TraderLink, in collaborazione con Scalping School, propone a tutti gli appassionati di borsa un corso di analisi tecnica on-line.
Le pagine seguenti permettono di approfondire la conoscenza sulle teorie di Dow, Elliott e Gann. Inoltre vengono spiegate le principali tecniche di rappresentazione grafica (lineare, a barre e a candela) e la relativa lettura del grafico (supporti e resistenze, trend, medie mobili, etc.).
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Indice
Parte Prima Il valore delle azioni
Capitolo 1 Analisi tecnica e analisi fondamentale: un confronto1.1 Definizione di analisi tecnica
1.2 Definizione di analisi fondamentale
1.3 Analisi tecnica e fondamentale a confronto
1.3.1 Presupposti
1.3.2 Finalità
1.3.3 Strumenti
1.3.4 Interazioni
1.4 Analisi tecnica e fondamentale nel tempo
Capitolo 2 Tecniche di analisi fondamentale
2.1 Indagine strutturale
2.1.1 Effetti dell'inflazione
2.2 Indagine particolare
2.2.1 L'analisi di bilancio
2.2.2 Il metodo reddituale
2.2.3 Il metodo di mercato
2.2.4 Un approccio alternatico: il T-model
Capitolo 3 I tassi d'interesse
3.1 La struttura per scadenza dei tassi d'interesse
3.1.1 La teoria delle aspettative tradizionale
3.1.2 La teoria del premio per il rischio
3.1.3 La teoria della segmentazione dei mercati
3.1.4 Le prime verifiche empiriche
3.1.5 Relazioni tra tassi a breve e tassi a lungo termine
3.2 Tassi d'interesse e mercato azionario
3.2.1 L'effetto sugli utili aziendali
3.2.2 Attività finanziarie alternative
3.2.3 Relazioni cicliche tra mercato del debito e mercato azionario
3.2.4 L'importanza dei cambiamenti del tasso di sconto
3.2.5 Alcune verifiche econometriche
3.2.6 L'andamento delle borse nel 1994
3.2.7 Evidenze dalla borsa di New York 1976-1992
Capitolo 4 L'efficienza dei mercati
4.1 Una prima classificazione
4.2 Efficienza informativa
4.2.1 Il random walk
4.2.2 Verifiche empiriche
4.3 Efficienza valutativa
4.3.1 Le anomalie della dinamica dei prezzi
Parte Seconda Analisi tecnica del mercato azionario
Capitolo 5 Analisi tecnica: i fondatori5.1 La teoria di Dow
5.1.1 I principi fondamentali
5.1.2 Difetti della teoria di Dow
5.1.3 Applicabilità della teoria di Dow alla borsa italiana
5.1.4 Conclusioni
5.2 La teoria di Elliott
5.2.1 I Principi fondamentali
5.2.2 Caratteristiche principali delle diverse onde
5.2.3 Particolarità delle onde di correzione
5.2.4 Aderenza alla successione di Fibonacci
5.2.5 Applicazioni reali della teoria di Elliott
5.3 La teoria di Gann
5.3.1 Angoli (Gann Angles)
5.3.2 Linee (Gann Lines)
5.3.3 Le intersezione delle rette
5.3.4 Cicli temporali
5.3.5 Squares
5.3.6 Conclusioni
Capitolo 6 I grafici
6.1 I grafici più utilizzati
6.1.1 Il grafico lineare (close only charting)
6.1.2 Il grafico a barre (bar charting)
6.2 Il grafico punto e croce (Point & Figure)
6.2.1 Differenze tra il grafico barre ed il Point & Figure
6.3 Il Market Profile
6.3.1 Una peculiare rappresentazione grafica
6.3.2 Cosa deve dirci il grafico Market Profile
6.3.3 Come decidere la strategia operativa
6.4 I grafici a candela (Candlestick charting)
Capitolo 7 Analisi tecnica Candlestick
7.1 Una retrospettiva storica
7.2 Cos'è un candle chart
7.3 Singole Candlelines
7.4 Modelli d'inversione (Reversal Patterns)
7.5 Modelli d'inversione minori (Minor Reversal Patterns)
7.6 Modelli di continuazione (Continuation Patterns)
7.7 Affidabilità dei patterns
7.8 Conclusioni
Capitolo 8 Analisi tecnica multipla
8.1 Analisi tecnica grafica
8.1.1 Livelli di supporto e di resistenza
8.1.2 Linee di tendenza (trendlines)
8.1.3 Situazioni caratterizzate da tendenza indefinita
8.2 Analisi tecnica quantitativa
8.2.1 Medie mobili (Moving Averages)
8.2.2 I principali oscillatori
8.2.3 Regole generali di interpretazione
8.2.4 Applicazioni reali di analisi quantitativa
Parte terza Analisi Tecnica ed efficienza: un confronto
Capitolo 9 Il dibattito analisi tecnica - efficienza9.1 Verifiche indirette dell'ipotesi d'efficienza debole
9.1.1 Verifiche del random walk
9.1.2 Analisi tecnica di un random walk
9.2 Verifiche dirette dell'ipotesi d'efficienza debole
9.2.1 Le filter rules
9.2.2 Altre trading rules
9.2.3 Una trading rule particolare
9.2.4 Il risultato di un sistema complesso di trading rules
9.2.5 Una procedura di verifica diversa
9.3 L'analisi tecnica da un punto di vista econometrico
9.4 Alcune considerazioni conclusive
Capitolo 10 Efficienza debole del mercato italiano
10.1 Il comportamento del mercato azionario italiano
10.2 Verifiche indirette dell'efficienza debole
10.3 Verifiche dirette dell'efficienza debole
10.3.1 Metodi di verifica alternativi
10.4 Un'ipotesi di evoluzione della serie di prezzo
Capitolo 11 Trading systems
11.1 Trading system oppure decision support system
11.2 Pregi e difetti di un sistema automatico
11.3 L'ottimizzazione
11.4 Regole per una corretta impostazione
11.4.1 Entry, Set-Up, Stop e Exit
11.5 Rendemento e rischio
11.6 Principali categorie di trading systems
11.7 Linee guida per la valutazione dei risultati
Capitolo 12 Un trading system sul mercato italiano
12.1 L'indice Mib30 simulato
12.2 Impostazione del trading system
12.3 Scelta dei parametri
12.4 Criteri di verifica
12.5 Risultati del trading system
12.6 Verifica dei risultati
12.7 Sensitività ai criteri di verifica
12.8 Analisi della validità delle indicazioni dell'analista
DIDATTICA DA "OPERATIVE TRADING"
EDUCATIONAL DA "FINANZAONLINE"
Education
- Dispense Analisi Tecnica e Fondamentale Incontro Tol ottobre 2007
- Speciale Hedge Fund
- Speciale riforma TFR
- Corso di analisi tecnica
- Corso di analisi fondamentale
- Guida ai Covered Warrant
- Guida agli ETF
- Guida alle obbligazioni
- Guida alle opzioni
- FTSEMIB e miniFTSEMIB
- Argentina: risposta ai quesiti di interesse generale
DIDATTICA DI OURTRADING
TREND
L’ analisi tecnica è la disciplina che
studia il movimento del mercato tramite l’analisi sistematica dei
grafici dell’ andamento passato, per cercare di prevederne le tendenze
future. Tale disciplina si basa sul presupposto che il prezzo del
mercato sconti tutto, compresi i fattori di tipo sociologico, politico e
fondamentale ad esso connessi.
L’analisi tecnica può essere applicata alle azioni, agli indici, alle materie prime, ai future ossia a tutti quei strumenti che vengono scambiati fra diversi intermediari e che sono soggetti alle forze della domanda e dell’ offerta. Ora andiamo ad affrontare in maniera più specifica lo studio dell’analisi tecnica partendo dalle basi, per poi proseguire, nei capitoli successivi, con l’utilizzo di alcuni strumenti finanziari che ci aiuteranno a capire meglio come potrà essere l’andamento futuro del mercato. Per due punti passa una ed una sola retta, da questa definizione iniziamo a spiegare il significato di trend.
L’analisi tecnica può essere applicata alle azioni, agli indici, alle materie prime, ai future ossia a tutti quei strumenti che vengono scambiati fra diversi intermediari e che sono soggetti alle forze della domanda e dell’ offerta. Ora andiamo ad affrontare in maniera più specifica lo studio dell’analisi tecnica partendo dalle basi, per poi proseguire, nei capitoli successivi, con l’utilizzo di alcuni strumenti finanziari che ci aiuteranno a capire meglio come potrà essere l’andamento futuro del mercato. Per due punti passa una ed una sola retta, da questa definizione iniziamo a spiegare il significato di trend.
Come si può notare dal grafico quando il
prezzo “si organizza” in una serie di massimi e minimi crescenti che
si alternano otteniamo un trend al rialzo; allo stesso modo
identifichiamo con il trend al ribasso un andamento decrescente.
In effetti il trend è formato da una
linea (trendline) che congiunge almeno due massimi nonché da una linea
che congiunge almeno due minimi. Quando vengono determinati due massimi
crescenti la retta che li unisce forma il bordo superiore di un trend
ascendente, ovviamente se questa “respinge” il grafico viene comunemente
chiamata linea di resistenza. Analogamente quando si vengono a formare
due minimi decrescenti la retta che li unisce forma il bordo inferiore
di un trend discendente e se questa “respinge” il grafico viene
comunemente chiamata linea di supporto. La parallela, di una di queste
rette precedentemente spiegate, va a formare assieme al bordo superiore o
inferiore il cosiddetto canale. In questo modo, attraverso il canale,
abbiamo il concetto di profondità (ampiezza del movimento) del mercato
entro cui i prezzi tenderanno a muoversi. I trend sono strumenti
apparentemente poco significativi in analisi tecnica ma in realtà
giocano un ruolo estremamente fondamentale nell’individuazione
dell’andamento di mercato. Le trendline formano un range guida dei
prezzi, la “rottura” di una di queste spesso costituisce un importante
segnale operativo. Ovviamente quando una resistenza (trendline) viene
superata se essa stessa “spinge” il grafico diventa linea di supporto,
allo stesso modo una linea di supporto perforata può tramutarsi in linea
di resistenza. Bene, ora soffermiamoci un po’ su altre due
caratteristiche molto importanti dei trend e cioè sulla loro ampiezza e
sulla loro inclinazione. Analizzando l’andamento dei trend si può
constatare che tanto meno un trend è ampio tanto minore è la sua durata,
di conseguenza tanto meno è ampio tanto più è inclinato. Partendo da
questa considerazione si possono individuare tre diversi tipi di trend:
primario, secondario e minore. Il trend primario dura da uno a più anni
e si caratterizza da tre processi distinti: accumulazione, fase
intermedia e distribuzione che sancisce il periodo antecedente la fine
del trend dove tendono a diminuire i volumi. Il trend secondario dura da
alcune settimane (minimo tre) a diversi mesi. E’ un movimento
correttivo del primario e spesso si interrompe in coincidenza di
correzioni intermedie, dette ritracciamenti del totale del movimento
precedente. Il trend minore solitamente dura pochi giorni o al limite
qualche settimana (massimo tre) ed è costituito da fluttuazioni dei
prezzi più brevi del trend intermedio. Un’ultima precisazione la vorrei
effettuare sui volumi perché esiste una correlazione diretta importante
tra quest’ ultimi e i trend. In effetti, con l’aumento dei volumi si ha
la conferma del trend in atto, di conseguenza bassi volumi indicano un
trend con poca forza, quindi attenzione a possibili cedimenti.
MEDIE MOBILI E BANDE DI BOLLINGER
Uno strumento molto utilizzato in
analisi tecnica dagli analisti e non solo, sono le medie mobili. Esse
sono costruite attraverso la media aritmetica, effettuata su un
determinato numero di osservazioni nei giorni antecedenti il giorno
oggetto d’analisi. Lo scopo delle medie mobili consiste nella riduzione
degli errori delle serie storiche al fine di “ammorbidire” l’andamento
dei prezzi cercando di individuare al meglio le tendenze del mercato.
Uno dei vantaggi è rappresentato proprio dal fatto di utilizzare uno
strumento meccanico e di conseguenza oggettivo sull’andamento dei
prezzi. Data la loro duttilità, le medie mobili possono essere
facilmente adattabili (attraverso la modificazione temporale di calcolo)
alle esigenze d’analisi dell’investitore, infatti possono costituire
importanti linee di supporto o di resistenza utili per l’individuazione
del momento di entrata o di uscita dal mercato. Ricordate che ogni
strumento, in questa sede descritto, non dovrà mai essere considerato
come l’unico strumento d’analisi per effettuare un’operazione d’acquisto
o di vendita, bisogna individuare il segnale operativo attraverso l’uso
combinato di più strumenti finanziari.
Le medie mobili accompagnano sempre
l’analisi del grafico perché ogni giorno che passa il valore si “sposta”
di un giorno in avanti, quindi ogni giorno si aggiunge il valore nuovo
alla lista delle osservazioni e naturalmente viene eliminato dalla lista
il valore più vecchio.
La media mobile “ritarda” il grafico,
proprio per questo è preferibile effettuare un’analisi attraverso più
medie mobili con tempi di osservazione dei prezzi differenti, in modo da
avere conferme maggiori. Il ritardo dal grafico è dovuto al tempo di
osservazione della serie storica, in effetti, più è alto il tempo di
osservazione maggiore è il ritardo che questo strumento ha sul grafico.
MEDIE MOBILI SEMPLICI (MMA)
Le più utilizzate dagli analisti sono le
medie mobili semplici la cui costruzione è stata precedentemente
analizzata. I prezzi di riferimento che vengono utilizzati per la
formazione della serie storica sono, di norma, i prezzi di chiusura dei
giorni precedenti. La rappresentazione grafica che viene a formarsi è
una curva regolare che segue il movimento dei prezzi senza tener conto
dei cambiamenti repentini degli stessi dovuti alle speculazioni.
L’intervallo di tempo preso da riferimento è funzione del tipo di
analisi che l’investitore vorrebbe effettuare; di solito per analisi che
considera segnali operativi di breve termine vengono presi intervalli
di tempo piccoli come ad esempio dai 5 ai 20 giorni, invece per
strategie di trading di medio e lungo periodo si considera intervalli di
prezzi più ampi dai 60, 100 e perfino 200 giorni, ovviamente, si
possono anche utilizzare intervalli di tempo nella misura di minuti per
analisi intraday.
MEDIE MOBILI PONDERATE (MMP)
Nella media mobile ponderata viene
attribuito un peso per ogni giorno antecedente l’analisi, in modo da non
considerare tutti i giorni in pari misura e dando così rilevanza, e
quindi maggior peso, ai giorni più recenti. Ad esempio, in una media
mobile a 20 giorni, il valore di chiusura più recente viene moltiplicato
per venti (peso), quello che lo precede per diciannove e così via fino
al valore più vecchio della serie che sarà moltiplicato per uno. La
media ponderata deve essere interpretata, a livello di segnale
operativo, in maniera differente dalla media mobile semplice perché un
avviso di inversione di tendenza è dato da un cambiamento nella
direzione della media, piuttosto che da un’intersezione con la linea dei
prezzi.
MEDIE MOBILI ESPONENZIALI (MME)
Le medie mobili esponenziali sono uno
sviluppo successivo delle medie ponderate, dove l’importanza di dare
maggior peso specifico ai dati più recenti è ottenuta prendendo in
considerazione tutti gli elementi della serie storica ma con un peso
esponenzialmente decrescente. Il peso tenderà a diminuire con
l’anzianità dei dati oggetto della serie storica fino a diventare
infinitesimale, rientrando però sempre nel calcolo, così da non dover
cancellare definitivamente la storia delle quotazioni passate del titolo
oggetto d’esame.
SCELTA DELLE MEDIE MOBILI
Precedentemente abbiamo spiegato che le
medie mobili fungono da resistenze e supporti generando segnali
operativi di ingresso ed uscita dal mercato. In effetti, quando il
grafico dei prezzi perfora la media mobile verso il basso viene a
generarsi un segnale di vendita, contrariamente, quando il grafico dei
prezzi interseca la media mobile dal basso verso l’alto si genera un
segnale di acquisto. Se si effettua una scelta temporale breve, dove la
linea rappresentativa dei prezzi interseca spesso la linea della media
mobile, si ha il vantaggio di un grafico che genera segnali tempestivi
ma costellato da tanti falsi segnali. Viceversa, effettuando una scelta
temporale di ampiezza più elevata si rischia di non entrare mai sul
mercato per la mancanza di intersezioni fra la linea dei prezzi e la
media mobile stessa. Il consiglio che sento di dare è che, siccome ogni
titolo o azione preso in esame ha una propria media mobile che lo
rappresenta, sta a noi individuare la giusta ampiezza temporale. Questo
lo si può effettuare per tentativi, aumentando o diminuendo la serie
storica e vedendo come reagisce la media mobile da supporto o da
resistenza in funzione dei prezzi. Si può tranquillamente dedurre che se
la perforazione dei prezzi avviene in una media mobile di ampio
orizzonte temporale, il segnale che ne deriva, sarà molto più importante
di uno generato dalla perforazione dei prezzi in una media mobile con
un orizzonte temporale minore. Cercare sì la giusta adattabilità della
media mobile al grafico dei prezzi attraverso ripetute prove ma, una
volta individuata, non deve diventare una regola, va ricalcolata
periodicamente. I segnali operativi dati dalle medie mobili forniscono
performance interessanti nei periodi di trend fortemente definiti,
viceversa nei periodi di mercato laterale, considerato il ritardo nelle
segnalazioni, spesso i segnali che si generano risultano essere poco
performanti, in particolare quando i prezzi continuano ad oscillare
sopra e sotto la media stessa. Per ovviare a questo inconveniente alcuni
trader utilizzano medie mobili di diversa configurazione temporale
sullo stesso grafico. L’incrocio tra due medie mobili è un segnale molto
forte di acquisto o di vendita, i giapponesi definiscono “golden cross”
il superamento della media lunga da parte di quella breve dal basso
verso l’alto, mentre utilizzano il termine “devil cross” quando si ha
perforazione dall’alto verso il basso. Un segnale interessante che le
medie mobili ci forniscono si ha quando dopo una fase laterale i prezzi
subiscono un’accelerazione verso l’alto o verso il basso. Questo avviene
proprio quando si ha la convergenza, l’avvicinarsi, della media mobile
di breve con quella di medio periodo. Attenzione ai falsi segnali, se i
prezzi tagliano verso il basso la media mobile, mentre la stessa è
crescente, è possibile che si sia generato un falso segnale, quindi
meglio aspettare un segnale di conferma prima di cambiare strategia.
Le cosiddette bande di Bollinger
aggiungono alle medie mobili un altro parametro importante per l’analisi
di un titolo, cioè la volatilità. Quindi sostanzialmente viene aggiunta
alla media mobile il valore della deviazione standard, cioè un indice
di dispersione. Una maggiore ampiezza delle bande indica che siamo in
presenza di una forte volatilità del titolo, al contrario, siamo in
presenza di bassa volatilità quando le bande sono convergenti. Uno dei
segnali operativi che ci fornisce le bande di bollinger si ha quando i
prezzi escono dalla banda superiore e poi vi rientrano generando così un
segnale di vendita. Viceversa, quando i prezzi escono dalla banda
inferiore per poi rientrarvi, viene generato un segnale di acquisto. C’è
da dire però che spesso sono segnali non sufficientemente attendibili, e
quindi sarebbe più opportuno confermarli con l’analisi di due o più
indicatori che verranno ampiamente descritti nella sezione dedicata.
Vorrei fare un piccola precisazione
conclusiva a riguardo: come detto l’investimento in borsa non va
effettuato con superficialità, all’analisi del grafico bisogna dedicarci
molto tempo e cercare di generare segnali con la combinazione dei
diversi strumenti che abbiamo a disposizione, così da rimanere sempre
coerenti nelle nostre valutazioni e non farci deviare da tutti quei
fattori psichici che condizionano le nostre scelte.
FIGURE DI CONTINUAZIONE
Studiando i trend ci siamo resi conto
che è possibile analizzare l’andamento dei prezzi attraverso zone ben
definite e limitate, ed è proprio in queste zone che è possibile la
formazione di figure tecniche che indicano, con un certo grado di
previsione, l’andamento futuro dei prezzi. Le figure di continuazione o
di consolidamento sono sostanzialmente delle pause, formatesi nel trend
prevalente, che indicano una prosecuzione della tendenza in atto. Nella
pausa che si viene a formare, queste figure subiscono una diminuzione
sia dei volumi scambiati che della volatilità, successivamente si ha un
deciso incremento dei volumi che ne completa la figura. Una precisazione
la vorrei effettuare sull’ampiezza di queste figure: più sono piccole e
veloci più è forza di continuazione del trend, altrimenti, se si viene a
formare una figura ampia e lenta siamo in presenza di un’ indecisione
del mercato. Se queste figure venissero rotte dalla parte opposta del
trend si creerebbe una figura di inversione. Bisogna stare molto attenti
perché spesso può avvenire un’uscita dei prezzi “errata”, ad esempio,
su un rettangolo veloce e poco ampio, formatosi in un trend ascendente,
può accadere di avere una repentina discesa dei prezzi verso il basso,
per poi vedere gli stessi rientrarvi e successivamente continuare il
trend in atto.
RETTANGOLO
Un’importante valutazione sulla
possibilità di interpretazione del rettangolo si ottiene proprio andando
ad analizzare i volumi. Infatti all’interno del rettangolo (o area di
congestione), se i volumi diminuiscono nella fase di contrazione e
aumentano nella fase di rialzo, siamo in presenza di una figura
rialzista, se invece i volumi aumentano nella fase di contrazione e
diminuiscono in quella di rialzo siamo in presenza di una figura
ribassista. Nel caso ci trovassimo in presenza di un rettangolo, è
importante sapere che nel momento della sua rottura il gap dei prezzi
che ci possiamo aspettare è pari all’incremento o decremento (dipende se
rompe al rialzo o al ribasso) dell’ampiezza del rettangolo stesso. Ci
sono due linee di pensiero: c’è chi preferisce entrare nel mercato nella
fase inferiore della figura ed uscire nella parte superiore, chi invece
preferisce, in questa fase di congestione del mercato, non entrare per
niente ed aspettare la rottura. Secondo il mio parere in una fase di
congestione del mercato conviene non entrare proprio perché siamo in
presenza di bassa volatilità e quindi le operazioni che andremmo ad
effettuare sarebbero non sufficientemente performanti. Inoltre, sarebbe
più profittevole individuare il punto di rottura, questo vale
soprattutto per trader che effettuano più operazioni al giorno con
grafici intraday, piuttosto che per chi effettua un trading system su
grafici annuali dove si hanno tempi di valutazione differenti. Quindi un
rettangolo ampio è difficile da individuare come figura di
continuazione o di inversione, però d’altro canto, una volta individuato
si hanno maggiori possibilità di performance positive.
TRIANGOLI
Questa figura di continuazione è molto
più frequente rispetto alla precedente. Vi ricordate di quando abbiamo
spiegato i trend? Avevamo detto che per due punti passa una sola retta,
in questo caso quindi per la formazione del triangolo sono necessari due
punti di massimi decrescenti per formare la linea superiore e due punti
di minimo crescenti per formare la linea inferiore. Inoltre,
trattandosi di una figura di continuazione, durante la fase di
oscillazione siamo in presenza di una diminuzione dei volumi in fase di
contrazione e di un aumento degli stessi in fase rialzista, per poi
subire un deciso aumento in fase di rottura.
Come possiamo vedere dalla figura il
primo gap da considerare dopo la rottura è determinato dalla parallela,
attaccata all’origine della figura, della trendline di supporto, mentre
il secondo gap dei prezzi è da considerare pari all’altezza della base
del triangolo. La rottura dovrebbe avvenire tra i due terzi e i tre
quarti della profondità del triangolo. Un triangolo si può formare anche
con la linea di supporto o di resistenza orizzontale mentre l’altra
linea congiunge minimi crescenti o massimi decrescenti, in questo caso
si ha la formazione di un triangolo rettangolo.
CUNEI PENNAT E FLAG
Per queste tre figure, che di seguito
verranno illustrate per una maggiore comprensione, valgono gli stessi
criteri di valutazione espressi precedentemente parlando dei rettangoli e
dei triangoli. Quindi, allo stesso modo, bisogna considerare un
rallentamento dei volumi con un deciso aumento degli stessi in fase di
rottura. Non dimentichiamo che il trend deve continuare nella stessa
direzione per avere una figura di continuazione. Queste tre figure hanno
la caratteristica di essere di rapida costruzione. I cunei sono molto
simili ai triangoli, infatti l’unica cosa che li differenzia deriva
dall’inclinazione dei lati, ovvero in questo caso sono convergenti con
uguale inclinazione verso l’alto o verso il basso. Il cuneo si sviluppa
con una correzione alla direzione del trend di origine, in effetti per
questa sua caratteristica, su di un mercato rialzista si ha la
formazione di un cono rivolto verso il basso e su di un mercato
ribassista si ha la formazione di un cono rivolto verso l’alto. In
questo caso il gap da considerare è pari all’altezza della base del
cuneo.
Per i pennat valgono le stesse
considerazioni precedenti, si strutturano come triangoli simmetrici di
costruzione molto veloce, il gap di uscita in questo caso è da
considerarsi pari all’incremento o decremento dei prezzi precedenti la
formazione.
Per le bandiere o flag valgono tutte le
considerazioni precedenti, differiscono soltanto per il fatto che i lati
non sono simmetrici ma paralleli formando così un parallelepipedo.
FIGURE DI INVERSIONE
Supponendo un trend definito in atto e
ricordando che noi trader non entriamo mai nel mercato contro un trend
se non si verificano determinate condizioni, le figure di inversione se
ben localizzate possono aiutarci ad identificare quel timing giusto di
cambiamento del trend. La caratteristica di queste figure è che più ci
mettono tempo nel formarsi e più generano segnali affidabili di entrata o
uscita dal mercato, tutto sommato occorre sempre tenere in
considerazione che dobbiamo attendere il totale completamento della
figura. Può succedere che la figura venga negata ma anche in questo caso
abbiamo una buona possibilità di profitto perché è un chiaro segnale di
continuazione del trend in essere. Voglio ricordare che il segnale di
entrata o di uscita non lo dobbiamo considerare nel punto esatto di
rottura, perché un esatto timing di prezzo lo si trova aggiungendo al
prezzo di rottura la tolleranza di oscillazione che il titolo o indice
possiede, i cosiddetti filtri (un trader acquisisce questa capacità con
l’esperienza). Queste figure di inversione (reversal pattern) si vengono
a formare nei massimi o nei minimi di un trend definito al rialzo o al
ribasso e quindi rispettivamente nella fase di distribuzione e
accumulazione delle contrattazioni. Di seguito verranno illustrate le
più frequenti.
TESTA E SPALLE (Head & Shoulder) e TESTA E SPALLE ROVESCIATO (reversal Head & Shoulder)
Ricordiamo che il testa e spalle è una
figura di inversione e quindi per essere tale ci deve essere un trend
ben definito prima della sua formazione, allora facciamo molta
attenzione a considerare i testa e spalle ovunque, come spesso accade.
Fatto questo preambolo il testa e spalle si costruisce con un primo
massimo che forma la spalla sinistra seguita da una correzione.
Successivamente le quotazioni fanno registrare un nuovo massimo,
maggiore di quello precedente (la testa) per poi contrarre nuovamente
fino ad ottenere un minimo di periodo. Infine si ha ancora un nuovo
massimo che forma la spalla destra, di entità minore della testa che
culmina ancora con un minimo di periodo.
Analizziamo ora la figura. Tracciamo una
linea (denominata linea del collo) che congiunge i due minimi della
figura, il completamento del testa e spalle si ottiene con la rottura di
questa linea che può essere di supporto nel caso di un testa e spalle
formatosi sui massimi di un trend rialzista, oppure sarà una linea di
resistenza nel caso di un testa e spalle formatosi sui minimi di un
trend ribassista (testa e spalle rovesciato). Ovviamente bisogna tenere
in considerazione oltre che dei filtri precedentemente descritti anche
della possibilità che i prezzi effettuano un pull back (ritorno dei
prezzi) verso il supporto o la resistenza (linea del collo), per poi
avviare un rialzo o un ribasso in base al testa e spalle che stiamo
analizzando. Considerando i volumi, si ha un incremento nella fase di
formazione della prima spalla e della testa, si contraggono sulle
correzioni verso la linea del collo, trovano assestamento durante la
formazione della spalla destra e poi subiscono un drastico aumento
durante la rottura della linea del collo. Il gap di queste figure, e
quindi il rialzo ed il ribasso da poter tenere in considerazione dopo il
completamento, è pari alla differenza di prezzo della testa con quello
della linea del collo e proiettando questa differenza sul punto di
rottura. Può succedere che il testa e spalle venga fallito: il grafico
invece di un semplice pull back, riperfora la linea del collo e continua
dalla parte da dove era venuto superando il livello di prezzo della
spalla destra. Questo scenario, apparentemente negativo indica invece
che siamo in presenza di un mercato fortemente rialzista (lo stesso per
il testa e spalle rovesciato che indicherebbe uno scenario fortemente
ribassista), quindi se il testa e spalle fallisse si avrebbe una figura
ancora più significativa rispetto ad un testa e spalle riuscito.
DOPPIO O TRIPLO MASSIMO O MINIMO
Questa figura di inversione comunissima,
ma meno significativa rispetto al testa e spalle, deve formarsi a
seguito di un trend ben definito, rialzista o ribassista che sia. Le due
o tre punte che si vengono a formare non devono differire più del 3 –
3,5% perché altrimenti avremmo il sospetto che siamo in presenza di un
trend.
I volumi in presenza del doppio massimo o
minimo subiscono una contrazione rispetto al primo massimo o minimo
formatosi precedentemente, poi in fase di completamento, si ha un deciso
aumento degli stessi. Bisogna fare attenzione che, anche in questa
figura, può esistere l’eventualità che i prezzi effettuino un pull back
verso la trendline di rottura. Il gap successivo dei prezzi è da
considerarsi (come per il testa e spalle) pari alla differenza di prezzo
di uno dei due massimi o minimi con quello della trendline, di supporto
o di resistenza, proiettata sul punto di rottura.
SPIKE E DIAMANTE
Queste due figure per ultimo menzionate
non sono, a mio modesto parere, molto efficaci in analisi tecnica,
soprattutto perché sono di difficile individuazione e perché riguardano
trend secondari quindi di costruzione più veloce. Siccome abbiamo
spiegato che segnali più forti sono generati da figure di lenta
preparazione mi limito solo ad una rappresentazione grafica.
GLI INDICATORI
Parleremo ora di un argomento molto
vasto, ma anche molto importante per l’analisi tecnica. Gli indicatori
ci vengono in soccorso per la determinazione del giusto timing di
ingresso nel mercato, perché spesso indicano un momento prima
(oscillatori di momentum), il prezzo migliore di acquisto o di vendita.
Sono soprattutto utilizzati per incrementare maggiormente le
informazioni che produciamo attraverso l’analisi tecnica del grafico,
infatti ci analizzano la forza del trend in atto, informazione
importante per la determinazione di un buon segnale operativo associata
alla rottura di un supporto o di una resistenza. È molto raro vedere un
trend cambiare di tendenza in maniera netta, di solito ci sono dei
segnali di allerta che sono leggibili come perdita di momentum, di forza
e quindi come cappello conclusivo di analisi gli indicatori ci possono
essere molto utili. Essi sono costruiti su dati dell’andamento dei
prezzi e dei volumi scambiati di un titolo finanziario allo scopo di
prevedere l’evolversi futuro delle quotazioni dello stesso. I più usati
in analisi tecnica sono le medie mobili, l’RSI, lo Stocastico, il MACD
ed il Momentum (ROC). Le medie mobili le abbiamo spiegate nella sezione
apposita, ora andiamo ad analizzare gli altri indicatori. Alcuni
indicatori sono detti “oscillatori” proprio per come sono costruiti,
essi oscillano tra due bande 0 e 1 o 0 e 100, la parte bassa che può
arrivare fino a 20 o 30 è detta di ipervenduto, mentre la parte alta,
che va da 70 in su è detta di ipercomprato. Comunque consiglio di non
soffermarsi alla valutazione di un solo indicatore, è molto importante
confermarne almeno due o tre prima di entrare nel mercato.
RSI (Relative Strenght Index)
L’RSI è molto usato soprattutto per
quei trader che operano sul mercato dei futures. Scoperto da J.W. Wilder
nel 1978 questo oscillatore viene utilizzato per individuare le
condizioni di ipercomprato e ipervenduto del titolo oggetto d’esame.
Essendo un oscillatore esso viene calcolato in base al principio delle
piste cicliche e cioè dalla distanza dei prezzi dalla media mobile,
distanza quindi calcolata come scostamento percentuale. L’RSI viene
calcolato con la seguente formula:
RSI = 100 – [100/(1 + RS)]
dove RS, per un tempo dato dal trader, è
pari alla media dei giorni precedenti con chiusura al rialzo diviso la
media dei giorni precedenti con chiusura al ribasso. Il tempo dato dal
trader è personale e indicativo di ogni singolo titolo, solo operando e
quindi con l’esperienza, si trova il periodo d’analisi migliore per
questo oscillatore, considerate però che all’aumentare dei giorni
diminuisce la reattività dello stesso. Come detto la struttura
dell’indicatore può variare tra 0 (tutte le chiusure precedenti sono
state al ribasso) e 100 (tutte le chiusure precedenti sono state al
rialzo), di norma sul grafico dell’RSI vengono evidenziate due fasce,
una posta al 70 per cento, mentre l’altra posta al 30 per cento proprio
per indicare le zone di ipercomprato e ipervenduto, ovviamente il valore
50 identifica la fascia di neutralità.
Solitamente la logica suggerisce che un
trader dovrebbe vendere quando l’oscillatore è sopra la fascia del 70
per cento, ovvero in iperconprato, o acquistare se l’indice si trova
nella fascia del 30 per cento, cioè di ipervenduto. Questa strategia non
si è dimostrata molto affidabile se non in determinati periodi di
mercato laterale, perché è difficile prevedere la permanenza del titolo
in zona ipercomprato o ipervenduto. Di norma l’ oscillatore si muove
armoniosamente con i prezzi, però esistono dei casi particolari che non è
così, infatti siamo in presenza di una divergenza. Anzi uno dei
maggiori segnali attendibili di questo oscillatore si ha proprio in
presenza di una divergenza con i prezzi, infatti possiamo avere una
divergenza sui massimi che prelude ad una perdita di forza del trend
rialzista, o ad una divergenza sui minimi che prelude ad una perdita di
forza del trend ribassista.
Un’ultima precisazione: qQQQuando siamo in presenza di un trend ben definito il fatto che l’RSI si trovi in zona ipercomprato o ipervenduto non significa che sono segnali di vendita o di acquisto, anzi nella maggior parte dei casi è sintomo di forza del trend in atto. Quindi sempre attenzione e cercare più combinazioni possibili tra gli indici.
Un’ultima precisazione: qQQQuando siamo in presenza di un trend ben definito il fatto che l’RSI si trovi in zona ipercomprato o ipervenduto non significa che sono segnali di vendita o di acquisto, anzi nella maggior parte dei casi è sintomo di forza del trend in atto. Quindi sempre attenzione e cercare più combinazioni possibili tra gli indici.
LO STOCASTICO
Come per l’indice precedente, anche per
lo stocastico il trader deve definire il tempo di analisi. Questo indice
si base sull’ipotesi che in presenza di un mercato rialzista il prezzo
di chiusura tende ad essere vicino ai massimi di giornata, mentre nelle
fasi di mercato ribassista il prezzo di chiusura tende ad essere vicino
ai minimi di giornata. Detto questo, lo stocastico rappresenta la
posizione del prezzo di chiusura giornaliera all’interno di un
intervallo di prezzo minimo e massimo (range) registrato nel periodo di
tempo prescelto dal trader. Quindi se la chiusura avviene sul minimo di
periodo otteniamo uno stocastico pari a zero, viceversa se chiude sui
massimi il suo valore è cento. Lo stocastico è costituito da due linee,
una chiamata %K e l’altra chiamata %D che altro non è che la media
mobile della prima. Vediamo le formule:
% K = 100 (( C – Ln ) / ( Hn – Ln ))
dove
C = prezzo di chiusura più recente
Ln è il prezzo più basso nel corso degli “n” giorni oggetto d’analisi
Hn è il prezzo massimo registrato negli “n” giorni oggetto d’analisi
Invece
% D = 100 ( S3 / s3 )
Dove
S3 è la somma dei tre giorni di C – Ln
s3 è la somma dei tre giorni di Hn – Ln
La % D , come abbiamo detto è la media mobile a tre (giorni più utilizzati) DELLA %K.
È un oscillatore e quindi anche esso si
muove intorno ad un range tra 0 e 100, con due linee che evidenziano la
zona di ipercomprato e ipervenduto. Per questo oscillatore valgono le
stesse considerazioni fatte per l’RSI, con l’indicazione degli stessi
segnali operativi, comprese le divergenze, però con un vantaggio in più,
l’incrocio tra le due curve %K e %D. In effetti un buon segnale
operativo si ottiene quando la curva %D è decrescente, in zona
ipercomprato e viene rotta dalla %K che contemporaneamente passa in zona
neutra.
MACD (Moving Average Convergent Divergent)
Questo oscillatore di momentum si basa
sull’ipotesi di mettere a confronto due medie mobili e relazionarle tra
di loro, quindi è calcolato facendo il rapporto della differenza tra le
due medie mobili prese come oggetto d’analisi. Ovviamente, come abbiamo
detto spesso, l’intervallo di tempo d’analisi è preso soggettivamente
dal trader in base al mercato a cui si riferisce. Il fatto di rapportare
la differenza delle due medie mobili, facciamo in modo che si viene a
creare un oscillatore meno “nervoso”, più normalizzato in quanto viene a
mancare le fluttuazioni inferiori di periodo della media di breve,
quindi, vengono a mancare quelle oscillazioni dovute ai cicli di durata
inferiore del periodo. In pratica l’MACD è formato da due curve: la
“first line” calcolata come sottrazione, di norma (ma a voi la scelta),
tra la media mobile esponenziale a 26 giorni e la media mobile
esponenziale a 12, mentre la “second line” viene calcolata come media
mobile a 9 giorni della “first line”. In formula avremmo:
MACD = (mme 12 – mme 26) & (mme 12 – mme 26) mme 9
dove
mme 12 è la media mobile esponenziale a 12 giorni dei prezzi di chiusura
mme 26 è la media mobile esponenziale a 26 giorni dei prezzi di chiusura
mme 9 è la media mobile esponenziale a 9 giorni di (mme 12 – mme 26).
Si viene a creare così un grafico con
due curve che oscillano intorno ad un valore centrale pari a 0. Come
ogni indicatore di momentum se le curve oscillano nella parte superiore
del grafico siamo in un periodo di forza del trend in atto, altrimenti,
se siamo nella parte inferiore ci troviamo in un periodo di debolezza
del trend. Per quanto riguarda i segnali operativi che i trader
effettuano su questo indicatore sono sostanzialmente simili allo
stocastico. Quindi, oltre alle divergenze (quando la curva
dell’indicatore non coincide con l’andamento dei prezzi), un buon
segnale operativo deriva dall’incrocio tra la media mobile veloce (a 9) e
la media mobile più lenta, quindi acquisteremo quando la “second line”
taglia la “first line” dal basso verso l’alto e venderemo, quando la
“first line” taglia dall’alto verso il basso la “second line”, comunque
in tutti e due i casi il segnale risulta più forte se viene confermato
anche il passaggio della linea zero.
Momentum e ROC (rate of Change)
Tutti gli indici appena esaminati sono
detti di momentum, però esiste un indicatore chiamato proprio così
perché con la sua costruzione si indica la velocità di
accelerazione/decelerazione del trend in atto. Il momentum è il rapporto
tra il prezzo di oggi e quello degli n periodi passati, determinati
come sempre dal trader.
Momentum = (Vu – Vn) : N
Dove
Vu è il valore attuale
Vn valori di n periodi fa
N tempo scelto per l’analisi
Il Momentum, costruito dal rapporto tra
spazio percorso e tempo impiegato, misura l’entità del cambiamento di
prezzo in un determinato periodo di tempo, quindi, ci indica la velocità
della tendenza. Di solito si considera un n = 14 giorni per trading
daily, ma si possono utilizzare anche minuti o secondi per l’
operatività intraday. L’indicatore oscilla sopra o sotto una linea
mediana, quindi l’attraversamento di tale linea può indicare
un’inversione della tendenza, ma come sempre attenzione alle fasi
laterali perché si vengono a creare molti falsi segnali dato che
l’indice oscilla proprio intorno alla linea mediana. Questo indicatore,
dato che è in valore assoluto, può creare delle difficoltà quando lo si
deve rapportare con titoli diversi, quindi spesso si considera una
variante dello stesso, cioè il ROC, che infatti esprime, a differenza
del momentum, lo stesso concetto ma in valori percentuali. Formula:
ROC = [100 (Vu – Vn)] : Vn
Ovviamente tutte le considerazioni fatte
per il momentum valgono lo stesso per il ROC. Personalmente individuo
il ROC come un indicatore guida dello stato del trend in atto non tanto
per identificare segnali operativi, però, alcuni trader ne calcola la
media mobile e prende spunto da essa, come per gli altri indici,
dall’incrocio delle due curve. A voi la scelta.
In analisi tecnica esistono molti altri
indici, ma in questa sede ho preferito (anche per non annoiarvi),
riportarvi solo i più comuni e i più utilizzati dai trader, se volete
approfondirne altri, nella vostra piattaforma, cercate quelli che più vi
si addicono al titolo che state studiando. Il mio pensiero è che
otteniamo un beneficio nell’avere molti indici finché non arrivano a
confonderci le idee, quindi, vi suggerisco di familiarizzare il più
possibile con alcuni di essi e fare molti, moltissimi tentativi per
vedere come reagiscono sul mercato che state analizzando.
LE CANDELE GIAPPONESI
L’analisi tecnica offre vari tipi di
grafici al trader: quello lineare, a barre, point and figure, ma senza
dubbio il più interessante, ed il più utilizzato dagli analisti è il
grafico candlestick. In questa sede preferirei soffermarmi solo sul
candlestick chart (candele giapponesi) perché, secondo il mio punto di
vista, è di immediata interpretazione ma soprattutto ci fornisce molte
nozioni, già a prima vista, sull’andamento e forza del mercato. Per
capire meglio questo ultimo concetto andiamo a vedere come sono
costruiti questi tipi di grafici. Partiamo innanzi tutto, per una
maggiore comprensione, da una rappresentazione della candela:
Il rettangolo si chiama body (corpo),
esso rappresenta l’escursione tra il prezzo di apertura ed il prezzo di
chiusura. Un corpo di colore bianco rappresenta una sessione positiva,
dato che la base (bottom) della candela rappresenta l’apertura mentre
l’apice (top) della candela rappresenta la chiusura. Ovviamente vale
l’inverso, un corpo nero indica che la chiusura è minore dell’apertura.
Le linee rappresentate sopra e sotto il corpo della candela sono
denominate ombre e rappresentano l’oscillazione dei prezzi durante la
sessione, infatti la upper shadow (ombra superiore) è il massimo della
sessione mentre la lower shadow (ombra inferiore) è il minimo della
sessione. I grafici a candele sono adatti a qualsiasi time frame
vogliamo utilizzare, che sia di settimane, giorni, ore o minuti, ed ogni
candela rappresenta proprio questo intervallo di tempo. Inoltre la
grandezza del corpo è proporzionata ai volumi della sessione, allora
prima abbiamo detto che i grafici a candele ci forniscono molte
informazioni, in effetti se ci fate caso già a prima vista possiamo
dedurre che un corpo lungo ed esteso, rialzista o ribassista che fosse,
rappresenta un’opinione molto forte, mentre corpi piccoli identificano
indecisione fra compratori e venditori. Nello specifico il body
attraverso il suo colore rappresenta la direzione del mercato, mentre la
sua lunghezza rappresenta lo stato della volatilità dello stesso. La
volatilità viene anche rappresentata dalle ombre, più sono lunghe e più
il mercato risulta essere volatile. I pattern (figure rialziste o
ribassiste) sono rappresentati da due o più candele, però anche la
semplice candela dà dei segnali precisi sull’andamento futuro del
mercato, quindi prima di addentrarci sul tema più complesso dei pattern
vi vorrei dare un rapido cenno su quelle informazioni che ci fornisce
una singola candela.
Spinning Top e high wave candle
È una candela con il corpo piccolo
bianco o nero indifferentemente, con o senza ombre superiori o
inferiori. Questa candela ci dice che siamo in presenza di un mercato in
cui né i tori e né gli orsi riescono a prendere il dominio. In questo
stato di indecisione, avremmo la difficoltà dei prezzi di proseguire il
trend in atto, quindi, ci può suggerire che siamo di fronte ad un
segnale di inversione. Comunque consiglio, che quando compaiono le
spinning top in un trend rialzista o ribassista, di accompagnare sempre
l’analisi con la lettura dei volumi, che risulta essere molto importante
in queste possibili fasi di distribuzione o di accumulazione. Le
spinning top sono molto simili alle high wave candle, perché anche
quest’ultime hanno dei piccoli body bianchi o neri che fossero, ma a
differenza delle prime possiedono lunghe ombre inferiori o superiori.
Queste candele indicano confusione
assoluta. Come detto queste candele sono un avvertimento a non seguire
il trend, tuttavia se compaiono in un movimento laterale non segnalano
un’inversione di trend o un cambiamento di direzione.
Martello (hammer), impiccato (hanging man), stella cadente (shooting star)
Queste ultime tre figure semplici che propongo non sono rare vederle quando studiamo un grafico a candele.
L’hammer e l’hanging man, come potete
vedere, hanno la stessa forma, si differenziano solamente a seconda che
si formino in un trend al rialzo o al ribasso. Bisogna precisare che
queste candele devono avere lunghe ombre almeno pari a due o tre volte
l’altezza del body. Lo shooting star, come l’hanging man è una candela
di inversione ribassista molto valida, direi che quando si forma, siamo
in presenza di un ottimo segnale ribassista, magari accompagnato da un
segnale di ipercomprato dato ad esempio dall’indice RSI.
PATTERN
Come abbiamo visto una candela riesce a
fornirci molte indicazioni su come il mercato sta reagendo in funzione
della legge della domanda e dell’offerta, tuttavia i pattern formati da
due o più candele che si formano durante i trend, rappresentano sovente
cambiamenti di direzione.
BULLISH PIERCING
Figura rialzista che compare al termine
di un trend ribassista o di una correzione del mercato. Possiamo notare
una candela con il corpo nero che termina al ribasso, la candela
successiva apre in ribasso rispetto la chiusura precedente e chiude
entro il corpo nero ma comunque oltre il 50% dello stesso, i tori
prendono forza.
DARK CLOUD COVER
Figura di inversione ribassista che
compare al termine di un trend rialzista. La penultima candela ha un
consistente corpo bianco che termina al rialzo, la candela successiva
apre in rialzo rispetto la chiusura precedente e chiude entro il corpo
bianco ma comunque oltre il 50% della stessa, gli orsi prendono forza.
BULLISH E BEARISH ENGULFING PATTERN
Il Bullish engulfing pattern compare al
termine di un trend ribassista. La penultima candela nera viene
totalmente avvolta dalla successiva candela bianca che presenta
un’apertura sotto la chiusura precedente. Consiglio di mettere uno stopp
loss sotto i minimi di questo pattern. Ovviamente il bearish engulfing,
l’iverso, si presenta al termine di un trend al rialzo come mostrato in
figura.
BEARISH E BULLISH HARAMI PATTERN
In questo caso abbiamo la formazione di
una candela lunga rialzista o ribassista e la formazione di una candela
successiva piccola, interamente comprese nella candela precedente.
In questa sede ho cercato di illustrare
le principali figure che possiamo maggiormente incontrare mentre
facciamo un’analisi, bisogna precisare che esistono altri pattern più o
meno simili a quelli precedentemente rappresentati. Però l’importante è
che oltre riconoscerli vi ricordiate che è fondamentale cercare di
valutare nella vostra analisi:
- in che periodo di mercato compaiono,
- fare molta attenzione alla lunghezza e spessore del body,
- attenzione se compaiono in prossimità di supporti o resistenze,
- analizzare in contemporanea i volumi,
- aggiungere, a conferma del segnale, l’analisi di uno o più indicatori.
TECNICA DI GANN
William D. Gann è uno dei più grandi
trader di tutti i tempi che operava sul mercato americano intorno i
primi del 1900. Ereditato dalla famiglia un forte senso religioso la sua
filosofia di vita è stata da lui espressa con le suddette parole: “ciò
che è stato sarà. Niente di nuovo sotto il sole”. Egli era convinto
della ciclicità della vita e questa convinzione la applicò all’analisi
tecnica. In linea di principio, il concetto della teoria di Gann, è
cercare di individuare i punti di inversione di trend nel passato e
partendo da questo, cercare di prevedere i possibili cambiamenti di
trend futuri. Fino ad ora ci siamo soffermati ad un’analisi del prezzo
in combinazione con i volumi, ora Gann, come detto, mette in relazione
il prezzo con il tempo. Da questa relazione riuscì a tracciare delle
linee di tensione dove era possibile si verificasse un’ inversione di
trend, l’insieme di queste rette individuate vengono definite ventagli
di Gann. Siccome abbiamo rette di diversi “livelli”, in un trend
rialzista le linee formano dei supporti, in trend ribassista esse
formano delle resistenze, il grafico quindi, con la rottura di una di
queste rette, ci suggerisce che i prezzi continueranno fino alla
successiva e così via. Ovviamente vale la legge del supporto o della
resistenza: una volta rotta la resistenza o supporto cambia stato. Non
voglio ora annoiarvi sulla filosofia della tecnica di Gann, anche perché
è riportata su migliaia di siti internet, ma come è arrivato a
costruire queste linee di forza. Secondo Gann un mercato equilibrato è
quando abbiamo i prezzi e i tempi che si muovono contemporaneamente alla
stessa velocità, ad ogni incremento unitario di prezzo corrisponde un
incremento unitario di tempo. Con queste ipotesi in un grafico
cartesiano avremmo rappresentata una linea di inclinazione a 45 gradi
che rappresenta il livello principale di supporto o di resistenza.
Questo comportamento può essere quantificato con la determinazione
dell’esatta inclinazione della linea di forza 1×1. Per formare il
cosiddetto ventaglio di Gann o fan di Gann, quindi per determinare le
altre linee di forza, egli suppose, per quelle sopra la linea 1×1, che
si poteva aumentare di due unità il prezzo al trascorrere di una unità
di tempo, la successiva di tre unità di prezzo al trascorrere di una
unità di tempo e così via, mentre per le linee sotto la 1×1, invece si
poteva aumentare il prezzo di una unità al trascorrere di due unità di
tempo, la successiva il prezzo di una unità al trascorrere di tre unità
di tempo e così via.
Ogni piattaforma che si utilizza ci
esegue automaticamente le fan di Gann, tutto sta a noi trader ed alla
nostra discrezionalità cercare di posizionarle in maniera corretta. Il
mio consiglio è di rappresentare più di un ventaglio e vedere se
rappresentano l’andamento del grafico, cioè se fungono bene da supporto o
da resistenza e successivamente fare attenzione agli incroci delle fan
che sono punti molto significativi, non solo, importanti sono i livelli
orizzontali che corrispondono a tale incroci, anche se essi si sono
verificati in passato. Una delle tecniche per posizionare i ventagli
Gann è inserirli, uno nel punto di minimo del periodo ed uno sul massimo
di periodo, comunque sta a voi trader la scelta in funzione al tipo di
mercato. Come sempre fate molte, molte prove con tutti gli strumenti che
avete a disposizione, cercate le giuste analisi in base all’indice,
titolo o future che state analizzando, ma soprattutto combinate questo
strumento con altri, ad esempio funziona bene con il tempo di Fibonacci.
Ora vorrei riportare le 24 regole di Gann perché, secondo me, sono
molto rappresentative su come operare in borsa:
- Dividi il tuo capitale in 10 parti uguali e rischiane al massimo solo una per operazione.
- Usa sempre lo stop loss.
- Non sovraesporti (overtrade), perché violeresti la regola numero 1.
- Non permettere mai che un profitto diventi perdita. Per far ciò alza il tuo stop loss (o abbassalo se sei al ribasso) man mano che i prezzi salgono (o scendono). In tale maniera, l’eventuale inversione di tendenza, ti “liquiderà” mentre sei ancora in “profitto”.
- Segui sempre la tendenza. Non pensare di anticiparla. Non intervenire ne in acquisto ne in vendita se non sei sicuro della direzione del mercato o del singolo titolo
- Se hai dubbi, astieniti da qualsiasi operazione
- Intervieni solo sui titoli attivi. Lascia perdere tutto ciò che non da’ segni di vita per molto tempo.
- Distribuisci il rischio su quattro-cinque titoli diversi. Evita di mettere tutte le uova in un paniere.
- Non limitare i tuoi ordini. Quando hai deciso, compra o vendi “al meglio”.
- Non uscire da una posizione se non ne hai motivo. Segui la tendenza e proteggiti con uno stop loss.
- Accumula un surplus. Dopo un certo numero di successi metti un po’ di denaro da parte ed utilizzalo nelle emergenze o durante i periodi di panico.
- Non comprare mai per “incassare” un dividendo.
- Non “razionalizzare” una perdita. Se il mercato è in direzione contraria alla tua, non dirti che è una buona occasione per incrementare i tuoi acquisti (o vendite se sei al ribasso). Devi solo uscire dalla tua posizione.
- Non entrare ne uscire mai da una posizione solo perché sei diventato impaziente.
- Evita di fare piccoli profitti e grosse perdite.
- Non cancellare mai uno stop loss.
- Evita di entrare e uscire continuamente dal mercato.
- Gioca sia al rialzo che al ribasso.
- Non comprare solo perché i prezzi ti sembrano bassi ne tantomeno devi vendere se ti sembrano alti.
- Fai attenzione ad incrementare la tua posizione al momento sbagliato. Aspetta fino a quando il titolo è diventato molto attivo ed “ha perforato” la resistenza per comprare di più (ovvero ha “sfondato” il supporto per vendere di più).
- Se vuoi incrementare la tua posizione, ricordati di farlo con titoli molto sottili (poco flottante) se sei in acquisto e con titoli molto liquidi (molto flottante) se sei in vendita.
- Non cercare di pareggiare. Se hai comprato un titolo che ha cominciato a scendere non venderne un’altro allo scoperto solo per pareggiare. Vendi il titolo che hai comprato.
- Non cambiare mai posizione senza un buon motivo. Solo una accertata inversione di tendenza giustifica tale decisione.
Non aumentare le tue “giocate” dopo un
lungo periodo di successi. Rischi di perdere in poche operazioni ciò che
hai vinto in tanto tempo.
LIVELLI DI FIBONACCI
Oltre il ventaglio di Gann, un altro
studioso ci fornisce un’importante contributo per l’analisi grafica
attraverso linee di supporto e resistenze ottenute grazie all’invenzione
di una particolare sequenza numerica. Leonardo Fibonacci era un
matematico pisano nato intorno al 1170, egli riuscì a creare una
sequenza numerica dove ogni numero della serie è il risultante della
somma dei due numeri precedenti. La serie è la seguente: 1, 2, 3, 5, 8,
13, 21, 34, 55, 89, 144, e così via all’infinito.
La funzione sarà fx = fx-1 + fx-2.
Veniamo ora come sia possibile
utilizzare la sequenza numerica di Fibonacci per l’analisi grafica. Se
analizziamo attentamente la serie, possiamo notare un’importante
proprietà, cioè dopo i primi quattro numeri il rapporto tra un numero
della sequenza e quello che lo precede tende a 1,618, mentre il rapporto
con il successivo tende a 0,618 e come se non bastasse la
moltiplicazione dei due rapporti dà 1. Quindi, attraverso i rapporti:
fx-1/fx e Fx-2/fx
otterremmo due importantissimi livelli di supporto o di resistenza pari al 38% e al 62%.
Ricordate bene che un trend, anche se
molto forte, spesso pone in essere dei movimenti di correzione
(ritracciamenti) prima di continuare il suo cammino, così attraverso la
proprietà appena descritta, i trader determinano le possibili linee di
forza relative ai livelli 23,6%; 38,2%; 50% e 61,8%. Non vi preoccupate
perché come sempre è la piattaforma utilizzata ad effettuare il calcolo.
Esistono tre differenti studi grafici che si possono effettuare
attraverso i numeri di Fibonacci, ora andiamo ad individuarli:
Ventaglio di Fibonacci (Fan di Fibonacci)
Le linee di forza vengono tracciate
rispettivamente sui rapporti 38%, 50%, 62% del trend, sopra e sotto la
linea che congiunge un minimo relativo ed un successivo massimo relativo
o viceversa. Quindi come le fan di Gann, i ritracciamenti di Fibonacci
vengono generati da due punti del grafico relativamente al massimo ed al
minimo di periodo. Anche in questo caso, se facciamo una copia del
ventaglio e la posizioniamo nell’ultimo punto di massimo e minimo di
periodo possiamo identificare dei punti di ingresso nel mercato in
corrispondenza proprio all’incrocio dei due ventagli.
Ritracciamenti di Fibonacci
Per individuarli tracciamo una linea che
congiunge i due massimi e minimi di periodo e successivamente vengono
create delle linee orizzontali pari al 38%, 50% e 62% del gap tra i due
punti selezionati (nella piattaforma utilizzata di solito vengono
rappresentate più linee orizzontali pari ad altri rapporti significativi
della sequenza numerica di Fibonacci). Anche qui dopo un trend
rialzista o ribassista i ritracciamenti di norma possono avvenire
proprio in prossimità di queste linee di forza. Attenzione che se
vengono testate più di una volta come sempre è sinonimo di maggiore
certezza.