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Didattica



TraderLink, in collaborazione con Scalping School, propone a tutti gli appassionati di borsa un corso di analisi tecnica on-line.
Le pagine seguenti permettono di approfondire la conoscenza sulle teorie di Dow, Elliott e Gann. Inoltre vengono spiegate le principali tecniche di rappresentazione grafica (lineare, a barre e a candela) e la relativa lettura del grafico (supporti e resistenze, trend, medie mobili, etc.).
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Indice

Parte Prima       Il valore delle azioni

Capitolo 1     Analisi tecnica e analisi fondamentale: un confronto
1.1        Definizione di analisi tecnica
1.2        Definizione di analisi fondamentale
1.3        Analisi tecnica e fondamentale a confronto
1.3.1     Presupposti
1.3.2     Finalità
1.3.3     Strumenti
1.3.4     Interazioni
1.4        Analisi tecnica e fondamentale nel tempo


Capitolo 2     Tecniche di analisi fondamentale
2.1        Indagine strutturale
2.1.1     Effetti dell'inflazione
2.2        Indagine particolare
2.2.1     L'analisi di bilancio
2.2.2     Il metodo reddituale
2.2.3     Il metodo di mercato
2.2.4     Un approccio alternatico: il T-model


Capitolo 3     I tassi d'interesse
3.1        La struttura per scadenza dei tassi d'interesse
3.1.1     La teoria delle aspettative tradizionale
3.1.2     La teoria del premio per il rischio
3.1.3     La teoria della segmentazione dei mercati
3.1.4     Le prime verifiche empiriche
3.1.5     Relazioni tra tassi a breve e tassi a lungo termine
3.2        Tassi d'interesse e mercato azionario
3.2.1     L'effetto sugli utili aziendali
3.2.2     Attività finanziarie alternative
3.2.3     Relazioni cicliche tra mercato del debito e mercato azionario
3.2.4     L'importanza dei cambiamenti del tasso di sconto
3.2.5     Alcune verifiche econometriche
3.2.6     L'andamento delle borse nel 1994
3.2.7     Evidenze dalla borsa di New York 1976-1992


Capitolo 4     L'efficienza dei mercati
4.1        Una prima classificazione
4.2        Efficienza informativa
4.2.1     Il random walk
4.2.2     Verifiche empiriche
4.3        Efficienza valutativa
4.3.1     Le anomalie della dinamica dei prezzi

Parte Seconda       Analisi tecnica del mercato azionario

Capitolo 5     Analisi tecnica: i fondatori
5.1        La teoria di Dow
5.1.1     I principi fondamentali
5.1.2     Difetti della teoria di Dow
5.1.3     Applicabilità della teoria di Dow alla borsa italiana
5.1.4     Conclusioni
5.2        La teoria di Elliott
5.2.1     I Principi fondamentali
5.2.2     Caratteristiche principali delle diverse onde
5.2.3     Particolarità delle onde di correzione
5.2.4     Aderenza alla successione di Fibonacci
5.2.5     Applicazioni reali della teoria di Elliott
5.3        La teoria di Gann
5.3.1     Angoli (Gann Angles)
5.3.2     Linee (Gann Lines)
5.3.3     Le intersezione delle rette
5.3.4     Cicli temporali
5.3.5     Squares
5.3.6     Conclusioni


Capitolo 6     I grafici
6.1        I grafici più utilizzati
6.1.1     Il grafico lineare (close only charting)
6.1.2     Il grafico a barre (bar charting)
6.2        Il grafico punto e croce (Point & Figure)
6.2.1     Differenze tra il grafico barre ed il Point & Figure
6.3        Il Market Profile
6.3.1     Una peculiare rappresentazione grafica
6.3.2     Cosa deve dirci il grafico Market Profile
6.3.3     Come decidere la strategia operativa
6.4        I grafici a candela (Candlestick charting)


Capitolo 7     Analisi tecnica Candlestick
7.1        Una retrospettiva storica
7.2        Cos'è un candle chart
7.3        Singole Candlelines
7.4        Modelli d'inversione (Reversal Patterns)
7.5        Modelli d'inversione minori (Minor Reversal Patterns)
7.6        Modelli di continuazione (Continuation Patterns)
7.7        Affidabilità dei patterns
7.8        Conclusioni


Capitolo 8     Analisi tecnica multipla
8.1        Analisi tecnica grafica
8.1.1     Livelli di supporto e di resistenza
8.1.2     Linee di tendenza (trendlines)
8.1.3     Situazioni caratterizzate da tendenza indefinita
8.2        Analisi tecnica quantitativa
8.2.1     Medie mobili (Moving Averages)
8.2.2     I principali oscillatori
8.2.3     Regole generali di interpretazione
8.2.4     Applicazioni reali di analisi quantitativa

Parte terza       Analisi Tecnica ed efficienza: un confronto

Capitolo 9     Il dibattito analisi tecnica - efficienza
9.1        Verifiche indirette dell'ipotesi d'efficienza debole
9.1.1     Verifiche del random walk
9.1.2     Analisi tecnica di un random walk
9.2        Verifiche dirette dell'ipotesi d'efficienza debole
9.2.1     Le filter rules
9.2.2     Altre trading rules
9.2.3     Una trading rule particolare
9.2.4     Il risultato di un sistema complesso di trading rules
9.2.5     Una procedura di verifica diversa
9.3        L'analisi tecnica da un punto di vista econometrico
9.4        Alcune considerazioni conclusive


Capitolo 10     Efficienza debole del mercato italiano
10.1     Il comportamento del mercato azionario italiano
10.2     Verifiche indirette dell'efficienza debole
10.3     Verifiche dirette dell'efficienza debole
10.3.1  Metodi di verifica alternativi
10.4     Un'ipotesi di evoluzione della serie di prezzo


Capitolo 11     Trading systems
11.1     Trading system oppure decision support system
11.2     Pregi e difetti di un sistema automatico
11.3     L'ottimizzazione
11.4     Regole per una corretta impostazione
11.4.1  Entry, Set-Up, Stop e Exit
11.5     Rendemento e rischio
11.6     Principali categorie di trading systems
11.7     Linee guida per la valutazione dei risultati


Capitolo 12     Un trading system sul mercato italiano
12.1     L'indice Mib30 simulato
12.2     Impostazione del trading system
12.3     Scelta dei parametri
12.4     Criteri di verifica
12.5     Risultati del trading system
12.6     Verifica dei risultati
12.7     Sensitività ai criteri di verifica
12.8     Analisi della validità delle indicazioni dell'analista



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DIDATTICA DI OURTRADING 

TREND
L’ analisi tecnica è la disciplina che studia il movimento del mercato tramite l’analisi sistematica dei grafici dell’ andamento passato, per cercare di prevederne le tendenze future. Tale disciplina si basa sul presupposto che il prezzo del mercato sconti tutto, compresi i fattori di tipo sociologico, politico e fondamentale ad esso connessi.
L’analisi tecnica può essere applicata alle azioni, agli indici, alle materie prime, ai future ossia a tutti quei strumenti che vengono scambiati fra diversi intermediari e che sono soggetti alle forze della domanda e dell’ offerta. Ora andiamo ad affrontare in maniera più specifica lo studio dell’analisi tecnica partendo dalle basi, per poi proseguire, nei capitoli successivi, con l’utilizzo di alcuni strumenti finanziari che ci aiuteranno a capire meglio come potrà essere l’andamento futuro del mercato. Per due punti passa una ed una sola retta, da questa definizione iniziamo a spiegare il significato di trend.
Come si può notare dal grafico quando il prezzo “si organizza” in una serie di massimi e minimi crescenti che si alternano otteniamo un trend al rialzo; allo stesso modo identifichiamo con il trend al ribasso un andamento decrescente.
In effetti il trend è formato da una linea (trendline) che congiunge almeno due massimi nonché da una linea che congiunge almeno due minimi. Quando vengono determinati due massimi crescenti la retta che li unisce forma il bordo superiore di un trend ascendente, ovviamente se questa “respinge” il grafico viene comunemente chiamata linea di resistenza. Analogamente quando si vengono a formare due minimi decrescenti la retta che li unisce forma il bordo inferiore di un trend discendente e se questa “respinge” il grafico viene comunemente chiamata linea di supporto. La parallela, di una di queste rette precedentemente spiegate, va a formare assieme al bordo superiore o inferiore il cosiddetto canale. In questo modo, attraverso il canale, abbiamo il concetto di profondità (ampiezza del movimento) del mercato entro cui i prezzi tenderanno a muoversi. I trend sono strumenti apparentemente poco significativi in analisi tecnica ma in realtà giocano un ruolo estremamente fondamentale nell’individuazione dell’andamento di mercato. Le trendline formano un range guida dei prezzi, la “rottura” di una di queste spesso costituisce un importante segnale operativo. Ovviamente quando una resistenza (trendline) viene superata se essa stessa “spinge” il grafico diventa linea di supporto, allo stesso modo una linea di supporto perforata può tramutarsi in linea di resistenza. Bene, ora soffermiamoci un po’ su altre due caratteristiche molto importanti dei trend e cioè sulla loro ampiezza e sulla loro inclinazione. Analizzando l’andamento dei trend si può constatare che tanto meno un trend è ampio tanto minore è la sua durata, di conseguenza tanto meno è ampio tanto più è inclinato. Partendo da questa considerazione si possono individuare tre diversi tipi di trend: primario, secondario e minore. Il trend primario dura da uno a più anni e si caratterizza da tre processi distinti: accumulazione, fase intermedia e distribuzione che sancisce il periodo antecedente la fine del trend dove tendono a diminuire i volumi. Il trend secondario dura da alcune settimane (minimo tre) a diversi mesi. E’ un movimento correttivo del primario e spesso si interrompe in coincidenza di correzioni intermedie, dette ritracciamenti del totale del movimento precedente. Il trend minore solitamente dura pochi giorni o al limite qualche settimana (massimo tre) ed è costituito da fluttuazioni dei prezzi più brevi del trend intermedio. Un’ultima precisazione la vorrei effettuare sui volumi perché esiste una correlazione diretta importante tra quest’ ultimi e i trend. In effetti, con l’aumento dei volumi si ha la conferma del trend in atto, di conseguenza bassi volumi indicano un trend con poca forza, quindi attenzione a possibili cedimenti.

MEDIE MOBILI E BANDE DI BOLLINGER

Uno strumento molto utilizzato in analisi tecnica dagli analisti e non solo, sono le medie mobili. Esse sono costruite attraverso la media aritmetica, effettuata su un determinato numero di osservazioni nei giorni antecedenti il giorno oggetto d’analisi. Lo scopo delle medie mobili consiste nella riduzione degli errori delle serie storiche al fine di “ammorbidire” l’andamento dei prezzi cercando di individuare al meglio le tendenze del mercato. Uno dei vantaggi è rappresentato proprio dal fatto di utilizzare uno strumento meccanico e di conseguenza oggettivo sull’andamento dei prezzi. Data la loro duttilità, le medie mobili possono essere facilmente adattabili (attraverso la modificazione temporale di calcolo) alle esigenze d’analisi dell’investitore, infatti possono costituire importanti linee di supporto o di resistenza utili per l’individuazione del momento di entrata o di uscita dal mercato. Ricordate che ogni strumento, in questa sede descritto, non dovrà mai essere considerato come l’unico strumento d’analisi per effettuare un’operazione d’acquisto o di vendita, bisogna individuare il segnale operativo attraverso l’uso combinato di più strumenti finanziari.
Le medie mobili accompagnano sempre l’analisi del grafico perché ogni giorno che passa il valore si “sposta” di un giorno in avanti, quindi ogni giorno si aggiunge il valore nuovo alla lista delle osservazioni e naturalmente viene eliminato dalla lista il valore più vecchio.
La media mobile “ritarda” il grafico, proprio per questo è preferibile effettuare un’analisi attraverso più medie mobili con tempi di osservazione dei prezzi differenti, in modo da avere conferme maggiori. Il ritardo dal grafico è dovuto al tempo di osservazione della serie storica, in effetti, più è alto il tempo di osservazione maggiore è il ritardo che questo strumento ha sul grafico.

MEDIE MOBILI SEMPLICI (MMA)

Le più utilizzate dagli analisti sono le medie mobili semplici la cui costruzione è stata precedentemente analizzata. I prezzi di riferimento che vengono utilizzati per la formazione della serie storica sono, di norma, i prezzi di chiusura dei giorni precedenti. La rappresentazione grafica che viene a formarsi è una curva regolare che segue il movimento dei prezzi senza tener conto dei cambiamenti repentini degli stessi dovuti alle speculazioni. L’intervallo di tempo preso da riferimento è funzione del tipo di analisi che l’investitore vorrebbe effettuare; di solito per analisi che considera segnali operativi di breve termine vengono presi intervalli di tempo piccoli come ad esempio dai 5 ai 20 giorni, invece per strategie di trading di medio e lungo periodo si considera intervalli di prezzi più ampi dai 60, 100 e perfino 200 giorni, ovviamente, si possono anche utilizzare intervalli di tempo nella misura di minuti per analisi intraday.

MEDIE MOBILI PONDERATE (MMP)

Nella media mobile ponderata viene attribuito un peso per ogni giorno antecedente l’analisi, in modo da non considerare tutti i giorni in pari misura e dando così rilevanza, e quindi maggior peso, ai giorni più recenti. Ad esempio, in una media mobile a 20 giorni, il valore di chiusura più recente viene moltiplicato per venti (peso), quello che lo precede per diciannove e così via fino al valore più vecchio della serie che sarà moltiplicato per uno. La media ponderata deve essere interpretata, a livello di segnale operativo, in maniera differente dalla media mobile semplice perché un avviso di inversione di tendenza è dato da un cambiamento nella direzione della media, piuttosto che da un’intersezione con la linea dei prezzi.

MEDIE MOBILI ESPONENZIALI (MME)

Le medie mobili esponenziali sono uno sviluppo successivo delle medie ponderate, dove l’importanza di dare maggior peso specifico ai dati più recenti è ottenuta prendendo in considerazione tutti gli elementi della serie storica ma con un peso esponenzialmente decrescente. Il peso tenderà a diminuire con l’anzianità dei dati oggetto della serie storica fino a diventare infinitesimale, rientrando però sempre nel calcolo, così da non dover cancellare definitivamente la storia delle quotazioni passate del titolo oggetto d’esame.

SCELTA DELLE MEDIE MOBILI

Precedentemente abbiamo spiegato che le medie mobili fungono da resistenze e supporti generando segnali operativi di ingresso ed uscita dal mercato. In effetti, quando il grafico dei prezzi perfora la media mobile verso il basso viene a generarsi un segnale di vendita, contrariamente, quando il grafico dei prezzi interseca la media mobile dal basso verso l’alto si genera un segnale di acquisto. Se si effettua una scelta temporale breve, dove la linea rappresentativa dei prezzi interseca spesso la linea della media mobile, si ha il vantaggio di un grafico che genera segnali tempestivi ma costellato da tanti falsi segnali. Viceversa, effettuando una scelta temporale di ampiezza più elevata si rischia di non entrare mai sul mercato per la mancanza di intersezioni fra la linea dei prezzi e la media mobile stessa. Il consiglio che sento di dare è che, siccome ogni titolo o azione preso in esame ha una propria media mobile che lo rappresenta, sta a noi individuare la giusta ampiezza temporale. Questo lo si può effettuare per tentativi, aumentando o diminuendo la serie storica e vedendo come reagisce la media mobile da supporto o da resistenza in funzione dei prezzi. Si può tranquillamente dedurre che se la perforazione dei prezzi avviene in una media mobile di ampio orizzonte temporale, il segnale che ne deriva, sarà molto più importante di uno generato dalla perforazione dei prezzi in una media mobile con un orizzonte temporale minore. Cercare sì la giusta adattabilità della media mobile al grafico dei prezzi attraverso ripetute prove ma, una volta individuata, non deve diventare una regola, va ricalcolata periodicamente. I segnali operativi dati dalle medie mobili forniscono performance interessanti nei periodi di trend fortemente definiti, viceversa nei periodi di mercato laterale, considerato il ritardo nelle segnalazioni, spesso i segnali che si generano risultano essere poco performanti, in particolare quando i prezzi continuano ad oscillare sopra e sotto la media stessa. Per ovviare a questo inconveniente alcuni trader utilizzano medie mobili di diversa configurazione temporale sullo stesso grafico. L’incrocio tra due medie mobili è un segnale molto forte di acquisto o di vendita, i giapponesi definiscono “golden cross” il superamento della media lunga da parte di quella breve dal basso verso l’alto, mentre utilizzano il termine “devil cross” quando si ha perforazione dall’alto verso il basso. Un segnale interessante che le medie mobili ci forniscono si ha quando dopo una fase laterale i prezzi subiscono un’accelerazione verso l’alto o verso il basso. Questo avviene proprio quando si ha la convergenza, l’avvicinarsi, della media mobile di breve con quella di medio periodo. Attenzione ai falsi segnali, se i prezzi tagliano verso il basso la media mobile, mentre la stessa è crescente, è possibile che si sia generato un falso segnale, quindi meglio aspettare un segnale di conferma prima di cambiare strategia.
Le cosiddette bande di Bollinger aggiungono alle medie mobili un altro parametro importante per l’analisi di un titolo, cioè la volatilità. Quindi sostanzialmente viene aggiunta alla media mobile il valore della deviazione standard, cioè un indice di dispersione. Una maggiore ampiezza delle bande indica che siamo in presenza di una forte volatilità del titolo, al contrario, siamo in presenza di bassa volatilità quando le bande sono convergenti. Uno dei segnali operativi che ci fornisce le bande di bollinger si ha quando i prezzi escono dalla banda superiore e poi vi rientrano generando così un segnale di vendita. Viceversa, quando i prezzi escono dalla banda inferiore per poi rientrarvi, viene generato un segnale di acquisto. C’è da dire però che spesso sono segnali non sufficientemente attendibili, e quindi sarebbe più opportuno confermarli con l’analisi di due o più indicatori che verranno ampiamente descritti nella sezione dedicata.
Vorrei fare un piccola precisazione conclusiva a riguardo: come detto l’investimento in borsa non va effettuato con superficialità, all’analisi del grafico bisogna dedicarci molto tempo e cercare di generare segnali con la combinazione dei diversi strumenti che abbiamo a disposizione, così da rimanere sempre coerenti nelle nostre valutazioni e non farci deviare da tutti quei fattori psichici che condizionano le nostre scelte.

FIGURE DI CONTINUAZIONE
 Studiando i trend ci siamo resi conto che è possibile analizzare l’andamento dei prezzi attraverso zone ben definite e limitate, ed è proprio in queste zone che è possibile la formazione di figure tecniche che indicano, con un certo grado di previsione, l’andamento futuro dei prezzi. Le figure di continuazione o di consolidamento sono sostanzialmente delle pause, formatesi nel trend prevalente, che indicano una prosecuzione della tendenza in atto. Nella pausa che si viene a formare, queste figure subiscono una diminuzione sia dei volumi scambiati che della volatilità, successivamente si ha un deciso incremento dei volumi che ne completa la figura. Una precisazione la vorrei effettuare sull’ampiezza di queste figure: più sono piccole e veloci più è forza di continuazione del trend, altrimenti, se si viene a formare una figura ampia e lenta siamo in presenza di un’ indecisione del mercato. Se queste figure venissero rotte dalla parte opposta del trend si creerebbe una figura di inversione. Bisogna stare molto attenti perché spesso può avvenire un’uscita dei prezzi “errata”, ad esempio, su un rettangolo veloce e poco ampio, formatosi in un trend ascendente, può accadere di avere una repentina discesa dei prezzi verso il basso, per poi vedere gli stessi rientrarvi e successivamente continuare il trend in atto.

RETTANGOLO

Un’importante valutazione sulla possibilità di interpretazione del rettangolo si ottiene proprio andando ad analizzare i volumi. Infatti all’interno del rettangolo (o area di congestione), se i volumi diminuiscono nella fase di contrazione e aumentano nella fase di rialzo, siamo in presenza di una figura rialzista, se invece i volumi aumentano nella fase di contrazione e diminuiscono in quella di rialzo siamo in presenza di una figura ribassista. Nel caso ci trovassimo in presenza di un rettangolo, è importante sapere che nel momento della sua rottura il gap dei prezzi che ci possiamo aspettare è pari all’incremento o decremento (dipende se rompe al rialzo o al ribasso) dell’ampiezza del rettangolo stesso. Ci sono due linee di pensiero: c’è chi preferisce entrare nel mercato nella fase inferiore della figura ed uscire nella parte superiore, chi invece preferisce, in questa fase di congestione del mercato, non entrare per niente ed aspettare la rottura. Secondo il mio parere in una fase di congestione del mercato conviene non entrare proprio perché siamo in presenza di bassa volatilità e quindi le operazioni che andremmo ad effettuare sarebbero non sufficientemente performanti. Inoltre, sarebbe più profittevole individuare il punto di rottura, questo vale soprattutto per trader che effettuano più operazioni al giorno con grafici intraday, piuttosto che per chi effettua un trading system su grafici annuali dove si hanno tempi di valutazione differenti. Quindi un rettangolo ampio è difficile da individuare come figura di continuazione o di inversione, però d’altro canto, una volta individuato si hanno maggiori possibilità di performance positive.

TRIANGOLI

Questa figura di continuazione è molto più frequente rispetto alla precedente. Vi ricordate di quando abbiamo spiegato i trend? Avevamo detto che per due punti passa una sola retta, in questo caso quindi per la formazione del triangolo sono necessari due punti di massimi decrescenti per formare la linea superiore e due punti di minimo crescenti per formare la linea inferiore. Inoltre, trattandosi di una figura di continuazione, durante la fase di oscillazione siamo in presenza di una diminuzione dei volumi in fase di contrazione e di un aumento degli stessi in fase rialzista, per poi subire un deciso aumento in fase di rottura.
Come possiamo vedere dalla figura il primo gap da considerare dopo la rottura è determinato dalla parallela, attaccata all’origine della figura, della trendline di supporto, mentre il secondo gap dei prezzi è da considerare pari all’altezza della base del triangolo. La rottura dovrebbe avvenire tra i due terzi e i tre quarti della profondità del triangolo. Un triangolo si può formare anche con la linea di supporto o di resistenza orizzontale mentre l’altra linea congiunge minimi crescenti o massimi decrescenti, in questo caso si ha la formazione di un triangolo rettangolo.

CUNEI PENNAT E FLAG

Per queste tre figure, che di seguito verranno illustrate per una maggiore comprensione, valgono gli stessi criteri di valutazione espressi precedentemente parlando dei rettangoli e dei triangoli. Quindi, allo stesso modo, bisogna considerare un rallentamento dei volumi con un deciso aumento degli stessi in fase di rottura. Non dimentichiamo che il trend deve continuare nella stessa direzione per avere una figura di continuazione. Queste tre figure hanno la caratteristica di essere di rapida costruzione. I cunei sono molto simili ai triangoli, infatti l’unica cosa che li differenzia deriva dall’inclinazione dei lati, ovvero in questo caso sono convergenti con uguale inclinazione verso l’alto o verso il basso. Il cuneo si sviluppa con una correzione alla direzione del trend di origine, in effetti per questa sua caratteristica, su di un mercato rialzista si ha la formazione di un cono rivolto verso il basso e su di un mercato ribassista si ha la formazione di un cono rivolto verso l’alto. In questo caso il gap da considerare è pari all’altezza della base del cuneo.
Per i pennat valgono le stesse considerazioni precedenti, si strutturano come triangoli simmetrici di costruzione molto veloce, il gap di uscita in questo caso è da considerarsi pari all’incremento o decremento dei prezzi precedenti la formazione.
Per le bandiere o flag valgono tutte le considerazioni precedenti, differiscono soltanto per il fatto che i lati non sono simmetrici ma paralleli formando così un parallelepipedo.


FIGURE DI INVERSIONE


Supponendo un trend definito in atto e ricordando che noi trader non entriamo mai nel mercato contro un trend se non si verificano determinate condizioni, le figure di inversione se ben localizzate possono aiutarci ad identificare quel timing giusto di cambiamento del trend. La caratteristica di queste figure è che più ci mettono tempo nel formarsi e più generano segnali affidabili di entrata o uscita dal mercato, tutto sommato occorre sempre tenere in considerazione che dobbiamo attendere il totale completamento della figura. Può succedere che la figura venga negata ma anche in questo caso abbiamo una buona possibilità di profitto perché è un chiaro segnale di continuazione del trend in essere. Voglio ricordare che il segnale di entrata o di uscita non lo dobbiamo considerare nel punto esatto di rottura, perché un esatto timing di prezzo lo si trova aggiungendo al prezzo di rottura la tolleranza di oscillazione che il titolo o indice possiede, i cosiddetti filtri (un trader acquisisce questa capacità con l’esperienza). Queste figure di inversione (reversal pattern) si vengono a formare nei massimi o nei minimi di un trend definito al rialzo o al ribasso e quindi rispettivamente nella fase di distribuzione e accumulazione delle contrattazioni. Di seguito verranno illustrate le più frequenti.

TESTA E SPALLE (Head & Shoulder) e TESTA E SPALLE ROVESCIATO (reversal Head & Shoulder)

Ricordiamo che il testa e spalle è una figura di inversione e quindi per essere tale ci deve essere un trend ben definito prima della sua formazione, allora facciamo molta attenzione a considerare i testa e spalle ovunque, come spesso accade. Fatto questo preambolo il testa e spalle si costruisce con un primo massimo che forma la spalla sinistra seguita da una correzione. Successivamente le quotazioni fanno registrare un nuovo massimo, maggiore di quello precedente (la testa) per poi contrarre nuovamente fino ad ottenere un minimo di periodo. Infine si ha ancora un nuovo massimo che forma la spalla destra, di entità minore della testa che culmina ancora con un minimo di periodo.
Analizziamo ora la figura. Tracciamo una linea (denominata linea del collo) che congiunge i due minimi della figura, il completamento del testa e spalle si ottiene con la rottura di questa linea che può essere di supporto nel caso di un testa e spalle formatosi sui massimi di un trend rialzista, oppure sarà una linea di resistenza nel caso di un testa e spalle formatosi sui minimi di un trend ribassista (testa e spalle rovesciato). Ovviamente bisogna tenere in considerazione oltre che dei filtri precedentemente descritti anche della possibilità che i prezzi effettuano un pull back (ritorno dei prezzi) verso il supporto o la resistenza (linea del collo), per poi avviare un rialzo o un ribasso in base al testa e spalle che stiamo analizzando. Considerando i volumi, si ha un incremento nella fase di formazione della prima spalla e della testa, si contraggono sulle correzioni verso la linea del collo, trovano assestamento durante la formazione della spalla destra e poi subiscono un drastico aumento durante la rottura della linea del collo. Il gap di queste figure, e quindi il rialzo ed il ribasso da poter tenere in considerazione dopo il completamento, è pari alla differenza di prezzo della testa con quello della linea del collo e proiettando questa differenza sul punto di rottura. Può succedere che il testa e spalle venga fallito: il grafico invece di un semplice pull back, riperfora la linea del collo e continua dalla parte da dove era venuto superando il livello di prezzo della spalla destra. Questo scenario, apparentemente negativo indica invece che siamo in presenza di un mercato fortemente rialzista (lo stesso per il testa e spalle rovesciato che indicherebbe uno scenario fortemente ribassista), quindi se il testa e spalle fallisse si avrebbe una figura ancora più significativa rispetto ad un testa e spalle riuscito.

DOPPIO O TRIPLO MASSIMO O MINIMO

Questa figura di inversione comunissima, ma meno significativa rispetto al testa e spalle, deve formarsi a seguito di un trend ben definito, rialzista o ribassista che sia. Le due o tre punte che si vengono a formare non devono differire più del 3 – 3,5% perché altrimenti avremmo il sospetto che siamo in presenza di un trend.
I volumi in presenza del doppio massimo o minimo subiscono una contrazione rispetto al primo massimo o minimo formatosi precedentemente, poi in fase di completamento, si ha un deciso aumento degli stessi. Bisogna fare attenzione che, anche in questa figura, può esistere l’eventualità che i prezzi effettuino un pull back verso la trendline di rottura. Il gap successivo dei prezzi è da considerarsi (come per il testa e spalle) pari alla differenza di prezzo di uno dei due massimi o minimi con quello della trendline, di supporto o di resistenza, proiettata sul punto di rottura.

SPIKE E DIAMANTE

Queste due figure per ultimo menzionate non sono, a mio modesto parere, molto efficaci in analisi tecnica, soprattutto perché sono di difficile individuazione e perché riguardano trend secondari quindi di costruzione più veloce. Siccome abbiamo spiegato che segnali più forti sono generati da figure di lenta preparazione mi limito solo ad una rappresentazione grafica.


GLI INDICATORI

Parleremo ora di un argomento molto vasto, ma anche molto importante per l’analisi tecnica. Gli indicatori ci vengono in soccorso per la determinazione del giusto timing di ingresso nel mercato, perché spesso indicano un momento prima (oscillatori di momentum), il prezzo migliore di acquisto o di vendita. Sono soprattutto utilizzati per incrementare maggiormente le informazioni che produciamo attraverso l’analisi tecnica del grafico, infatti ci analizzano la forza del trend in atto, informazione importante per la determinazione di un buon segnale operativo associata alla rottura di un supporto o di una resistenza. È molto raro vedere un trend cambiare di tendenza in maniera netta, di solito ci sono dei segnali di allerta che sono leggibili come perdita di momentum, di forza e quindi come cappello conclusivo di analisi gli indicatori ci possono essere molto utili. Essi sono costruiti su dati dell’andamento dei prezzi e dei volumi scambiati di un titolo finanziario allo scopo di prevedere l’evolversi futuro delle quotazioni dello stesso. I più usati in analisi tecnica sono le medie mobili, l’RSI, lo Stocastico, il MACD ed il Momentum (ROC). Le medie mobili le abbiamo spiegate nella sezione apposita, ora andiamo ad analizzare gli altri indicatori. Alcuni indicatori sono detti “oscillatori” proprio per come sono costruiti, essi oscillano tra due bande 0 e 1 o 0 e 100, la parte bassa che può arrivare fino a 20 o 30 è detta di ipervenduto, mentre la parte alta, che va da 70 in su è detta di ipercomprato. Comunque consiglio di non soffermarsi alla valutazione di un solo indicatore, è molto importante confermarne almeno due o tre prima di entrare nel mercato.

RSI (Relative Strenght Index)

L’RSI è molto usato soprattutto per quei trader che operano sul mercato dei futures. Scoperto da J.W. Wilder nel 1978 questo oscillatore viene utilizzato per individuare le condizioni di ipercomprato e ipervenduto del titolo oggetto d’esame. Essendo un oscillatore esso viene calcolato in base al principio delle piste cicliche e cioè dalla distanza dei prezzi dalla media mobile, distanza quindi calcolata come scostamento percentuale. L’RSI viene calcolato con la seguente formula:
RSI = 100 – [100/(1 + RS)]
dove RS, per un tempo dato dal trader, è pari alla media dei giorni precedenti con chiusura al rialzo diviso la media dei giorni precedenti con chiusura al ribasso. Il tempo dato dal trader è personale e indicativo di ogni singolo titolo, solo operando e quindi con l’esperienza, si trova il periodo d’analisi migliore per questo oscillatore, considerate però che all’aumentare dei giorni diminuisce la reattività dello stesso. Come detto la struttura dell’indicatore può variare tra 0 (tutte le chiusure precedenti sono state al ribasso) e 100 (tutte le chiusure precedenti sono state al rialzo), di norma sul grafico dell’RSI vengono evidenziate due fasce, una posta al 70 per cento, mentre l’altra posta al 30 per cento proprio per indicare le zone di ipercomprato e ipervenduto, ovviamente il valore 50 identifica la fascia di neutralità.
Solitamente la logica suggerisce che un trader dovrebbe vendere quando l’oscillatore è sopra la fascia del 70 per cento, ovvero in iperconprato, o acquistare se l’indice si trova nella fascia del 30 per cento, cioè di ipervenduto. Questa strategia non si è dimostrata molto affidabile se non in determinati periodi di mercato laterale, perché è difficile prevedere la permanenza del titolo in zona ipercomprato o ipervenduto. Di norma l’ oscillatore si muove armoniosamente con i prezzi, però esistono dei casi particolari che non è così, infatti siamo in presenza di una divergenza. Anzi uno dei maggiori segnali attendibili di questo oscillatore si ha proprio in presenza di una divergenza con i prezzi, infatti possiamo avere una divergenza sui massimi che prelude ad una perdita di forza del trend rialzista, o ad una divergenza sui minimi che prelude ad una perdita di forza del trend ribassista.
Un’ultima precisazione: qQQQuando siamo in presenza di un trend ben definito il fatto che l’RSI si trovi in zona ipercomprato o ipervenduto non significa che sono segnali di vendita o di acquisto, anzi nella maggior parte dei casi è sintomo di forza del trend in atto. Quindi sempre attenzione e cercare più combinazioni possibili tra gli indici.

LO STOCASTICO

Come per l’indice precedente, anche per lo stocastico il trader deve definire il tempo di analisi. Questo indice si base sull’ipotesi che in presenza di un mercato rialzista il prezzo di chiusura tende ad essere vicino ai massimi di giornata, mentre nelle fasi di mercato ribassista il prezzo di chiusura tende ad essere vicino ai minimi di giornata. Detto questo, lo stocastico rappresenta la posizione del prezzo di chiusura giornaliera all’interno di un intervallo di prezzo minimo e massimo (range) registrato nel periodo di tempo prescelto dal trader. Quindi se la chiusura avviene sul minimo di periodo otteniamo uno stocastico pari a zero, viceversa se chiude sui massimi il suo valore è cento. Lo stocastico è costituito da due linee, una chiamata %K e l’altra chiamata %D che altro non è che la media mobile della prima. Vediamo le formule:
% K = 100 (( C – Ln ) / ( Hn – Ln ))
dove
C = prezzo di chiusura più recente
Ln è il prezzo più basso nel corso degli “n” giorni oggetto d’analisi
Hn è il prezzo massimo registrato negli “n” giorni oggetto d’analisi
Invece
% D = 100 ( S3 / s3 )
Dove
S3 è la somma dei tre giorni di C – Ln
s3 è la somma dei tre giorni di Hn – Ln
La % D , come abbiamo detto è la media mobile a tre (giorni più utilizzati) DELLA %K.
È un oscillatore e quindi anche esso si muove intorno ad un range tra 0 e 100, con due linee che evidenziano la zona di ipercomprato e ipervenduto. Per questo oscillatore valgono le stesse considerazioni fatte per l’RSI, con l’indicazione degli stessi segnali operativi, comprese le divergenze, però con un vantaggio in più, l’incrocio tra le due curve %K e %D. In effetti un buon segnale operativo si ottiene quando la curva %D è decrescente, in zona ipercomprato e viene rotta dalla %K che contemporaneamente passa in zona neutra.

MACD (Moving Average Convergent Divergent)

Questo oscillatore di momentum si basa sull’ipotesi di mettere a confronto due medie mobili e relazionarle tra di loro, quindi è calcolato facendo il rapporto della differenza tra le due medie mobili prese come oggetto d’analisi. Ovviamente, come abbiamo detto spesso, l’intervallo di tempo d’analisi è preso soggettivamente dal trader in base al mercato a cui si riferisce. Il fatto di rapportare la differenza delle due medie mobili, facciamo in modo che si viene a creare un oscillatore meno “nervoso”, più normalizzato in quanto viene a mancare le fluttuazioni inferiori di periodo della media di breve, quindi, vengono a mancare quelle oscillazioni dovute ai cicli di durata inferiore del periodo. In pratica l’MACD è formato da due curve: la “first line” calcolata come sottrazione, di norma (ma a voi la scelta), tra la media mobile esponenziale a 26 giorni e la media mobile esponenziale a 12, mentre la “second line” viene calcolata come media mobile a 9 giorni della “first line”. In formula avremmo:
MACD = (mme 12 – mme 26) & (mme 12 – mme 26) mme 9
dove
mme 12 è la media mobile esponenziale a 12 giorni dei prezzi di chiusura
mme 26 è la media mobile esponenziale a 26 giorni dei prezzi di chiusura
mme 9 è la media mobile esponenziale a 9 giorni di (mme 12 – mme 26).
Si viene a creare così un grafico con due curve che oscillano intorno ad un valore centrale pari a 0. Come ogni indicatore di momentum se le curve oscillano nella parte superiore del grafico siamo in un periodo di forza del trend in atto, altrimenti, se siamo nella parte inferiore ci troviamo in un periodo di debolezza del trend. Per quanto riguarda i segnali operativi che i trader effettuano su questo indicatore sono sostanzialmente simili allo stocastico. Quindi, oltre alle divergenze (quando la curva dell’indicatore non coincide con l’andamento dei prezzi), un buon segnale operativo deriva dall’incrocio tra la media mobile veloce (a 9) e la media mobile più lenta, quindi acquisteremo quando la “second line” taglia la “first line” dal basso verso l’alto e venderemo, quando la “first line” taglia dall’alto verso il basso la “second line”, comunque in tutti e due i casi il segnale risulta più forte se viene confermato anche il passaggio della linea zero.

Momentum e ROC (rate of Change)

Tutti gli indici appena esaminati sono detti di momentum, però esiste un indicatore chiamato proprio così perché con la sua costruzione si indica la velocità di accelerazione/decelerazione del trend in atto. Il momentum è il rapporto tra il prezzo di oggi e quello degli n periodi passati, determinati come sempre dal trader.
Momentum = (Vu – Vn) : N
Dove
Vu è il valore attuale
Vn valori di n periodi fa
N tempo scelto per l’analisi
Il Momentum, costruito dal rapporto tra spazio percorso e tempo impiegato, misura l’entità del cambiamento di prezzo in un determinato periodo di tempo, quindi, ci indica la velocità della tendenza. Di solito si considera un n = 14 giorni per trading daily, ma si possono utilizzare anche minuti o secondi per l’ operatività intraday. L’indicatore oscilla sopra o sotto una linea mediana, quindi l’attraversamento di tale linea può indicare un’inversione della tendenza, ma come sempre attenzione alle fasi laterali perché si vengono a creare molti falsi segnali dato che l’indice oscilla proprio intorno alla linea mediana. Questo indicatore, dato che è in valore assoluto, può creare delle difficoltà quando lo si deve rapportare con titoli diversi, quindi spesso si considera una variante dello stesso, cioè il ROC, che infatti esprime, a differenza del momentum, lo stesso concetto ma in valori percentuali. Formula:
ROC = [100 (Vu – Vn)] : Vn
Ovviamente tutte le considerazioni fatte per il momentum valgono lo stesso per il ROC. Personalmente individuo il ROC come un indicatore guida dello stato del trend in atto non tanto per identificare segnali operativi, però, alcuni trader ne calcola la media mobile e prende spunto da essa, come per gli altri indici, dall’incrocio delle due curve. A voi la scelta.
In analisi tecnica esistono molti altri indici, ma in questa sede ho preferito (anche per non annoiarvi), riportarvi solo i più comuni e i più utilizzati dai trader, se volete approfondirne altri, nella vostra piattaforma, cercate quelli che più vi si addicono al titolo che state studiando. Il mio pensiero è che otteniamo un beneficio nell’avere molti indici finché non arrivano a confonderci le idee, quindi, vi suggerisco di familiarizzare il più possibile con alcuni di essi e fare molti, moltissimi tentativi per vedere come reagiscono sul mercato che state analizzando.

LE CANDELE GIAPPONESI

L’analisi tecnica offre vari tipi di grafici al trader: quello lineare, a barre, point and figure, ma senza dubbio il più interessante, ed il più utilizzato dagli analisti è il grafico candlestick. In questa sede preferirei soffermarmi solo sul candlestick chart (candele giapponesi) perché, secondo il mio punto di vista, è di immediata interpretazione ma soprattutto ci fornisce molte nozioni, già a prima vista, sull’andamento e forza del mercato. Per capire meglio questo ultimo concetto andiamo a vedere come sono costruiti questi tipi di grafici. Partiamo innanzi tutto, per una maggiore comprensione, da una rappresentazione della candela:
Il rettangolo si chiama body (corpo), esso rappresenta l’escursione tra il prezzo di apertura ed il prezzo di chiusura. Un corpo di colore bianco rappresenta una sessione positiva, dato che la base (bottom) della candela rappresenta l’apertura mentre l’apice (top) della candela rappresenta la chiusura. Ovviamente vale l’inverso, un corpo nero indica che la chiusura è minore dell’apertura. Le linee rappresentate sopra e sotto il corpo della candela sono denominate ombre e rappresentano l’oscillazione dei prezzi durante la sessione, infatti la upper shadow (ombra superiore) è il massimo della sessione mentre la lower shadow (ombra inferiore) è il minimo della sessione. I grafici a candele sono adatti a qualsiasi time frame vogliamo utilizzare, che sia di settimane, giorni, ore o minuti, ed ogni candela rappresenta proprio questo intervallo di tempo. Inoltre la grandezza del corpo è proporzionata ai volumi della sessione, allora prima abbiamo detto che i grafici a candele ci forniscono molte informazioni, in effetti se ci fate caso già a prima vista possiamo dedurre che un corpo lungo ed esteso, rialzista o ribassista che fosse, rappresenta un’opinione molto forte, mentre corpi piccoli identificano indecisione fra compratori e venditori. Nello specifico il body attraverso il suo colore rappresenta la direzione del mercato, mentre la sua lunghezza rappresenta lo stato della volatilità dello stesso. La volatilità viene anche rappresentata dalle ombre, più sono lunghe e più il mercato risulta essere volatile. I pattern (figure rialziste o ribassiste) sono rappresentati da due o più candele, però anche la semplice candela dà dei segnali precisi sull’andamento futuro del mercato, quindi prima di addentrarci sul tema più complesso dei pattern vi vorrei dare un rapido cenno su quelle informazioni che ci fornisce una singola candela.

Spinning Top e high wave candle

È una candela con il corpo piccolo bianco o nero indifferentemente, con o senza ombre superiori o inferiori. Questa candela ci dice che siamo in presenza di un mercato in cui né i tori e né gli orsi riescono a prendere il dominio. In questo stato di indecisione, avremmo la difficoltà dei prezzi di proseguire il trend in atto, quindi, ci può suggerire che siamo di fronte ad un segnale di inversione. Comunque consiglio, che quando compaiono le spinning top in un trend rialzista o ribassista, di accompagnare sempre l’analisi con la lettura dei volumi, che risulta essere molto importante in queste possibili fasi di distribuzione o di accumulazione. Le spinning top sono molto simili alle high wave candle, perché anche quest’ultime hanno dei piccoli body bianchi o neri che fossero, ma a differenza delle prime possiedono lunghe ombre inferiori o superiori.

Queste candele indicano confusione assoluta. Come detto queste candele sono un avvertimento a non seguire il trend, tuttavia se compaiono in un movimento laterale non segnalano un’inversione di trend o un cambiamento di direzione.

Martello (hammer), impiccato (hanging man), stella cadente (shooting star)

Queste ultime tre figure semplici che propongo non sono rare vederle quando studiamo un grafico a candele.
L’hammer e l’hanging man, come potete vedere, hanno la stessa forma, si differenziano solamente a seconda che si formino in un trend al rialzo o al ribasso. Bisogna precisare che queste candele devono avere lunghe ombre almeno pari a due o tre volte l’altezza del body. Lo shooting star, come l’hanging man è una candela di inversione ribassista molto valida, direi che quando si forma, siamo in presenza di un ottimo segnale ribassista, magari accompagnato da un segnale di ipercomprato dato ad esempio dall’indice RSI.

PATTERN

Come abbiamo visto una candela riesce a fornirci molte indicazioni su come il mercato sta reagendo in funzione della legge della domanda e dell’offerta, tuttavia i pattern formati da due o più candele che si formano durante i trend, rappresentano sovente cambiamenti di direzione.

BULLISH PIERCING

Figura rialzista che compare al termine di un trend ribassista o di una correzione del mercato. Possiamo notare una candela con il corpo nero che termina al ribasso, la candela successiva apre in ribasso rispetto la chiusura precedente e chiude entro il corpo nero ma comunque oltre il 50% dello stesso, i tori prendono forza.

DARK CLOUD COVER

Figura di inversione ribassista che compare al termine di un trend rialzista. La penultima candela ha un consistente corpo bianco che termina al rialzo, la candela successiva apre in rialzo rispetto la chiusura precedente e chiude entro il corpo bianco ma comunque oltre il 50% della stessa, gli orsi prendono forza.

BULLISH E BEARISH ENGULFING PATTERN

Il Bullish engulfing pattern compare al termine di un trend ribassista. La penultima candela nera viene totalmente avvolta dalla successiva candela bianca che presenta un’apertura sotto la chiusura precedente. Consiglio di mettere uno stopp loss sotto i minimi di questo pattern. Ovviamente il bearish engulfing, l’iverso, si presenta al termine di un trend al rialzo come mostrato in figura.

BEARISH E BULLISH HARAMI PATTERN

In questo caso abbiamo la formazione di una candela lunga rialzista o ribassista e la formazione di una candela successiva piccola, interamente comprese nella candela precedente.
In questa sede ho cercato di illustrare le principali figure che possiamo maggiormente incontrare mentre facciamo un’analisi, bisogna precisare che esistono altri pattern più o meno simili a quelli precedentemente rappresentati. Però l’importante è che oltre riconoscerli vi ricordiate che è fondamentale cercare di valutare nella vostra analisi:
  1. in che periodo di mercato compaiono,
  2. fare molta attenzione alla lunghezza e spessore del body,
  3. attenzione se compaiono in prossimità di supporti o resistenze,
  4. analizzare in contemporanea i volumi,
  5. aggiungere, a conferma del segnale, l’analisi di uno o più indicatori.

TECNICA DI GANN

William D. Gann è uno dei più grandi trader di tutti i tempi che operava sul mercato americano intorno i primi del 1900. Ereditato dalla famiglia un forte senso religioso la sua filosofia di vita è stata da lui espressa con le suddette parole: “ciò che è stato sarà. Niente di nuovo sotto il sole”. Egli era convinto della ciclicità della vita e questa convinzione la applicò all’analisi tecnica. In linea di principio, il concetto della teoria di Gann, è cercare di individuare i punti di inversione di trend nel passato e partendo da questo, cercare di prevedere i possibili cambiamenti di trend futuri. Fino ad ora ci siamo soffermati ad un’analisi del prezzo in combinazione con i volumi, ora Gann, come detto, mette in relazione il prezzo con il tempo. Da questa relazione riuscì a tracciare delle linee di tensione dove era possibile si verificasse un’ inversione di trend, l’insieme di queste rette individuate vengono definite ventagli di Gann. Siccome abbiamo rette di diversi “livelli”, in un trend rialzista le linee formano dei supporti, in trend ribassista esse formano delle resistenze, il grafico quindi, con la rottura di una di queste rette, ci suggerisce che i prezzi continueranno fino alla successiva e così via. Ovviamente vale la legge del supporto o della resistenza: una volta rotta la resistenza o supporto cambia stato. Non voglio ora annoiarvi sulla filosofia della tecnica di Gann, anche perché è riportata su migliaia di siti internet, ma come è arrivato a costruire queste linee di forza. Secondo Gann un mercato equilibrato è quando abbiamo i prezzi e i tempi che si muovono contemporaneamente alla stessa velocità, ad ogni incremento unitario di prezzo corrisponde un incremento unitario di tempo. Con queste ipotesi in un grafico cartesiano avremmo rappresentata una linea di inclinazione a 45 gradi che rappresenta il livello principale di supporto o di resistenza. Questo comportamento può essere quantificato con la determinazione dell’esatta inclinazione della linea di forza 1×1. Per formare il cosiddetto ventaglio di Gann o fan di Gann, quindi per determinare le altre linee di forza, egli suppose, per quelle sopra la linea 1×1, che si poteva aumentare di due unità il prezzo al trascorrere di una unità di tempo, la successiva di tre unità di prezzo al trascorrere di una unità di tempo e così via, mentre per le linee sotto la 1×1, invece si poteva aumentare il prezzo di una unità al trascorrere di due unità di tempo, la successiva il prezzo di una unità al trascorrere di tre unità di tempo e così via.
Ogni piattaforma che si utilizza ci esegue automaticamente le fan di Gann, tutto sta a noi trader ed alla nostra discrezionalità cercare di posizionarle in maniera corretta. Il mio consiglio è di rappresentare più di un ventaglio e vedere se rappresentano l’andamento del grafico, cioè se fungono bene da supporto o da resistenza e successivamente fare attenzione agli incroci delle fan che sono punti molto significativi, non solo, importanti sono i livelli orizzontali che corrispondono a tale incroci, anche se essi si sono verificati in passato. Una delle tecniche per posizionare i ventagli Gann è inserirli, uno nel punto di minimo del periodo ed uno sul massimo di periodo, comunque sta a voi trader la scelta in funzione al tipo di mercato. Come sempre fate molte, molte prove con tutti gli strumenti che avete a disposizione, cercate le giuste analisi in base all’indice, titolo o future che state analizzando, ma soprattutto combinate questo strumento con altri, ad esempio funziona bene con il tempo di Fibonacci. Ora vorrei riportare le 24 regole di Gann perché, secondo me, sono molto rappresentative su come operare in borsa:
  1. Dividi il tuo capitale in 10 parti uguali e rischiane al massimo solo una per operazione.
  2. Usa sempre lo stop loss.
  3. Non sovraesporti (overtrade), perché violeresti la regola numero 1.
  4. Non permettere mai che un profitto diventi perdita. Per far ciò alza il tuo stop loss (o abbassalo se sei al ribasso) man mano che i prezzi salgono (o scendono). In tale maniera, l’eventuale inversione di tendenza, ti “liquiderà” mentre sei ancora in “profitto”.
  5. Segui sempre la tendenza. Non pensare di anticiparla. Non intervenire ne in acquisto ne in vendita se non sei sicuro della direzione del mercato o del singolo titolo
  6. Se hai dubbi, astieniti da qualsiasi operazione
  7. Intervieni solo sui titoli attivi. Lascia perdere tutto ciò che non da’ segni di vita per molto tempo.
  8. Distribuisci il rischio su quattro-cinque titoli diversi. Evita di mettere tutte le uova in un paniere.
  9. Non limitare i tuoi ordini. Quando hai deciso, compra o vendi “al meglio”.
  10. Non uscire da una posizione se non ne hai motivo. Segui la tendenza e proteggiti con uno stop loss.
  11. Accumula un surplus. Dopo un certo numero di successi metti un po’ di denaro da parte ed utilizzalo nelle emergenze o durante i periodi di panico.
  12. Non comprare mai per “incassare” un dividendo.
  13. Non “razionalizzare” una perdita. Se il mercato è in direzione contraria alla tua, non dirti che è una buona occasione per incrementare i tuoi acquisti (o vendite se sei al ribasso). Devi solo uscire dalla tua posizione.
  14. Non entrare ne uscire mai da una posizione solo perché sei diventato impaziente.
  15. Evita di fare piccoli profitti e grosse perdite.
  16. Non cancellare mai uno stop loss.
  17. Evita di entrare e uscire continuamente dal mercato.
  18. Gioca sia al rialzo che al ribasso.
  19. Non comprare solo perché i prezzi ti sembrano bassi ne tantomeno devi vendere se ti sembrano alti.
  20. Fai attenzione ad incrementare la tua posizione al momento sbagliato. Aspetta fino a quando il titolo è diventato molto attivo ed “ha perforato” la resistenza per comprare di più (ovvero ha “sfondato” il supporto per vendere di più).
  21. Se vuoi incrementare la tua posizione, ricordati di farlo con titoli molto sottili (poco flottante) se sei in acquisto e con titoli molto liquidi (molto flottante) se sei in vendita.
  22. Non cercare di pareggiare. Se hai comprato un titolo che ha cominciato a scendere non venderne un’altro allo scoperto solo per pareggiare. Vendi il titolo che hai comprato.
  23. Non cambiare mai posizione senza un buon motivo. Solo una accertata inversione di tendenza giustifica tale decisione.
Non aumentare le tue “giocate” dopo un lungo periodo di successi. Rischi di perdere in poche operazioni ciò che hai vinto in tanto tempo.


LIVELLI DI FIBONACCI


Oltre il ventaglio di Gann, un altro studioso ci fornisce un’importante contributo per l’analisi grafica attraverso linee di supporto e resistenze ottenute grazie all’invenzione di una particolare sequenza numerica. Leonardo Fibonacci era un matematico pisano nato intorno al 1170, egli riuscì a creare una sequenza numerica dove ogni numero della serie è il risultante della somma dei due numeri precedenti. La serie è la seguente: 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, e così via all’infinito.
La funzione sarà fx = fx-1 + fx-2.
Veniamo ora come sia possibile utilizzare la sequenza numerica di Fibonacci per l’analisi grafica. Se analizziamo attentamente la serie, possiamo notare un’importante proprietà, cioè dopo i primi quattro numeri il rapporto tra un numero della sequenza e quello che lo precede tende a 1,618, mentre il rapporto con il successivo tende a 0,618 e come se non bastasse la moltiplicazione dei due rapporti dà 1. Quindi, attraverso i rapporti:
fx-1/fx e Fx-2/fx
otterremmo due importantissimi livelli di supporto o di resistenza pari al 38% e al 62%.
Ricordate bene che un trend, anche se molto forte, spesso pone in essere dei movimenti di correzione (ritracciamenti) prima di continuare il suo cammino, così attraverso la proprietà appena descritta, i trader determinano le possibili linee di forza relative ai livelli 23,6%; 38,2%; 50% e 61,8%. Non vi preoccupate perché come sempre è la piattaforma utilizzata ad effettuare il calcolo. Esistono tre differenti studi grafici che si possono effettuare attraverso i numeri di Fibonacci, ora andiamo ad individuarli:

Ventaglio di Fibonacci (Fan di Fibonacci)

Le linee di forza vengono tracciate rispettivamente sui rapporti 38%, 50%, 62% del trend, sopra e sotto la linea che congiunge un minimo relativo ed un successivo massimo relativo o viceversa. Quindi come le fan di Gann, i ritracciamenti di Fibonacci vengono generati da due punti del grafico relativamente al massimo ed al minimo di periodo. Anche in questo caso, se facciamo una copia del ventaglio e la posizioniamo nell’ultimo punto di massimo e minimo di periodo possiamo identificare dei punti di ingresso nel mercato in corrispondenza proprio all’incrocio dei due ventagli.

Ritracciamenti di Fibonacci

Per individuarli tracciamo una linea che congiunge i due massimi e minimi di periodo e successivamente vengono create delle linee orizzontali pari al 38%, 50% e 62% del gap tra i due punti selezionati (nella piattaforma utilizzata di solito vengono rappresentate più linee orizzontali pari ad altri rapporti significativi della sequenza numerica di Fibonacci). Anche qui dopo un trend rialzista o ribassista i ritracciamenti di norma possono avvenire proprio in prossimità di queste linee di forza. Attenzione che se vengono testate più di una volta come sempre è sinonimo di maggiore certezza.

Tempo di Fibonacci

In questo caso le linee invece che orizzontali sono verticali, distanziate da intervalli di Fibonacci. Come sempre attenzione ai segnali operativi derivanti in prossimità di suddette linee.