Il concetto di finanza comportamentale è applicato ormai a qualsiasi cosa. La psicologia del "decision-making" interessa governi e imprese di tutto il mondo, che stanno cercando di spingere i clienti e i cittadini a prendere decisioni migliori, quando si tratta di risparmi, pensioni o donazioni.

Le aziende ci vedono anche grandi opportunità per fare profitti, come riferisce Bloomberg. Banche e società di beni al consumo usano la psicologia e finanza comportamentale per attirare l'attenzione degli utenti e dei loro portafogli.

Alcuni interventi per migliorare i comportamenti e aumentare la consapevolezza dei cittadini funzionano, che sia per il riciclaggio, per il risparmio personale o per le donazioni a società caritatevoli e Ong.

Allo stesso tempo, tuttavia, alcune pratiche se portate all'eccesso hanno effetti controproducenti, anche se esse sono il risultato di esperimenti rigorosi e ricerche analitiche e statistiche.

I consumatori sono saliti sul treno della finanza comportamentale, vogliosi di essere manipolati e diventare una versione migliore di se stessi. E le imprese stanno cercando di rispondere a questa domanda, provando a guadagnarci sopra.

Va ricordato che il ruolo che le emozioni giocano nel prendere decisioni di investimento è spesso negativo. Paura e avidità, così come la paralisi per essere sovrastati dal ventaglio troppo ampio di scelte, ci influenza e troppo e troppo spesso.

Quando decisioni importanti come quelle di investimento non si sanno prendere, spesso si ricorre alle app e a una miscela di incoraggiamenti e studi, ricerche.

Ma il problema principale che aziende e governi devono risolvere è uno che raramente viene affrontato in un laboratorio di piscologia comportamentale: come catturare l'attenzione della gente in un mondo pieno di distrazioni continue.

C'è praticamente una App per ogni funzione studiata per migliorare i comportamenti della gente e aiutare gli utenti a prendere decisioni. Quando si tratta di investire "la maggior parte delle persone stanno dormento al volatne", dice a Bloomberg con una accattivante metafora Mike Sha, confondatore e Ceo di SigFig, un gestore di investmenti online.

Adam Nash, CEO della piattaforma di gestione di investimenti online Wealthfront, che ha attirato oltre $800 milioni di attivi in due anni, sottolinea come molti dei suoi dipendenti abbiano collaborato al design di software come Facebook.

"Sanno come disegnare sistemi che stimolano risposte emotive". Se passate le vostre ore a giocare a Ruzzle, a controllare la timeline di Facebook o a catapultare gli uccelli di Angry Birds sul vostro smartphon o tablet, sapetei perfettamente a cosa Nash si riferisce.

Il mondo digitale può creare dipendenza, continua a dare soddisfazioni aglu utenti che sono spinti a continuare a cliccare, giocare e pubblicare nuove storie, foto e video.

Vivendo su computer e altri dispositivi portatili, le App possono catturare la tua attenzione in tempor eale. C'è una App che verififca se avete pagato le bollette in tempo.

Poi ci sono siti di investimento come Betterment e Wealthfront che rendono le vostre puntate in Borsa il più possibile facili e automatiche, riducendo le distrazioni che potrebbero spingere gliu utenti a fare troppi movimenti.

Non c'è nessun grafico del mercato azionario giornaliero nei loro siti, bensì solo le informazioni essenziali. E non sono solo le startup che provano nuove app commerciali o idee legate alla finanza comportamentale.

Anche i grandi gruppi hanno iniziato ad assumere personale e assoldare aziende come la Ngo newyorchese Ideas42 per chiedere aiuto nel disegnare strumenti di risparmio più efficaci, così come prestiti e mutui a tassi bassi.

Come le App per dimagrire devono fare i conti con la tentazione del junk food, i programmi per investire e risparmiare devono aiutare i consumatori a resistere alla tentazione di comprare quello che dicono le pubblicità e le campagna di marketing da cui siamo bombardati quotidianamente.
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L’INPDAP EVADEVA I CONTRIBUTI
ROMA (WSI) - Nuove grane per l’Inpdap. L’ex cassa previdenziale dei dipendenti pubblici confluita nell’Inps portando con sé un buco multimilardario, evadeva imposte e contributi. Proprio così: geometri, ingegneri e architetti che svolgevano le perizie tecniche per la concessione di mutui agli iscritti ricevevano, per ogni pratica, un compenso extra (300 euro) che figurava però come un "risarcimento".

Una formuletta che lo rendeva esente da tasse e accantonamenti. Il paradosso è che il meccanismo non avveniva ai danni e all’insaputa dell’istituto: anzi, era previsto nel regolamento approvato nel 2010 dall’allora commissario straordinario dell’ente, Paolo Crescimbeni. I vertici, dunque, erano a conoscenza di tutto. Idem il collegio sindacale, che non ha trovato nulla da obiettare.

La vicenda di cui ha dato notizia l’AdnKronos e sulla quale ora indaga la procura laziale della Corte dei Conti, è emersa in seguito a una ricognizione interna condotta dall’Inps, che ha incorporato l’Inpdap nel corso del 2012 accollandosi il suo rosso da circa 10 miliardi di euro. Perdita che ha pesato non poco sui conti 2013 dell’ente nazionale di previdenza, peraltro commissariato dopo le dimissioni di Antonio Mastrapasqua: l’anno si è chiuso con un buco di 14,4 miliardi e altri 12 miliardi di perdite sono attesi per il 2014. Trovata la sorpresa, l’Inps ha inviato una relazione ai magistrati contabili, sottolineando che l’erogazione di quelle somme come risarcimento "appare non conforme alla normativa vigente sia sotto il profilo di legittimità che sotto il profilo fiscale" nel punto in cui "prevede la corresponsione di un onorario professionale ai tecnici dell’istituto incaricati della perizia". Innanzitutto perché si tratta di un’attività che va "ricondotta nell’alveo del rapporto di lavoro": il contratto e la legge stabiliscono che "tutti i trattamenti economici del personale devono essere sostenuti a carico del fondo trattamenti accessori e non possono, pertanto, sussistere erogazioni fuori fondo". Non è consentito, quindi, riconoscere retribuzioni aggiuntive per prestazioni che "rientrano nelle competenze dell’ufficio ricoperto". Ma l’aspetto più paradossale riguarda fisco e contributi: la corresponsione dei 300 euro per perizia non è affatto un risarcimento ma "va qualificata come un compenso corrisposto al dipendente", sottolinea la relazione. Perciò cui è soggetta "all’ordinaria contribuzione previdenziale". Il documento, poi, chiama in causa anche collegio dei sindaci dell’Inpdap che "né in sede di approvazione delle delibere né in sede di attuazione delle medesime", ha mosso dei rilievi. Qualcuno che ha manifestato perplessità, a dire il vero, c’è stato: la direzione risorse umane dell’istituto. Ma a quei dubbi non è mai stato dato peso. Nella prima delibera, datata marzo 2010, era previsto addirittura che i 300 euro passassero direttamente dall’iscritto che chiedeva il mutuo al tecnico Inpdap che effettuava la perizia. Poi, a settembre 2011, è stato istituito presso l’Inpdap un conto ad hoc in cui affluivano i compensi, che venivano poi girati in busta paga come somma risarcitoria.

Da quando la vicenda è emersa il commissario dell’Inps, Vittorio Conti, ha stabilito che, in attesa di fare chiarezza, le somme siano sottoposte alle trattenute fiscali e contributive. Intanto i tecnici fanno sapere che le perizie venivano effettuate "al di fuori dell’orario di lavoro" e con mezzi e spese a carico dei tecnici". In particolare i professionisti scrivono che "preme chiarire che gli incarichi di perizia affidati ai tecnici ex Inpdap compatibili con ruolo professionale non rientravano fra le attività d’ufficio e quindi non potevano intendersi compresi nello stipendio. Ogni perizia veniva espletata su apposito incarico dell’amministrazione su manifestazione specifica di disponibilità esclusivamente al di fuori dell’orario di lavoro e in ferie o in giorni festivi o comunque non lavorativi con mezzi e spese totalmente a carico del tecnico in tutto il territorio nazionale". E, ancora, "non si è mai verificata la circostanza di un pagamento in nero cosi come menzionato nell’articolo. La somma di 300 euro a totale carico del richiedente il mutuo e non dell’istituto veniva erogata in busta paga, quale rimborso non avente carattere retributivo ma a titolo risarcitorio".

"La vicenda non mi sorprende", è il commento di Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef (associazione per la difesa gli utenti dei servizi bancari e finanziari) ed ex senatore Idv, che al buco della cassa dei dipendenti pubblici ha dedicato più di un’interrogazione parlamentare. "Nella commissione bicamerale di controllo sugli Enti previdenziali tutti chiudevano gli occhi su quel che accadeva nell’Inpdap. Tutti ci hanno mangiato".
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COSA PUO’ FARE LA BCE IN CASO DI DEFLAZIONE
La Bce non ha abbassato i tassi. Ha però aperto la strada a un nuovo quantitative easing. Ma un altro fattore ha contribuito alla stretta creditizia: i requisiti di patrimonializzazione delle banche in vista dell’Unione bancaria. L’indebolimento del cambio dell’euro.
TASSI INVARIATI
La riunione della Banca centrale europea del 3 aprile è terminata senza un taglio dei tassi, ma con una disponibilità “unanime” a considerare misure “non convenzionali” di politica monetaria qualora dovesse concretizzarsi il rischio di un periodo prolungato di bassa inflazione. D’altro canto, Mario Draghi ha parlato a pochi giorni dalla pubblicazione del dato di inflazione di marzo, che ha registrato un ulteriore calo allo 0,5 per cento per la media dell’eurozona, con quattro paesi che hanno già tassi negativi (Cipro, Grecia, Portogallo, Slovacchia) e altri quattro molto prossimi allo 0 per cento (Spagna, Slovenia, Irlanda e Italia).
Anche se in una fase come l’attuale è lecito attendersi un segnale “espansivo” sui tassi d’interesse da parte della banca centrale, il mercato non ha interpretato negativamente l’inazione della Bce perché gli interventi che possono far ripartire l’economia sono in realtà diversi e in parte sono stati lasciati intravvedere nel tradizionale Questions&Answers che è seguito alla riunione.
La principale misura (magari non convenzionale per la Bce, ma piuttosto standard per una banca centrale “normale”) consiste nell’abbandonare il mantra della neutralità rispetto al tasso di cambio, spingendo per una significativa svalutazione dell’euro rispetto ai livelli attuali. La crescente attenzione di Draghi all’andamento del cambio e la preoccupazione per gli effetti deflazionistici che un valore troppo elevato può causare sono elementi sicuramente positivi e apprezzati dal mercato.
Ma la Bce non deve dimenticare il ruolo che l’asset quality review sta giocando nel deprimere l’erogazione del credito in Europa. La fase di preparazione all’Unione bancaria spinge le banche ad anticipare i tempi di adeguamento agli ambiziosi obiettivi di patrimonializzazione di Basilea 3 proprio nel momento in cui invece l’economia avrebbe più bisogno di credito. Il processo è in larga parte inevitabile, ma la Bce può fare molto per evitare che la ricerca della sicurezza venga esasperata. Ad esempio, non cedendo alle pressioni di chi vedrebbe favorevolmente l’applicazione di coefficienti di assorbimento patrimoniale anche sui titoli di Stato dell’Eurozona.
In tale contesto, non è molto efficace l’abbassamento del tasso a brevissimo, soprattutto quando si è ormai prossimi allo zero (0,25 per cento) e si è fornita una forward guidance che è riuscita ad ancorare le aspettative di tassi nulli o quasi per un lungo periodo di tempo. Anche l’opzione di tassi negativi è un’arma spuntata. Da un lato, è difficile immaginare tassi significativamente negativi: alla meno peggio le banche trovano altre forme di parcheggio della liquidità, senza che questo si traduca necessariamente in una ripartenza del credito all’economia. Dall’altro, l’impatto psicologico di una mossa così estrema su un’opinione pubblica già molto critica nei confronti della Bce potrebbe determinare conseguenze imprevedibili, soprattutto se l’argomento venisse strumentalizzato prima delle elezioni europee di fine maggio.
VERSO UN NUOVO QUANTITAVE EASING?
L’alternativa, già percorsa in passato e molto simile nei suoi effetti al quantitative easing consiste nella riproposizione di operazioni “repo” a lungo termine (Ltro). Alcuni stimano che l’impatto sull’inflazione sarebbe dell’ordine di 0,2-0,8 per cento ogni 1.000 miliardi di liquidità così immessa. Il QE strictu sensu rimane difficilmente praticabile, a mio parere, nelle more del pronunciamento della Corte di giustizia europea richiesto dalla Corte di Karlsruhe sulle Omt (vedi qui per analisi della vicenda). A differenza del QE, con l’Ltro sono le banche a decidere cosa comprare con i soldi ricevuti in prestito dalla Bce. Anche se l’effetto è identico, il dettaglio tecnico consente di evitare ulteriori polemiche con la Corte. Si tratta inoltre di un prestito e, quindi, la liquidità immessa nel sistema può essere facilmente riassorbita alla scadenza del repo, come è successo con i due precedenti Ltro, senza correre alcun rischio che le dinamiche degli aggregati monetari possano andare fuori controllo.

Le recenti dichiarazioni di Jens Weidmann, apparentemente favorevoli a un QE/Ltro che abbia a oggetto non solo titoli di Stato ma anche (o solo) obbligazioni private, purché “top rated”, appaiono come un mix di apertura e provocazione, alla luce delle sue audizioni presso la Corte di Karlsruhe e delle innumerevoli esternazioni del recente passato. Non è tra l’altro chiaro di quali emittenti privati Weidmann stia parlando. Il grosso del mercato in Europa è costituito da emissioni bancarie. Che senso avrebbe obiettare a un QE sui Btp e invece accettare un QE su obbligazioni emesse da una banca italiana? A meno che l’obiettivo di Weidmann non sia quello di rilanciare in grande stile cartolarizzazioni, Clo, Abs e così via. Ma se la Bce acquista le tranche senior, bisogna poi trovare chi si compra il mezzanine e il junior, e in ogni caso il mercato dei corporate bond non ha neanche lontanamente lo spessore e la liquidità sufficiente per reggere all’impatto di un quantitave easing. Solo per avere un’idea dei numeri in campo, il totale dei corporate bond denominati in euro ed emessi da soggetti residenti nell’area dell’euro si aggira nel 2014 attorno agli 890 miliardi di euro (fonte: ECB), mentre le obbligazioni governative sono pari a 6.459 miliardi di euro e le obbligazioni emesse da istituzioni finanziarie sono pari a 6,612 miliardi. Solo nel primo Ltro 3y del 2011 furono immessi nel sistema 490 miliardi di euro, pari a oltre il 50 per cento dei corporate bond outstanding. Infine, Weidmann dimentica che le corporation seguono il rating del paese, quindi la sua precisazione sugli acquisti di bond “top rated “accentua il carattere provocatorio della proposta. L’attività di acquisto si concentrerebbe sugli emittenti dei paesi core e sulle big cap, accentuando lo svantaggio competitivo delle aziende localizzate nei paesi periferici rispetto ai concorrenti con sede nei paesi core e alterando la competizione tra aziende grandi e aziende piccole.

 INDEBOLIRE IL CAMBIO

Molto più interessanti delle provocazioni di Weidmann, le ipotesi che iniziano a circolare di un intervento non convenzionale che abbia come obiettivo l’indebolimento del cambio più che l’abbassamento ulteriore della curva dei governativi europei, quindi consentendo l’acquisto di titoli governativi esteri della massima qualità e liquidità (Us T-Bond o Japanese Government Bond, per esempio).
L’euro si è apprezzato rispetto al dollaro di un 8 per cento rispetto alla scorsa primavera e del 14 per cento rispetto alla primavera del 2006. Un apprezzamento che non ha alcuna giustificazione nella dinamica dell’economia reale: nel 2013 il Pil europeo ha registrato un risultato inferiore rispetto a quello Usa di un -2,4 per cento. Non ha molto senso che l’economia mondiale si appoggi sulle spalle di un’Eurozona provata da anni di recessione. Un cambio euro-dollaro che ritorni verso i livelli pre-crisi (1,2 contro dollaro) ridarebbe un po’ di fiato alla crescita del Pil: anche ipotizzando una “reazione” mediana al deprezzamento, il Pil potrebbe subire un impulso positivo di quasi lo 0,7 per cento. Inoltre, ne beneficerebbero soprattutto i settori export-oriented dei paesi periferici e quindi, rispetto a una generalizzata riduzione del refi rate, sarebbe più efficace nel ribilanciare il ciclo economico dell’Eurozona.
Nella battaglia alla deflazione non esistono tuttavia solo gli strumenti di politica monetaria, ancorché eterodossi. La Bce sta per assumere un ruolo centrale nella vigilanza del sistema bancario, nel cuore quindi del macro-processo di erogazione del credito. È vero che la contrazione del credito è stata causata dall’atteggiamento prudenziale delle banche in un contesto economico in deterioramento. Ma, nell’ultimo periodo, il credit crunch è stato accentuato dal processo di preparazione alla Unione bancaria che ha visto un’accelerazione contemporanea nei progetti di patrimonializzazione dell’intero sistema bancario europeo. Salvo sorprese, di fatto è stato anticipato al 2014 il raggiungimento degli obiettivi di patrimonializzazione posti dall’ambizioso Basilea 3, ripulendo i bilanci (per tutti, si veda la perdita monstre da 14 miliardi di Unicredit nell’ultimo trimestre del 2013) e varando corposi aumenti di capitale.
Questo processo terminerà a breve, entro l’anno. Quello che può fare la differenza per gli anni a venire è una Bce sicura nelle sue nuove attribuzioni, che non esageri con le richieste di patrimonializzazione del sistema creditizio e imposti la vigilanza sulle forme “attive” di controllo e non solo sulle difese “passive” e “statiche”. La Bce deve evitare la ricerca della sicurezza assoluta, che nel mondo del credito non esisterà mai, e non deve cedere alle pressioni di chi vedrebbe favorevolmente l’applicazione di coefficienti di assorbimento patrimoniale sui titoli di Stato. Non tutti in Europa sono “top rated” come la Germania e in una Unione che si vuole duratura non possono esistere figli e figliastri.
La voce.info

FMI: L’UE APRA I RUBINETTI DELLA MONETA

La priorità per l'Eurozona sarà preparare il terreno a una crescita più forte e durevole, rispondere ai rischi ddi deflazione assicurando però la stabilità finanziaria. È quanto auspica il Fondo monetario internazionale (Fmi) nel World Economic Outlook (Weo) appena pubblicato, dopo aver evidenziato che «un'inflazione a lungo sotto il target del 2%potrebbe destabilizzare le aspettative inflazionistiche di lungo periodo e rendere più difficile il conseguimento della ripresa nei Paesi dove le economie sono sotto stress».
 «Le politiche macroeconomiche dovrebbero restare accomodanti», suggerisce il Fmi e chiede all'Eurozona di sostenere ulteriormente la domanda. «Un maggiore allentamento monetario - si legge nel rapporto - è necessario sia per sostenere la domanda che per avvicinare l'obiettivo del mantenimento di una stabilità dei prezzi vicina al 2%». Tra le misure auspicate dagli economisti di Washington ci sono «ulteriori tagli ai tassi d'interesse» ma anche «operazioni a lungo termine di finanziamento alle banche». Un sostegno fiscale può esser assicurato in Paesi dove ci sono spazi per farlo, se la bassa crescita persiste e se sono esaurite altre opzioni di politica monetaria, prosegue il Fmi.
Il Fondo cita anche l’Italia. «Ulteriori misure per rivitalizzare l'offerta di credito in Paesi come Francia, Spagna, Italia e Irlanda potrebbero fare aumentare il Pil del 2% o più»,  scrive. «Mentre Germania e Stati Uniti - si legge nel rapporto - hanno quasi del tutto superato la stretta creditizia sperimentata durante la crisi, altri Paesi sono ancora alle prese con le debolezze del settore bancario». La «persistente» contrazione dei prestiti in alcuni Paesi dell'Eurozona, secondo gli economisti di Washington, fa ritenere che questo fattore continui ad ostacolare la crescita.
Sul rapporto del Fmi hanno cominciato a intervenire gli economisti. Per  il Fondo, il target del 2% dell'inflazione potrebbe non essere più appropriato per i Paesi ad economia avanzata e, soprattutto, per l'Eurozona. È quanto Jacob Kirkegaard, senior fellow del Peterson Institute for International Economics, legge tra le righe del World Economic Outlook. Uno degli aspetti a suo avviso più interessanti del rapporto risiede nelle previsioni delle dinamiche inflattive, «sostanzialmente simili» a quelle della Bce, stilate dall'Fmi. Entrambi gli istituti prevedono un basso livello di inflazione prolungato nel tempo (1,7% - 1,8% fino al 2016), ma «dalla stessa previsione traggono conclusioni di politica estremamente diverse e questo - prosegue l'economista - suggerisce evidentemente che l'Fmi non ritiene più che il 2% sia un target di inflazione appropriato per gran parte dei Paesi ad economia avanzata». Nella sua analisi il fondo evidenzia come l'eurozona sia più esposta di Giappone e Usa a shock avversi e caratterizzata da dinamiche di crescita molto sbilanciate tra i Paesi membri. Tutto questo alla luce delle previsioni attuali che collocano l'inflazione, scrive il Fmi, «ben al di sotto del target della Bce e per un periodo di tempo più lungo del consueto lasso di uno-due anni». Queste ed altre considerazioni suggeriscono, conclude il Fondo, che «un ulteriore allentamento monetario, incluso il ricorso a misure non convenzionali, è necessario ora».
Sul Weo interviene anche Luigi Zingales, professore di finanza all'University di Chicago Booth School of Business. L'Eurozona volta pagina e ricomincia a crescere, ma il lieve miglioramento che registra anche l'Italia «non si traduce in un miglioramento sostanziale della disoccupazione». Al contrario di quanto accade negli Usa dove, afferma Zingales, si assiste a una «robusta» ripresa, ma «anche l'Europa sta meglio e le imprese italiane cominceranno ad avvertirlo, per esempio in termini di ordinativi, tuttavia non cominceranno ad assumere di pari passo». Con un tasso di disoccupazione previsto al 12,4 % quest'anno e a quasi il 12% nel 2015, la fotografia scattata dall'istituto di Washington, per quello che riguarda i senza lavoro resta, a suo avviso, «preoccupante». Il tallone d'Achille del Paese, ribadisce Zingales, «è la produttività che non cresce da 15 anni», una situazione che richiede urgenti riforme. «Per ora - osserva - il governo Renzi sta giocando la partita sul fronte elettorale ed istituzionale ma le elezioni europee saranno il vero punto di svolta». Se queste andranno relativamente bene per il premier, prosegue Zingales, allora il governo avrà un orizzonte temporale più lungo e, conclude, si potrà vedere qualcosa» anche su questo fronte.
Milano Finanza


COMMENTO IN CHIUSURA

Piazza Affari ha chiuso in ribasso nel giorno che il Fmi ha presentato il World Economic Outlook dove è tornato a sollecitare azioni forti da parte della Bce per prevenire il crescente rischio deflattivo. In generale le nuove previsioni sono di un +3,6% del Pil globale quest´anno, lo 0,1% in meno rispetto alla precedente stima. Secondo il Fmi l´economia italiana crescerà nel 2014 dello 0,6% dopo il -1,9% registrato nel 2013 e il -2,4% nel 2012. In Italia l´attesa è per la presentazione a mercati chiusi del Def, mentre negli Stati Uniti è arrivata l´ora della stagione delle trimestrali con i conti di Alcoa. Sullo sfondo restano le tensioni in Ucraina: dopo l´annessione della Crimea alla Russia, anche Donetsk chiede a gran voce la secessione da Kiev. In Giappone la Banca centrale ha confermato la sua politica monetaria, deludendo coloro che si aspettavano nuovi stimoli all´economia del Paese. In questo quadro a Piazza Affari l´indice Ftse Mib ha ceduto l´1,46% a 21.667 punti. Le vendite hanno colpito il comparto bancario: Banco Popolare ha ceduto il 2,36% a 14,85 euro, Montepaschi il 4,04% a 0,265 euro, Popolare dell´Emilia Romagna il 3,73% a 9,02 euro, Mediobanca il 3,40% a 7,955 euro, Ubi Banca il 2,69% a 7,215 euro, Unicredit il 2,08% a 6,565 euro. Male anche Intesa SanPaolo (-1,87% a 2,506 euro) nonostante la promozione arrivata questa mattina dagli analisti di Mediobanca che hanno alzato il giudizio sul principale gruppo bancario italiano a neutral da underperform. Il target price di Intesa è stato portato a 2,60 euro dal precedente 1,20 euro. "Vediamo un significativo investment case composto da un rialzo della redditività in scia alla stabilizzazione della situazione economica in Italia, a cui bisogna aggiungere un elevato leverage operativo e uno yield al 5% entro la fine del piano", hanno commentato gli esperti di piazzetta Cuccia. Tra i peggiori di seduta Mediaset che ha lasciato sul parterre il 4,47% a 4,138 euro. STMicroelectronics ha perso l´1,72% a 6,555 euro dopo le indiscrezioni riportate da Il Corriere della Sera secondo cui la società dei semiconduttori potrebbe rilevare parte del personale di Micron Italia. Debole Saipem (-1,40% a 17,55 euro) che, insieme a Tecnicas Reunidas, sarebbe in pole position per l´acquisizione del progetto Jizan relativo ad una raffineria in Arabia Saudita. Il progetto ha già subito ritardi e i principali competitor sul progetto dovrebbero essere player coreani. E´ quanto ha scritto il sito Meed (Middle East Business Intelligence). "Si tratta di un progetto onshore e stimiamo possa valere potenzialmente per Saipem oltre 1 miliardo di euro, circa l´8% della raccolta ordini prevista per il 2014", hanno scrivono gli analisti di Equita secondo cui l´acquisizione di Jizan aumenterebbe la visibilità sulle nostre stime per Saipem per il 2015. Enel (-0,63% a 4,078 euro) ha perso lo slancio della mattinata che era stato favorito dalla firma di un Memorandukm d´intesa con la State Grid Corporation of China, la più grande azienda mondiale di distribuzione e trasmissione di energia e leader cinese nel settore. "L´accordo ha come obiettivo la cooperazione nel campo delle tecnologie Smart Grid per lo sviluppo urbano sostenibile e lo scambio di esperienze nella generazione di energia da fonti rinnovabili", si legge nel comunicato di Enel. La maglia rosa sul Ftse Mib è stata invece indossata da Salvatore Ferragamo che ha svettato con decisione sul paniere principale con un balzo del 4,97% a 22,16 euro.
Finanzaonline