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SINTESI DELLA GIORNATA FINANZIARIA DEL 31 MARZO 2014



Piazza Affari ha chiuso in rialzo trascinata ancora una volta dal rally del comparto bancario. A tenere banco sono state le previsioni sulle politiche delle Banche centrali. Il pressing sulla Bce per nuove mosse espansive è aumentato dopo il nuovo rallentamento dell’inflazione europea, scesa a marzo allo 0,5%. Oltre a essere lievemente sotto le attese, si tratta anche del livello più basso dal novembre 2009. Giovedì si riunirà la Bce e aumentano così le probabilità di un’azione volta a contrastare le pressioni deflattive. Negli Stati Uniti la Federal Reserve manterrà il supporto straordinario all’economia ancora per un po’ di tempo. Parola di Janet Yellen che ha assicurati che “la mia posizione sia largamente condivisa dagli altri membri del board della Fed”. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,90% a 21.691 punti.

E’ proseguito il rally del comparto bancario. In particolare da segnalare il balzo del Banco Popolare (+15,77% a 15,68 euro) nel giorno dell’avvio dell’aumento di capitale. Su di giri anche il Montepaschi (+4,86% a 0,265 euro) con la Fondazione Mps che ha raggiunto un accordo per la cessione di un altro 6,5% della banca senese (4,5% a favore della Fintech Advisory e il 2% a favore della Btg Pactual Europe). Gli acquisti si sono rivelati sostenuti anche sugli altri titoli bancari: Popolare di Milano ha guadagnato il 3,76% a 0,73 euro, Intesa SanPaolo il 2,41% a 2,46 euro, Mediobanca il 4,01% a 8,30 euro, Ubi Banca il 2,77% a 6,84 euro, Unicredit l’1,45% a 6,63 euro. Brillante Saipem (+3,08% a 17,72 euro) in scia alle indiscrezioni del sito specializzato Upstream riportate dagli analisti di Mediobanca. Secondo Upstream, la controllata di Eni sarebbe in pole position per firmare un contratto multi-miliardario per fornire 2 navi FPSO (Floating Production Storage and Offloading) per il progetto Kaombo al largo delle coste dell’Angola. Bene Fiat (+2,54% a 8,45 euro) nel giorno dell’assemblea al Lingotto. Debole invece Pirelli (-1,55% a 11,40 euro) che non ha sfruttato la promozione arrivata questa mattina da Societe Generale.
Finanza.com

BCE: SALE IL PRESSING DOPO I DATI SULL’INFLAZIONE
Aumenta il pressing sulla Banca centrale europea (Bce) per nuove mosse espansive dopo il dato sull'inflazione europea che continua a rallentare. A marzo, secondo la stima preliminare diffusa oggi dall'Eurostat, l'inflazione risulta dello 0,5% annuo rispetto allo 0,7% del mese precedente. Il consensus era per un +0,6%. Oltre a essere lievemente sotto le attese, si tratta anche del livello più basso dal novembre 2009. Giovedì si riunirà la Bce e aumentano le probabilità di un'azione volta a contrastare le pressioni deflattive. La possibilità di una mossa da parte della Bce trova appoggio anche nelle dichiarazioni di alcuni esponenti europei

Settimana scorsa Jens Weidmann, governatore della Bundesbank e membro del board della banca centrale europea, ha dichiarando che tassi di interesse negativi potrebbero essere utili per ridurre la forza dell’euro e che tra le opzioni potrebbe anche essere preso in considerazione un piano di allentamento quantitativo, il cosiddetto quantitative easing all'europea. Una posizione inaspettata dalla Germania, da sempre contraria a un ulteriore allentamento monetario. 

Il parere degli analisti
"A conti fatti - sostiene Martin van Vliet, analista di Ing - la nostra idea rimane ancora quella di una conferma dei tassi di interesse da parte della Bce". L'esperto spiega che, vista l'enfasi con cui Draghi ha evidenziato nella scorsa riunione le aspettative di inflazione, che tornerà vicino al target a fine 2016, sarebbe una sorpresa se la Bce agisse in scia a un singolo dato di inflazione. Tuttavia, non sono escluse ulteriori mosse. "Per evitare un nuovo rafforzamento dell'euro - prosegue van Vliet -  Draghi potrebbe essere costretto a scegliere tra una forward guidance più dettagliata o annunciare nuove misure di liquidità".

Anche gli analisti di BofA Merrill Lynch non si aspettano novità dalla riunione di giovedì. "Sebbene sosteniamo che la Bce debba muoversi per prevenire i rischi di deflazione, non ci aspettiamo una mossa nella prossima riunione", hanno ribadito oggi. Secondo la banca d'affari statunitense, la Bce interverrà per rispettare il suo mandato di stabilità dei prezzi e un'azione ora sarebbe troppo prematura. BofA Merril Lynch sostiene infatti che la banca centrale europea "mancherà l'obiettivo della stabilità dei prezzi per un po' prima di agire".
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MPS: FONDAZIONE VENDE IL 6,5 A BRASILIANI E MESSICANI, VOLA IL TITOLO
La Fondazione Mps vende ancora. Palazzo Sansedoni ha fatto sapere di aver raggiunto oggi un accordo per la cessione di una quota della propria partecipazione in Banca Monte dei Paschi di Siena pari al 6,5% del capitale sociale, di cui il 4,5% a favore di Fintech Advisory e il 2% a favore di Btg Pactual Europe (con loro facoltà di designare fondi da esse gestiti). Il prezzo di vendita di entrambe le cessioni è stato fissato a 0,2375 per azione. E' quanto si legge in una nota diramata dall'ente. 
Nel contesto della cessione, anche al fine di contribuire alla stabilità dell’assetto societario della Conferitaria e di preservare il significativo legame storico con il territorio di riferimento, la Fondazione, spiega nella nota, ha sottoscritto con gli acquirenti un patto parasociale relativo, tra l’altro, alla governance della Banca e a taluni limiti al trasferimento delle azioni conferite al patto (lock-up), nonché impegni al mantenimento delle quote partecipative, nell’entità complessiva del 9% dell’attuale capitale sociale della banca senese (6,5% dei sopra citati acquirenti e 2,5% della Fondazione), nonché del 9% del capitale sociale che risulterà a seguito dell’esecuzione dell’aumento di capitale di 3 miliardi deliberato dall’assemblea degli azionisti di Mps lo scorso 28 dicembre. L’efficacia degli accordi, già approvati dalla deputazione amministratrice dell’ente, è sospensivamente condizionata all’ottenimento delle autorizzazioni rispettivamente da parte dell’Autorità di vigilanza sulle fondazioni di origine bancaria (Mef) e da parte della Banca d’Italia, in ottemperanza delle vigenti disposizioni di legge e regolamentari.
Fintech Advisory è un’investment management company fondata nel 1987 con sede in New York, di proprietà di David Martinez Guzman, il messicano più influente di Wall Street. Il fondo salì agli onori della cronaca nazionale lo scorso novembre quando acquistò Telecom Argentina per 960 milioni di dollari da Telecom Italia. Btg Pactual Europe è invece una asset management company con sede a Londra di Btg Pactual, un gruppo finanziario internazionale con sede in Brasile.
Sprint del titolo Mps a Piazza Affari. L'azione, dopo essere stata sospesa per eccesso di rialzo, al momento avanza del 10,9% a 0,28 euro.
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SCANDALO FOREX: ANCHE LA SVIZZERA APRE UNA INCHIESTA
Sullo scandalo forex si indaga ora anche in Svizzera. La Commissione della concorrenza (Comco) ha annunciato di avere aperto una inchiesta nei confronti delle banche elvetiche Ubs, Credit Suisse, Zürcher Kantonalbank, Julius Bär & Co., e degli istituti finanziari esteri JP Morgan, Citigroup, Barclays Bank e Royal Bank of Scotland Group

In una nota stampa l'istituto di Berna ha sottolineato che "sussistono indizi secondo i quali tra queste banche sono stati stretti accordi per manipolare il tasso di cambio nel commercio delle valute". In particolare i possibili accordi illeciti riguardano: lo scambio di informazioni riservate, la coordinazione generale riguardo l’acquisto e la vendita di valute a un livello di prezzo concordato, delle azioni coordinate per influenzare il WM/Reuters Fix, così come la coordinazione di acquisto e vendita di valute in relazione a determinate controparti

"Le autorità della concorrenza non possono per il momento escludere che altre banche o intermediari finanziari (broker) siano coinvolti nei presunti accordi", ha precisato l'autorità svizzera.
Il Comco aveva aperto un’inchiesta preliminare relativa allo stesso caso lo scorso 30 settembre. Sulla manipolazione del mercato delle valute, uno dei maggiori mercati al mondo, sono state aperte delle inchieste anche negli Stati Uniti e in Europa.

E Oltremanica a inizio marzo la Bank of England ha annunciato di avere sospeso un membro dello staff  nell'ambito dell'inchiesta sulle manipolazioni sul mercato forex. La banca centrale britannica ha detto di aver finora esaminato 15 mila email, 21 mila messaggi scambiati tramite chat-room e oltre 40 ore di conversazioni telefoniche.
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BANCO POPOLARE: RALLY IN BORSA DOPO AUMENTO DI CAPITALE
Il Banco Popolare apre il valzer degli aumenti di capitale che nei prossimi mesi riguarderanno diversi tra i grandi istituti bancari italiani. Ed è sempre corsa agli acquisti dei titoli in Borsa che hanno avviato la giornata di oggi in rialzo sulla spinta del forte interesse mostrato dagli investitori istituzionali per sottoscrivere l'aumento. Venerdì la reazione del mercato ai dettagli dell'aumento, a forte sconto rispetto al Terp (Theoretical Ex Right Price), è stata di un balzo di circa il 7% in Borsa che ha comportato un ulteriore aumento dello sconto salito al 34% circa. 
Questa mattina il titolo Banco Popolare è arrivato a guadagnare oltre il 10% toccando un picco a 15,29 euro. Alle 10.34 viaggia a quota 14,72 euro, in progresso dell'8% rispetto al prezzo di riferimento rettificato che è 13,63 euro.

I dettagli dell'aumento da 1,5 mld
Il maxi-aumento da quasi 1,5 miliardi di euro prevede l'emissione di 166.473.775 azioni ordinarie Banco Popolare con rapporto di opzione in ragione di 17 nuove azioni Banco Popolare ogni 18 azioni ordinarie Banco Popolare possedute. Le nuove azioni Banco Popolare sono offerte in sottoscrizione ad un prezzo di 9 euro ciascuna. I diritti di opzione dovranno essere esercitati dal 31 marzo 2014 al 17 aprile 2014 e saranno negoziabili sul MTA dal 31 marzo al 10 aprile 2014. I diritti di opzione non esercitati entro il 17 aprile saranno offerti dalla società sul MTA entro il mese successivo alla fine del periodo di opzione per almeno cinque giorni di mercato aperto.

Assemblea approva la fusione di Creberg, confermati vertici
Intanto sabato l'assemblea dei soci ha approvato la fusione per incorporazione del Credito Bergamasco (Creberg) nel Banco Popolare. Al concambio delle azioni ordinarie dell’incorporanda si procederà mediante emissione di 19.332.744 nuove azioni ordinarie senza indicazione del valore nominale. Il rapporto di cambio stabilito prevede l'attribuzione agli azionisti dell’incorporanda di 1,412 azioni ordinarie Banco Popolare per ogni azione ordinaria Creberg.
Conferma poi per i vertici del gruppo con Carlo Fratta Pasini e Pier Francesco Saviotti ai vertici dell’istituto per un altro triennio. 
Finanza.com

PENSIONI: APRILE MESE DECISIVO?
Importanti novità in tema di pensioni 2014: per il caso esodati potrebbe essere davvero giunto il momento della risoluzione, tanti lavoratori dal 14 aprile prossimo potrebbero finalmente poter avere le idee chiare circa il loro futuro previdenziale. Si volta dunque pagina?
Si potrebbe dire che Damiano abbia vinto parte della sua battaglia, da tempo sta infatti incalzando l’esecutivo Renzi affinché risolva alla radice il caso esodati e prenda in seria considerazione il discorso inerente la pensione anticipata grazie ad un meccanismo di flessibilità in uscita.
Se per quanto concerne il secondo aspetto la strada sul dibattito pensioni 2014 è ancora lunga e non è chiaro se si riuscirà a trovare una soluzione a breve, quanto meno si riaccendono le speranze per gli esodati, tutti quei lavoratori che con l’entrata in vigore della legge Fornero sono rimasti senza stipendio e senza pensione.
Cosa sta per cambiare?
Dopo le promesse della presidente della Camera Boldrini che aveva ipotizzato un documento ad hoc entro marzo per gli esodati, oggi vi è la certezza che il testo di legge pro esodati giungerà alla Camera il 14 aprile 2014.
È stata dunque finalmente calendarizzata la discussione della tanto attesa proposta di legge per gli esodati: si riaccendono dunque le speranze di poter accedere alla pensione per tutti quei lavoratori rimasti senza reddito.
Pensioni 2014, pensione anticipata a che punto siamo?
Sulla questione pensioni 2014 un altro tema importante su cui Cesare Damiano sta incalzando il Governo Renzi e quello inerente la possibilità di accedere alla pensione attraverso un meccanismo basato su maggiore flessibilità che consentirebbe dunque ai lavoratori di uscire dal mercato del lavoro tra i 62 e i 70 anni con premi e leggere penalizzazioni.
Il presidente della Commissione Lavoro incita il Governo affinché la proposta di Madia inerente il prepensionamento non si riduca solo al comparto degli statali ma venga esteso a tutti i lavoratori. Questo potrebbe essere una soluzione ottima sia per garantire una staffetta generazionale in entrambi i settori, sia per non creare disparità tra le categorie di lavoratori sia inoltre per risolvere il problema di tutti coloro che attendono di raggiungere l’agognata pensione.
Sembrerebbe dunque imminente una Riforma pensioni che entro aprile dovrebbe risolvere una delle questioni spinose lasciate dal precedente governo Letta. Per quanto concerne la pensione anticipata, Damiano riuscirà, invece, ad ottenere qualcosa in tempi brevi?
La sua tenacia ha già fornito importanti risultati, i lavoratori confidano dunque in ulteriori sviluppi sul tema Pensioni 2014, aprile sarà dunque il mese decisivo? Sarà come sempre nostra cura tenervi aggiornati sugli ulteriori sviluppi.
Finanzainchiaro

BANCHE ITALIANE SOTTOVALUTATE. E’ CORSA DEI FONDI
Buon momento per il settore bancario in generale e per il debito pubblico, con lo spread che tocca i 171 punti, il minimo da gennaio 2011, e i fondi esteri in corsa per entrare nel capitale delle banche italiane, che secondo uno studio di Deutsche Bank hanno un rapporto tra prezzo e valore di libro 2014 di 0,82 volte, quasi la metà dell'1,54 degli istituti greci e dell'1,45 di quelli spagnoli. E questo nonostante i rialzi degli ultimi mesi. Così, dopo i colossi, ora arrivano anche i fondi più piccoli, ancora poco conosciuti sul mercato italiano.
Le ultime a essere entrate nel mirino dei fondi internazionali sono Mps e il Banco Popolare, che oggi sono anche le protagoniste del listino.
Il Banco, per l'avvio dell'aumento di capitale da 1,5 miliardi, che potrebbe racchiudere nuove sorprese. Oltre all'interesse di BlackRock e Och-Ziff, l'operazione potrebbe rappresentare anche lo spunto per l'ingresso nel suo azionariato di ulteriori soci esteri.
Il Monte, per la mossa della Fondazione, che oggi ha raggiunto un accordo per la cessione di un'altra quota della banca, esattamente il 6,5%, scendendo così al 5,5% nel capitale di Mps e cedendo lo scettro di primo azionista a BlackRock, che dalle comunicazioni della Consob risulta detenere dal 18 marzo il 5,75 per cento. Intanto, nell'azionariato del Monte ci sono anche Jp Morgan Chase & Co, che ha in mano il 2,5%, e Axa sa, che possiede il 2,05. Questi almeno quelli che detengono quote superiori al 2%, perchè secondo alcune indiscrezioni tra gli azionisti ci sarebbero anche i fondi Vanguard, con l'1% circa del capitale, e alcuni hedge fund come Marshall Wace, Tosca, Och Ziff e Guggenheim.

E oggi, con l'accordo raggiunto dall'ente presieduto da Antonella Mansi, nel capitale di Rocca Salimbeni sono entrati altri due soci esteri, decisamente poco noti al mercato italiano. Si tratta di Fintech Advisory, un’investment management company fondata nel 1987 con sede in New York cui farà capo il 4,5% della banca, e di BTG Pactual Europe, una asset management company con sede a Londra di BTG Pactual, un gruppo finanziario internazionale con sede in Brasile, che deterrà il 2%. Questo quanto si è appreso dalla nota della Fondazione che precisa che entrambi gli acquirenti hanno loro facoltà di designare fondi da esse gestiti. Quanto al prezzo di vendita, per entrambe le cessioni è stato fissato nella misura di 0,2375 euro per azione.
La notizia è stata accolta con entusiasmo in Borsa, dove il titolo ha strappato al rialzo. Secondo alcuni operatori, il mercato premia la contendibilità della banca e il prezzo al quale è avvenuta la dismissione da parte della Fondazione. Quanto al controllo, l'ente presieduto da Mansi ha subito precisato però che, “anche al fine di contribuire alla stabilità dell’assetto societario della Conferitaria e di preservare il significativo legame storico con il territorio di riferimento, la Fondazione ha sottoscritto con gli acquirenti un patto parasociale relativo, tra l’altro, alla governance della Banca e a taluni limiti al trasferimento delle azioni conferite al patto (lock-up), nonché impegni al mantenimento delle quote partecipative, nell’entità complessiva del 9% dell’attuale capitale sociale della Banca (6,5% dei sopra citati acquirenti e 2,5% della Fondazione), nonché del 9% del capitale sociale che risulterà a seguito dell’esecuzione dell’aumento di capitale di 3 miliardi deliberato dall’assemblea degli azionisti della banca in data 28 dicembre 2013”. In ogni caso, l'efficacia degli accordi, già approvati dalla Deputazione Amministratrice dell’Ente, è sospensivamente condizionata all’ottenimento delle autorizzazioni rispettivamente da parte dell’Autorità di vigilanza sulle fondazioni di origine bancaria (Mef) e da parte della Banca d’Italia, in ottemperanza delle vigenti disposizioni di legge e regolamentari.  
Professionefinanza


PIAZZA AFFARI. TITOLI NEL MIRINO
A Piazza Affari l'attenzione è concentrata soprattutto su Banco Popolare, ma anche su Mps, Finmeccanica e Telecom Italia. Ecco principali possibili movimenti attesi.
Banco Popolare. Titolo sotto i riflettori a Piazza Affari. Parte oggi, per concludersi il 17 aprile, l'aumento di capitale da 1,5 miliardi del Banco Popolare, che offre ai soci 17 azioni ogni 18 possedute al prezzo di 9 euro. Intanto, venerdì si è appreso che il prezzo di riferimento rettificato del titolo, efficace da oggi, è di 13,63 euro, mentre il prezzo di riferimento dei diritti dell'aumento di capitale è pari a 4,3720 euro. Sabato 29 si è tenuta l'assemblea ordinaria della banca, che ha approvato il bilancio, archiviato con una perdita di 606 milioni, e quella straordinaria, che ha deliberato l’incorporazione del Credito Bergamasco, controllata al 77,89%, nella capogruppo.  Interpellato sul maxi-aumento, l'ad Pier Francesco Saviotti si è detto fiducioso di incassare una buona risposta sia dal lato retail che degli investitori istituzionali.
Intesa. Il titolo potrebbe reagire in seguito alle parole del ceo Carlo Messina, che venerdì scorso, durante la presentazione dei conti 2013 e del nuovo piano industriale, ha detto che l'istituto non ha intenzione di fare acquisizioni sul mercato italiano durante l’arco di piano.
Mps. Titolo in luce a Piazza Affari in attesa dell'aumento che dovrebbe partire 1 o 2 settimane dopo il 12 maggio. Lo ha detto il numero uno dell'istituto Alessandro Profumo. Intanto il titolo potrebbe reagiare della notizia che la procura di Firenze sta compiendo accertamenti sull'acquisto, nel 2012, di una quota del 4% del Monte dei Paschi di Siena da parte della famiglia Aleotti cui fa capo il gruppo farmaceutico Menarini. La partecipazione, costata 178 milioni, è recentemente scesa all'1% con una perdita dichiarata di 70 milioni.
Carige. Titolo in luce in Borsa, in scia alle parole dell'ad Pietro Montani che ha detto che per Carige Vita e Carige Assicurazioni sono arrivate più di due manifestazioni di interesse.
Finmeccanica. Titolo sotto i riflettori. La società ha ufficializzato di essersi aggiudicata, attraverso le controllate Ansaldo Sts e AnsaldoBreda, un contratto da 1,2 miliardi di dollari per la metropolitana senza conducente di Lima, in Perù. Nel dettaglio, la concessione è stata assegnata al consorzio "Nuevo Metro de Lima" composto, oltre che dalle Società del Gruppo Finmeccanica, da Iridium Concesiones de Infrastructura, Vialia Sociedad Gestora de Concesiones de Infrastrutructura, Salini-Impregilo e Cosapi. Il contratto è relativo alla concessione da parte di ProInversion, società statale peruviana che agisce per conto del Ministero dei Trasporti e delle Telecomunicazioni, della Linea 2 e di un ramo della Linea 4 della metropolitana di Lima per 35 anni. La concessione comprende la progettazione, la costruzione e il finanziamento per una durata di 5 anni; è poi prevista la fase di esercizio e manutenzione per ulteriori 30 anni. La quota parte del contratto per Ansaldo Sts ammonta a circa 700 milioni di dollari mentre quella di AnsaldoBreda è di circa 500 milioni.
Molmed. Da domani e fino al 7 aprile saranno offerti i diritti di opzione dell'aumento di capitale che non sono stati esercitati, e rappresentano il 3,36% delle azioni offerte, per un controvalore di 166.814,81 euro.
A2A. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che A2A Ambiente, società del gruppo A2A, ha depositato, presso Provincia e Comune di Brindisi, il progetto definitivo e lo studio di impatto ambientale del nuovo impianto per la produzione di ecoergite.Si tratta dell'innovativo combustibile rinnovabile brevettato da A2A Ambiente, che potrà essere impiegato nella centrale Edipower di Brindisi per la produzione di energia elettrica, se gli iter autorizzativi si concluderanno positivamente.
Mondo Tv. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che lo scorso venerdì la società ha sottoscritto con Abu Dhabi Media, Tv pubblica dell'emirato, un nuovo accordo di licenza di diritti televisivi.
Telecom. Titolo sugli scudi in vista dell'assemblea degli azionisti del 16 aprile per il rinnovo del cda della compagnia telefonica. Venerdì scorso Davide Serra, fondatore del fondo Algebris, ha annunciato che il suo voto per la presidenza va a Giuseppe Recchi, candidato della lista Telco, la holding che detiebeil 22,4% di Telecom, mentre la Findim la finanziaria della famiglia Fossati che ha il 5,004% ha proposto Vito Gamberale.
Aumenti, il Banco apre le danze
Parte oggi la ricapitazione da 1,5 miliardi, mentre BlackRock è già entrato nel capitale. Intanto il mercato guarda già a Mps e alla Bpm.
Parte oggi l'aumento di capitale del Banco Popolare, che apre così le danze a una stagione intensa di ricapitalizzaziooni ,mentre a Piazza Affari cresce la presenta di fondi esteri (BlackRock in primis) nel capitale delle banche italiane. L'operazione da 1,5 miliardi dell'istituto guidato da Pier Francesco Saviotti, che si concluderà il 17 aprile, prevede 17 azioni ogni 18 possedute al prezzo di 9 euro. Sul mercato, in attesa dell'apertura della Borsa, c'è grande suspance sul titolo, dove si sono fatti avanti molti fondi internazionali, Sdcondo il Messaggero BlackRock avrebbe già prenotato presso il consorzio di collocamento e garanzia una parte dell'offerta, in modo da partecipare all'operazione, che segna un altro pezzo importante del puzzle di crescita del fondo Usa nel capitale delle banche italiane. Nel corso dell'assemblea di sabato, infatti, è emerso che il fondo BlackRock ha l'1,34% del capitale accanto al 2,12% di Goldman Sachs.
Il prezzo di riferimento rettificato del Banco, efficace da oggi, è di 13,63 euro, mentre il prezzo di riferimento dei diritti dell'aumento di capitale è pari a 4,3720 euro. Sabato 29, infanto, si è tenuta l'assemblea ordinaria della banca, che ha approvato il bilancio, archiviato con una perdita di 606 milioni, e quella straordinaria, che ha deliberato l’incorporazione del Credito Bergamasco, controllata al 77,89%, nella capogruppo.  Interpellato sul maxi-aumento, l'ad Pier Francesco Saviotti si è detto fiducioso di incassare una buona risposta sia dal lato retail che degli investitori istituzionali.
Con il banco si apre la stagione degli aumenti di capitale del 2014, che permetteranno alle banche di rafforzare i ratio in vista degli stress test. Subito dopo partirà il maxi aumento di Mps (3 miliardi in partenza il 19 o il 26 maggio), seguito da Bpm (500 milioni) e Credito Valtellinese (400 milioni, che ha selezionato le banche che faranno parte del consorzio di garanzia, che è così garantito interamente) Banca Carige (800 milioni), Popolare di Sondrio (350 milioni), Popolare di Vicenza (1 miliardo), Veneto Banca (500 milioni), Popolare di Bari (125 milioni) e Banca delle Marche (circa 500 milioni). Ma la lista potrebbe anche allungarsi secondo molti operatori del settore, dopo l'esito degli stress test.
Professionefinanza


SI AVVICINA LO SPETTRO DELLA DEFLAZIONE IN EUROPA. E ADESSO?
Gli ultimi dati sull’inflazione nell’Eurozona per il mese di marzo sono inferiori alle attese. I prezzi sono cresciuti mediamente dello 0,5%, in rallentamento dallo 0,7% di febbraio e al di sotto del consensus di +0,6%. In Italia, terza economia dell’Area Euro, l’indice dei prezzi è cresciuto di appena lo 0,4%, ai minimi dal mese di ottobre del 2009, dimezzandosi in appena cinque mesi. E per la prima volta dopo 12 anni sono risultati in calo i prezzi delle sigarette.
Le cifre fornite stamane da Eurostat aggiungono elementi ancora più forti, rispetto alle prime stime preliminari di venerdì, quando si era scoperto che la Spagna è caduta in deflazione (prezzi a -0,2% a/a) e che in Germania l’inflazione si è attestata a marzo solo all’1%, al di sotto dell’1,1% atteso e in rallentamento dal +1,2% annuo di febbraio. 
Il dato tedesco è fondamentale, perché la Germania è la prima economia dell’Eurozona e finora ha opposto una strenua resistenza alle varie ipotesi ventilate in questi mesi su ulteriori misure accomodanti della BCE, temendo un surriscaldamento dei propri prezzi interni. Ma l’inflazione tedesca è ora intorno alla metà del target di riferimento della BCE per l’intera unione monetaria, rendendo ancora più difficili gli aggiustamenti strutturali in corso nel Sud Europa, il quale, a questo punto, deve fare maggiori sforzi per rendersi competitivo, data la bassa crescita dei prezzi e dei salari in Germania.
La disfatta di Hollande in Francia
Ai dati prettamente economici di queste ore se ne aggiunge un altro più squisitamente politico. Il ballottaggio alle elezioni amministrative di ieri in Francia hanno più che confermato il tracollo dei socialisti del presidente François Hollande e hanno visto trionfare sia la destra dell’Ump, sia quella più radicale di Marine Le Pen del Fronte Nazionale, decisamente quest’ultima su posizioni anti-euro e anti-tedesche.
La debacle di Hollande non è un dato che riguarda la sola Francia, perché è solo l’antipasto della sconfitta dei partiti europeisti alle elezioni europee di maggio, ma anche perché renderà molto più complessa l’attuazione delle politiche di austerità a Parigi.
Il segnale che arriva dalla seconda economia dell’Eurozona è chiaro: i francesi non hanno più fiducia né in Bruxelles, né tanto meno nei confronti di chi in patria cerca di adempiere agli impegni assunti in Europa. L’euro-scetticismo diffuso e frutto di una grave crisi economica si aggiunge a quello imperante in altri paesi, tra cui l’Italia.
Riunione BCE giovedì
Il board della BCE si riunisce giovedì e non è un mistero che i mercati abbiano scontato in questi ultimi giorni un possibile nuovo taglio dei tassi. Francoforte potrebbe annunciare altre misure forti, in vista proprio delle europee di maggio, come un intervento a sostegno della liquidità sui mercati, tramite acquisti sul secondario di titoli pubblici e privati, similmente a quanto è avvenuto in questi anni negli USA.
Anche per questo, forse, lo spread BTp-Bund a 10 anni è sceso in mattinata a 171,5 punti, ai minimi da giugno 2011, con i rendimenti decennali in calo al 3,28%, minimo storico.
di Giuseppe Timpone
investire oggi


L’UE APPROVA IL MECCANISMO DEL PRELIEVO FORZOSO

La scorsa settimana l’Unione Europea ha deciso sanzioni micidiali contro i propri cittadini che, a differenza della Russia, non possono difendersi. Con il compromesso sull’Unione Bancaria raggiunto il 19 marzo, il Consiglio UE, la Commissione e il Parlamento Europeo hanno creato una macchina criminale che mira ufficialmente a confiscare i risparmi per mantenere in piedi le banche “zombie”.
L’accordo stabilisce che il Meccanismo di Risoluzione Unico (SRM), il cosiddetto “secondo pilastro” dell’Unione Bancaria, sarà operativo nel 2015; due terzi dei 55 miliardi di euro del Fondo di Risoluzione Unico (SRF) possono essere usati dall’inizio e il 70% dopo tre anni. Il fondo sarà finanziato dalle banche, ma non è chiaro se solo dalle 128 banche che fanno parte dell’Unione Bancaria o se da tutte. Le casse di risparmio e le banche cooperative hanno già messo le mani avanti perché non intendono sacrificarsi per salvare le grandi banche.
Il “primo pilastro” dell’UB, il Meccanismo di Supervisione Unico (SSM), come concordato precedentemente,sarà a regime già nel novembre di quest’anno.
L’intero sistema sarà indipendente dai governi nazionali. Il Consiglio sarà interpellato solo se lo decide la Commissione e solo nel caso che la Commissione disapprovi le decisioni prese dalla BCE e dal Consiglio del SRM (probabilità uguale a quella che gli asini volino).
Al cittadino viene spiegato che nel caso di una “risoluzione” (liquidazione) bancaria, verrà per primo utilizzato lo strumento del “bail-in”, e cioè del prelievo forzoso: vengono confiscati, nell’ordine, le azioni, le obbligazioni e i risparmi al di sopra dei centomila euro. Se questi non bastano si ricorre al fondo. Inoltre, i governi possono chiedere un prestito all’ESM, che naturalmente significa consegnarsi alla Troika.
Il Commissario per il Mercato Interno Michel Barnier ha definito l’accordo “il passo più importante (…) dopo l’Euro”. Il ministro del Tesoro tedesco Wolfgang Schaeuble ha ripetuto il mantra che col nuovo meccanismo i contribuenti non dovranno più sobbarcarsi il costo dei salvataggi bancari.
Due osservazioni. Primo, se salta una banca sistemicamente rilevante, la potenza di fuoco del nuovo meccanismo è del tutto insufficiente. Non miliardi ma migliaia di miliardi saranno necessari. Questo significa che i contribuenti non sono affatto al riparo. In secondo luogo, e ancor più importante, è che le nuove regole rovesciano il principio della fiducia su cui si basa ogni sistema di finanza e di credito, e cioè che il risparmio è protetto dalla legge. La maggior parte delle costituzioni nazionali lo afferma esplicitamente. Il nuovo accordo raggiunto dalle istituzioni UE, e che i parlamenti nazionali sono chiamati a ratificare, asserisce invece la supremazia della “stabilità del sistema finanziario” su ogni altro interesse o settore della società, compresi i risparmi. source
Come abbiamo già denunciato, le norme di “risoluzione bancaria” affermano che i contratti derivati devono essere onorati se una loro sospensione minaccia “la stabilità del sistema”.
L’UE ha dichiarato ufficialmente guerra ai risparmiatori e così facendo ha gettato le basi per l’autodistruzione del sistema.
Carlo Scalzotto per Finanzanostop


FIAT: FINE DI UN’ERA. ULTIMA ASSEMBLEA A TORINO

ROMA (WSI) - Una giornata storica, sia per la Fiat, che per Torino, e per l'Italia intera. La data di oggi, 31 marzo del 2014, sarà ricordata infatti per essere stata quella in cui si è svolta l'ultima assemblea torinese per l'approvazione del bilancio. (a parte l'altra straordinaria in estate)

La prossima volta, e il futuro, i soci del Lingotto si riuniranno infatti, per la prima volta nella vita di 115 anni di Fiat, in Olanda.

L'amministratore delegato Sergio Marchionne ha subito lodato l'acquisizione del 100%, parlando di "coronamento di un grande progetto industriale e culturale che abbiamo iniziato nel 2009". E ha poi rassicurato sul mantenimento di una identità delle due aziende, Fiat e Chrysler.

"Quando si uniscono due aziende con una tale ricchezza di storia e di tradizioni può nascere la sensazione che si perda qualcosa" ma "nei fatti l'unione tra Fiat e Chrysler esiste già da tempo ed è una realtà solida, aperta al mondo e proiettata al futuro".

"La verità è che l'identità di un'azienda non sta in una ragione sociale. Sta nelle persone che ci lavorano, che ogni giorno la rendono viva e le trasmettono la loro impronta", ha concluso Marchionne.

Sempre nel decantare l'acquisto di Chrysler, il presidente John Elkann, guardando al prodotto della fusione delle due aziende, la FCA, ha affermato:
"Non dobbiamo piu' giocare una partita per la sopravvivenza, in fondo alla classifica, senza sapere se ci sara' un domani. Oggi con Fca, abbiamo la possibilita' di giocare una vera partita. E il 6 maggio a Detroit vi racconteremo quello che Fca fara' nei prossimi anni".

I risultati positivi di cui si parla sono però legati sempre all'estero:
"Guardando anche al Brasile e all'America del Sud: oggi è un mercato dove vendiamo più automobili che in Europa e dove nonostante le difficoltà, ricaviamo grandi successi, come dimostrano i lanci dei nuovi modelli tra cui la nuova A1", ha detto Elkann definendo l'America del Nord "il nostro più grande mercato".

Negli Usa "Jeep ha fatto registrare nel 2013 il record storico di auto consegnate e si appresta nel 2014 a raggiungere il traguardo del milione" anche con le auto prodotte "qui in Italia, nello stabilimento di Melfi". Bene anche il mercato asiatico, "dove stiamo crescendo a ritmi notevoli, con un +48% rispetto al 2012"

Marchionne ha intanto ricordato che gli obiettivi 2014 della Fiat sono un utile della gestione ordinaria a 3,6-4 miliardi, utile netto a 0,6-0,8 miliardi, indebitamente netto industriale tra 0,8 e 1,3 miliardi di euro e che "il nostro obiettivo e' aumentare le consegne totali nel mondo a 4,5-4,6 milioni di vetture".
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BUROCRAZIA E FISCO: BANCHE STRANIERE BOCCIANO ITALIA

ROMA (WSI) - Italia bocciata in competitività dalle banche estere. L'indice Aibe, l'Associazione degli istituti di credito stranieri operanti nel Paese, si ferma infatti a quota 33,2 su 100 quanto ad attrattività del Bel paese per gli stranieri.

In particolare pesano l'eccesso di norme, la burocrazia ed il fisco. C'è tra le Banche estere attesa per il programma del Governo Renzi, mentre non sembrano utili a modificare l'opinione sull'Italia il semestre europeo di turno europeo e l'Expo 2015.

Secondo il presidente di Aibe Guido Rosa quello espresso dall'indice è ''un valore atteso, ma anche molto basso, che può migliorare solo tramite l'attuazione di efficaci e credibili politiche di sviluppo''.

Tra le criticità Rosa definisce ''interessante'' che ''la corruzione, tema molto critico naturalmente anche dal punto di vista morale, non è vista più come un ostacolo insormontabile''.

Per il presidente di Eni e responsabile di Confindustria sugli investimenti esteri Giuseppe Recchi ''sono molti anni che in Italia si aspettano riforme della macchina amministrativa'' e ''c'è una grossissima domanda di ottenere quello che rende possibile e facile fare impresa'', mentre il Governo, secondo il viceministro dell'Economia Luigi Casero, ''ha un piano abbastanza forte ed immediato per intervenire su una serie di debolezze del nostro Paese'' basato su ''un calendario ben preciso di riforme istituzionali''. (ANSA)
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ALERT SANZIONI RUSSIA: RICADREBBERO SU DI NOI

ROMA (WSI) - Se dovesse andare davvero male, se dovessero scattare le sanzioni contro la Russia, in ballo per noi ci sarebbero circa 30 miliardi di euro di interscambio commerciale: oltre 10 miliardi di esportazioni e quasi 20 di importazioni. Per questo si capisce la cautela del nostro governo nell'assecondare misure troppo drastiche. E non a caso, nei giorni scorsi, Renzi parlava di sanzioni «progressive» e soprattutto «reversibili». Non solo la Russia vale circa il 2,8% del totale del nostro export, ma rappresenta uno dei pochi mercati di sbocco dove il made in Italy ha continuato ad affermarsi nonostante la crisi globale degli ultimi tempi.

Secondo l'ultima analisi dell'Ufficio studi di Confartigianato, che anticipiamo in esclusiva, a gennaio 2014 l'export cumulato degli ultimi 12 mesi (febbraio 2012-gennaio 2013) segna infatti una flessione dello 0,7% (dovuta in particolare al -1,2% del mercato interno europeo), mentre in Russia siamo riusciti a mettere a segno un lusinghiero +5,3% (solo in Cina +8,7 e Belgio + 9% siamo anditi meglio). All'opposto in alcuni importanti Paesi emergenti si registrano flessioni molto significative: -5,5% in Turchia, -12,2% in India. La crisi tra Russia e Ucraina, dunque, segnala Confartigianato, «potrebbe riverberarsi su uno dei mercati più dinamici per l'export italiano ed accentuare ulteriormente il rallentamento in corso».

Il settore del made in Italy più «esposto» è quello dei macchinari, che da solo vale più di un quarto (26,8%) della torta totale delle nostre esportazioni verso la Federazione russa e che solo nel 2013 ha messo a segno un brillante +10,3%. A ruota seguono articoli di abbigliamento con il 12,2% (+5,1%), articoli in pelle col 7,5% (+7,7%), mobili col 6,4% (+6,7%), apparecchiature elettriche col 6,1% (+4,3%), i prodotti chimici col 5,4% e i prodotti in metallo col 5,3%. A essere «colpite» sarebbero un po' tutte le fasce d'imprese, comprese le più piccole: nei primi 15 settori, che coprono il 90,4% dell'export totale, segnala infatti Confartigianato, la quota di occupazione nelle micro e piccole imprese fino a 20 addetti è del 38,2%.

E se bloccassimo le importazioni? O venissero interrotte le forniture russe? Per noi potrebbe essere un problema grosso: poco meno dei nove decimi dell'import dalla Federazione Russa, 19,67 miliardi di euro, riguarda infatti prodotti energetici. Difficile farne a meno a cuor leggero. Gli acquisti di petrolio greggio e gas naturale valgono circa un quarto delle nostre importazioni totali. L'Italia è il quinto cliente del gas russo, con acquisti per 13,6 miliardi di metri cubi, dato questo che sommato agli acquisti di petrolio nel 2013 ha fatto segnare un aumento del 12% delle importazioni di prodotti energetici dalla Russia mentre il totale generale calava del 19,5%.

Confartigianato ha elaborato anche un «indice di specializzazione» che, al di là delle quote grezze di mercato, ricalcola il peso effettivo dell'export verso la Russia rispetto alle nostre medie mondiali. Ed il risultato vede in testa i mobili (indice di specializzazione pari a 297), seguito da articoli di abbigliamento (268), articoli in pelle (165) e macchinari e apparecchiature (146) .

Non sorprende quindi che le Marche, uno dei distretti di eccellenza del comparto del mobile, si collochino al primo posto con una incidenza dell'export verso la Russia sul valore aggiunto regionale del 2,0%, a fronte di una media nazionale dello 0,8%. Seguono l'Emilia Romagna con l'1,6%, il Veneto (1,4%) e l'Abruzzo (+1,2%). A livello regionale, per stare solo alle produzioni manifatturiere svetta la Toscana (5,7% di quota) con una crescita del 21,6%, seguono Lombardia col 13,3% (da cui proviene il 29,5% dell'export manifatturiero italiano verso il territorio russo), Veneto con il +9,9% (16,9% dell'export manifatturiero nazionale verso la Russia), dal Piemonte con il +8,9% (7,8% dell'export) e dall'Emilia-Romagna con il +5,9% (18,9%).

A livello provinciale, al primo posto c'è la «vecchia» provincia di Ascoli col 3,4%, poi Chieti (3,2%), Reggio Emilia (2,6%), Rimini (2,5%) e Vicenza (2,1%). Ma a pagare dazio, in caso di sanzioni, sarebbero anche le province che hanno una più spiccata vocazione all'export, a cominciare da Varese, Roma, Novara, Mantova e Firenze che tra le 31 province che presentano una quota dell'export superiore all'1%, nel 2013 sono cresciute tra il 24 ed il 55%.

Sintetizza Giorgio Merletti, presidente Confartigianato: «Le nostre rilevazioni confermano che le produzioni made in Italy sono competitive e continuano a conquistare i mercati mondiali. Ma situazioni a rischio come quella che interessa l'area della Russia condizionano pesantemente le performances delle nostre imprese all'estero. Questo non fa che rafforzare la necessità di puntare al rilancio dei consumi interni, se vogliamo sostenere la ripresa economica e rasserenare le prospettive degli imprenditori».

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ITALIA: SPREAD AI MINIMI STORICI

MILANO (WSI) - Piazze europee tutte in progresso a metà mattinata. L'indice Ftse MIB fa +0,62% a 21.660 punti. Lo Spread intanto cala in area 172,50 ai minimi da giugno 2011.

Le Borse asiatiche si sono spinte in rialzo, eccezion fatta per Seul. A Tokyo, l'indice Nikkei dei 225 titoli guida ha segnato +0,9% a quota 14.827,83 punti. I mercati sperano che la Cina prenderà misure forti per alimentare la crescita della sua economia.

L'indice della regione Asia Pacifico aumenta di valore da quattro sedute di fila. A livello settoriale, i gruppi attivi nel comparto dei consumi sono i più positivi.

I mercati si trovano tutti in prossimità di massimi storici importanti. Un sincronismo massimo, riferiscono gli analisti, creerebbe una ghiotta opportunità di vendita.

Sul versante macro i fari sono puntati sul Giappone. Se si esclude giugno 2013, la produzione industriale ha subito il calo maggiore dai tempi dello tsunami. Chi si aspetta più manovre di rilancio da parte delle autorità di politica monetaria dovrebbe ricredersi. Visto a che livello sono i dati sull'inflazione sarebbe rischioso. Il PMI ha intanto subito il calo peggiore nell'arco di due mesi da oltre un anno e mezzo. Ora si trova ai minimi di sei mesi.

Il deficit pubblico francese si attesta oltre quanto concordato con Bruxelles. La Francia ha archiviato il 2013 con un rapporto deficit/PIL che si attesta al 4,3% in calo rispetto al 4,9% (rivisto al rialzo da 4,8%) registrato nel 2012, ma superiore al target del 4,1% che il governo d'oltralpe si era impegnato a raggiungere d'accordo con i partner europei.

Il report lavoro in Usa potrebbe incoraggiare operatori a prendere rischi. Occhio alle mosse Bce. Delude la produzione industriale in Giappone.

In settimana si conosceranno il rapporto mensile occupazionale Usa, che potrebbe incoraggiare gli operatori a prendere rischi, e la riunione della Bce.

L'istituto di Francoforte sul Meno si trova davanti a un altro importante momento decisionale. I prezzi sono molto bassi e le pressioni sono aumentate perché Draghi faccia qualcosa per alzare l'indice dell'inflazione e scongiurare una deflazione.

Al meeting di marzo Draghi non ha annunciato nessuna nuova misura, deludendo i mercati. Questo aveva rotto l'equilibrio negli scambi euro dollaro. La moneta unica ha sfondato al rialzo la forchetta di cinque centesimi $1.33-$1.38.

Una serie di commenti accomodanti di alcuni membri del consiglio direttivo della Bce e uno di Evans della Fed, noto falco, uniti a un rialzo dei Fed funds, hanno rispedito la moneta unica nell'area del target range precedente.

Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi in avvio si attesta a 172,6 punti base dai 175 punti base registrati venerdi' in chiusura. Il rendimento del Btp decennale e' al 3,29% (-0,34%).

Sugli altri mercati, sul valutario euro piatto su dollaro e yen.

Sul valutario, euro +0,34% a $1,3799; dollaro/yen +0,40% a JPY 103,21; euro/franco svizzero -0,04% a CHF 1,2189. Euro/yen +0,76% a JPY 142,43.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio -0,30% a $101,37, il prezzo dell'oro +0,06% a quota $1.295,10 l'oncia.
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MARCEGAGLIA IN APPRENSIONE PER LA DEFLAZIONE
ROMA (WSI) - Intervenendo al convegno per il centenario dalla nascita di Guido Carli tenutosi oggi a Roma, Emma Marcegaglia ha dichiarato ai nostri microfoni che ci sono chiari segnali di deflazione nell'Eurozona.

Anche la Bundesbank si è detta disponibile al quantitative easing. "Se la Banca centrale tedesca l'avesse dichiarato prima, sarebbe stato meglio", ha affermato sorridendo l'imprenditrice, aggiungendo che tuttavia la politica monetaria da sola non può bastare.

"E' necessario tornare a fare investimenti, mettere l'impresa al centro dell'economia e aiutare le aziende ad essere più competitive".
"La spesa pubblica va cambiata sostanzialmente. Non possiamo investire nelle aziende municipalizzate che al 70% sono in perdita", ha poi detto l'ex Presidente di Confindustria, aggiungendo che bisogna investire in innovazione, tecnologia e digitale.



Rallenta l'inflazione in Italia. Nel mese di marzo, secondo le stime preliminari dell'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettivita' (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,4% nei confronti di marzo 2013, in decelerazione rispetto a febbraio (+0,5%). Si tratta del minimo dall'ottobre del 2009.

Il rallentamento dell'inflazione e' imputabile alla flessione su base annua dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati e degli Alimentari non lavorati e all'ulteriore attenuazione delle dinamiche inflazionistiche rilevate per quasi tutte le rimanenti tipologie di beni e servizi. L'inflazione di fondo, al netto degli alimentari freschi e dei beni energetici, scende allo 0,9%, dall'1,0% di febbraio; al netto dei soli beni energetici, rallenta di due decimi di punto percentuale, portandosi allo 0,8% (da +1,0% del mese precedente).

Il lieve rialzo mensile dell'indice generale e' da ascrivere principalmente agli aumenti - su cui incidono anche fattori stagionali - dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,6%) e di quelli Ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,3%); contribuisce, inoltre, l'incremento congiunturale dei prezzi dei Servizi relativi all'abitazione (+0,3%). L'inflazione acquisita per il 2014 sale allo 0,2%, dallo 0,1% di febbraio. Rispetto a marzo 2013, i prezzi dei beni diminuiscono dello 0,4% (era -0,1% nel mese precedente) e il tasso di crescita dei prezzi dei servizi scende all'1,0%, dall'1,2% di febbraio.

Pertanto, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si amplia di un decimo di punto percentuale rispetto a febbraio 2014. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona diminuiscono dello 0,3% su base mensile e crescono dello 0,7% su base annua (in attenuazione dal +1,0% di febbraio).

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto diminuiscono dello 0,2% rispetto al mese precedente e crescono dello 0,4% nei confronti di marzo 2013 (era +0,6% a febbraio). Secondo le stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta del 2,1% su base mensile e dello 0,3% su base annua, in rallentamento rispetto a febbraio (+0,4%). Il rialzo congiunturale e' in larga parte dovuto alla fine dei saldi invernali dell'abbigliamento e calzature, di cui l'indice NIC non tiene conto.
(Teleborsa-Asca)
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MINISTRO AGRICOLTURA CORPORATIVO COME I PREDECESSORI
ROMA (WSI) - Ken Loach (8) a 79 anni è tra i fondatori di un nuovo partito: Left Unity (Unità di sinistra). Si propone, leggo su Repubblica di ieri, di unire lavoratori, sindacati, ambientalisti per creare una società egualitaria, democratica e socialista. Prima riunione oggi a Manchester. Il gap ricchi-poveri secondo Loach è cresciuto a livelli insostenibili, Londra è una città per ricchi, le case hanno prezzi impossibili, scuole e ospedali pubblici funzionano sempre peggio.

Se al posto di Londra mettiamo Milano, Roma, Napoli, la situazione è la stessa, solo che non abbiamo un Ken Loach. Peccato. Abbiamo però il capogruppo del Pd, Speranza, che definisce "non inutili" gli F35. E il ministro della Difesa Pinotti, sempre Pd, che sugli F35 tranquillizza i militari: state sereni. A parte che l'invito a star sereni da qualche tempo suona vagamente inquietante, la mia precisa sensazione sugli F35 è che ci stiano prendendo per il cielo.

Una più vaga è che la linea più breve per unire due punti non sia la retta ma l'arabesco. Giovedì, sempre su Repubblica, mi aveva attirato un titolo a pagine 31: "No a più frutta nelle bevande, è lite nel Pd". Perbacco, notizia calda, ma nel Pd litigherebbero anche su una rimessa laterale a favore del Castel Rigone o sulla quantità di uvetta da mettere nel panettone.

Stavolta la commissione Affari europei ha bocciato un emendamento (del tutto condivisibile) presentato dai deputati Oliverio e Anzaldi alla commissione Agricoltura della Camera: chiedeva di alzare dal 12 al 20 la percentuale di vera frutta nelle bevande analcoliche. Anche Martina, il ministro competente (è una formula, non una valutazione), si era detto contrario.

Ora viene il bello. Anzaldi, cui si uniscono i deputati Gelli e Burtone, si chiede: "E' il ministro delle Politiche agricole o delle multinazionali? E' singolare che invece di difendere gli interessi dei nostri agricoltori e consumatori Martina preferisca tutelare le grandi aziende".

Con cautela, dopo aver informato i tre deputati che l'esistenza di Babbo Natale è messa in dubbio da taluni e non sono sempre le cicogne a portare i neonati, dirò che non è singolare, è normale. Martina si comporta come molti suoi predecessori, per non dire quasi tutti. Gli interessi dei nostri produttori e consumatori, ammesso e non concesso che il ministro li conosca, sono ignorati e scavalcati da decenni. Anche ipotizzando una kenloachizzazione invero improbabile di Martina, in sede europea quel 20% invocato sarebbe stato fatto a pezzi da una consorteria che, dal cioccolato ai formaggi, tutela solo gli interessi delle multinazionali.

Gli interessi del nostro calcio, meno male che c'è la Lega a difenderli. Viva preoccupazione dilaga fra gli ultrà dell'Italia intera, dopo aver letto sui giornali di ieri la durissima presa di posizione in difesa dei dirigenti contestati. Leggere striscioni tipo "Lazio libera" e "Cagliari libera" fa ridere, come "Padania libera".

Se la contestazione a Lotito è endemica, quelle a Guaraldi, Galliani, Cellino sembrano occasionali. In sostanza, la Lega è pronta a costituirsi parte civile nei confronti delle tifoserie che ledano con disordini, cori, striscioni, l'immagine dei club, e a citarle per danni. Iniziativa interessante, chissà perché non si sono svegliati una decina d'anni fa, in Lega.

Poteva essere un deterrente, forse. Adesso è tardi, e scommetto che, di fronte a una richiesta di danni, tutti i tifosi si dichiareranno nullatenenti, come Cellino anni fa, da presidente del Cagliari. Anche le squalifiche per settori di campo che se le vanno a cercare potevano essere un deterrente. Chissà come ci sono rimasti male quelli della Lazio: se non basta qualche quintalata di buuu e insulti a Seedorf e la sua maglia appesa a una croce a far scattare una squalifica, dovranno inventarsi di meglio, cioè di peggio.

Eco di Eco nel mio suggerire un titolo adeguato al Giudice sportivo: Il nome della resa.

Non sarebbe male se la Lega invitasse i club a dare pubblica risposta a tutte le piccole e grandi disfunzioni che allontanano la brava gente dagli stadi. Alla rubrica di posta dei lettori che tiene Franco Arturi sulla Gazzetta arrivano ogni settimana segnalazioni di abbonati che trovano i loro posti occupati e gli steward non fanno nulla, di padri costretti a tornare a casa col figlio di sei anni colpevole di non avere la tessera del tifoso, ma nessun club si sente in dovere (sì, dovere) di rispondere a questa gente.

Mentre alle delegazioni di ultrà si spalancano gli spogliatoi per un sereno confronto con giocatori e allenatore. A proposito di allenatori, era un po' che non si parlava di Mourinho, stranamente quieto. Poi, non richiesto, per tenersi in forma ha detto che, quand'anche la Juve vincesse in Uefa, non sarebbe una grande vittoria, perché la squadra era programmata per la Champions. Mettere il nasino altrove non gli ha portato bene: ha perso il derby con il Crystal Palace, che è una squadra di Londra anche se sembra il nome di un albergo.

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TURCHIA: ERDOGAN TRIONFA, SCONTRI IN PIAZZA
ISTANBUL (WSI) - Se si trattava di un referendum sul premier, il risultato delle urne è chiaro: Recep Tayyip Erdogan ha vinto. Mesi di scandali e critiche non hanno inciso più di tanto sul voto: alle amministrative il 44% degli elettori turchi ha scelto il partito del primo ministro, l’Akp. Confortato dall’esito dello scrutinio, davanti a migliaia di sostenitori l’uomo forte del paese ha già lanciato il suo anatema, annunciando che "coloro che hanno tradito la nazione pagheranno".

Il verdetto delle urne

I risultati definitivi si avranno solo fra qualche ora, ma il successo dell’Akp è netto. Quando lo scrutinio era arrivato all’92% dei seggi, i candidati del partito islamico hanno raccolto il 44% dei voti, ben al di sopra del 39% delle amministrative del 2009 e in calo contenuto rispetto allo storico 49,6% conquistato alle politiche del 2011. Il principale partito di opposizione, il Chp, viaggiava invece intorno al 29%. I nazionalisti del Mhp erano al 16%, i curdi del Bdp al 3,6%. Tra le grandi città, l’unica sfuggita al partito del premier è Smirne.

Otto morti in scontri fra clan

La giornata di ieri è stata macchiata anche da atti di violenza. Nelle province di Hatay e Sanliurfa, vicino al confine con la Siria, si sono verificati degli scontri fra clan schierati con diversi candidati. Il bilancio è di otto morti e almeno venti feriti.

Le autorità hanno precisato che 4 sono le persone rimaste uccise in un conflitto a fuoco tra i componenti di due famiglie nel villaggio di Yuvacik nella provincia orientale di Sanliurfa, al confine con la Siria. Scontri simili si erano verificati anche durante le precedenti consultazioni. Nella provincia di Hatay, anche questa confinante con la Siria, due persone sono rimaste uccise in uno scontro a fuoco tra i familiari di due candidati nella municipalità di Golbasi.

L'attacco ai "traditori"

Erdogan ha confermato di essere il politico più carismatico del paese ed è riuscito a compattare il suo elettorato storico, musulmano, anatolico e rurale, con una campagna muscolare nella quale ha denunciato un'infinità di "complotti" contro il Paese e contro il suo governo. Potendo contare sull’ampio consenso emerso dalle urne, ha ripreso la sua retorica aggressiva, attaccando l’opposizione è in particolare i "traditori" della confraternita dell'ex alleato Fetullah Gulen. "Non ci sarà uno Stato nello Stato - ha detto – E’ venuto il momento di eliminarli".
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TESORO ANNUNCIA: TAGLI IMMEDIATI A STIPENDI MANAGER
ROMA (WSI) - Dal prossimo 1 aprile partiranno con effetto "immediato" i tagli dei compensi dei manager delle società non quotate, controllate dal ministero dell'Economia.

Da questa data entrerà infatti in vigore il decreto ministeriale "che integra e completa il quadro normativo che regola i compensi degli amministratori con deleghe delle società non quotate controllate dal Ministero dell'Economia e delle Finanze", secondo quanto si legge in una nota del Mef.

Il tetto è stato definito in base allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, cioè 311mila euro circa nel 2014. Il Tesoro ricorda però che i limiti non riguardano le società Enel, Eni, Finmeccanica, le cui azioni sono quotate in Borsa, né Ferrovie, Cdp e Poste.

Queste emittenti di titoli negoziati sui mercati regolamentati e per loro non sono previsti limiti ai compensi. In ogni caso, per le controllate pubbliche quotate e quelle emittenti titoli, già il decreto del Fare aveva stabilito una diminuzione del 25% dei compensi in occasione delle nomine dei nuovi vertici.

L'entrata in vigore del decreto, si legge nella nota del Mef, "impone l'immediato adeguamento ai nuovi limiti dei compensi riconosciuti agli amministratori, come affermato dall'adunanza generale del Consiglio di Stato".

I compensi degli amministratori delle società non quotate, direttamente o indirettamente controllate dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, ad eccezione delle società che emettono strumenti finanziari quotati sui mercati regolamentati e delle loro controllate, sono quindi dall'1 aprile 2014 soggetti al rispetto di tali limiti.

In merito ai compensi degli amministratori con deleghe il Mef ricorda "che l'articolo 23-bis del D.L. n. 201/2011, al comma 5-bis - introdotto dal decreto-legge n. 95/2012 (cd. "spending review") - stabilisce che il compenso deliberato ai sensi dell'articolo 2389, terzo comma, codice civile, non può essere superiore al trattamento economico del Primo Presidente della Corte di cassazione, e dal decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze del 24 dicembre 2013 n. 166 e che, ai sensi dei commi da 1 a 5 del medesimo articolo, nel rispetto di tale limite massimo, il Decreto del Ministro dell'economia e delle finanze n.166/2013 fissa il limite ai compensi degli amministratori con deleghe delle società non quotate controllate direttamente e indirettamente dal Mef in misura proporzionale al trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione, in funzione della complessità della società amministrata.

Nel predetto decreto le società controllate direttamente o indirettamente dal Mef sono classificate in fasce di complessità sulla base di precisi parametri che riguardano il valore della produzione, gli investimenti e il numero dei dipendenti. Per ciascuna fascia è stato quindi fissato un limite retributivo per il trattamento economico degli amministratori".

Sono tre le fasce determinate dal Tesoro con cui si stabiliscono i tetti ai compensi dei manager delle società direttamente controllate dal Ministero dell'Economia e non quotate, che entreranno in vigore dal primo aprile.

Per gli amministratori delle società della prima fascia, Anas, Invimit, Rai, il tetto è pari al 100% del trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione e sarà così determinato: per l'amministratore delegato 311.658,53 euro e per il presidente 93.497,56 euro.

Per gli amministratori delle società della seconda fascia (Coni servizi, Consap, Consip, Enav, Eur (solo amministratore delegato), Gse, Invitalia, Ipzs, Sogei, Sogin), il tetto è pari all'80% del trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione e dunque Ad 249.326,82 e presidente 74.798,05 euro.

Per gli amministratori delle società della terza fascia (Arcus, Istituto Luce, Italia Lavoro, Ram, Sogesid, Studiare sviluppo) il tetto è pari al 50% del trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione: amministratore delegato 155.829,27 euro, e presidente 46.748,78 euro.

Nella prima fascia, spiega la nota del Mef, si collocano le società con un valore della produzione maggiore o uguale ad un miliardo di euro, con investimenti maggiori o uguali a 500 milioni di euro e un numero di dipendenti pari a 5.000 unità o più. Alla seconda fascia appartengono le società con valore della produzione maggiore o uguale a 100 milioni di euro, investimenti pari ad almeno un milione e con almeno 500 dipendenti. Le società che presentano parametri inferiori appartengono alla terza fascia.

I limiti ai compensi così definiti includono qualsiasi componente retributiva, inclusi benefit di tipo non monetario suscettibili di valutazione economica. Il trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione per l'anno 2014 è determinato dal Ministero della Giustizia in 311.658,53 euro lordi.

Il limite calcolato con il metodo indicato nel D.M. si applica all'amministratore delegato, per il conferimento di deleghe operative da parte del consiglio di amministrazione. Per il presidente cui siano state conferite deleghe che accompagnano quelle conferite all'amministratore delegato può essere deliberato un compenso pari al massimo al 30% di quello deliberato per quest'ultimo. (TMNEWS)
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LA PRIMAVERA SPRONERA’ AL RISCHIO?
Dopo una tentazione di buttarsi sulla difensiva, gli investitori, in settimana potrebbero sfruttare ancora l’appetito per il rischio. Ma cosa permetterà questo ritorno di fiamma? Un ritorno alla performance positiva da parte dei ciclici rispetto ai difensivi?
Intanto il Nasdaq Composite Index ha subito la peggiore perdita settimanale da ottobre 2012 con un -2,8 % cosa che ha alimentato le voci di una difficoltà nel settore hitech e, per di più, ha spostato il sentiment degli investitori verso una posizione difensiva, favorita anche da un calo dei rendimenti del Treasury. Il tutto anche per un altro motivo: il maltempo dell’inverno non c’è più e adesso è arrivato il momento di dimostrare se, negli Usa, locomotiva europea, ci sarà la possibilità di confermare quanto detto dalla Federal Reserve in questi mesi e cioè che il calo dei nuovi posti di lavoro, in realtà altro non è che una défaillance momentanea causata da fattori esterni.
Sempre che lo sia effettivamente. Per questo motivo i dati macro di venerdì sul lavoro di marzo arriveranno preceduti da un’ansia che, stavolta, ha paradossalmente una certa ragion d’essere. Infatti le valutazioni sull’azionario, proprio in seguito alle straordinarie mosse della banca centrale statunitense, hanno registrato un aumento considerevole (anche oltre il considerevole, in realtà) sconfinando nel territorio della bolla (in alcuni casi e per alcuni singoli nomi). Per questo motivo, adesso, si dovrà scegliere sempre di più su fattori come i fondamentali.
E in questo caso non tutti riescono a superare gli esami. Infatti non tutti potranno mantenere i ritmi del 2013 e alcuni temono che l’aumento spropositato sia arrivato a interessare il 75% dei nomi sul mercato. La vera crescite dovrà arrivare da fattori concreti: non più espansione dei multipli, ma guadagni in arrivo da spese, consumatori e investimenti reali. Più attenzione al reale stato di salute dell’economia, dunque e la prima cosa da considerare non è la quantità di lavoro creato, bensì la qualità dal momento che logica vuole, saranno questi elementi, lavoro e crescita, strettamente intercorrelati, a guidare la ripresa.
Ma per fare una cosa del genere, o per meglio di re per ottenere risultati del genere, occorre tempo e secondo Mark Luschini di Janney Montgomery Scott nel prossimo trimestre, i fattori che condizioneranno una svolta non saranno ancora maturi per permetterla.
Intanto le prospettive degli analisti parlano di un cosensus sui 200.000 posti di lavoro e un tasso di disoccupazione del 6,6 %, dato, quest’ultimo, che proprio in questo caso riveste una nuova identità, visto che la Yellen ha già fatto sapere come il dato in sè non sarà sufficiente per valutare le nuove strategie da parte della Federal Reserve.
E i numeri non possono mentire. Con i dati un uscita martedì per il settore delle auto, sotto l’occhio del ciclone ci saranno le azioni della General Motors e della Ford Motors, la prima reduce da un periodo deludente (anche da un punto di vista strategico, oltre che tecnico-produttivo), la seconda da una serie di performance scarse.
Rossana Prezioso per Trend-online


CREDIT SUISSE: IL RALLY TARGATO RENZI CONTINUERA’
Dopo un rialzo del Ftse Mib di oltre il 13% da inizio anno, il rally di Piazza Affari targato Renzi continuerà. Ne è convinto il Credit Suisse che in un nuovo report elenca tutti i motivi per cui, nonostante ci siano segnali di ipercomprato sul listino, manterrà nei portafogli un peso della borsa italiana superiore all'indice di riferimento.

"Il punto di partenza per l'Italia non è così negativo come molti investitori credono: l'Italia", afferma il Credit Suisse, "ha un avanzo primario e un surplus delle partite correnti"

Nel 2013, peraltro, l’Italia resta uno dei pochi paesi dentro i parametri europei e conta addirittura il maggior avanzo primario (spesa pubblica meno entrate pubbliche, al netto degli interessi per il debito pubblico, pari al 2,3% del Pil, cioè 36 miliardi di euro) tra tutti i paesi Ocse. 

La continua ricerca dell’avanzo primario, proprio nella crisi, è stata svolta finora mediante un aumento continuo e diffuso della pressione fiscale e il taglio pressoché lineare della spesa pubblica (soprattutto investimenti e welfare, componenti della spesa pubblica italiana inferiori a quelli degli altri principali Paesi europei già prima della crisi).

Ecco perchè il Credit Suisse ora afferma che il Paese "ha bisogno di un minimo inasprimento fiscale per stabilizzare il rapporto debito-Pil, specialmente perchè l'Italia ha un sistema previdenziale basato sui contributi versati" dopo la riforma Fornero, che da inizio 2012 ha esteso a tutti i lavoratori tale modello di calcolo delle pensioni al posto del più generoso metodo retributivo.

Inoltre, "la perdita di competività dell'Italia è meno profonda rispetto a quello che si calcola comunemente, con i costi del lavoro che sono sotto quelli di Germania, Irlanda e Francia in base ai dati dell'Ue", afferma ancora il Credit Suisse.

Detto questo, secondo gli analisti della banca svizzera, le riforme allo studio dal premier Matteo Renzi hanno tutto il potenziale per rilanciare la crescita dell'Italia dopo tre decadi di rallentamento. "La riforma politica dovrebbe produrre una maggioranza sostenibile nel Parlamento italiano, permettendo il varo di una nuova legge sul lavoro, di riformare la giustizia e di introdurre una maggiore deregulation sui mercati".

Senza dimenticare che le valutazioni della borsa italiana restano interessanti. "Il rapporto prezzo/book value della borsa italiana è il più basso rispetto a quello di tutti gli altri principali mercati azionari internazionali", afferma il gruppo svizzero.

In particolare il Credit Suisse sottolinea che "le banche e le utilities italiane sono attraenti anche grazie alla caduta dello spread". Tra i titoli con la maggior correlazione con la caduta del differenziale ci sono Intesa Sanpaolo e Ubi. "Mentre Mediaset appare relativamente trascurata dal mercato, ma è a buon mercato", affermano gli analisi del Credit Suisse, che hanno un giudizio outperform sul gruppo.
Milano Finanza

COMMENTO IN CHIUSURA
Piazza Affari ha chiuso in rialzo trascinata ancora una volta dal rally del comparto bancario. A tenere banco sono state le previsioni sulle politiche delle Banche centrali. Il pressing sulla Bce per nuove mosse espansive è aumentato dopo il nuovo rallentamento dell´inflazione europea, scesa a marzo allo 0,5%. Oltre a essere lievemente sotto le attese, si tratta anche del livello più basso dal novembre 2009. Giovedì si riunirà la Bce e aumentano così le probabilità di un´azione volta a contrastare le pressioni deflattive. Negli Stati Uniti la Federal Reserve manterrà il supporto straordinario all´economia ancora per un po´ di tempo. Parola di Janet Yellen che ha assicurati che "la mia posizione sia largamente condivisa dagli altri membri del board della Fed". In questo quadro a Piazza Affari l´indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,90% a 21.691 punti. E´ proseguito il rally del comparto bancario. In particolare da segnalare il balzo del Banco Popolare (+15,77% a 15,68 euro) nel giorno dell´avvio dell´aumento di capitale. Il maxi-aumento da 1,5 miliardi di euro prevede l´emissione di 166.473.775 azioni ordinarie Banco Popolare con rapporto di opzione in ragione di 17 nuove azioni ogni 18 azioni ordinarie possedute. Le nuove azioni sono offerte in sottoscrizione ad un prezzo di 9 euro ciascuna. I diritti di opzione dovranno essere esercitati dal 31 marzo al 17 aprile e saranno negoziabili sul MTA dal 31 marzo al 10 aprile 2014. Su di giri anche il Montepaschi (+4,86% a 0,265 euro) con la Fondazione Mps che ha raggiunto un accordo per la cessione di un altro 6,5% della banca senese (4,5% a favore della Fintech Advisory e il 2% a favore della Btg Pactual Europe). Gli acquisti si sono rivelati sostenuti anche sugli altri titoli bancari: Popolare di Milano ha guadagnato il 3,76% a 0,73 euro, Intesa SanPaolo il 2,41% a 2,46 euro, Mediobanca il 4,01% a 8,30 euro, Ubi Banca il 2,77% a 6,84 euro, Unicredit l´1,45% a 6,63 euro. Brillante Saipem (+3,08% a 17,72 euro) in scia alle indiscrezioni del sito specializzato Upstream riportate dagli analisti di Mediobanca. Secondo Upstream, la controllata di Eni sarebbe in pole position per firmare un contratto multi-miliardario per fornire 2 navi FPSO (Floating Production Storage and Offloading) per il progetto Kaombo al largo delle coste dell´Angola. Poco mossa invece Eni che ha archiviato la seduta con un timido più 0,16% a 18,21 euro. Bene Fiat (+2,54% a 8,45 euro) nel giorno dell´assemblea al Lingotto. L´Ad Sergio Marchionne ha confermato gli obiettivi per il 2014: utile della gestione ordinaria a 3,6-4 miliardi, utile netto a 0,6-0,8 miliardi, indebitamento netto industriale tra 0,8 e 1,3 miliardi di euro. Marchionne ha poi fatto sapere che l´assemblea straordinaria per la fusione con Chrysler si terrà durante l´estate. Debole invece Pirelli (-1,55% a 11,40 euro) che non ha sfruttato la promozione arrivata questa mattina da Societe Generale. Gli analisti della banca francese hanno infatti alzato il giudizio sul gruppo degli pneumatici a buy dal precednte hold.
Finanzaonline