Questo portale della finanza è stato pensato per radunare in un unico sito tutte le notizie, gli indici, le analisi fondamentali e tecniche, le schede analitiche, le raccomandazioni, i giudizi, le valutazioni e le utilità inerenti la finanza di casa nostra e internazionale. Gli indici di Borsa in tempo reale sono immediatamente accessibili, tutte le altre utility vengono di seguito. Si ringraziano le fonti dalle quali abbiamo attinto i links, si tratta dei siti di settore di maggiore prestigio e attendibilità. Buona lettura a tutti.

Le quotazioni sono offerte da Investing.com Italia.

SINTESI DELLA GIORNATA FINANZIARIA DEL 15 APRILE 2014



Piazza Affari ha chiuso in deciso ribasso aumentando le perdite nel finale di seduta con l’indice Ftse Mib che ha perso quota 21.000 punti archiviando la seduta con un -2,33% a 20.817 punti. Resta altissima la tensione in Ucraina con il premier russo Medvedev che ha dichiarato che il Paese si trova sull’orlo della guerra civile. Sul listino milanese le vendite hanno colpito soprattutto le banche, senza però risparmiare anche i big industriali. Di contro sul secondario il rendimento del Btp decennale ha aggiornato il minimo storico al 3,11 per cento, con lo spread che è stazionato in area 160 punti base. In Germania l’indice Zew di aprile si è attestato a 43,2 punti, deludendo le attese che erano pari a 45 punti. L’istituto tedesco ha fatto sapere che “le prudenti aspettative di questo mese possono essere ricondotte alla crisi in Ucraina, che crea ancora incertezza”.

Nel settore bancario da segnalare il tonfo del Montepaschi (-10,40% a 0,224 euro) in scia alle voci di un possibile incremento dell’importo dell’aumento di capitale da 3 a 5 miliardi di euro per la restituzione degli oltre 4 miliardi di Monti Bond. Le vendite hanno colpito anche Popolare dell’Emilia Romagna (-4,70% a 7,795 euro), Intesa SanPaolo (-4% a 2,30 euro), Ubi Banca (-4,84% a 6,475 euro) e Unicredit (-3% a 6,13 euro). All’indomani del valzer delle nomine pubbliche sono finite sotto i riflettori Eni (-0,37% a 18,39 euro) e Enel (-2,39% a 3,916 euro). Claudio Descalzi sarà il nuovo Ad del colosso petrolifero e prenderà il posto di Paolo Scaroni, mentre per l’Enel Francesco Starace prenderà il posto di Fulvio Conti. Le ripercussioni più forti si sono avute su Finmeccanica (-5,22% a 6,35 euro): alla guida del principale gruppo industriale italiano è stato scelto il numero uno delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, che prende il posto di Alessandro Pansa. Tra le storie di giornata da segnalare Campari (-1,12% a 6,155 euro) che ha raggiunto un accordo per acquisire il 100% del capitale di Fratelli Averna.
Finanza.com

FINMECCANICA: COSA CAMBIA CON MORETTI
La svolta più decisa nel valzer delle nomine per i vertici delle aziende pubbliche ha toccato Finmeccanica. Alla guida del principale gruppo industriale italiano è stato scelto il numero uno delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, che prende il posto di Alessandro Pansa. Quest’ultimo ha avuto il merito di far tornare in utile il colosso della Difesa, concentrandosi sul core business (difesa e aerospazio) e avviando un profondo processo di ristrutturazione con la dimissione delle attività di energia e trasporti. Proprio il polo trasporti, che comprende Ansaldo STS e Ansaldo Breda, è da settimane al centro di continue indiscrezioni.

Secondo la stampa nazionale, l’arrivo di Mauro Moretti potrebbe portare ad un ripensamento della strategia di cedere il polo trasporti, nonostante Ansalso STS abbia ribadito più volte che un’alleanza sia necessaria per restare competitiva nel lungo periodo. Questo sentiment che ha accompagnato la nomina di Moretti si riflette a Piazza Affari dove il titolo Finmeccanica mostra una flessione del 4% a 6,43 euro. In rosso anche la controllata Ansaldo STS che lascia sul parterre oltre 3 punti percentuali a 7,84 euro.

"Restiamo dell’idea che il focus sul core business resti una priorità, ma inevitabilmente i tempi per una decisione si allungheranno”, spiegano gli analisti di Equita che vedono questo scenario negativo per STS, sulla quale verrebbe meno l’appeal speculativo, e per Finmeccanica, che dovrebbe sostenere da sola i costi del rilancio di Breda.

Senza contare che il processo di dismissione è già avviato, come confermato la scorsa settimana da Alessandro Pansa. Secondo le ultime indiscrezioni anche la francese Thales sarebbe pronta ad acquistare entrambe le controllate di Finmeccanica. In lizza come potenziali acquirenti, oltre al gruppo transalpino, ci sono anche le cinesi China Cnr e Insigma.
Finanza.com

MPS CROLLA A PIAZZA AFFARI SU IPOTESI AUMENTO DI 5 MILIARDI
Monte dei Paschi si sgretola a Piazza Affari sull'ipotesi di un aumento di capitale da 5 miliardi di euro che trova parziali conferme nella stessa Rocca Salimbeni. Il titolo sul Ftse Mib è al momento sospeso per eccesso di ribasso con un calo teorico del 9,6% a 0,23 euro. Mps, facendo seguito a quanto apparso sugli organi di informazione, comunica che "a seguito della pubblicazione del manuale dell'asset quality review e quindi della indicazione delle attività, dei criteri e delle metodologie che saranno seguite (e che sono in corso di attuazione, analisi ed elaborazione da parte della Banca) nonché dei colloqui intercorsi con l'Autorità di Vigilanza, la banca sta valutandone le implicazioni in relazione all'ammontare necessario per poter realizzare entro l'esercizio il rimborso dei NSF previsto dai commitments presi nei confronti della commissione europea".
Così Monte dei Paschi in una nota pubblicata a seguito delle indiscrezioni pubblicate dall'Ansa e sulla stampa nazionale secondo cui Rocca Salimbeni starebbe pensando di aumentare l'importo dell'aumento di capitale da 3 a 5 miliardi di euro. I 3 miliardi infatti non sarebbero sufficienti a ripagare i 4,07 miliardi di Monti bond più gli interessi già maturati tra il 2013 e il 2014 pari a circa mezzo miliardo di euro. Se così fosse, a detta delle voci, la stessa ricapitalizzazione slitterebbe in avanti.
Ad oggi è previsto che l'aumento parta dopo il 12 maggio, come stabilito dall'ultima assemblea. In caso di incremento dell'importo, gli occhi si sposterebbero sui fondi neo azionisti del Monte dei Paschi, BlackRock (al 5,7%) e i due soci sudamericani (Fintech Advisory con il 4,5% e Btg Pactual con il 2%) che hanno stretto un patto di sindacato con la Fondazione Mps, e lo stesso ente di Palazzo Sansedoni, scesa al 2,5% dell'istituto senese.
Finanza.com

CAMPARI ACQUISISCE AVERNA
Campari è pronta ad assaporare il "gusto pieno della vita”. La società milanese ha infatti annunciato di avere acquistato il 100% di Fratelli Averna, la società siciliana proprietaria dell'omonimo amaro, il secondo più venduto in Italia, e uno dei liquori italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo.

Il controvalore totale dell’operazione (enterprise value), per il 100% del capitale sociale di Fratelli Averna, è pari a 103,75 milioni di euro, corrispondente a un multiplo di 9,2 volte l’Enterprise Value/Ebitda pro-forma nell’anno fiscale terminante il 31 dicembre 2013. Si tratta di un valore il 25% al di sotto del multiplo corrente cui scambia sul mercato Campari, prezzata 12,4 volte l'Ev/Ebitda.

Il controvalore totale dell’operazione è composto di un prezzo (equity value) di 98 milioni di euro e un debito finanziario netto pari a 5,75 milioni al 31 dicembre 2013. Il closing dell’operazione è previsto per il 3 giugno 2014 e il corrispettivo sarà pagato in contanti. A Piazza Affari il titolo Campari guadagna quasi lo 0,5% a 6,255 euro ad azione.

Oltre al celebre amaro il Gruppo Averna è proprietaria di un portafoglio di prodotti premium, tra cui Braulio, un amaro a base di erbe particolarmente diffuso nell’Italia del nord, Limoncetta, liquore dolce naturale ottenuto dalla scorza di limone, e Grappa Frattina, attraverso la quale il Gruppo Campari fa il suo ingresso nella categoria della grappa.

Nell’anno fiscale 2013 Gruppo Averna ha realizzato vendite nette totali pari a 61,8 milioni, in crescita del 3,1% rispetto all’anno precedente. Il 40% circa delle vendite è rappresentato da Averna e il 11% da Braulio e Limoncetta. La quota restante è rappresentata da un portafoglio marche spirit, la più importante delle quali è Grappa Frattina.

In termini di distribuzione geografica, l’Italia rappresenta circa il 65% del fatturato totale del business acquisito, mentre il 35% delle vendite internazionali è realizzato prevalentemente in Germania e Austria, con un peso dei due Paesi sulla componente internazionale del 60%.

"Con l’acquisizione di Gruppo Averna, continuiamo a migliorare il nostro portafoglio di prodotti premium e ci confermiamo Gruppo di riferimento per quanto riguarda l’offerta di liquori e amari italiani nel mondo - dichiara Bob Kunze-Concewitz, numero uno del gruppo Campari - Acquisiamo un portafoglio di marche contraddistinte da elevata qualità, profittabilità e forte generazione di cassa". E aggiunge: "Questa acquisizione  rappresenta per noi un’opportunità di fare leva sulla nostra struttura distributiva diretta nei mercati chiave dei brand acquisiti al fine di accelerarne la crescita in modo profittevole, in linea con la nostra strategia di crescita per acquisizioni".

Il mercato al momento sembra aver apprezzato l’operazione. Secondo gli esperti di Banca Akros l’acquisto è sensato perché il gruppo rafforza la leadership nella categoria "bitter" e aumenta la massa critica in Germania. Anche per Banca IMI il deal completa il portafoglio prodotti del gruppo di Sesto San Giovanni.

Nel breve termine non dovrebbero essere significativi i ritorni economici dell’acquisizione del gruppo siciliano. Pur potendo sfruttare la rete distributiva di Campari in America del Nord, l’incremento degli utili per azione della società capitanata da Bob Kunze-Concewitz dovrebbe attestarsi al 2% secondo gli analisti di Equita. Più ottimisti quelli di Banca IMI, con stime di crescita dell’Eps del 3-4%.

A livello borsistico, l’annuncio odierno potrebbe dare nuova vitalità al titolo. Azione che infatti dall’ottobre 2012 scambia in sostanziale lateralità. Nelle ultime settimane a pesare negativamente sui corsi di Campari era stato un warning sui margini lanciato a marzo. Pressione che anche grazie all’acquisizione di Amaro Averna potrebbe attenuarsi.
Finanza.com

PARTECIPATE: ECCO LE NOMINE
Cambio ai vertici delle principali aziende pubbliche. Il governo Renzi ha annunciato il ricambio alla guida di Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e Poste Italiane. Dopo tre mandati finisce l’era di Paolo Scaroni alla guida del colosso petrolifero e di Fulvio Conti al vertice del campione nazionale dell’energia elettrica. Via dalle Poste l’Ad Massimo Sarmi dopo ben quattro mandati. La novità più rivelante è l’entrata in scena delle donne per la prima volta alla guida dei principali gruppi partecipati dallo Stato. Novità è anche il nuovo compenso annuo per i presidenti di queste società, fissato con un tetto di 238 mila euro.

Eni. Tutto come da attese in casa Eni dove Claudio Descalzi sarà il nuovo amministratore delegato al posto di Paolo Scaroni. Una scelta che rispecchia la continuità aziendale visto che Descalzi è entrato in Eni nel lontano 1981 e attualmente guidava la divisione "Esplorazione e Produzione”, il core business di San Donato Milanese. Alla presidenza del colosso petrolifero arriva Emma Marcegaglia, ex presidente di Confindustria.

Enel. Anche nel colosso elettrico il governo Renzi ha voluto privilegiare la continuità aziendale promuovendo Francesco Starace, che era alla guida della controllata Enel Green Power, per sostituire Fulvio Conti. Alla presidenza di Enel sale invece Patrizia Grieco, fino a ieri presidente esecutivo di Olivetti.

Finmeccanica. Svolta più radicale in casa del principale gruppo industriale italiano che dà lavoro a circa 70 mila dipendenti. Per la carica di amministratore delegato è stato scelto il numero uno delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, mentre alla presidenza è stato confermato Gianni De Gennaro. Moretti sostituirà Alessandro Pansa che ha avviato un profondo piano di ristrutturazione del colosso pubblico, che prevede di uscire dal business dell’energia e dei trasporti.

Poste e Terna. Il nuovo amministratore delegato di Poste Italiane sarà Francesco Caio, nominato lo scorso giugno dal governo Letta commissario per l’attuazione dell’Agenda Digitale. Alla presidenza sale Luisa Todini. Per Terna, infine, come presidente è stata nominata Catia Bastioli.
Finanza.com

LE NOVITA’ DEL 730 2014 – PRIMA PARTE
Moltissime sono le novità di quest’anno relative al modello 730. Richiamiamo brevemente le principali.
1. 730 IN ASSENZA DI SOSTITUTO D’IMPOSTA
Viene ampliata l’assistenza fiscale. Da quest’anno la presentazione 730/2014, relativo al periodo d’imposta 2013, sarà possibile anche in assenza di un sostituto d’imposta tenuto a effettuare il conguaglio per coloro che nel 2013 hanno percepito redditi di lavoro dipendente, redditi di pensione e/o alcuni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, e nel 2014 non hanno un sostituto d’imposta che possa effettuare il conguaglio. Il modello 730 va presentato a un Caf o a un professionista abilitato e nel riquadro “Dati del sostituto d’imposta che effettuerà il conguaglio” va barrata la casella “Mod. 730 dipendenti senza sostituto”.
2. IL CONTROLLO SUI CREDITI SUPERIORI A 4.000 EURO
I commi da 586 a 589 dell’articolo 1 della Legge di Stabilità 2014 introducono una particolare procedura di controllo dei modelli 730 con esito contabile a credito, al fine di contrastare l’erogazione di indebiti rimborsi Irpef da parte:
• dei sostituti d’imposta, nell’ambito dell’attività di assistenza fiscale (D.Lgs. 241/97);
• ovvero dell’Agenzia delle Entrate, in relazione ai modelli 730 presentati in assenza di sostituto d’imposta sulla base di quanto previsto dall’articolo 51-bis del D.L. 21 giugno 2013, n. 69.
Queste disposizioni prevedono che l’Agenzia delle Entrate sarà tenuta a eseguire controlli preventivi, anche documentali, sulla spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia in caso di rimborso di crediti complessivamente superiori a 4mila euro, anche determinati da eccedenze d’imposta derivanti da precedenti dichiarazioni.
I controlli dovranno essere compiuti entro sei mesi dalla scadenza dei termini previsti per la trasmissione telematica dei modelli 730, ovvero dalla data della trasmissione, ove questa sia successiva alla scadenza di questi termini.
3. MAGGIORI DETRAZIONI PER FIGLI A CARICO
Viene elevato l’importo delle detrazioni d’imposta previste per i figli a carico(calcolate da chi presta l’assistenza fiscale in relazione al reddito del contribuente):
-per ciascun figlio di età pari o superiore a tre anni, passa da 800 a 950 euro;
-per i figli di età inferiore a tre anni le detrazioni salgono da 900 a 1.220 euro;
-per figli con disabilità la detrazione aggiuntiva cresce da 220 a 400 euro.
Finanzainchiaro

RITORNA IL BTP ITALIA: DOMANDA SOSTENUTA
Parte oggi l'offerta del nuovo Btp Italia. Si tratta della sesta emissione dal 2012, anno in cui il Tesoro l'ha lanciato per la prima volta. Oggi, però, ci sono due grosse novità: la durata, di 6 anni rispetto ai 4 anni delle precedenti emissioni, e il collocamento che si divide in due. Da oggi e fino a mercoledì compreso è riservato, infatti, al retail, mentre giovedì 17 aprile sarà rivolto agli investitori istituzionali.
Si tratta di un prodotto interessante per i risparmiatori perchè tutela dall'inflazione e garantisce una rendita minima”, commenta Vincenzo Longo, strategist di Ig, che poi aggiunge che “al momento, sul comparto obbligazionario, non ci sono tante altre opportunità”.
Lo strategist di Ig spiega che stamattina (nel primo giorno di collocamento) sono arrivate domande per oltre 3 miliardi, un dato che non si può confrontare con gli oltre 20 miliardi di domande registrate la volta scorsa (novembre 2013), quando non c'era ancora la separazione tra privati e istituzionali.
Per evitare maxi-emissioni come in passato, questa volta il Tesoro potrà chiudere l’emissione in qualunque momento, con un preavviso di 30 minuti. 
Previdiamo che possa chiuderla prima, in caso di domanda retail superiore a 15 miliardi”, dichiara Longo, che sul fronte istituzionale si attende poco meno di 10 miliardi di euro di domande.
Quanto al rendimento, questo Btp ha una cedola minima garantita dell’1,65%. “Un rendimento basso, al quale va aggiunto poi però il tasso di inflazione”, precisa l'esperto. Si tratta infatti di un titolo indicizzato all’inflazione italiana (indice dei prezzi al consumo senza tabacchi), con cedole semestrali a cui si aggiunge il pagamento del recupero dell’inflazione maturata nel semestre. Un titolo che, al pari di tutti i titoli di Stato, gode di un regime fiscale del 12,5% (a differenza del 20% per gli altri titoli che salirà al 26% da luglio) ed che è possibile acquistarlo tramite la banca o la Posta.
Fino a dopodomani saranno i risparmiatori i protagonisti, ma giovedì 17 toccherà agli istituzionali. E in genere c'è un forte interesse per i governativi italiani. “Vediamo ancora un buon interesse per i titoli di Stato italiani, anche in un periodo in cui i mercati sembrano essere maggiormente orientati a ridurre i rischi piuttosto che ad assumerli”, spiega William de Vries, Head of Core Fixed Income, Kempen Capital Management, che poi aggiunge che questo è il risultato del crescente interesse straniero in titoli di stato dei Paesi periferici europei, sulla scorta delle migliori prospettive economiche per l'Europa nel 2014. “Dall’inizio dell’anno, l'Italia ha emesso oltre 75 miliardi di euro in titoli di Stato, che si stima essere il 31 % delle emissioni lorde previste per il 2014. Queste emissioni sono state fatte a tassi di interesse sui minimi storici, un chiaro segnale positivo per il futuro in Italia”, conclude de Vries.
Professionefinanza

DOPO LE NOMINE COSA SUCCEDERA’ A ENI ENEL E FINMECCANICA?
Prime reazioni in Borsa, all'indomani del rinnovo dei vertici delle principali aziende pubbliche che vedono 3 donne al top. Da Eni, all'Enel, passando per Finmeccanica mercato e operatori stanno analizzando il cambio di poltrone e i risvolti sul futuro di queste società che potrebbero derivare dai nuovi vertici. Per restare sulle società quotate, ieri sera Matteo Renzi ha svelato i nomi dei nuovi manager che dovranno guidare le principali società pubbliche italiane nei prossimi anni, inserendo un cospicuo numero di donne nel ruolo di presidente. Partendo da Eni, dopo tre mandati triennali Paolo Scaroni lascia il timone di ad a Claudio Descalzi, attuale responsabile della divisione Exploration & Production del Cane a sei zampe. Alla presidenza, al posto di Giuseppe Recchi, arriva invece Emma Marcegaglia. In Enel, invece, Fulvio Conti, per nove anni capo azienda, viene sostituito dal 58enne Francesco Starace, attuale numero uno di Enel Green Power, mentre alla presidenza arriva Patrizia Grieco. Altra donna alla presidenza di Terna: nell'azienda elettrica il nuovo presindente sarà infatti Catia Bastioli. Cambio ai vertici anche di Finmeccanica, dove Mauro Moretti sarà il nuovo Ad, mentre è stato confermato Gianni De Gennaro alla presidenza. Fuori dalle società quotate, infine, si deve parlare di Poste Italiane, dove arriva come presidente Luisa Todini, mentre il nuovo amministratore delegato sarà Francesco Caio.
Così analisti e banche d'affari s'interrogano sull'arrivo dei nuovi manager per capire se i nuovi vertici potrebbero modificare le strategie delle società messe a punto dai precedenti manager. Una sorta di continuità viene individuata per Eni ed Enel, piace anche il pool delle 3 donne alla presidenza. Mancano però ora delle caselle importanti da riempire, iniziando da Terna, dove Cdp deciderà sul filo della continuità, per poi proseguire con Enel Green Power e Ferrovie dello Stato, dove si dovrà nominare il successore di Moretti, che potrebbe essere Mario Elia.
Riteniamo positive le scelte del Governo sul nuovo management Eni, con Claudio Descalzi, braccio destro di Scaroni e responsabile della divisione E&P, nel ruolo di Ceo ed Emma Marcegaglia, presidente confindustria, nel ruolo di Presidente”, commenta a caldo Equita Sim, perchè “Descalzi assicura continuità nel core business Eni (E&P) e quindi anche sulla solidità patrimoniale (con i farmout già annunciati)”. La sim però poi aggiunge che si devono invece “verificare le intenzioni del nuovo Ad sul tema Saipem”.
Ma è su Finmeccanica che si concentrano i maggiori dubbi. Non sulle capacità manageriali di Moretti, quanto sul futuro del gruppo, con il nuovo ceo che potrebbe ripensare la strategia sui trasporti. In conseguenza dell`expertise nel settore trasporti, si ipotizza che il nuovo ceo possa ripensare la strategia di cedere i trasporti (STS+Breda), sebbene STS abbia più volte ribadito che un`alleanza/aggregazione sia una necessità per restare competitiva nel medio/lungo termine. “Noi restiamo dell`idea che il focus sul core business resti una priorità, ma inevitabilmente i tempi per una decisione si allungheranno”, speiga Equita, che poi aggiunge che “se questo fosse lo scenario sarebbe negativo per Srs, venendo meno l`appeal speculativo, ma anche per Finmeccanica, che dovrebbe sostenere da sola i costi del rilancio di Breda”.  
Professionefinanza

PIAZZA AFFARI. I TITOLI NEL MIRINO
A Piazza Affari l'attenzione è concentrata su Mps, Bper, Eni, Finmeccanica e Ansaldo. Ecco, secondo la rassegna di Reuters, i principali possibili movimenti attesi.
Mps. Titolo sugli scudi, dopo che diversi quotidiani hanno scritto che la banca starebbe valutando la necessità di portare l'aumento di capitale da 3 a 5 miliardi.
Bpm. Titolo ancora sotto i riflettori di Piazza Affari. La Consob ha disposto il divieto di vendite allo scoperto sul titolo Pop Milano anche per la seduta di oggi. Intanto, secondo il Messaggero domani l'AD Giuseppe Castagna si recherà a Bankitalia per discutere del futuro della banca.
Eni – Enel – Finmeccanica. Titoli sotto i riflettori. Ieri sera Matteo Renzi ha rinnovato quasi tutti i vertici delle principali aziende pubbliche: Patrizia Grieco presidente e Francesco Starace ad all'Enel, Emma Marcegaglia e Claudio Descalzi all'Eni, Gianni De Gennaro e Mauro Moretti a Finmeccanica.
Finmeccanica – Ansaldo. Titoli sotto i riflettori. MF scrive che il Fondo strategico italiano apre il doppio dossier, Ansaldo Sts e Breda, e che nelle scorse settimane ci sarebbero stati incontri e scambi d'informazioni con Finmeccanica.
Eni. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che la società petrolifera polacca Pkn Orlen è in trattative per rilevare la quota di Eni nell'impianto di raffinazione nella Repubblica Ceca. Lo ha dichiarato il ministro dell'Industria ceco Jan Mladek a Reuters.
Unicredit. L'assemblea degli azionisti di UniCredit Credit Management Bank (Uccmb), società specializzata nella gestione dei crediti problematici del gruppo, ha confermato alla presidenza Candido Fois e nella carica di AD Dino Crivellari.
Telecom Italia. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che il Cda di Tim Participações ha dato il via libera allo studio delle offerte per le sue torri per la telefonia mobile. Inoltre, la controllata di Telecom punta inoltre a espandersi nel 4G. Al Financial Times l'AD Marco Patuano spiega che il nuvo board permetterà alla società di prendere decisioni imparziali su una serie di questioni chiave. "Dopo l'assemblea dovremo affrontare la questione della governance, del debito e della necessità di accelerare gli investimenti sulla fibra", spiega l'AD, aggiungendo che ora la società è "più aperta ad alternative strategiche".
Cnh. Richard Tobin, che resta AD del gruppo, è stato nominato Brand President – Case Construction Equipment e New Holland Construction Equipment.
Generali. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia riportata dal Sole 24 ore, che scrive che il Fsi nelle ultime settimane ha dimezzato la propria quota del 4,5% nella compagnia assicurativa, mentre Blackrock ha aumentato la partecipazione a circa il 2% e Vanguard è salito all'1%.
Cir. Titolo in luce in Borsa. Secondo il Messaggero le banche creditrici hanno scritto alla società, sostenendo che "non possono continuare a supportare le esigenze finanziarie del gruppo senza aver prima ricevuto conferma chiara e inequivocabile da parte di Sorgenia sull'ipotesi di operazione".
Bper. Titolo nel mirino di Piazza Affari. MF scrive che sabato a margine dell'assemblea l'ad Luigi Odorici ha ventilato la possibilità di lasciare il vertice della banca. Per il quotidiano il favorito alla successione è il vice-dg Alessandro Vandelli. Sull'aumento, Odorici sabato ha detto: "dico solo che il mercato se lo aspetta e noi stiamo valutando se farlo".
Parmalat. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che il cda ritiene che le proposte di modifiche allo statuto sociale avanzate dall'azionista di maggioranza Sofil siano "in linea con le normative vigenti e compatibili con il concordato di Parmalat" e mette in evidenza come sia mutato il quadro di riferimento, con la trasformazione da public company a società controllata da un unico socio forte.
A2A. Titolo in luce a Piazza Affari. C'è un boom di candidature per gli otto posti da assegnare in quota Milano e Brescia nel nuovo Cda dopo l'addio al sistema duale. Al comune di Milano sono giunte 53 proposte per il consiglio e 49 per il collegio sindacale. A Brescia 85 per il cda e 96 per il collegio sindacale, secondo quanto riferisce una fonte politica vicina ai due sindaci Giuliano Pisapia ed Emilio Delbono.
Terna. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che l'Antitrust ha dato il via libera all'acquisizione di Tamini Trasformatori, società milanese specializzata nella produzione di trasformatori elettrici.
Atlantia. Il titolo potrebbe reagire alla notizia del Sole 24 Ore, che citando il documento di bilancio 2013, scrive che il governo francese ha contestato a Ecomouv, consorzio guidato da Autostrade per l'Italia, l'esistenza dei termini per la rescissione del contratto da oltre 200 milioni di euro l'anno per 13 anni della durata della concessione. La Stampa scrive poi che il fondo sovrano di Abu Dhabi ha nel mirino l'aeroporto di Fiumicino (Adr).
Rcs. Titolo sotto i riflettori. In una puntata di Report trasmessa ieri sera e dedicata a Rcs, il direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli dice che resterà al suo posto "finché lo decideranno gli azionisti". Tra i punti trattati, i rischi di conflitto di interesse di azionisti come Intesa e Fiat in alcune operazioni, come la cessione della sede milanese del Corriere o l'operazione Publikompass.
Saes Getters. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla precisazione della società che smentisce le notizie apparse sui media relative a una "presunta" conversione obbligatoria delle proprie azioni risparmio in ordinarie.
Creval. Al termine del periodo di esercizio straordinario dei Warrant Azioni Ordinarie Creval 2014, risultano esercitati 9.836.178 warrant, pari al 72,63% dei warrant in circolazione. Le azioni di compendio, rinvenienti da tale esercizio, sono pari al numero dei warrant esercitati, per un controvalore complessivo di 10,525 milioni di euro.
Piaggio. Ha fissato al 4,625% la cedola minima del nuovo bond a 7 anni che verrà emesso nell'ambito di un'offerta di scambio con un titolo in scadenza nel 2016. Lo comunica una nota del gruppo della Vespa, in cui si precisa che i nuovi titoli saranno prezzati alla pari, e con una cedola non inferiore al minimo indicato.
Sole 24 Ore. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che ha ceduto la partecipazione totalitaria in 24 ORE Software Spa, che controlla a sua volta l'80% del capitale di Diamante Spa, realizzando una plusvalenza di circa 24 milioni di euro.
Mondo Tv. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che la società ha sottoscritto un accordo con il gruppo Usa Animagic Media per la produzione e la distribuzione di una nuova serie animata in 3D basata sulla property di successo "Bug Rangers".  
Professionefinanza

TASSAZIONE RENDITE FINANZIARIE: LA PROPOSTA DELLE BANCHE
Il Documento di economia e finanza (Def), presentato dal governo Renzi nei giorni scorsi, prevede l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20% al 24-26%. Tra queste, rientrano anche le plusvalenze che le banche azioniste di Bankitalia riporteranno con la rivalutazione delle quote di Palazzo Koch dai precedenti 156 mila euro (valore fermo al 1937) ai 7,5 miliardi decisi dal Tesoro.
Se il governo Letta aveva assicurato alle banche un trattamento di favore al 12%, ora il governo Renzi ha cambiato rotta, avendo la necessità di reperire un miliardo di euro a copertura del bonus per le detrazioni Irpef.
La proposta delle banche
Ma l’Abi si è fatta sentire e ieri con il direttore generale Giovanni Sabatini ha risposto duramente ai provvedimenti dell’esecutivo, paventando la possibilità che la sottrazione di un miliardo agli istituti comporti una pari riduzione della liquidità a loro disposizione per effettuare prestiti alle famiglie e alle imprese. In più, continua, il Def comporta un cambiamento della legislazione fiscale, cosa che potrebbe frenare gli investimenti esteri, a causa della normativa in Italia sempre incerta e oggetto di modifiche.
Sabatini ritiene che il governo avrebbe dovuto intervenire sull’Irap, aumentando la detrazione ammissibile per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato, in modo da favorire la ripresa dell’occupazione. Ma l’avere puntato sulle banche, spiega, accentuerebbe il “credit crunch” in corso da tempo nel nostro paese e il cui fenomeno è visibile anche oltre i nostri confini nazionali, toccando in parte pure paesi come Francia e Germania. 
Sabatini ha anche replicato al governo con una contro-proposta sulla tassazione delle rendite finanziarie: basta con la cedolare secca e uguale per tutti; si guardi alle esperienze all’estero, dove prevale il modello delle aliquote progressive. In sostanza, l’Abi propone di tassare le rendite sulla base del reddito effettivo del risparmiatore-investitore, in modo da gravare in maniera diversa, sulla base delle aliquote Irpef corrispondenti.
Ma il governo ha replicato alle accuse di Sabatini con il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Del Rio, il quale si dice stupefatto della minaccia delle banche di non fare prestiti a famiglie e imprese per il miliardo loro sottratto con la maggiore tassazione delle plusvalenze, quando esse hanno ricevuto oltre mille miliardi dalla BCE, senza che l’ec0nomia reale italiana ne abbia visto un solo centesimo. E’ una minaccia che non accettiamo, conclude Del Rio. 
di Giuseppe Timpone
investire oggi


RIBASSO IN PIAZZA AFFARI. VIOLATA QUOTA 21.000

MILANO (WSI) - Seduta debole per le piazze finanziarie europee. Tra le peggiori Piazza Affari. Il listino Ftse MIB viaggia in calo dell'1,23% appena sopra 21.000 punti soglia violata in mattinata. La tendenza a medio rimane positiva, tuttavia. Se si analizza invece il grafico a breve, gli analisti pongono l'accento sul supporto violato a 21.103,2. Tecnicamente, si attende nel breve periodo, un'evoluzione in senso negativo della curva verso il bottom visto a 20.891,9.

Dopo le nomine dei nuovi vertici Eni è in lieve calo (-0,27%), mentre Enel cede l'1,4%. Finmeccanica cede oltre l'1,8%. Un broker dà rilievo a ipotesi avanzate dalla stampa, secondo le quali il nuovo Ceo Mauro Moretti potrebbe ripensare la strategia di cedere i trasporti. Ansaldo Sts cede oltre il 3,5%.

Giù Mps che dopo una sospensione per eccesso di ribasso viene riammessa agli scambi con un calo del 7,13% a 0,233 euro. La banca ha confermato che è in fase di valutazione l'importo sull'aumento di capitale in vista del rimborso integrale dei Monti bond.

Giornata negativa anche per l'euro, su cui pesano i toni accomodanti di Draghi. La divisa ora dovrà tenere il primo supporto a $1,3801 se non vorrà subire ulteriori ribassi.

Sul versante macro diffusi i dati sul Pil, che nel primo trimestre del 2014 pare ha registrato un rialzo dello 0,2%, secondo i calcoli dell'Istat. L'indice Zew è sceso a 43,2 ad aprile.

Scivolano per un terzo giorno di fila le Borse dei mercati emergenti. In calo anche le materie prime, dopo che l'offerta monetaria ha registrato la crescita più bassa degli ultimi 13 anni, minando l'ottimismo generato dai dati Usa.

I mercati azionari cinesi sono in forte calo. L'indice giapponese Topix è invece in rialzo per la prima volta negli ultimi otto giorni. In ribasso il dollaro australiano. Sull'euro influiscono i commenti accomodanti di Draghi ieri.

L'indice MSCI dei mercati in via di Sviluppo cede lo 0,3% al momento. Fa peggio l'Hang Seng di Hong Kong (-1,1%). Il Topix avanza dello 0,5%. Il contratto sull'indice Standard & Poor’s 500, invece, è poco variato.

A Milano, dal punto di vista tecnico Piazza Affari continua a giocare con il supporto. Come osservano i graficisti, l'indice Ftse Mib ha toccato nella prima seduta dell'ottava il supporto offerto a 21100 punti circa dalla base del canale crescente disegnato dai minimi di febbraio (il lato alto e' stato toccato ad inizio aprile), gia' messo alla prova venerdi', ma dopo averlo marginalmente violato durante la seduta, spingendosi fino a 20932 punti, e' risalito in chiusura a 21314 punti.

A livello di singoli titoli, bisognerà l'azionario non sta reagendo troppo bene alle nomine dei vertici delle grande aziende partecipate come Eni, Enel e Finmeccanica. MPS paga le indiscrezioni su un aumento di capitale da 5 e non pìu 3 miliardi.

Sul valutario, l'euro scende in area 1,3819 nei confronti del biglietto verde. Il dollaro australiano ritraccia dello 0,3% dopo che la banca centrale ha previsto che manterà invariati i tassi. Lo yuan cede quota dopo i dati deludenti sulla massa monetaria in Cina.

In ambito di commodities, male il rame. I futures sul petrolio scendono dai massimi di sei settimane, schiacciando l'indice S&P GSCI del settore. Il palladio si prende una pausa dopo la corsa di ieri sui massimi di due anni e mezzo. La Russia, il produttore maggiore del metallo, rischia di subire ulteriori sanzioni in seguito alla situazione critica in Ucraina.
Wallstreetitalia


MPS. CI VORRANNO 5 MILIARDI DI AUMENTO DI CAPITALE?

SIENA (WSI) - Forse tre miliardi di aumento di capitale non basteranno. E’ questa l’ipotesi, raccolta dall’ANSA, che sta circolando ai piani alti del Monte dei Paschi di Siena e delle banche d’affari coinvolte nel piano di rafforzamento del gruppo. Secondo quanto riferiscono più fonti, i vertici dell’istituto guidato da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola starebbero valutando di portare il tetto massimo dell’operazione fino a 5 miliardi di euro.

In pesante calo i titoli in Borsa, che dopo una sospensione per eccesso di ribasso vengono riammessi agli scambi con un calo del 7,13% a 0,233 euro. La banca ha confermato che è in fase di valutazione l'importo sull'aumento di capitale in vista del rimborso integrale dei Monti bond.

Dal quartier generale di Rocca Salimbeni arriva un secco no comment, così come da altre banche impegnate nella maxi-operazione. Allo stato attuale, riferiscono però diverse fonti, si tratterebbe di un’ipotesi già al vaglio del consorzio di garanzia guidato da Ubs, al fianco di Citigroup, Goldman Sachs e Mediobanca. A questi si aggiungono inoltre Barclays, BofA Merrill Lynch, Commerzbank, JpMorgan, Morgan Stanley e Société Générale in qualità di joint bookrunners.

L’ipotesi d’incremento dell’importo dell’aumento dovrà quindi incassare il placet delle banche per poi passare all’attenzione del consiglio d’amministrazione. Nell’eventualità poi al vaglio dell’assemblea straordinaria degli azionisti. E se così fosse la banca non andrebbe più sul mercato a raccogliere capitali a maggio ma più avanti, magari giugno.

Da escludere infatti, visti i tempi giuridici, che si possa integrare l’ordine del giorno dell’assemblea del 29 aprile, già convocata per approvare il bilancio e per varare una serie di modifiche dello statuto (tra cui quelle sulla rappresentanza delle quote rosa e degli indipendenti in Cda).

L’incremento dell’aumento, si apprende, permetterebbe alla banca di poter rimborsare come promesso al Commissario europeo, Joaquin Almunia, entro fine 2014 i 3 miliardi di aiuti di Stato incassati grazie alla sottoscrizione dei Monti bond e di avere maggiori risorse all’interno della banca in vista anche dell’esito dell’asset quality review e dei prossimi stress test.

In attesa di vedere la reazione della Borsa a questa ipotesi, peraltro avanzata nelle scorse settimane da diversi osservatori del mercato come Davide Serra del fondo Algebris (aveva ipotizzato un aumento da 6 miliardi), bisognerà vedere come reagiranno i nuovi soci dell’istituto senese.

Da poco più di una settimana infatti la Fondazione Mps guidata da Antonella Mansi è scesa definitivamente al 2,5% di Mps, vendendo una quota del 6,5% a Fintech Advisory e Btg Pactual Europe, con cui ha siglato un patto parasociale sul 9% del capitale che garantisce ai pattisti di essere un nocciolo duro in vista della nomina del prossimo consiglio d’amministrazione (2015).
(Ansa)
Wallstreetitalia

YELLEN: LE GANDI BANCHE HANNO BISOGNO DI PIU’ CAPITALI
NEW YORK (WSI) - Futures sugli indici azionari Usa in rialzo, dopo il recupero della vigilia, che ha temporaneamente allontanato i timori su una correzione dei mercati.

In rialzo Coca Cola, oltre +2%, dopo che il colosso delle bevande analcoliche -che ha appena siglato un accordo di partnership con Keurig Green Mountain - ha reso noto di aver riportato nel primo trimestre del 2014 utili aggiustati di 44 centesimi per azione, in linea con le attese. Bene dopo i risultati di bilancio anche Johnson&Johnson +2,5%, con utili netti aggiustati di $1,54 per azione su un fatturato in crescita a $18,1 miliardi, al di sopra delle attese. J&J prevede utili per l'intero anno tra $5,80 e $5,90, al di sopra delle precedenti stime.

Buy su Morgan Stanley, +1,8%, dopo che il rating del titolo è stato rivisto al rialzo a "buy" da Bank of America, con target price a $35.

Focus sulle parole della presidente della Fed Janet Yellen che, parlando in occasione della conferenza bancaria della Fed di Atlanta, ha affermato che "le grandi banche (Usa) potrebbero aver bisogno di più capitali"; una dichiarazione che conferma l'intenzione della Fed di considerare l'adozione di nuove regole, per far fronte ai rischi di breve termine, relativi al finanziamento degli istituti di credito. Yelleh ha precisato che ci potrebbe essere margine per la richiesta di maggiori capitali e di standard di liquidità.

Delusione per la pubblicazione dell'Empire State Index, l'indice che monitora il trend dell'attività manifatturiera dell'area di New York. Il dato è sceso ad aprile a 1,3 punti dai 5,6 di marzo, facendo peggio delle attese. E' vero comunque che una lettura sopra lo zero indica il miglioramento dell'economia; detto questo, guardando ai sottoindici, sia quello dei nuovi ordini che delle scorte sono scesi in territorio negativo. Confortante invece l'indice per le attese sulle condizioni di business, che è salito di cinque punti, a 38,2 punti.

Reso noto anche l'indice dei prezzi al consumo, salito a marzo +0,2%, con la componente core anch'essa in crescita +0,2%. Su base annua, i rialzi sono stati rispettivamente +1,5% e +1,7%.

Focus anche sul discorso che sarà proferito dalla presidente della Fed Janet Yellen in occasione della conferenza bancaria della Fed di Atlanta. Dopo la chiusura delle contrattazioni, Intel e Yahoo renderanno noti i loro bilanci.

Rimane l'ombra dei mercati emergenti, che sono scesi anche nella sessione odierna, segnando così il terzo calo consecutivo. "C'è una grande incertezza, che arriva dal fronte geopolitico e dalla Cina, e questi due fattori stanno portando il mercato verso il basso - ha commentato in un'intervista rilasciata a Bloomberg Witold Bahrke, senior strategist presso PFA Asset Management a Copenhagen - Il sentiment è ancora orientato a essere negativo, dopo l'escalation delle tensioni in Ucraina che si sono presentate nel fine settimana".

La Borsa di Mosca ha visto così l'indice Micex cedere -1,4%, mentrre il rublo è sceso -0,2% sul dollaro, attestandosi al minimo in tre settimane. La valuta ucraina hryvnia è invece balzata oltre +6% verso il biglietto verde, dopo che la banca centrale del paese ha alzato il tasso di interesse benchmark di 3 punti percentuali al 9,5%.

ALTRI MERCATI - In ambito valutario, l’euro -0,13% a $1,38; dollaro/yen +0,04% a JPY 101,86; euro/franco svizzero +0,02% a CHF 1,2158; euro/yen -0,14% a JPY 140,56.

Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio -0,62% a $103,10 al barile, quotazioni oro -1,18% a $1.303,50.

Alle 13.34 ora italiana (le 7.34 di New York), i futures sull’indice S&P500 +3,25 punti a 1.827,75 punti.

I futures sul Nasdaq +8,70 punti a 3.479 punti.

I futures sul Dow Jones +17 punti a 16.113 punti.
Wallstreetitalia

L’UNIONE MONETARIA E’ FALLITA
ROMA (WSI) - Era il settembre del 2011, un paio mesi prima di arrivare a Palazzo Chigi. Secondo l'allora numero uno dell'Università Bocconi di Milano, Atene era la prova che, grazie all'unione monetaria, anche gli Stati periferici del Vecchio Continente erano stati piegati alle politiche di austerity.
Contenuti correlati

Negli stessi giorni, però, tutti i telegiornali aprivano con le immagini dei devastanti scontri che infiammavano la Grecia. Oggi, il fallimento dell'unione monetaria è stato passato al sentaccio da "I 101 Dalmata". Il gruppo, che fa capo al blog di Alberto Bagnai, ha dato alla luce un documentario illuminante che dà conto dei risultati delle ricette economiche della Troika. Il titolo del documentario, che sabato scorso è stato presentato alla conferenza Un'Europa senza euro, prende il titolo dalla celebre frase di Monti ed è stata l'occasione per mettere a tema il futuro dell'unione monetaria.

L'ex commissario dell'Unione Europea e firmatario del Manifesto di solidarietà europea, Frits Bolkestein, non ha ombra di dubbio: "L'unione monetaria è fallita". Sabato scorso, alla conferenza Un'Europa senza euro, ha ricordato una frase di Helmut Kohl: "L'Unione politica è la controparte essenziale dell'Unione monetaria". L'ex cancelliere Helmut Kohl la procunciò al Parlamento europeo.

Era il 1991 e nel suo immaginifico programma l'unione politica avrebbe dovuto precedere la formazione della moneta unica e di una vera e propria Banca centrale europea. Peccato che, a distanza di oltre vent'anni, sia accaduto l'opposto. "All'interno del trattato di Maastricht - ha spiegato Bolkestein - le politiche per creare un'unione monetaria non hanno avuto un effetto integrante politico, ma un effetto opposto come vediamo oggi".

Come ricordato più volte durante la conferenza, organizzata da a/simmetrie in collaborazione con il Manifesto di Solidarietà Europea, tra i cinque criteri del trattato di Maastricht primeggia il tetto del 3% di deficit. Un parametro che avrebbe dovuto valere per tutti i Paesi dell'Eurozona, ma che non è stato rispettato in primis da Francia e Germania.

Un vulnus primordiale che getta discredito su tutti i patti successivi firmati a Bruxelles. In questo quadro dissestato la Francia vorrebbe che gli squilibri dei bilanci vengano appianati congiuntamente. In buona sostanza, i Paesi in crescita dovrebbero finanziare i Paesi in deficit.

Una politica economica che, nel lungo periodo, rischia di essere fallimentare. Per questo, secondo Bolkestein, la soluzione degli eurobond diluirebbero solo la responsabilità. Proprio come fu con l'euro. "L'Unione monetaria è fallita - ha continuato Bolkstein - e i Paesi in situazione di deficit non possono risolvere i loro problemi da soli". Non ci sono alternative. "Dobbiamo pensare a un secondo passaggio - ha, infine, concluso - l'uscita dall'euro".
Wallstreetitalia

SOCIAL BOND ANCHE IN ITALIA PER RILANCIARE L’OCCUPAZIONE
ROMA (WSI) - D. Il dieci aprile si è discusso del futuro delle imprese sociali in un incontro organizzato a Roma dall’Alleanza delle Cooperative Italiane. Domani, 16 aprile, l’Istat presenterà il nuovo Rapporto sul settore non profit e in Parlamento è in discussione la proposta di modifica della Legge 155, in cui Renzi propone la creazione di un fondo da 500 milioni di euro in favore delle imprese sociali. Professor La Torre, come spiega il rinnovato interesse per il settore del non profit?

R. Forse perché la crisi ha evidenziato la deriva di un’eccessiva omologazione del modello di mercato a livello internazionale e induce ogni Paese ad una rinnovata considerazione delle proprie radici al fine di potenziarne peculiarità storiche e strutturali. L’Italia, infatti, vanta un tessuto di organizzazioni del non profit molto ricco e variegato, rappresentato da numerose realtà a carattere locale e da un sistema cooperativo capillare. E’ ormai diffusa la convinzione che il terzo settore possa costituire un tassello importante per la ripresa economica; meno chiare appaiono le coordinate che devono guidare questo amore ritrovato.

D. Sembra che molto dipenda dalla modifica della Legge 155

Certamente la modifica della legge 155 è un tassello importante; il quadro regolamentare quando è assente può rappresentare un vincolo, ma costituisce anche un’opportunità; quando è presente, ma non più attuale, come nel caso della legge 155, è certamente un vincolo. La discussione di questi mesi è cruciale. Accanto alla legge 155, tuttavia, aggiungerei una nota di attenzione anche per la legge 49/87 sulla cooperazione internazionale. Importante nell’ottica dei rapporti dell’Italia con i Paesi in via di sviluppo e, inevitabilmente, delle dinamiche dei flussi migratori.

D. Come si comportano a riguardo Inghilterra e America?

R. Gli investimenti ad impatto sociale si stanno affermando rapidamente negli Stati Uniti e in UK, mercati che si mostrano pionieri anche nel caso dei famosi "social impact bond" (SIB). Si tratta di obbligazioni che vengono emesse per finanziare progetti ad impatto sociale, spesso correlati a settori tipici del welfare, quali la sanità, la giustizia, l’educazione. La novità, rispetto ai classici strumenti obbligazionari, è riconducibile alla struttura di diversificazione del rischio e distribuzione dei ricavi. Nella maggior parte dei bond emessi, il promotore è lo Stato, o un ente pubblico, che tramite un soggetto terzo catalizza investitori disposti a finanziare il progetto. Viene stabilito uno specifico obiettivo di natura sociale o ambientale e gli investitori verranno remunerati solo al raggiungimento dei risultati stabiliti.

Il primo Social Impact Bond, e quello più noto, è stato emesso in Gran Bretagna nel settembre 2010 ed è stato dedicato al recupero dei carcerati della prigione di Peterborough. In pratica, l’obiettivo dell’impatto consiste nella riduzione del tasso di recidiva dei detenuti del carcere. Il SIB prevede la restituzione dell’investimento iniziale agli investitori, più un rendimento del 7.5%,se, e solo se, gli interventi di reinserimento sociale previsti ridurranno la recidiva di Peterborough almeno del 7,5% rispetto a un gruppo di controllo composto di detenuti con caratteristiche simili ma di altre prigioni britanniche. In sostanza, gli investitori finanziano il progetto e ne ricavano un guadagno solo se lo Stato raggiunge l’obiettivo sociale. Lo Stato trae un beneficio doppio dall’operazione: di tipo finanziario perché i fondi necessari ad implementare il progetto sono anticipati dagli investitori; di tipo economico perché l’interesse corrisposto in caso di raggiungimento dell’obiettivo sociale è proporzionato al risparmio che lo Stato ottiene riducendo il tasso di recidiva dei detenuti; quindi la remunerazione degli investitori è quota parte del guadagno/risparmio ottenuto dallo Stato.

D. Ma le imprese sociali che parte svolgono in questo meccanismo?

R. Ecco il punto: il successo dell’operazione deriva dal raggiungimento dell’obiettivo sociale prefissato; quando si raggiunge l’obiettivo, sia lo Stato che gli investitori realizzano un guadagno. Nel caso del SIB di Peterborough, ad esempio, all’operazione prendono parte ben quattro imprese sociali specializzate nel fornire servizi nel settore; queste organizzazioni si occupano di assistere i detenuti selezionati nella fase di accompagnamento ed inserimento nella società civile fino alla collocazione in un ambiente di lavoro. Dunque, le imprese sociali sono parte essenziale del successo della finanza d’impatto.

D. Lei rappresenta l’Italia nella taskforce sugli investimenti ad impatto sociale promossa lo scorso giungo in ambito G8 dal Gabinetto britannico e fortemente sostenuta da David Cameron e Barack Obama: qual è il compito di questa taskforce? Ha a che fare con quanto ci ha raccontato?

R. La taskforce sugli investimenti ad impatto sociale è stata fortemente voluta dal Governo inglese e dagli Stati Uniti che hanno, per primi, intravisto nella finanza d’impatto un’interessante soluzione ai problemi di welfare e della disoccupazione. L’Italia ha subito aderito all’iniziativa; insieme a me, rappresentano l’Italia il professor Mario Calderini e Giovanna Melandri in qualità di Presidente di Human Foundation ed in rappresentanza del terzo settore. I lavori della taskforce sono orientati a diffondere la cultura della finanza d’impatto e a fornire indicazioni di policy ai governi per stimolare la crescita del mercato degli investimenti ad impatto sociale. La taskforce produrrà un Rapporto che sarà presentato a fine giungo a Londra e sarà reso disponibile in versione definitiva a settembre; L’Italia, in linea con gli altri Paesi, ha costituito un Advisory Board Nazionale che sta predisponendo un Rapporto per il mercato degli investimenti ad impatto sociale, dal quale emergeranno indicazioni puntuali e contestualizzate per il nostro Paese.

L’Italia, peraltro, può già vantare, rispetto ad altri Paesi europei, alcuni primati in materia di finanza inclusiva: insieme alla Francia ed alla Romania, figura tra le tre nazioni ad avere approvato una legge sul microcredito; avendo istituito l’Ente Nazionale Italiano per il Microcredito è l’unico Stato in Europa dotato di un ente pubblico dedicato alle politiche di microfinanza e di lotta alla povertà; ha di recente adottato provvedimenti regolamentari in materia di social lending e crowdfunding. L’imminente semestre europeo di Presidenza italiana, pertanto, potrebbe essere il momento opportuno affinché l’Italia consolidi un ruolo di leadership per una finanza del sociale e del welfare e promuova una linea innovativa di sviluppo sostenibile e di benessere.

Mario La Torre è professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari e Microfinanza e Finanza Etica presso l’Università di Roma La Sapienza; è Membro del Collegio dei docenti del Dottorato di Ricerca in "Gestione Bancaria e Finanziaria" presso la stessa Università; è Membro della G7 taskforce sui Social Impact Investments e Membro del Cda dell’Ente Nazionale Italiano per il Microcredito; Tra le molte attività è stato estensore della normativa in materia di agevolazioni fiscali al settore cinematografico e membro del gruppo consultivo per la definizione della legge sul microcredito.
Wallstreetitalia

SINN: COMPRARE TITOLI A RISCHIO ERRORE FATALE PER LA BCE
ROMA (WSI) - Hans Werner Sinn, presidente dell’istituto economico tedesco Ifo, è stato consigliere della Corte Costituzionale di Karlsruhe nella sentenza sullo scudo anti-spread. È uno dei falchi dell’Eurozona, fiero avversario dello scudo e ora perplesso sull’ipotesi dell’acquisto di titoli da parte della Bce.

Professor Sinn, il quantitative easing annunciato da Mario Draghi è illegale?

«Se si trattasse di comprare bond di banche o imprese o Stati a rischio, sì. La Bce non può diventare un assicuratore di crediti e non può differenziare la politica monetaria per aree. Secondo Karlsruhe, è illegale. Così la politica monetaria diventerebbe politica fiscale e la Bce funzionerebbe come un fondo salva-Stati. È vietato».

E se l’acquisto fosse proporzionale al Pil?

«Saremmo comunque nell’ambito del finanziamento monetario, vietato dai Trattati. Anche il programma Smp di acquisto dei bond sovrani era un aiuto mascherato agli Stati. Consente ai Paesi di vendere nuovi bond senza che cambino i rendimenti. Crea le premesse perché gli Stati continuino ad indebitarsi».

I banchieri centrali escludono, per ora, che ci siano rischi di deflazione in Europa. Condivide?

«Ci sono due aspetti: il primo è il rischio generale nell’eurozona, che va combattuto. Ma ritengo giusto e necessario che alcuni Paesi deflazionino: consente di ripristinare la competitività necessaria per la sopravvivenza dell’euro. Se fosse possibile uscire dall’euro, tutto sarebbe più semplice. Solo nell’eurozona ci si trova dinanzi a problemi talmente intricati da essere quasi irrisolvibili».

Qualcosa si è risolto. Persino chi votò contro lo scudo anti-spread come il presidente della Bundesbank Weidmann, ammette oggi che l’Omt ha salvato l’euro. Lei?

«Sì. Assieme al fondo salva-Stati Esm, ha contribuito enormemente a calmare i mercati. Ma dobbiamo chiederci se sia stato legittimo e se abbia risolto i problemi. Ne dubito. A lungo andare, non credo che scaricare i rischi degli investitori sui contribuenti sia una soluzione. Ha calmato i mercati, dovrebbe innervosire i contribuenti. Prima o poi si ribelleranno».

Veramente non esiste solo una socializzazione delle perdite: dall’ultimo bilancio della Bundesbank emerge anche quella, generosa, degli utili. Oltre 2 miliardi dell’acquisto dei titolo Smp che lei definisce illegali, sono finiti nelle tasche dei tedeschi.

«Guadagni illusori, vanificati dall’Omt: con esso, i contribuenti tedeschi sono chiamati a garantire ancora di più, e sono costretti a farlo gratis. Normalmente il mercato paga un’assicurazione per garantirsi dai fallimenti: i Cds. La Bce li offre gratis».

Karlsruhe ha definito illegittimo l’Omt, ma ha delegato alla Corte di Giustizia europea una decisione definitiva.

«No. Ha detto che l’Omt è incostituzionale, è stata durissima. E ha posto alla Corte europea il dilemma di come modificarlo per renderlo legale, suggerendo due modi: attraverso una limitazione degli acquisti - nessun "whatever it takes" - e uno status privilegiato per i titoli in mano alla Bce. In entrambi i casi l’Omt sarebbe distrutto nel nocciolo. I rischi tornerebbero in testa agli investitori».

Quanto è robusta l’attuale ripresa?

«L’economia mondiale sta recuperando, l’Europa ne approfitta, ma non bisogna illudersi troppo. Alcuni Paesi hanno un problema di competitività: l’euro li ha resi troppo cari, nei primi anni. L’Italia è tra i grandi sconfitti dell’euro, ma i suoi problemi, grazie alla sua industria che in fondo è competitiva, anche se è diventata solo un po’ troppo cara, sono risolvibili. Ha la possibilità di prosperare nell’euro, se accetta un decennio di stagnazione. Dovrà lasciare che prezzi e stipendi crescano molto meno che negli altri Paesi».

E la Grecia? Pensa ancora che debba uscire dall’euro?

«La deflazione per renderla di nuovo competitiva va al di là di quanto possa essere tollerato da una società, ma anche da un debito così alto».

Non sarebbe più semplice introdurre gli Eurobond?

«Sarebbero un passo ulteriore nella direzione di una collettivizzazione delle garanzie: farebbero cadere temporaneamente i rendimenti, a lungo termine spingerebbero l’Europa nella bancarotta. Karlsruhe ha dichiarato inoltre che sono incompatibili con la costituzione tedesca: si deduce chiaramente dalle ultime sentenze. Il voto del Bundestag non basterebbe a legittimarli: la Corte dice che non può decidere se accettare che altri Paesi ne compromettano la sovranità sul bilancio statale. È il motivo per cui Angela Merkel li esclude: sa che perderebbe il referendum».
Wallstreetitalia

BANKITALIA SULA MANOVRA: LA SPENDING REVIEW NON BASTA
ROMA (WSI) - "Nel 2015 i risparmi di spesa indicati come valore massimo ottenibile dalla spending review non sarebbero sufficienti, da soli, a conseguire gli obiettivi programmatici, qualora dovessero finanziare lo sgravio dell`Irpef, evitare l`aumento di entrate appena menzionato e dare anche copertura agli esborsi connessi con programmi esistenti non inclusi nella legislazione vigente". E' quanto ha detto il vice direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini, in audizione alla Camera sul Def.

"L'equilibrio finanziario non si deve perseguire con strategie miopi". Lo ha affermato il vice direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini, in audizione alla Camera sul Def, sottolineando che la possibilità di ridurre il peso del debito sul Pil non dipende solo da una gestione prudente delle finanze ma anche dalla capacità di crescita dell'economia. I due obiettivi devono essere inscindibili".

"Le procedure europee - ha aggiunto - consentono alcuni margini di flessibilità che possono essere sfruttati, in accordo con le autorità europee, a patto di avere al tempo stesso una strategia di riforme credibili e una bussola certa per le decisioni sulla finanza pubblica".

Le misure di riduzione dell`Irpef sui lavoratori dipendenti "verranno definite nei prossimi giorni con un apposito decreto. Nel metterle a punto, occorre modularle in rapporto al reddito in modo da evitare che l`operare congiunto di agevolazioni decrescenti e aliquote dell`Irpef crescenti produca aliquote marginali effettive troppo penalizzanti per certe fasce di lavoratori, disincentivando l`offerta di lavoro". E' quanto ha detto il vice direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini, in audizione alla Camera sul Def, sottolineando che "non si può prescindere dalle compatibilità di bilancio".

"Assicurare la sostenibilità del debito pubblico resta necessario". Lo ha affermato il vice direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini, in audizione alla Camera sul Def, spiegando che "essa non solo ci è imposta dall'obbligo di rispettare le regole che ci siamo dati in Europa, né solo dalla preoccupazione per quanto imprescindibile, di conservare la fiducia dei mercati, conquistata con tanto sacrificio". Secondo Signorini "è un requisito fondamentale della buona e prudente amministrazione della cosa pubblica".

PIANO PRIVATIZZAZIONI AMBIZIOSO

Gli obiettivi del programma di privatizzazioni fissati nel Def sono ambiziosi e richiedono un "rapido e deciso" piano di dismissioni. E' quanto ha detto il vice direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini, in audizione alla Camera sul Def.

"La contrazione nel rapporto fra debito e Pil - ha affermato - beneficerebbe dell`esaurirsi del programma di rimborso dei debiti commerciali e dei proventi attesi dalle privatizzazioni, circa 0,7 punti di Pil in ciascun anno tra il 2014 e il 2017; il precedente esecutivo puntava a realizzare cessioni per 0,5 punti di prodotto all`anno. È un obiettivo ambizioso (nell`ultimo decennio gli importi da dismissioni mobiliari sono stati pari a circa 0,2 punti di Pil in media all`anno); richiede un rapido e deciso programma di dismissioni. Il valore delle partecipazioni azionarie dirette delle amministrazioni pubbliche in società quotate è oggi stimabile in circa un punto percentuale del Pil".

Il 2014 "si è aperto con un quadro macroeconomico in lento miglioramento e con primi segnali di ripresa della domanda interna: consumi, investimenti". Lo ha affermato il vice direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini, nel corso di un'audizione sul Def alla Camera, sottolineando che "la ripresa resta fragile".

ISTAT: 4,8 MILIONI DI POVERI NEl 2012

La quota di persone in famiglie assolutamente povere è passata dal 5,7% del 2007 all'8% nel 2012 per un totale di 4,814 milioni di persone: si tratta di 1,725 milioni di famiglie, il 6,8% del totale. Lo ha riferito il presidente dell'Istat, Antonio Golini, nel corso di un'audizione sul Def alla Camera, aggiungendo che "l'aumento ha interessato tutto il territorio e ha coinvolto soprattutto le famiglie più numerose, in particolare quelle composte da coppie con tre o più figli (dal 10,4% al 16,2%), specie se minori (dal 10,9% al 17,1%)".

Un quarto delle famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione, ha proseguito Golini, "è in povertà assoluta, con un aumento di 8 punti rispetto al 2011. La povertà assoluta è aumentata, oltre che tra le famiglie di operai (dal 7,5% al 9,4%) e di lavoratori in proprio (dal 4,2% al 6%), anche tra gli impiegati e i dirigenti (dall`1,3% al 2,6%)".

Mel perido 2007-2013 emerge una forte diminuzione del potere d'acquisto delle famiglie pari al 10,4% nell'intero periodo, con un crollo nel 2012 (-4,7%) e un'ulteriore diminuzione (-1,1%) nel 2013". E' quanto ha affermato il presidente dell'Istat, Antonio Golini, in un'audizione sul Def alla Camera.

(TMNews)
Wallstreetitalia

DEI MERCATI DOVREMO PREOCCUPARCI SOLO PIU’ TARDI
Dopo un calo settimanale che in realtà era da molti considerato lo scoppio di una bolla sul Nasdaq, Wall Street è tornata a far parlare di sè in chiave positiva. Ma non è detto che questo sia l’inizio di un nuovo trend. Anzi, solo una specie di “inganno” per attirare altri investitori nella bolla che, secondo David Nelson, stratega di Belpointe Capital non solo c’è, ma non è ancora in fase di esaurimento e potrebbe anche peggiorare. Da specificare, però: bolla sui singoli nomi e non sull’indice in generale.
Di fatto i timori di un peggioramento degli eventi si basano su tre fattori fondamentali
  • Le azioni sono ancora molto costose
  • I margini di profitto aziendali sono a livelli record
  • La Fed sta drenando la liquidità
Pur restando fondamentalmente rialzista sull’azionario, l’andamento di alcuni titoli suggerirebbe di evitare l’azzardo, soprattutto se questi nomi sono del calibro di Google, Amazon e Netflix da lui giudicate assurdamente costose.
Anche perché la carneficina (parole sue!) è iniziata proprio da questi nomi
e si è estesa successivamente anche a Facebook, Tesla e Twitter andando oltre la categoria del social (Tesla infatti produce auto elettriche il cui sistema è integrato con comandi software).
Nello specifico in questo elenco c’è un sospettato che potrebbe perdere anche due terzi del suo valore: Netflix. Attualmente sopra i 300 dollari, secondo alcune previsioni potrebbe toccare il suo valore reale e cioè non oltre i 100. Questo perchè la rincorsa dei concorrenti come Yahoo e Amazon è già avviata e sia sulle tecnologie che sui contenuti, Netflix dovrà lavorre ancora anche in considerazione del fatto che, giorni fa sia Yahoo che Amazon hanno annunciato la prima, la sua TV online e il secondo il suo nuovo dispositivo multimediale.
noltre, cosa che Wall Streeet sa bene: perchè i consumatori dovrebbero pagare un servizio dai contenuti che la concorrenza offre a prezzi più bassi? La realtà è che Netflix sta perdendo il suo vantaggio competitivo.
Altro caso: Gilead e qui ci spostiamo nell’altro settore in pericolo, il biotech, con un nome che nei giorni scorsi ha registrato un crollo significativo dovuto non tanto a fattori intrinseci quanto al cambio che gli investitori hanno fatto sulle caratteristiche del proprio portafoglio, tagliando sull’onda del panico da bolla. Adesso però Gilead potrebbe giocare la carta degli utili e delle valutazioni particolarmente convenienti.
Rossana Prezioso per Trend-online

LE RISERVE DI BANKITALIA SUL DEF
Il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, nell'audizione sul Documento di economia e finanza alla Camera ha parlato di ripresa economica ancora fragile, spiegando che quest'anno si è aperto con un quadro macroeconomico in lento miglioramento e con i primi segnali di ripresa della domanda interna, consumi e investimenti.

"Sull'andamento dell'attività economica nei prossimi trimestri gravano rischi al ribasso, legati all'eventualità di sviluppi internazionali sfavorevoli o, sul piano interno, di un riassorbimento più lento delle residue tensioni sul mercato del credito", ha affermato il vicedirettore di via Nazionale.

Il governo deve proseguire con le riforme, ma secondo Bankitalia la spending review da sola non è sufficiente. "Nel 2015 i risparmi di spesa indicati come valore massimo ottenibile dalla spending review non sarebbero sufficienti, da soli, a conseguire gli obiettivi programmatici, qualora dovessero finanziare lo sgravio dell'Irpef, evitare l'aumento di entrate e dare anche copertura agli esborsi connessi con programmi esistenti non inclusi nella legislazione vigente", ha osservato Signorini che ha ricordato gli ingenti risparmi che il governo intende realizzare nei prossimi anni con la spending review (4,5 miliardi quest’anno, 17 miliardi l’anno prossimo e 32 miliardi nel 2016).

Inoltre, le misure di riduzione dell'Irpef sui lavoratori dipendenti dovrebbero essere modulate in rapporto al reddito, in modo da evitare che l'operare congiunto di agevolazioni decrescenti e aliquote dell'Irpef crescenti produca aliquote marginali effettive troppo penalizzanti per certe fasce di lavoratori, disincentivando l'offerta di lavoro. 

Un monito è stato lanciato anche sulle politiche di raggiungimento dell'equilibrio finanziario, che non devono essere "miopi" poiché la possibilità di ridurre il peso del debito sul pil non dipende solo da una gestione prudente delle finanze, ma anche dalla capacità di crescita dell'economia, due obiettivi inscindibili per Signorini.

"Le procedure europee consentono alcuni margini di flessibilità, che possono essere sfruttati in accordo con le autorità europee a patto di avere, al tempo stesso, una strategia di riforme credibile e una bussola certa per le decisioni sulla finanza pubblica. Il Def propone azioni congiunte e simultanee: la riduzione del debito pubblico, il rilancio della crescita e un ritorno alla normalità dei flussi di credito, l'adozione di riforme strutturali che aumentino la produttività. Sono obiettivi che non si può non condividere. E' importante che l'azione riformatrice sia nei fatti incisiva e coerente con queste premesse", ha aggiunto.

L'accento è stato posto anche sulla sostenibilità del debito pubblico, che deve essere assicurata non solo perché imposta dai vincoli europei ma perché indispensabile per conservare la fiducia dei mercati e in quanto requisito fondamentale "della buona e prudente amministrazione della cosa pubblica".

Quanto al progressivo riassorbimento della disoccupazione, specie della componente giovanile più colpita dalla crisi, Bankitalia ha auspicato una crescita robusta e duratura, perseguibile attraverso il graduale miglioramento delle aspettative delle imprese e delle famiglie. "La ripresa non si è nessun modo riflessa sull'andamento del mercato del lavoro: questo è naturale perché l'occupazione tende a reagire con un certo ritardo, ma sono opportuni provvedimenti che accelerino la risposta delle impresa alla ripresa economica", ha affermato, apprezzando le misure del governo volte ad agevolare l'assunzione, come i contratti a tutele crescenti, giudicati coerenti e orientati nel lungo termine a favorire rapporti tra lavoratori e impresa pià stabili.
  
Infine, il piano di dismissioni con cui il governo conta di ottenere proventi dalle privatizzazioni pari a circa 0,7 punti di pil in ciascun anno tra il 2014 e il 2017 è stato definito "ambizioso". Signorini ha ricordato che il precedente esecutivo puntava a realizzare cessioni per 0,5 punti di prodotto interno lordo all'anno, mentre nell'ultimo decennio gli importi da dismissioni mobiliari sono stati pari a circa 0,2 punti di pil in media all'anno.

Il valore delle partecipazioni azionarie dirette delle amministrazioni pubbliche in società quotate è oggi stimabile in circa un punto percentuale del pil. All'inizio dell'anno sono state avviate le procedure per alienare il 40% di Poste italiane e il 49% dell'Enav. Nel Def si indica l'intenzione di procedere in tempi brevi alla cessione di altre partecipazioni dirette, relative tra l'altro a Eni e STMicroelectronics e di quote di partecipazioni indirette (detenute attraverso Cdp e Ferrovie dello Stato).
Milano Finanza

COMMENTO IN CHIUSURA
Piazza Affari ha chiuso in deciso ribasso aumentando le perdite nel finale di seduta con l´indice Ftse Mib che ha perso quota 21.000 punti archiviando la seduta con un -2,33% a 20.817 punti. Resta altissima la tensione in Ucraina con il premier russo Medvedev che ha dichiarato che il Paese si trova sull´orlo della guerra civile. Sul listino milanese le vendite hanno colpito soprattutto le banche, senza però risparmiare anche i big industriali. Di contro sul secondario il rendimento del Btp decennale ha aggiornato il minimo storico al 3,11 per cento, con lo spread che è stazionato in area 160 punti base. In Germania l´indice Zew di aprile si è attestato a 43,2 punti, deludendo le attese che erano pari a 45 punti. L´istituto tedesco ha fatto sapere che "le prudenti aspettative di questo mese possono essere ricondotte alla crisi in Ucraina, che crea ancora incertezza". Nel settore bancario da segnalare il tonfo del Montepaschi (-10,40% a 0,224 euro) in scia alle voci di un possibile incremento dell´importo dell´aumento di capitale da 3 a 5 miliardi di euro per la restituzione degli oltre 4 miliardi di Monti Bond. La banca senese ha confermato che sono in corso le valutazioni sull´impatto dell´asset quality review che sarà condotta dalla Bce. Le vendite hanno colpito anche Popolare dell´Emilia Romagna (-4,70% a 7,795 euro), Intesa SanPaolo (-4% a 2,30 euro), Ubi Banca (-4,84% a 6,475 euro) e Unicredit (-3% a 6,13 euro). Ancora in rosso la Popolare di Milano che ha perso il 2,76% a 0,616 euro dopo che sabato l´assemblea degli azionisti ha bocciato la riforma della governance, fortemente caldeggiata dalla Banca d´Italia. All´indomani del valzer delle nomine pubbliche sono finite sotto i riflettori Eni (-0,37% a 18,39 euro) e Enel (-2,39% a 3,916 euro). Claudio Descalzi sarà il nuovo Ad del colosso petrolifero e prenderà il posto di Paolo Scaroni, mentre per l´Enel Francesco Starace prenderà il posto di Fulvio Conti. Le ripercussioni più forti si sono avute su Finmeccanica (-5,22% a 6,35 euro): alla guida del principale gruppo industriale italiano è stato scelto il numero uno delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, che prende il posto di Alessandro Pansa. Secondo la stampa nazionale, l´arrivo di Mauro Moretti potrebbe portare ad un ripensamento della strategia di cedere il polo trasporti, nonostante Ansalso STS abbia ribadito più volte che un´alleanza sia necessaria per restare competitiva nel lungo periodo. Ancora debole Telecom Italia che ha lasciato sul parterre il 3,04% a 0,844 euro. Tra le storie di giornata da segnalare Campari (-1,12% a 6,155 euro) che ha raggiunto un accordo per acquisire il 100% del capitale di Fratelli Averna. Oltre all´amaro Averna, il portafoglio dell´azienda siciliana comprende Braulio, Limoncetta e Grappa Frattina. Infine Prysmian (-1,94% a 18,18 euro) ha acquisito un nuovo contratto del valore di oltre 250 milioni di euro dall´operatore delle reti elettriche di Olanda e Germania TenneT, per il collegamento di parchi eolici offshore, situati nel Mare del Nord, alla terraferma tedesca.
Finanzaonline