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SINTESI DELLA GIORNATA FINANZIARIA DEL 14 APRILE 2014



Piazza Affari ha chiuso in rialzo virando in territorio positivo dopo il dato sulle vendite al dettaglio di marzo negli Stati Uniti, cresciute dell’1,1% rispetto al mese precedente. Si tratta del balzo maggiore dal settembre 2012 che sta sostenendo il rimbalzo di Wall Street. In Italia l’attesa è per le nomine dei vertici dei colossi pubblici, che verranno svelate questa sera dal Tesoro. Nel primo giorno di collocamento del Btp Italia, secondo quanto riportato dalle principali agenzie di stampa, le richieste della clientela retail avrebbero già raggiunto quota 6 miliardi di euro. Sul tema caldo del momento, ovvero il quantitative easing in salsa europea, secondo Exane lancerà un piano di acquisto titolo probabilmente dopo settembre. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso con un rialzo dello 0,54% a 21.314 punti.

Tra le banche tonfo di Popolare di Milano (-8,51% a 0,633 euro) dopo che sabato l’assemblea ha bocciato la proposta di modifica della governance dell’istituto di piazza Meda. Le vendite sono state sostenute anche su Montepaschi (-5,32% a 0,25 euro), Popolare dell’Emilia Romagna (-3,42% a 8,18 euro) e Ubi Banca (-1,16% a 6,805 euro). In controtendenza il Banco Popolate che ha guadagnato l’1,59% a 14,68 euro. Eni (+1,76% a 18,46 euro) e Enel (+1,26% a 4,012 euro) sotto i riflettori nell’attesa di conoscere le decisioni del Tesoro sui vertici delle aziende controllate. Decisioni che saranno svelate questa sera dopo la chiusura della Borsa. Per Eni tutte le strade portano alla nomina di Claudio Descalzi come amministratore delegato per prendere il posto di Paolo Scaroni. STM ha lasciato sul parterre il 2,95% a 6,23 euro in scia alla bocciatura arrivata da Ubs che ha tagliato il giudizio sul titolo del gruppo dei chip a sell dal precedente neutral. Gli acquisti hanno invece premiato il settore del lusso e in particolare Tod’s (+4,98% a 100 euro), Salvatore Ferragamo (+3,21% a 23,11 euro) e Moncler (+1,51% a 12,70 euro).
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RECORD PER IL DEBITO PUBBLICO: A FEBBRAIO 2107,2 MILIARDI
Il debito pubblico italiano sale ancora e segna nuovi record. A febbraio il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 17,5 miliardi, raggiungendo un nuovo massimo storico a 2.107,2 miliardi. E' quanto comunica Banca d'Italia nel Supplemento al Bollettino statistico Finanza pubblica, fabbisogno e debito.
L'incremento riflette per 10,7 miliardi il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche e per 6,8 miliardi l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (pari a fine febbraio a 64,8 miliardi, 49,6 a febbraio del 2013). L'emissione di titoli sopra la pari ha operato in senso opposto per 0,1 miliardi. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 19 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 1,5 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato.
Le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari in febbraio a 27,3 miliardi, lievemente superiori al valore registrato nello stesso mese del 2013 (27 miliardi). A gennaio le entrate tributarie erano pari a 30,964 miliardi di euro.
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BPM: ASSEMBLEA BOCCIA RIFORMA GOVERNANCE
Banca Popolare di Milano paga a Piazza Affari la bocciatura della proposta di riforma della governance giunta a sorpresa dall'assemblea  degli azionisti riunitasi sabato nella parte straordinaria. Il titolo sul Ftse Mib ha aperto in calo di oltre l'8% in area 0,64 euro. Le modifiche di Statuto proposte all’assemblea afferenti la riforma della governance della banca, ha spiegato l'istituto di credito meneghino in una nota, "hanno ottenuto il voto favorevole della maggioranza dei votanti, ma non sono state approvate non avendo raggiunto il voto favorevole dei due terzi dei soci votanti". I sì infatti sono stati soltanto 1.565 su 2.577, quando il quorum per l'approvazione doveva essere di 1.689 voti.
Ago della bilancia è stato il Comitato soci non dipendenti guidato da Piero Lonardi. La riforma della governance è fortemente voluta da Banca d'Italia che da tempo spinge Piazza Meda ad intervenire sull'argomento. Riforma che avrebbe dovuto concedere più spazio agli investitori istituzionali. Ora il rischio è legato alle possibili mosse delle agenzie di rating. Moody's, Standard & Poor's e Fitch avevano infatti prospettato eventuali tagli di rating se ci fossero stati ulteriori passi falsi sulla governance.
La parte ordinaria dell'assemblea non ha invece riservato sorprese. L’assise, preso atto del bilancio consolidato del gruppo al 31 dicembre 2013, ha deliberato di non procedere alla distribuzione dell’utile di esercizio e di destinarlo integralmente a riserve patrimoniali. L'assemblea ha inoltre nominato ai fini dell’integrazione del Consiglio di Sorveglianza Maria Luisa Di Battista.
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FORTE RICHIESTA PER IL BTP ITALIA
Parte oggi l'offerta del nuovo Btp Italia. La prima emissione del 2014 prevede due importanti novità con la durata di 6 anni rispetto ai 4 anni delle precedenti emissioni; poi il collocamento si divide in due fasi: i primi tre giorni riservati ai risparmiatori individuali (retail), mentre la giornata del 17 aprile riservata agli investitori istituzionali. Il Tesoro potrebbe chiudere l'emissione in largo anticipo in caso di forti richieste di sottoscrizione. Per il 2014 il Tesoro ha previsto in tutto due emissioni del BTP Italia. 

Per evitare maxi-emissioni come in passato (lo scorso novembre l'ultima emissione del BTP Italia si chiuse con  raccolta record di 22,3 miliardi di euro), il Tesoro potrà chiudere l’emissione in qualunque momento, con un preavviso di 30 minuti. 

Cedola minima garantita dell’1,65%
Il tasso cedolare (reale) annuo minimo garantito è pari a 1,65%. Il tasso cedolare (reale) annuo definitivo sarà fissato al termine del periodo di raccolta degli ordini e non potrà essere inferiore al tasso cedolare (reale) annuo minimo garantito. Il codice ISIN del titolo è IT0005012783.

Confermata cedola semestrale e premio fedeltà
Confermate invece le altre caratteristiche portanti del BTP Italia. La struttura rimane di un titolo indicizzato all’inflazione italiana (Indice dei prezzi al consumo senza tabacchi), con cedole semestrali a cui si aggiunge il pagamento del recupero dell’inflazione maturata nel semestre. In caso di deflazione nel semestre, la cedola dello stesso semestre viene calcolata moltiplicando il Tasso cedolare semestrale reale fisso per il capitale nominale non rivalutato (floor sulla cedola), garantendo per il relativo semestre un rendimento minimo pari al tasso cedolare reale semestrale fisso. In caso di inflazione nei semestri successivi, la rivalutazione del capitale avverrà solo qualora l’indice torni a superare il livello massimo raggiunto nei semestri precedenti.
Ammontare fisso pari al 4 per mille lordo (da calcolarsi sull’importo nominale acquistato non rivalutato) per il premio fedeltà corrisposto dal MEF esclusivamente agli investitori che abbiano acquistato il titolo durante la prima fase del periodo di collocamento e lo detengono fino alla scadenza (23 aprile 2020).

Come acquistare il BTP Italia
Per quanto riguarda le modalità di acquisto da parte dei risparmiatori, il BTP Italia può essere acquistato tramite la banca (indipendentemente dal fatto che sia aderente o meno al MOT) dove è detenuto il deposito titoli, via sportello, via home banking (di norma con funzione di trading abilitata), oppure tramite gli uffici postali.
Da ricordare infine che il regime fiscale è del 12,5 per cento come per tutti i titoli di Stato.
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NOMINE: PER L’ENI PROBABILE DESCALZI
L’ora della verità per il valzer delle nomine delle società pubbliche è arrivata. Entro domenica sera il Tesoro dovrà presentare le liste per il rinnovo dei vertici di circa 300 società pubbliche. Ovviamente i riflettori sono puntati sui colossi dell’industria tricolore: Eni, Enel, Finmeccanica, Poste Italiane, Rai. L’idea che circola all’interno delle aziende interessate è che le decisioni verranno diramate dal Governo già stasera dopo la chiusura dei mercati.

Eni. La partita più importante si gioca in casa del colosso petrolifero, dove sembra proprio arrivata al capolinea la permanenza di Paolo Scaroni. Dopo nove anni e tre mandati alla guida di Eni, Scaroni dovrebbe essere sostituito da Claudio Descalzi, che attualmente guida la divisione "Exploration & Production”, in sostanza il core business dell’azienda. Questa, all’interno di Eni, sarebbe sicuramente la soluzione più gradita perché garantirebbe la continuità con il lavoro svolto da Scaroni.

Nelle ultime settimane alcune delle più importanti case d’affari e i quotidiani finanziari internazionali si sono schierati per la conferma di Scaroni alla guida dell’Eni. Questa ipotesi è andata sempre più sfumando dopo la risoluzione della Commissione Industria del Senato sul limite massimo di tre mandati per la riconferma di presidenti e Ad e dopo la condanna in primo grado di Scaroni in merito alle vicende della centrale di Porto Tolle. Gli analisti di Ubs hanno sottolineato come in questi anni Scaroni abbia svolto un lavoro molto efficace in condizioni di mercato difficili, giudicando "bizzarro” che un caso di dieci anni fa, per giunta quando Scaroni era a capo di Enel, abbia ripercussioni sulla sua conferma alla guida dell’Eni.

Enel & Finmeccanica. Situazione simile in casa del colosso dell’energia elettrica. Anche qui dovrebbe terminare l’era di Fulvio Conti che potrebbe essere sostituito da Francesco Starace, attuale amministratore delegato della controllata Enel Green Power. Cambio della guardia assai probabile anche per Finmeccanica, impegnata in un profondo piano di ristrutturazione. Alessandro Pansa potrebbe essere sostituito dal numero uno di Alenia, Giuseppe Giordo.

Poste & Rai. La tornata di nomine riguarderà anche Poste Italiane e Rai. Secondo quanto scritto da La Repubblica, il direttore generale della televisione di Stato, Luigi Gubitosi, dovrebbe essere confermato, mentre alle Poste Italiane potrebbe arrivare Francesco Caio per sostituire Massimo Sarmi.
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ESODATI: POLETTI PARLA DI “SCIVOLO”
Si avvicinano le elezioni e per i prossimi 40 giorni sentiremo sempre più promesse verso chi in questo momento soffre maledettamente, cioè verso tutti gli italiani.
Una volta in campagna elettorale si facevano promesse verso le donne, gli anziani, i giovani, chi restava fuori? Diciamo le persone di mezza età, ecco adesso ci sono anche loro perché si prospettano sgravi fiscali alle aziende che assumono cinquantenni che hanno perso il posto di lavoro. Siamo proprio alla frutta.
Il fatto è che manca una cosa fondamentale: dove sono le aziende che assumono? E qualora se ne trovasse una ora anziché assumere un giovane dovrebbe preferire dare lavoro ad un cinquantenne per avere vantaggi fiscali? Siamo allo scontro generazionale, ma invertito, non più i giovani contro le generazioni precedenti, ma viceversa.
Il Ministro del lavoro Poletti, però, a 40 giorni dalle elezioni si ricorda che in Italia abbiamo creato una nuova categoria di ex lavoratori e non pensionati, gli esodati.
Una categoria istituita dal Governo Monti che, se non mi sbaglio, era sostenuto proprio dal Pd, ma il Partito di Renzi sì è completamente disinteressato al problema fino ad oggi, quando il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali (e della disoccupazione) nonché Presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, è tornato sull’argomento parlando di “scivolo”.
Allora in che consisterebbe questo “scivolo”?
Meglio essere precisi e riportare esattamente le parole del Ministro Pd “stiamo cercando di costruire uno scivolo che consenta di collegare la loro condizione al pensionamento”.
Ditemi voi se si può dire qualcosa di più banale, generico ed inconcludente.
Gentile Ministro, gli esodati hanno bisogno di tutto tranne che di essere presi per il … fondelli!
Forse adesso Poletti si è accorto che agli esodati prima o poi andrà riconosciuta una pensione? Si è accorto che un esodato non potrà rimanere in quella condizione a vita? O davvero si augura cinicamente che qualcuno “tiri le cuoia” per alleggerire il peso sulle casse pubbliche?
E’ tutto?
No naturalmente, c’è di peggio!

Perché il Ministro Poletti aggiunge: “Questa è un’operazione che ha dei costi quindi la discussione che stiamo facendo è costruirla tecnicamente bene per evitare di riprodurre dei problemi e trovare un bilanciamento che ci consenta di fare questa operazione in maniera efficace”
Ma cosa vuol dire questa frase?
Geniale Poletti  nell’intuire che “l’operazione ha dei costi” ma questa banalità è anche l’unica cosa che abbia un senso nella sua frase, a seguire, infatti, abbiamo una supercazzola da far impallidire anche il Conte Mascetti alias Ugo Tognazzi in “Amici Miei”.
Dopo aver detto che l’operazione ha dei costi, anziché far seguire parole senza senso avrebbe dovuto dire dove intendeva trovare la copertura finanziaria, almeno parziale se non definitiva, ed invece il Ministro, continua nell’intollerabile presa per i fondelli di una categoria di persone giunte ormai alla disperazione.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro

BANCHE: DOPO LE ASSEMBLEE A RISCHIO I RATING?  
Colpi di scena durante le assemblee delle banche popolari alle prese con aumenti, M&A e modifica della governance. Sabato scorso si sono riuniti gli azionisti di Bpm e Bper e non sono mancati i colpi di scena. A iniziare dalla banca di Piazza Meda, oggi sospesa in Borsa dopo un calo teorico di circa 10 punti percentuali. L'assemblea degli azionisti della banca sabato ha infatti bocciato, a sorpresa, la proposta di riforma della governance. I voti favorevoli alle modifiche dello statuto proposte dai nuovi vertici non hanno infatti raggiunto per un centinaio di voti il quorum dei due terzi previsti per deliberare nelle assemblee straordinarie. Decisivo è stato il voto del Comitato soci non dipendenti guidato da Piero Lonardi. La riforma della governance, strettamente voluta da Bankitalia, vrebbe dovuto concedere più spazio agli investitori istituzionali. Cosa succederà ora? Tutto questo è avvenuto, infatti, a poche settimane di distanza dall'avvio previsto dell'aumento di capitale da 500 milioni. Tanto che in molti si chiedono se l'istituto riuscirà a mantenere la tabella di marcia nella ricapitalizzazione. Equita sim dice che la notizia è molto negativa. “Il principale impatto secondo noi è reputazionale per la banca nei confronti degli investitori e di immagine per il management, che aveva messo a punto la riforma, nei confronti della struttura”, spiegano gli analisti, che scludono tuttavia dimissioni e il differimento dell`aumento di capitale “che nonostante un maggiore execution risk dovrebbe partire comunque il 5 maggio”. Sulla testa di Bpm pende però un ulteriore rischio. Ed è quello legato alle possibili mosse delle agenzie di rating, visto che Moody's, Standard & Poor's e Fitch avevano infatti prospettato eventuali tagli di rating se ci fossero stati ulteriori passi falsi sulla governance. Per questo in Borsa oggi c'è molta volatilità e una raffica di vendite sul titolo Bpm.
Lasciando Milano, per passare a Modena, sempre sabato si è tenuta l'assise della Bper. In quellìpccasione l'ad Luigi Odorici ha detto che la banca prenderà una decisione su un possibile aumento di capitale nelle prossime settimane. E le indiscrezioni parlano di circa 600-700 milioni. “Ipotizzando un aumento di 700 milioni, il cT1 ratio Basel3 fully-phased salirebbe al 10,5%, il ROTE sarebbe diluito nel 2014 dal 6,7% al 5,4% e nel 2015 dal 10,5% al 8,8% e il P/E del 20%”, commenta Equita sim. Secondo la sim, dal punto di vista strategico l`operazione, anche dal punto di vista dimensionale, avrebbe molto senso in quanto “il livello medio di capitale delle popolari è salito sopra al 10%, inoltre con la dotazione patrimoniale attuale, post AQR, il margine per catturare la crescita degli impieghi sarebbe stato molto ridotto, e infine in prospettiva di medio termine la Bper disporrebbe di maggiore flessibilità per considerare ulteriori ottimizzazioni nella struttura di gruppo”, spiegano gli analisti che citanto le minorities del Banco di Sardegna. Intanto, al timone della banca potrebbero esserci dei movimenti: si è parlato, infatti, anche di un possibile passaggio di consegne dall'ad Odorici all'attuale vice Vandelli.
Quanto alle altre popolari, molte sono alle prese con ricapitalizzioni, o le hanno terminate (come il Banco Popolare). Altre con merger and acquisition. La Banca Popolare di Vicenza e la Popolare del'Etruria e del Lazio hanno per esempio sottoscritto un accordo di processo volto a disciplinare lo svolgimento di una fase di approfondimento congiunto in relazione a struttura, modalità e condizioni della possibile integrazione. L'accordo prevede in particolare la concessione di un'esclusiva fino al 30 maggio, finalizzata a consentire alla banca vicentina di presentare un'offerta vincolante per la possibile integrazione.
Professionefinanza
PIAZZA AFFARI: TITOLI NEL MIRINO
A Piazza Affari l'attenzione è concentrata su Bpm, Bper, Moncler, Eni, Enel, e Fiat. Ecco, secondo la rassegna di Reuters, i principali possibili movimenti attesi.
Bpm. Titolo sotto i riflettori a Piazza Affari, dopo la decisione dell'assemblea degli azionisti della banca che sabato ha bocciato, a sorpresa, la proposta di riforma della governance. I voti favorevoli alle modifiche dello statuto proposte dai nuovi vertici non hanno infatti raggiunto per un centinaio di voti il quorum dei due terzi previsti per deliberare nelle assemblee straordinarie, a poche settimane dall'avvio previsto dell'aumento di capitale da 500 milioni.
Ubi. Il titolo potrebbe reagire alle parole dell'ad, Victor Messiah, che dice in un'intervista al Corriere Economia che "nei primi mesi del 2014 per la prima volta da molto tempo, il totale dei crediti deteriorati si è fermato, non è cresciuto. Certo non bastano tre mesi per cancellare anni di crisi, ma il segnale è positivo".
Fiat. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che dal 31 marzo Chrysler Group, che fa capo a Fiat, ha modificato il tasso di cambio utilizzato per convertire in dollari americani i saldi contabili della sua controllata venezuelana e questo comporterà nel primo trimestre un onere pretax di 130 milioni di dollari.
Snam. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che l'assemblea degli azionisti della controllata al 100% Snam Rete Gas ha confermato alla presidenza Carlo Malacarne, mentre ha nominato come ad Paolo Mosa. In Italgas è stato invece nominato come ad Luca Schieppati.
Unicredit. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che l'ad Federico Ghizzoni non ha percepito per il 2013 alcun compenso variabile (bonus o partecipazioni agli utili) e ha ottenuto compensi totali per 2,32 milioni di euro, di cui 1,47 milioni a titolo di retribuzione fissa da lavoro dipendente.
Mediobanca. Titolo in luce a Piazza Affari. Il Sole-24 Ore di sabato scrive che Piazzetta Cuccia scommette sul rilancio dell'economia greca, ritagliandosi un ruolo di primo piano come bookrunner dell'aumento di capitale di Eurobank, la quarta banca greca per capitalizzazione.
Telecom. Titolo sugli scudi. L'imprenditore egiziano Naguib Sawiris è pronto a investire 1 o 2 miliardi di dollari in Telecom Italia se il suo principale azionista Telefonica uscisse dall'azionariato della società di tlc italiana. Lo ha detto Sawiris in un'intervista a Il Sole-24 Ore di domenica.
Parmalat. Il Messaggero di sabato scrive che la Consob sta studiando la situazione della società in vista dell'assemblea del 17 aprile prossimo che, oltre al bilancio, sarà chiamata ad esprimersi su alcune modifiche della governance.
Moncler. Titolo sotto i riflettori. La società valuta l'acquisizione di un maglificio e punta a più negozi diretti in Canada, Stati Uniti ed Est Europa. Il capex 2014 è stimato fra 30 e 35 milioni. Lo scrive la Lettera al risparmiatore su Il Sole-24 Ore di domenica.
Popolare Etruria. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che Banca Popolare di Vicenza e Banca Popolare del'Etruria e del Lazio hanno sottoscritto un accordo di processo volto a disciplinare lo svolgimento di una fase di approfondimento congiunto in relazione a struttura, modalità e condizioni della possibile integrazione. L'accordo prevede in particolare la concessione di un'esclusiva fino al 30 maggio, finalizzata a consentire a Banca Popolare di Vicenzadi presentare un'offerta vincolante per la possibile integrazione. 

Intesa Sanpaolo. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che il Tribunale di Torino ha confermato la nullità della commissione per scoperto di conto introdotta da molte banche anche sui conti senza fido e, nell'ambito di una procedura di class action promossa da Altroconsumo contro Intesa Sanpaolo, ha stabilito che quanto addebitato con questo strumento debba essere restituito. Intesa ha preannunciato il ricorso in appello.
Rcs. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che la famiglia Merloni è uscita dal capitale di Rcs mediagroup, vendendo la quota residuale dello 0,51%. Lo riportano alcuni quotidiani che danno conto di dichiarazioni di Paolo Merloni.
Mediaset. Credit Suisse ha collocato il 3,69% di Mediaset Espana in mano a Prisa a 8,08 euro per azione, per complessivi 121 milioni di euro.
Saipem. Titolo sotto i riflettori. La Repubblica di sabato scrive che la società di ingegneristica dell'Eni si è aggiudicata un mega contratto in Azerbaijan del valore di 750 milioni di dollari in un consorzio nel giacimento di gas Shah Deniz2.In vista dell'assemblea del 6 maggio, Eni ha depositato la lista dei candidati: alla presidenza è stato proposto Francesco Carbonetti, confermato come ad l'attuale Umberto Vergine.
Bper. Titolo sotto i riflettori di Piazza Affari. La banca prenderà una decisione su un possibile aumento di capitale nelle prossime settimane. Lo ha detto l'Ad, Luigi Odorici, nel corso dell'assemblea degli azionisti, secondo quanto riporta Il Messaggero di domenica.
Cir. Titolo sugli scudi. Il Cda di Sorgenia, dopo aver esaminato la proposta di salvataggio delle banche di conversione dei crediti in azioni, ha dato mandato venerdì scorso all'ad, Andrea Mangoni, di discutere e negoziare con gli istituti di credito alcuni aspetti del piano.Le banche creditrici sono fiduciose che il Cda del produttore e distributore di energia elettrica e gas controllato da Cir dia parere favorevole al piano di salvataggio e di ristrutturazione del debito di 1,9 miliardi proposto dagli istituti bancari. Intanto, Bestinver Gestion ha acquistato un altro 0,093%, come risulta da un internal dealing.
Piaggio. Ha fissato tra il 4,75% e il 5% la prima guidance di rendimento per il nuovo bond a 7 anni che verrà offerto nell'operazione di concambio tra obbligazioni annunciata lunedì scorso.
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BCE: IL QUANTITATIVE EASING ARRIVERA’ A SETTEMBRE?
La BCE lancerà il suo “quantitative easing” con la fine dell’”Asset Quality Review”, ossia della revisione qualitativa degli asset sulle prime 128 banche dell’Eurozona. Poiché l’esame dovrebbe concludersi entro l’estate, il QE europeo potrebbe essere varato ufficialmente a settembre. Lo sostiene il capo economista di Exane BNP Paribas, Pièrre Olivier Beffy.
Secondo l’analista francese, con il board di aprile, la BCE ha dato vita a una svolta, perché il governatore Mario Draghi ha dichiarato ufficialmente che la bassa inflazione è motivo sufficiente per varare misure di “quantitative easing”.
E Beffy si sbilancia, affermando che altre misure, come il taglio dei tassi e nuovi stimoli monetari potrebbero arrivare anche prima che l’”Asset Quality Review” sia completato, come in agosto. In ogni caso, spiega, l’acquisto di asset sarebbe solo questione di tempo e dovrebbe diventare realtà entro il terzo o quarto trimestre dell’anno. 
Dunque, la BCE si accingerebbe a comprare titoli pubblici e privati per iniettare liquidità sui mercati e scongiurare il rischio di deflazione. Le misure sarebbero allo studio da tempo, ma non c’è accordo tra i membri del board sull’effettiva tipologia da adottare. Prima della riunione mensile di aprile, la stampa americana aveva parlato di un QE di 80 miliardi di euro al mese, quasi mille miliardi in un anno.
Determinanti saranno i tassi d’inflazione dei prossimi 2-3 mesi. Se la crescita dei prezzi dovesse continuare a rallentare nell’Eurozona, anche in conseguenza di un euro sempre più forte contro le altre valute, le resistenze interne alla BCE per il varo di misure di stimolo monetario potrebbero essere vinte e Draghi inizierebbe a comprare titoli. Non è un caso che nella previsione che ciò accada, nelle ultime settimane i mercati hanno esitato rendimenti in discesa libera per i bond pubblici e privati dell’Area Euro. 
di Giuseppe Timpone
investire oggi


SIAMO IN DEFLAZIONE E DRAGHI DROGA LE BANCHE

Gli economisti (quelli che non hanno visto arrivare il crac del 2007) vi dicono che la deflazione è dovuta alla “sovrapproduzione”, e cioè che l’offerta supera la domanda. Questa definizione neutrale rovescia la frittella dell’orrenda verità: c’è la “sovra disoccupazione”, e cioè la disoccupazione di massa e il crollo del reddito delle famiglie. Chi non ha soldi non compra, crolla la domanda domestica specialmente nei paesi sotto il diktat della Troika, ma anche in quelli che abbattono il bilancio per zelo euromasochista, come l’Italia. Il crollo del mercato interno porta a meno fatturato delle imprese, che riducono la produzione e licenziano. A sua volta, la maggiore disoccupazione porta a meno domanda, più deflazione ecc. e l’economia si avvita sempre più.
La deflazione non si combatte con mezzi monetari. Se lo si fa, si alimenta l’iperinflazione.
Eppure, la BCE sta preparando proprio questo. Draghi ha annunciato il 3 aprile che l’istituto di Francoforte è pronto ad un “allentamento quantitativo” (QE) nella forma di un acquisto massiccio di titoli bancari, praticamente la carta straccia. Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, la BCE è pronta a sparare un primo colpo da mille miliardi di euro.
Questo, mentre persino in ambienti della Federal Reserve si comincia a parlare apertamente di fallimento del QE. In una ricerca pubblicata dalla Fed di St. Louis, vengono paragonati il cosiddetto stimolo fiscale adottato in Occidente e quello applicato in Cina come risposta alla crisi finanziaria globale. La conclusione è che lo stimolo occidentale ha fallito l’obiettivo mentre quello cinese è riuscito. Il motivo è semplice: mentre il primo era “monetario”, il secondo era “fiscale”. Per capirci, la risposta cinese è stata simile al New Deal rooseveltiano: espansione di credito direttamente per l’economia reale attraverso gli enti di stato. L’Occidente invece ha semplicemente elargito denaro alle banche fallite, che l’hanno usato per speculare e rifinanziare parte del debito mentre l’economia reale non ha visto una lira. source
Carlo Scalzotto per Finanzanostop


USA: FUTURES IN CALO, FUGA DAL BIOTECH

NEW YORK (WSI) - L'attenzione degli investitori di tutto il mondo è rivolta alla performance di Wall Street, dopo le performance deludenti degli ultimi giorni.

Gli smobilizzi sui titoli biotech e tecnologici in generale hanno portato l'indice Nasdaq Composite a cedere -4,7% nel mese di aprile. Non si può parlare ancora di correzione, che gli analisti individuano in un calo di almeno -10% dai massimi recenti. Tuttavia, il timore è concreto, in vista della pubblicazione di altri bilanci da parte dei colossi della corporate America, nel pieno della stagione degli utili. I futures segnalano un avvio in lieve calo.

Il Dow Jones ha ceduto -2,6% ad aprile e lo S&P 500 -3%. L'analisi tecnica suggerisce che, affinché parta una vera correzione, l'area che deve essere rotta dallo S&P 500 è quella compresa tra 1.811 e 1.800 punti.

Nonostante il sell off, gli investitori stanno continuando a scommettere sull'azionario; stando a quanto riporta Thomson Reuters, i fondi con sede in Usa hanno infatti investito $8,9 miliardi in azioni nella settimana terminata lo scorso 9 aprile, al tasso più sostenuto in quattro settimane; nello stesso arco temporale, i fondi che puntano prevalentemente nei Treasuries hanno assistito a flussi in uscita per la prima volta in quattro settimane.

Detto questo, l'indice dei titoli biotech scambiati sul Nasdaq, (ticker .NBI), ha ceduto per la settima settimana consecutiva, ed è in calo -21% circa dal valore di chiusura record testato lo scorso 25 febbraio; l'ultima volta che l'indice calò per sette settimane consecutive fu nell'estate del 1998.

"Abbiamo assistito a un mercato che per cinque anni è stato praticamente cullato dalla Federal Reserve", fattore che ha sostenuto al rialzo le quotazioni, ha commentato Quincy Krosby, strategist di mercato presso Prudential Financial a Newark, in New Jersey. "Ora che ci avviciniamo sempre più alla fine del QE, penso che i trader e gli hedge fund siano molto cauti e selettivi".

A soffrire flussi in uscita, sono stati principalmente gli ETF che hanno scommesso sul settore hi-tech, ma anche quelli biotech e servizi sanitari, nel corso dell'ultima settimana, stando sempre ai dati Thomson Reuters.

Le stime sulla crescita degli utili delle società quotate sullo S&P 500 non sono affatto confortanti; si parla di un rialzo di appena +0,9% nel primo trimestre del 2014 su base annua, in deciso ribasso rispetto alle previsioni del 1° gennaio, che parlavano di un incremento fino a +6,5%.

Nell'arco di questa settimana, saranno 54 le società dello S&P 500 che comunicheranno i propri risultati. Tra queste, GE, Johnson&Johnson, Goldman Sachs, Google e IBM.

In giornata, attesa per la pubblicazione dal fronte economico delle vendite al dettaglio.

ALTRI MERCATI - In ambito valutario, l’euro -0,37% a $1,3832; dollaro/yen +0,14% a JPY 101,73; euro/franco svizzero -0,12% a CHF 1,2149; euro/yen -0,27% a JPY 140,71.

Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio -0,15% a $103,58 al barile, quotazioni oro +0,39% a $1.324,20.

Alle 13.00 ora italiana (le 7.00 di New York), i futures sull’indice S&P500 -0,75 punti a 1.811 punti.

I futures sul Nasdaq -4 punti a 3.440 punti.

I futures sul Dow Jones -8 punti a 15.973 punti.
Wallstreetitalia


BORSE: MALE MILANO, VENDITE SULLE BANCHE

MILANO (WSI) - Seduta caratterizzata dal nervosismo per l'azionario europeo, con Piazza Affari che scivola sui minimi di seduta dopo una prima parte di mattinata decisamente migliore delle altre Borse del continente.

Dopo un avvio volatile, il listino Ftse MIB, su cui gravano i ribassi delle banche, scambia in rosso dello 0,9% in area 21 mila punti. Il Ftse Italia All-Share fa -1,24%, il Ftse Italia Mid Cap -2,12% e il Ftse Italia Star -2,34%.

L'aver bucato 21.100 compromette in parte la seduta, ma secondo i graficisti a meno di un cedimento del supporto a 20000, l'indice dovrebbe proiettarsi sul medio termine in rialzo verso 22500 prima e quota 23150 successivamente.

Il listino rimane aggrappato alla maniglia dei 21 mila punti, soglia chiave per evitare un peggioramento dello scenario dopo che il listino è entrato in una black spinning top. Leggi quando entrare in caso di ulteriori movimenti ribasissti.

In rosso gli altri listini europei. Londra cede lo 0,18%, Parigi lo 0,36%, Madrid lo 0,59% e Francoforte lo 0,71%. Le Borse vengono da un periodo no e mentre aspettano di conoscere altri dati macro e risultati societari in Usa, si concentrano sulle tensioni politiche in Ucraina, che non cessano di salire.

La Russia ha convocato una riunione d'urgenza al Consiglio di Sicurezza Onu dopo che funzionari Usa e russi si sono scambiati accuse su quando accaduto tra violenze e caos in Ucraina. La Borsa di Mosca cede l'1% circa.

Uomini armati mascherati hanno sparato alle truppe governative di Kiev vicino a Slovyansk, circa 240 chilometri dalla frontiera con la Russia, uccidendo un dipendente pubblico e ferendo cinque persone. Secondo gli economisti di Berenberg anche se le tensioni in Ucraina minacciano di compromettere l'economia europea, la situazione non dovrebbe avere un impatto enorme sulla ripresa.

Il selloff accusato da titoli tecnologici e biotech non presagisce nulla di buona per la nuova stagione delle trimestrali Usa. Le stime sugli utili del primo trimestre sono scese di molto, dopo che molte aziende hanno rivisto al ribasso l'outlook, puntando il dito contro le condizioni meteo sfavorevoli.

Tra gli investitori domina lo scetticismo. La crescita dei profitti delle società quotate sull'S&P 500 dovrebbe essere dello 0,9% rispetto a un anno fa, secondo i calcoli di Thomson Reuters, in calo dal 6,5% previsto il primo gennaio.

Sul versante macro, l'inflazione al lordo dei tabacchi è aumentata dello 0,1% in marzo rispetto al mese precedente e dello 0,4% nei confronti di marzo 2013, (era +0,5% a febbraio), confermando la stima preliminare. Il rallentamento dell'inflazione - riferisce l'Istat - è imputabile alla flessione su base annua dei prezzi dei beni energetici non regolamentati e degli alimentari non lavorati.

Secondo TradingCentral.com a meno di un cedimento del supporto a 20000, Ftse Mib andrà verso 22500 prima e quota 23150 successivamente.

In ambito di notizie europee, per Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank, il rischio deflazione su ampia scala è "molto basso". Benoit Coeuré ha riaffermato l’impegno unanime del Consiglio BCE ad intervenire con nuove misure nel caso in cui l’inflazione dovesse deviare dal profilo centrale BCE, e ha fornito la più dettagliata analisi delle possibili modalità e finalità di un programma di acquisto di titoli mai uscita finora dalla BCE.
Lo scopo sarebbe quello di abbassare la struttura a termine dei tassi sui vari segmenti di mercato.

All'interno del listino milanese, pesanti Pop Milano ed Etruria. In ribasso in linea con il resto del mercato anche le società partecipate del Tesoro che conoscerano le nomine dei loro vertici in giornata. Fanno eccezione Terna e Eni, sopra la parità.

In calo lo Spread tra Btp e Bund decennali. Il differenziale tra titoli decennali italiani ed omologhi tedeschi si attesta a 167,84 punti. Il rendimento è al 3,19%.

L'indice delle Borse asiatiche oscilla tra rialzi e ribassi, appesantita dai cali delle società attive nei materiali grezzi. Al momento il paniere MSCI della regione Asia Pacifico è poco variato in area 137,81.

L'indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha ceduto lo 0,36%. L'euro cala sul dollaro, bene invece le materie prime.

Tra i singoli nomi internazionali, scivola Sharp, mentre i titoli dei gruppi operativi nel settore dei consumi avanzano. L'azione è calata dell'8,4% dopo che il produttore di schermi per iPhone e iPad ha detto che stava valutando opzioni per un aumento di capitale.

In ambito valutario, l’euro fa -0,27% a $1,3848. Venerdì la moneta unica era tornata a superare quota 1,39 sul dollaro, riportandosi ai massimi da fine 2011.

Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio +0,49% a $104,25 al barile, quotazioni oro +0,61% a $1.327,10. Il palladio vola ai massimi di due anni e mezzo.
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GRANDI AZIENDE: OGGI LE NOMINE

ROMA (WSI) - Arriveranno oggi le prime nomine dei nuovi vertici delle aziende pubbliche. Il premier Renzi ha le idee chiare: niente conferme per chi ha superato i tre mandati e spazio alle quote rosa.

A fare da spariglio, a poche ore dalla scadenza del termine fissato per chiudere i giochi, pare sia stato Mauro Moretti, attuale amministratore delegato di Ferrovie, che nelle ultime ore sarebbe saltato in testa alla "short list" dei candidati alla sostituzione di Alessandro Pansa, come capoazienda di Finmeccanica.

Sembra, dunque, che la polemica sugli stipendi dei manager, in cui Moretti ha brillato per la granitica difesa dei suoi ricchi appannaggi, pena dare il buon servito a governo e Tesoro, non abbia intaccato i rapporti con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nonostante il manager abbia i suoi migliori alleati nei salotti dalemiani come in quelli vicino al Colle.

Se Moretti sarà destinato al colosso Finmeccanica, bisognerà trovare una nuova destinazione per Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia nelle grazie di Gianni Letta come di Massimo D’Alema, che era nel ristrettissimo circolo dei papabili invitati venerdì scorso a Palazzo Chigi per definire i dettagli dei nuovi incarichi.

L’ipotesi più probabile, è che vada a sostituire Moretti a Ferrovie, riproponendo uno schema già disegnato in occasione della nomina di Gianni De Gennaro alla presidenza di Finmeccanica, quando a sparigliare invece fu Pansa. Arcuri, però, potrebbe anche andare a Poste, dove in origine era destinata Monica Mondardini. L’attuale amministratore delegato di Cir e del Gruppo l’Espresso, che doveva essere il simbolo del riequilibrio della presenza femminile nelle società controllate dallo Stato, avrebbe però declinato l’invito rivoltole da Renzi.
A fare da spariglio, a poche ore dalla scadenza del termine fissato per chiudere i giochi, pare sia stato Mauro Moretti, n.1 di Trenitalia.
In corsa c’è pur sempre Emma Marcegaglia, prima donna a guidare Confindustria e in predicato per la presidenza dell’Eni. Ma sul suo percorso potrebbe mettersi di traverso proprio il ministero dell’Economia che, pare, avrebbe già sollevato un’obiezione non da poco: quella su un possibile conflitto d’interessi.

E farebbero buon gioco alla vecchia nomenclatura, capeggiata dagli ad uscenti di Eni, Paolo Scaroni, ed Enel, Fulvio Conti, che starebbero tessendo ogni trama possibile per restare come presidenti. É quasi certo, comunque, che per le loro attuali poltrone, prevarranno scelte interne: sarebbero confermate le candidature di Claudio Descalzi per l’Eni (dove ora ha l’incarico di direttore generale) e Francesco Starace per Enel (ora guida la controllata Green Power). L’ultimo pezzo da sistemare è quello di Terna, dove potrebbe trovare casa Stefano Cao, ex di Eni ora in Benetton.

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di Alessandro Barbera

Un esponente di governo molto interessato a capire cosa accadrà risponde al telefono sconsolato. «Le nomine? Dopo quel che è accaduto con le capolista Pd alle europee non mi pronuncio. Renzi è imprevedibile». Il momento delle decisioni è in ogni caso arrivato. Entro la mezzanotte di oggi il Tesoro dovrà rendere note almeno le liste dei candidati ai consigli di amministrazione di Eni e Finmeccanica, le prime due società che l’otto e il nove maggio riuniranno le assemblee per il rinnovo dei vertici.

Ieri il ministro Padoan, di ritorno da Washington, ha avuto un lungo giro di telefonate per discutere di questo. Per stamattina è nuovamente convocato il comitato nomine incaricato di vagliare il rispetto dei principi di onorabilità dei candidati: è il segno che non mancheranno le sorprese. Le indiscrezioni di palazzo dicono però che qualche casella sarebbe riempita, in particolare per i posti di amministratore delegato: Claudio Descalzi all'Eni, Francesco Starace all’Enel, Monica Mondardini a Poste - anche se a Cir si dicono convinti che resterà in azienda - Francesco Caio a Terna.

La partita decisamente aperta è quella per la successione ad Alessandro Pansa a Finmeccanica. Da giorni circolano due candidati interni - Giuseppe Giordo e Antonio Perfetti - ma nel governo c’è chi propone di spostare su quella poltrona il numero uno di Ferrovie Mauro Moretti. Il perché è presto detto: Moretti a Ferrovie ha fatto molto e ha fama di manager integerrimo, ma si è sempre opposto ad una riduzione dei sette miliardi di trasferimenti che lo Stato concede ogni anno all’azienda.

In tempi di spending review il governo pensa invece ad una strategia diversa: ridurre un po’ gli stanziamenti - sbilanciati sull’Alta velocità - e puntare semmai di più sul trasporto locale, in questi anni trascurati dai piani delle Fs. Moretti non fa i salti di gioia, ma non potrebbe dir di no alla promozione in una società quotata e nota nel mondo come Finmeccanica. Per la presidenza è possibile la riconferma di Gianni De Gennaro, ma anche in questo caso il condizionale è d’obbligo, perché se l’ex capo dei Servizi ha il pieno appoggio del Quirinale, non si può dire altrettanto di Renzi.

Le vere incognite sono le presidenze di Eni, Enel, Terna e Poste. Renzi vorrebbe nominare più donne, ma di manager competenti in quei settori non ce ne sono moltissime. Una delle ultime ipotesi per Eni è quella di Elisabetta Belloni, già apprezzata capo dell’unità di crisi della Farnesina.

Si fa il nome di Patrizia Grieco per Terna, mentre Fulvio Conti spera di rimanere in Enel come presidente, ma non è detto che quella casella venga riempita oggi. Tutto dipenderà all’ultimo momento da Renzi: se deciderà di chiudere la partita per tutte e cinque le società insieme oppure se attendere le scadenze di legge. In teoria per Enel c’è ancora una settimana, per Terna due, mentre per Poste, che non è quotata, non c’è una data prestabilita.
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DOPO I TAGLI DI PASQUA, ECCO I MIGLIORI CONTI DEPOSITO

ROMA (WSI) - Nel mese di aprile alcuni istituti hanno rivisto al ribasso l’offerta dei tassi di rendimento sui conti deposito. Banca Mediolanum ha abbassato i rendimenti del conto deposito Inmediolanum a 3 e 6 mesi dello 0.30% e 0.25% portandoli rispettivamente a 1.80% e 1.90%. Confermato il rendimento 2.50% lordo per il deposito a 12 mesi, a condizione di apportare denaro fresco, in caso contrario la remunerazione scende a 2% lordo.

Ha agito nella stessa direzione anche banca Ibl facendo decrescere fra i 10 e 25 punti base i tassi di interesse offerti con conto deposito ContosuIbl vincolato. Il deposito a 3 mesi rende 2.15% lordo, a 12 mesi 2.375% lordo a 24 mesi 2.75% lordo.

Banca Marche, che ricordiamo essere sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria, ha ridotto i rendimenti di Deposito Sicuro sia per la linea rendimento che per la linea flessibilità. Il rendimento dei depositi a 3, 6, 9 e 12 mesi ha subito una contrazione dello 0.20%, quello dei depositi a 18 mesi dello 0.15%, a 24 mesi dello 0.10%.

Il deposito a 3 mesi linea rendimento rende il 2.80% lordo, mentre per la linea flessibilità il tasso è sceso a 2.40% lordo; per il vincolo a 12 mesi linea rendimento il tasso corrisposto è 3.20% lordo, linea flessibilità 2.80%; infine per la scadenza più duratura 24 mesi la linea rendimento riconosce 3.30% lordo quella flessibilità 2.90%. Anche i tassi di svincolo anticipato sono diminuiti 0.50% lordo per la linea rendimento e 1.50% lordo per quella flessibilità.

Modifiche anche sulla remunerazione di Conto italiano di deposito di Banca Mps, il rendimento della scadenza a 3 mesi ha registrato un taglio dello 0.50%, a 6 mesi dello 0.45% a 9, 36 e 48 mesi dello 0.20%, a 60 mesi dello 0.25%, mentre il tasso di interesse della scadenza a 24 mesi è cresciuto dello 0.10%. I nuovi clienti potranno quindi ricevere su un deposito della durata di 3 mesi un rendimento pari a 1.65%, a 12 mesi 2% lordo, a 24 mesi 2.25% lordo, fino ad arrivare ad ottenere con il vincolo a 60 mesi un tasso pari a 3% lordo.

Decrescono i tassi di Conto deposito per il Futuro di Banca Etica, in modo particolare il ridimensionamento riguarda le scadenze a 24, 36 il cui rendimento cala di 20 punti base, mentre per quella a 48 mesi l’arretramento dei tassi è di 40 punti base. I nuovi tassi diventano 0.40% lordo annuo sulla scadenza a 24 mesi che può diventare 0.50% se si è correntisti della banca; 0.90% lordo annuo per la scadenza a 36 mesi che diventa 1% per i correntisti; per la scadenza a 48 mesi il rendimento è pari a 1.30% che sale a 1.40% per i soliti correntisti.

Ad aprile quindi il miglior conto deposito a 3 mesi risulta essere quello di banca Credem con l’offerta Deposito Più che rende il 3% lordo , a 6 mesi troviamo la linea rendimento e flessibilità di Deposito Sicuro Banca Marche, che rendono rispettivamente 3% lordo e 2.60% lordo, in alternativa esiste il deposito vincolato Ibl che paga 2.25% lordo, oppure 2.50% lordo con Sempre Più web di banca Popolare di Vicenza.

Tra i depositi della durata di 12 mesi primeggia 2.50% lordo di conto Forte, di Banca Medio Credito, 2.40% lordo di Contomax e Rendimax Top interessi posticipati. Per essere aggiornati sull’evoluzione dei rendimenti dei conti deposito, visitate il sito www.contosulconto.it o la App scaricabile gratuitamente su Google Play e Apple Store.

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PIAZZA AFFARI: TITOLI DA COMPRARE E DA VENDERE

MILANO (WSI) - La borsa di Milano archivia la settimana in deciso ribasso: FTSE Italia All-Share (Variazione ultimi 5 giorni -4.217% Variazione ultimo anno +32.55%) FTSE MIB (Variazione ultimi 5 giorni -4.404% Variazione ultimo anno +32.319%) FTSE Italia STAR (Variazione ultimi 5 giorni -2.533% Variazione ultimo anno +59.189%).

Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza: Salvatore Ferragamo (+4.53%) Yoox (+2.03%) Fiat (+0.4%) Moncler (+0.08%). In rosso invece: Azimut (-13.01%) Pop Emilia (-11.59%) Mediolanum (-10.36%) Mediaset (-10.03%) Mediobanca (-10.03%) I 5 titoli del Footse Mib con maggiori rialzi da inizio anno sono: Banca Pop Milano +53,89% Banca Monte Paschi Siena +51,08% Fiat +47,18% Ubi Banca +39,49% Banco Popolare +36,91%. I titoli più deboli: Yoox -24,57% Tod'S -21,54% Moncler -20,82% Salvatore Ferragamo -19,02% Pirelli -8,43%.

Il FTSE MIB disegna una black spinning top che archivia la quarta seduta negativa nelle ultime 5. L'indice si lascia alle spalle la peggior settimana delle ultime 18 (dalla prima di Dicembre) con i titoli bancari colpiti da violente prese di profitto.

Piazza Affari è stata condizionata dal clima di profit taking che si respira sulle principali borse mondiali con il Nikkey che lascia sul terreno il 7.36% nelle ultime 5 sedute, il Dax ha perso il 3.92% e il Nasdaq il 3.01%. La prossima sarà una settimana corta (venerdì saranno chiusi i principali mercati) in cui il Focus dei mercati sarà sulla trimestrali Usa.

Lunedì sono attesi i numeri di Citigroup; martedì quelli di: Intel Corp, Johnson & Johnson, Coca Cola Co e Yahoo! Mercoledì aspettiamo i risultati di: Bank of America, Abbott Labs, American Express e Google. Infine Giovedì seguiremo i dati trimestrali di: Baxter, Blackrock, Du Pont, General Electric, Goldman Sachs, Mattel, Morgan Stanley, PepsiCo e Philip Morris.

Fra i titoli interessanti per la prossima seduta, segnaliamo: MPS disegna un significativo Engulfing Bullish grazie a una straordinaria asta di chiusura in cui ha guadagnato 65 ticks (da 0.2585EUR a 0.265EUR). Ci attendiamo un ulteriore allungo dai livelli attuali UBI disegna un interessante pull back: il completamento del pattern con l'interruzione della serie di massimi decrescenti (superamento di 6.97EUR) potrebbe innescare una accelerazione verso area 7.5EUR CAMPARI mostra crescente forza relativa, apprezzandosi del 6% nelle ultime 14 sedute.

Monitoriamo la resistenza in area 6.15EUR, superata la quale ci attendiamo un ulteriore allungo verso 6.35EUR Grande forza mostra anche FIAT che archivia la quarta settimana positiva consecutiva. I prezzi stanno consolidando in prossimità della resistenza passante in area 9EUR; una seduta superiore a questo livello, fornirà un solido segnale di continuazione rialzista RCS dopo aver riconosciuto il supporto in area 1.5EUR, disegna un interessante Engulfing Bullish con volumi. Il superamento della trendline ribassista scaturente dai massimi il 18 marzo a 1.837EUR potrebbe innescare un repentino rimbalzo.

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BTP ITALIA A SEI ANNI. A CHI CONVIENE

Una cosa è certa: le banche centrali puntano a far salire l’inflazione e se andare contro alle banche centrali si è dimostrata nel tempo una scelta perdente visto che il banco vince sempre (Weidmann permettendo), allora c’è da credere che le cose, sul fronte della crescita dei prezzi, potrebbero cambiare presto. Il fatto è semplice: o l’inflazione scende e quindi interviene la Bce con misure straordinarie, oppure si rialza da sola e quindi il meccanismo si riattiva in maniera autonoma. In quest’ottica nasce la fiducia di chi punta sul nuovo Btp Italia a sei anni che prende il via oggi.
Cos'è
Si tratta di un titolo di stato con scadenza nel 2020, indicizzato all’inflazione e acquistabile già da un minimo di 1000 euro. La richiesta, secondo Maria Cannata responsabile per il Tesoro, sarà di sicuro particolarmente alta anche se i record delle precedenti emissioni (66miliardi di euro in 5 tranche diverse) sarà raggiunta difficilmente nonostante il rendimento interessante, tra. Nonostante si sia pensato di sfruttare l’incredibile affetto che il titolo ha registrato tra i privati, categoria verso al quale sono stati riservati 3 giorni di emissioni (14-16 aprile con primo giorno di negoziazione sul Mot il 23 aprile) contro la singola prevista per gli istituzionali (17 aprile). Confermato anche il premio fedeltà per chi conserva il titolo fino alla scadenza dei sei anni e le modalità per comprarlo e cioè lo sfruttamento del servizio di home banking (con innegabile vantaggio per la tasca dell’investitore che in teoria vedrebbe abbattuti i costi di commissione).
I vantaggi
Scadenza che in realtà è anche una strategia di investimento per lo stesso stato italiano che dopo il boom dei suoi bond ha deciso di investire anche nella modulazione delle scadenze, più “spalmate” nel corso del tempo. Non solo, ma considerando che la cedola minima è comunque assicurata anche in caso di deflazione, si può sperare nella duplice strategia delle banche centrali cosa che porterà i suoi frutti (quindi un aumento dell’inflazione verso i target del 2%) sul medio periodo (3-5 anni). Un bond che permette di unire, per il piccolo investitore , la sicurezza di un breve periodo con la remunerazione più interessante di un medio.
Sei anni, dunque e una scadenza che maturerà il 23 aprile del 2020 con tasso cedolare annuo minimo garantito pari all’1,65% (garantito, ovvero sicuro anche in caso di deflazione e considerando il pericolo reale, anche se lontanamente pronosticabile nel 2020, non è poco) e una tassazione al 12,50%, ovvero la stessa di tutti gli altri titoli di stato. Con un’ultima osservazione polemica: 4 anni finora per quanto riguarda gli altri Btp, mentre ora ne sono 6. A tutto vantaggio del Fisco. Anche.
Rossana Prezioso per Trend-online


ANOLLI: IN BPM NON C’E’ NESSUN INCENDIO

Dopo la debacle di sabato, la Banca Popolare di Milano paga la bocciatura dello statuto. Oggi in Piazza Affari il titolo dell’istituto di Piazza Meda perde il 7,65% a 0,639 euro sulla scia del caos governance.
Il presidente del consiglio di gestione Mario Anolli ha comunque cercato di gettare acqua sul fuoco parlando a margine di un convegno all'Università Cattolica a Milano. «Il mercato e noi ci aspettavamo una approvazione. Strutturalmente è un rinvio», ha spiegato Anolli. Il professore ha poi sottolineato che, «non c'è un'emergenza in corso. I volumi sul titolo sono alti, c'è chi compra».
Intanto il mercato si interroga ancora sulle ragioni della bocciatura. Sabato i votanti in assemblea sono stati 2.532. Per far passare la modifica dello statuto occorreva il voto favorevole dei due terzi, quindi 1.689, ma i sì sono stati soltanto 1.565, i no 967 e gli astenuti 45. Paradossalmente, al momento del voto palese, per alzata di mano, il presidente Piero Giarda aveva proclamato l'approvazione della delibera, salvo poi decidere di attendere il conteggio ufficiale.
Dopo circa un'ora di conteggi, è arrivato il verdetto esattamente opposto. Decisivo, quindi, si è rivelato il voto contrario del comitato soci non dipendenti guidato da Piero Lonardi.
Sul risultato ha comunque pesato anche la bassa affluenza: i votanti sono stati meno numerosi rispetto ai 5.700 del dicembre scorso, quando vennero eletti i nuovi vertici della banca. Al punto che qualcuno ipotizza che fronde interne alla banca abbiano organizzato un’imboscata ai vertici per far saltare il cambiamento di governance. Sospetto che per il momento non trova però alcuna conferma ufficiale.
Milano Finanza


COMMENTO IN CHIUSURA

Piazza Affari ha chiuso in rialzo virando in territorio positivo dopo il dato sulle vendite al dettaglio di marzo negli Stati Uniti, cresciute dell´1,1% rispetto al mese precedente. Si tratta del balzo maggiore dal settembre 2012 che sta sostenendo il rimbalzo di Wall Street. In Italia l´attesa è per le nomine dei vertici dei colossi pubblici, che verranno svelate questa sera dal Tesoro. Nel primo giorno di collocamento del Btp Italia, secondo quanto riportato dalle principali agenzie di stampa, le richieste della clientela retail avrebbero già raggiunto quota 6 miliardi di euro. Sul tema caldo del momento, ovvero il quantitative easing in salsa europea, secondo Exane lancerà un piano di acquisto titolo probabilmente dopo settembre. In questo quadro a Piazza Affari l´indice Ftse Mib ha chiuso con un rialzo dello 0,54% a 21.314 punti. Tra le banche tonfo di Popolare di Milano (-8,51% a 0,633 euro) dopo che sabato l´assemblea ha bocciato la proposta di modifica della governance dell´istituto di piazza Meda. Questa riforma è fortemente voluta da Bankitalia che da tempo spinge Bpm ad intervenire sull´argomento. Riforma che avrebbe dovuto concedere più spazio agli investitori istituzionali. Ora il rischio è legato alle possibili mosse delle agenzie di rating. Moody´s, Standard & Poor´s e Fitch avevano infatti prospettato eventuali tagli di rating se ci fossero stati ulteriori passi falsi sulla governance. Le vendite sono state sostenute anche su Montepaschi (-5,32% a 0,25 euro), Popolare dell´Emilia Romagna (-3,42% a 8,18 euro) e Ubi Banca (-1,16% a 6,805 euro). In controtendenza il Banco Popolate che ha guadagnato l´1,59% a 14,68 euro. Eni (+1,76% a 18,46 euro) e Enel (+1,26% a 4,012 euro) sotto i riflettori nell´attesa di conoscere le decisioni del Tesoro sui vertici delle aziende controllate. Decisioni che saranno svelate questa sera dopo la chiusura della Borsa. Per Eni tutte le strade portano alla nomina di Claudio Descalzi come amministratore delegato per prendere il posto di Paolo Scaroni, alla guida del colosso petrolifero dal 2005. Descalzi attualmente è a capo della divisione "Exploration & Production" ed è vista come una scelta di continuità da parte degli investitori. Anche al vertice di Enel è previsto il cambio: per sostituire Fulvio Conti in pole position ci sarebbe Francesco Starace, attuale Ad di Enel Green Power. STM ha lasciato sul parterre il 2,95% a 6,23 euro in scia alla bocciatura arrivata da Ubs che ha tagliato il giudizio sul titolo del gruppo dei chip a sell dal precedente neutral. Debole Telecom Italia (-0,45% a 0,87 euro) dopo le dichiarazioni rilasciate dal magnate egiziano, Naguib Sawiris, in occasione di un´intervista a Il Sole 24 Ore. Il finanziere ha manifestato ancora una volta il proprio interesse per Telecom Italia, dicendosi pronto ad investire tra gli 1 e i 2 miliardi di dollari nel gruppo italiano tlc, qualora Telefonica si facesse da parte. Gli acquisti hanno invece premiato il settore del lusso e in particolare Tod´s (+4,98% a 100 euro), Salvatore Ferragamo (+3,21% a 23,11 euro) e Moncler (+1,51% a 12,70 euro).
Finanzaonline