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SINTESI DELLA GIORNATA FINANZIARIA DEL 25 MARZO 2014



Risalita di Piazza Affari dopo il difficile avvio di ottava. L’indice Ftse Mib ha archiviato la seduta odierna con un progresso dello 0,95% a quota 20.823 punti. A sostenere i mercati europei in avvio di giornata hanno contribuito le dichiarazioni arrivate sul fronte politica monetaria con il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che ha aperto alla possibilità di un taglio dei tassi da parte della Bce per combattere la deflazione. Il numero uno della Bundesbank e influente membro del board della Bce inoltre non ha escluso del tutto l’eventualità di un quantitative easing se emergono rischi per la stabilità dei prezzi.
Sul fronte macro da oltreoceano sono arrivate indicazioni oltre le attese dalla fiducia dei consumatori statunitensi. A marzo l'indice a marzo. Il dato si è attestato a 82,3 punti dai 78,3 della passata rilevazione (dato rivisto da 78,1 punti). Gli analisti si attendevano 78,5 punti.
A Piazza Affari regina di giornata è stata Luxottica (+3,95% a 40,5 euro) all’indomani dell’annuncio dell’accordo con Google per progettare, sviluppare e distribuire una nuova generazione di occhiali per Glass. Si tratta, ha rimarcato l'azienda fondata da Leonardo Del Vecchio, di una collaborazione strategica di ampia portata tra le due società che lavoreranno insieme per creare dispositivi indossabili innovativi e iconici.
Miglior titolo del Ftse Mib è stato però UnipolSai (+4,17%). Molto bene anche Exor (+2,82%). Intonazione positiva anche per i titoli del risparmio gestito (+1,17% Mediolanum, +0,69% Azimut, 1,34% Banca Generali) grazie ai dati di raccolta di febbraio. In Italia, secondo i dati mensili di Assogestioni, i fondi comuni e le gestioni di portafoglio ha segnato segnano flussi che sfiorano i 12 miliardi di euro, livelli che non si vedevano dal 1998.
In coda al listino diversi testimonial bancari. Oltre -3% per Bpm, -1,82% per Bper. Giù anche Banca Mps (-0,72%) di cui anche il fondo Vanguard avrebbe rilevato una quota di rilievo del 12% venduto dalla Fondazione Mps sul mercato settimana scorsa. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore sull'istituto senese sarebbe piombati anche altri fondi quali Fidelity, Marshall Wace, Tosca, Och Ziff e Guggenheim con una strategia di medio periodo.
Seduta negativa anche per Terna (-0,74%) nel giorno della presentazione del piano strategico 2014-2018 che prevede di investire 5 miliardi di euro in cinque anni. L'azienda stima un miglioramento dei margini, con l'Ebitda margin atteso ad oltre il 79% nel 2018. Confermata la politica dei dividendi con acconto e saldo.
Finanza.com

IMPRESE ITALIANE: CALANO I PROTESTI E I RITARDI NEI PAGAMENTI
Anche se la strada da percorrere per dirsi fuori dalla crisi è ancora tanta, le aziende italiane provano a rialzare la testa. E qualche timido ma importante segnale di ripresa iniziano a registrarlo: gli ultimi tre mesi del 2013 confermano la positiva inversione di tendenza del trimestre precedente, sia sul versante dei protesti sia dei ritardi nei pagamenti
"L’uscita in massa dal mercato delle società più fragili – commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group – coincide nell’ultima parte dell’anno con un miglioramento delle condizioni economiche – finanziarie delle aziende che hanno resistito alla crisi”.

I dati analizzati da Cerved indicano una netta caduta del numero di società protestate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: tra ottobre e dicembre si contano 59mila aziende cui è stato levato almeno un protesto, il 13,7% in meno rispetto allo stesso trimestre del 2012. Per il secondo trimestre consecutivo la contrazione interessa non solo le imprese individuali (-15,8%), ma anche le altre forme giuridiche: si riduce infatti del 9,4% il numero di imprese non individuali protestate, portando così il numero complessivo per l’intero anno a quota 42mila, l’1,8% in meno rispetto al 2012. A livello annuale, nell'ambito delle imprese non individuali, si riscontrano segnali positivi in tutti i settori analizzati anche se il fenomeno rimane a livelli storicamente alti nelle costruzioni e nel terziario.

Una tendenza positiva emerge anche da un generale miglioramento nei pagamenti tra le imprese nell’ultimo trimestre dell’anno, che segue i segnali positivi già evidenziati nel terzo trimestre. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, negli ultimi tre mesi del 2013 si è ridotto il valore dei mancati pagamenti delle fatture in scadenza, dal 36,3% al 35,7%.
Tempi più rapidi di liquidazione delle fatture sono stati accompagnati da un aumento della presenza di imprese puntuali: la percentuale di aziende che regolano le fatture entro i tempi concordati con i fornitori è passata dal 43,9% al 45%. I tempi di liquidazione delle fatture passano infine dagli 83,8 giorni del quarto trimestre 2012 ai 79,3 giorni dello stesso periodo 2013.
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TERNA: INVESTIMENTI PER 5 MILIARDI IN 5 ANNI
Terna ha presentato il piano strategico 2014-2018, in cui prevede di investire 5 miliardi di euro in cinque anni. Lo rende noto la società elettrica, che spiega come 3,6 miliardi saranno destinati alla sicurezza e l’ammodernamento della rete elettrica, dei quali l'81% al suo sviluppo, e fino a 1,3 miliardi alle attività non tradizionali.
L'azienda stima un miglioramento dei margini, grazie all'aumento dei ricavi e al controllo dei costi: l'Ebitda margin atteso ad oltre il 79% nel 2018. Terna ha annunciato che non c'è alcuna esigenza di rifinanziamento fino a tutto il 2015. il piano consentirà di ridurre di 400 milioni l’incremento dell’indebitamento finanziario rispetto al precedente Piano (600 milioni contro 1 miliardo) e il rapporto di indebitamento netto/Rab sarà inferiore al 60% in tutti gli anni del piano. Confermata la politica dei dividendi con acconto e saldo. Previsto un dividendo base derivante dalle attività tradizionali, pari a 19 centesimi di euro per azione, a cui si aggiungerà il contributo delle attività non tradizionali (pay out del 60% sui risultati).
I conti 2013
L'azienda guidata da Flavio Cattaneo ha inoltre pubblicato i risultati dell'esercizio scorso. Terna ha chiuso il 2013 con un utile netto di 514 milioni di euro, in crescita del 10,8% rispetto ai 463,6 milioni dell’esercizio precedente. In aumento anche i margini: l’Ebitda si è attestato a 1,48 miliardi di euro (+6,5% da 1,39 miliardi), l’Ebit è risultato pari a 1,03 miliardi (+7% da 969 milioni). I ricavi del gruppo che controlla la rete elettrica nazionale ammontano a 1,89 miliardi di euro, in crescita del 5% rispetto al 2012, mentre i costi operativi sono rimasti sostanzialmente stabili a 415,3 milioni.
L’indebitamento finanziario netto si è attestato a 6,62 miliardi di euro, in aumento di 770 milioni rispetto a fine 2012 principalmente per effetto degli investimenti effettuati sulla rete di trasmissione nazionale. Il Cda ha proposto per il 2013 un dividendo do 0,20 euro per azione, in linea con la politica dei dividendi.
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GERMANIA APRE SU TAGLIO DEI TASSI E QE DA PARTE DELLA BCE
Le Borse europee imboccano la via dei rialzi, provando a lasciarsi alle spalle la deludente seduta di ieri, sulla quale ha pesato l’ennesima frenata del settore manifatturiero cinese. Sullo sfondo restano le tensioni geopolitiche dopo il vertice del G7 a l’Aia che ha sospeso la Russia a tempo indefinito dal G8, annullando il summit di Sochi. Dal fronte macro, l'atteso indice Ifo di marzo, che misura la fiducia delle imprese tedesche, ha evidenziato una marcata penalizzazione della componente prospettica. A sostenere i mercati del Vecchio continente ci pensano però le dichiarazioni arrivate sul fronte politica monetaria, che hanno aperto alla possibilità di una futura mossa da parte della Bce. 

Euro troppo forte e inflazione troppo bassa, possibile mossa della Bce?
Secondo il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, l'euro a 1,40 dollari è su livelli troppo elevati e penalizza, oltre all'economia italiana, anche quella spagnola, francese e, nel lungo periodo, tedesca. "Non possiamo fare politica industriale senza fare una riflessione sulla nostra moneta", ha detto Tajani nel corso di un convegno. "Uscire dall'euro sarebbe un errore clamoroso ma a 1,40 l'euro danneggia l'economia spagnola, italiana, francese e, alla lunga, danneggerà anche quella tedesca". Secondo il commissario per l'Industria, inoltre, "occorre aprire un dibattito su una banca centrale diversa" che, come la Fed, possa perseguire l'obiettivo di una bassa disoccupazione. 
Gli ha fatto eco il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che in una intervista ha aperto alla possibilità di un taglio dei tassi da parte della Bce per combattere la deflazione. Una posizione inaspettata dalla Germania, da sempre contraria a un ulteriore allentamento monetario.  "I tassi di interesse negativi sono un terreno inesplorato e la loro efficacia nell'abbassare i tassi di credito è discutibile", ha detto Weidmann, aggiungendo però che "per contrastare le conseguenze di un forte apprezzamento dell'euro sull'inflazione, i tassi di interesse negativi sembrano essere una misura più appropriata di altre". Non solo. Il numero uno della banca centrale tedesca e membro del consiglio direttivo della Bce si è spinto oltre, dichiarando che un programma di quantitative easing "non è fuori discussione" e che "occorre rafforzare la politica monetaria se emergono rischi per la stabilità dei prezzi".  

Nuovi spunti sul fronte politica monetaria potrebbero arrivare dal discorso di Mario Draghi, presidente della Bce, previsto oggi a Parigi per le 17.00 ore italiane, prima degli importanti dati sull'inflazione di marzo (in pubblicazione tra venerdì e lunedì prossimi) e in vista della riunione Bce del 3 aprile. 

La reazione dei mercati
In scia alle parole di Tajani e Weidmann, le Borse europee hanno accelerato. Dopo una partenza in moderato rialzo, ora i listini del Vecchio continente segnano un progresso intorno a 1 punto percentuale. A Piazza Affari l'indice Ftse Mib guadagna lo 0,70% a 20.760 punti, dopo che ieri è stata la peggiore Borsa europea con un calo dell'1,7%. Tra i titoli, spicca Luxottica in scia all'accordo con Google.
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RISPARMIO GESTITO, LA RACCOLTA A FEBBRAIO SFIORA  I 12 MILIARDI
A febbraio i fondi comuni e le gestioni di portafoglio segnano un nuovo record per la raccolta dell’industria con flussi che sfiorano i 12 miliardi di euro (11,8 miliardi). E' quanto si evince dai dati diffusi da Assogestioni, che spiega come per trovare numeri simili è necessario risalire fino al 1998. Il patrimonio del settore, sostenuto dalle nuove sottoscrizioni e dall’effetto performance, segna, anch’esso, un nuovo primato a quota 1.362 miliardi di euro.
Il 55% delle masse, pari a oltre 746 miliardi di euro, è investito nelle gestioni di portafoglio. Mentre il restante 45% (più di 616 miliardi) è consegnato alle gestioni collettive, tra le quali dominano i fondi comuni aperti con 574 miliardi di euro. I fondi comuni raccolgono 6,4 miliardi di euro. A guidare la classifica delle preferenze dei risparmiatori ci sono i prodotti flessibili (4,3 miliardi), gli obbligazionari (+1,6 miliardi), gli azionari (+1,1 miliardi) e i bilanciati (+205 milioni).
I fondi di diritto estero archiviano il mese con una raccolta di 4,5 miliardi. Ai prodotti domestici vanno invece 1,9 miliardi di euro. Nell’ambito delle gestioni di portafoglio (+5,4 miliardi) i mandati istituzionali raccolgono 4,8 miliardi di euro. I restanti 500 milioni confluiscono nelle casse delle gestioni retail.
Finanza.com

80 EURO IN BUSTA PAGA, IL SOLITO PASTICCIO ALL’ITALIANA
Il modo di dire “far le cose all’italiana”, con il significato di operare in maniera confusa e complicata, in una parola, pasticciata, non viene mai smentito.
Cambiano i Governi, cambiano le persone, ma al fondo resta l’incompetenza e l’impreparazione e ne abbiamo conferme tutti i giorni.
La storia degli 80 euro di Renzi sta già diventando una barzelletta, è una cosa pietosa per la quale dovremmo vergognarci di essere italiani.
Se una persona stamani avesse la curiosità di sapere come saranno accreditati in busta paga i soldi e quindi desse una rapida occhiata agli organi di informazione troverebbe il titolone di Repubblica “Spunta il bonus in busta paga al posto dei tagli Irpef”, e contemporaneamente, sempre oggi, sul sito della Rai “Irpef, Tesoro: ‘no’ al bonus in busta paga”.
Ma non è che sono confusi a Repubblica o alla Rai, sono “confusi” al Ministero.
Cari lettori, quanto scommettete che andrà a finire che ci sarà chi farà ricorso al Tar del Lazio perché si sentirà ingiustamente discriminato rispetto ad altri lavoratori e magari si arriverà anche a richiedere alla Corte un parere sulla “Costituzionalità” del provvedimento?
Esclusa l’ipotesi del bonus in busta paga. A quanto si apprende, i tecnici del Mef sono al lavoro sulle detrazioni da lavoro dipendente che si tradurranno negli 80 euro in più al mese annunciati nel piano economico del governo. L’intervento che ridarà un po’ di ossigeno alle tasche dei lavoratori andrà poi in un decreto legge da approvare dopo il Def, la cui pubblicazione dovrebbe essere anticipata rispetto alla data del 10 aprile. Come per l’intervento sull’Irpef, anche quello sull’Irap dovrebbe andare in un decreto legge.
Il Documento di economia e finanza, che verrà trasmesso a Bruxelles entro il 15 aprile o forse prima, indicherà nel dettaglio le coperture individuate per le misure annunciate e dunque anche i risparmi garantiti dalla spending review per il 2014. Intanto questa settimana il commissario per la revisione della spesa Carlo Cottarelli sposta il suo ufficio da via XX settembre a Palazzo Chigi dove lavorerà fianco a fianco con la presidenza del Consiglio. A Cottarelli sono stati chiesti ulteriori approfondimenti sul documento, in linea con le priorità individuate dal premier Matteo Renzi. Il Def dovrebbe contenere anche le linee guida del piano privatizzazioni. Su questo fronte il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan intende dare un’accelerazione che riguarderà le operazioni per il 2015.
“Mi viene da dire che se tutti sono un po’ insoddisfatti allora ci abbiamo preso”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in conferenza stampa alla Camera in risposta alle critiche avanzate da imprese e sindacati alle misure varate dal Governo. “C’è un problema vero che riguarda tutti – ha proseguito riferendosi al tema della concertazione – c’è bisogno di un cambiamento profondo e anche le organizzazioni sindacali e imprenditoriali devono interrogarsi se, nella condizione attuale di cambiamento, le loro modalità siano quelle più congrue e adatte. Il ministro del Lavoro incontra, tutte le volte che lo reputa utile, le rappresentanze di lavoratori e imprese. È una cosa del tutto naturale. Poi il Governo nella sua responsabilità quando c’è da prendere le decisioni, le prende. Lo trovo del tutto naturale”.
Finanzainchiaro

SOCIETA’ STAR: MANEGGIARE CON CURA
Società Star maneggiare con cura”. Questo il suggerimento di Edoardo Liuni di Trading Room Roma, che spiega che “le società del segmento Star sono aziende ad alta potenzialità di crescita ma, molte di queste, nel corso degli ultimi mesi sono salite tantissimo, avvicinandosi ai massimi storici”. E' necessario quindi prestare molta attenzione prima di investire in questi titoli. “Molti titoli si sono avvicinati ai massimi assoluti, poi hanno ritracciato e questa potrebbe l'occasione per entrare ma solo in un'ottica di profilo di rischio molto elevato”, spiega Liuni, che cita come esempi di società che hanno solidi fondamentali e si trovano vicino ai massimi Ima, Reply, Brembo e Bb Biotech. Ma la lista dei titoli con quotazioni a livelli top è molto più alta e raggruppa per esempio anche Vittoria Assicurazioni, La Doria etc. L’indice FTSE Italia STAR da fine 2013 ha registrato una performance dell'11,8%. E in generale ha costantemente sovraperformato l’indice FTSE Italia All-Share: da fine 2012 del 45,8% e da fine 2003 del +127,2%.
Lo Star è un segmento con società che hanno una capitalizzazione non troppo elevata e questo fattore va a favorire i processi di fusione e aggregazione aumentando così l'appeal di questi titoli all'estero”, spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig. Un po' com'è successo a Poltrona Frau. “Le società del lusso, tra cui Damiani e Aeffe, potrebbero essere quelle più interessanti per investitori esteri”, conferma Liuni.
Secondo Longo uno dei limiti di queste aziende è la maggiore difficoltà ad accedere al mercato dei capitali rispetto a quelle che si trovano sul listino principale. Tra i titoli suggeriti, a Longo piace Brembo, definita “un gioiellino tutto italiano che opera in un settore strategico, come quello dei freni”, mentre in ottica di scommessa punta su Landi Renzo, che dopo aver rimbalzato a quota 1 euro, si trova ora intorno a 1,35 con possibilità di arrivare a 2 euro, grazie alla ripartenza delle immatricolazioni e al maggior passaggio di installazioni di impianti a metano e a gpl sulle auto.
Quanto ai titoli da evitare, molti analisti sconsigliano Banca Etruria, Centrale del Latte di Torino, Cairo Communication e Moleskine.
Intanto oggi si è aperta la 13esima edizione della Star Conference, che vede un record assoluto di meeting richiesti, con oltre 1.500 incontri e 175 investitori presenti, in prevalenza esteri, in rappresentanza di 125 case di investimento.
Il segmento STAR comprende oggi 68 società quotate con una capitalizzazione complessiva pari a 26,6 miliardi di euro, in forte crescita rispetto a un anno fa quando la capitalizzazione era pari a 14,32 miliardi di euro. La capitalizzazione media delle società quotate è 391 milioni di euro.
Inoltre si conferma l’importante presenza di investitori internazionali nel capitale delle Star, il 92% degli investitori istituzionali sono infatti esteri: il 30% proviene dal Nord America, il23% da UK e il 35% dal resto dell’Europa. 
Professionefinanza

PIAZZA AFFARI. TITOLI NEL MIRINO
Partenza positiva per Piazza Affari dove l'attenzione è concentrata soprattutto su Luxottica, Telecom, Ansaldo, Unicredit, Mps e Bpm. Ecco, secondo la rassegna Reuters, i principali possibili movimenti attesi.
Luxottica. Titolo sugli scudi dopo l'annuncio che la società ha siglato un accordo con Google per progettare, sviluppare e distribuire una nuova generazione di occhiali per Glass. Intanto, intervistato da Repubblica, l'ad Andrea Guerra ha detto che gli occhiali saranno pronti dal 2015. Non fornisce stime sull'impatto finanziario dell'accordo, ma ricorda che "l'ambizione è arrivare presto a 10 miliardi di ricavi".
Telecom Italia. Titolo sotto i riflettori. Il Sole 24 Ore scrive che gli investitori istituzionali esteri avrebbero in mano il 51,5% del capitale, mentre i fondi italiani avrebbero il 3,8%.
Unicredit. Titolo in luce a Piazza Affari, mentre è in corso un roadshow presso investitori, che terminerà mercoledì, a seguito del quale la banca potrebbe lanciare un'emissione obbligazionaria di tipo Additional Tier 1. Intanto, Standard & Poor's ha confermato i rating a lungo e a breve termine 'BBB' e 'A-2', con outlook negativo. Fondazione Crt, azionista della banca, ha chiuso il 2013 con un avanzo in crescita a 42 milioni, rispetto ai 12 milioni del 2012. Infine, secondo il Sole 24 Ore, entro il 3 aprile arriveranno le offerte non vincolanti per la maggioranza di Credit Management Bank.
Generali. Il titolo potrebbe reagire in seguito alla notizia che il Sole 24 Ore ha detto che entro l'estate la Fondazione Crt scioglierà il veicolo Effeti e assumerà direttamente l'1% del capitale della compagnia triestina. La Stampa sostiene che nel futuro di Crt ci sarà più Generali e meno Unicredit.
Mps. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che la banca ha conferito un mandato a un pool di istituti per l'emissione di un bond senior unsecured di importo benchmark a breve-medio termine. Intanto, secondo il Sole 24 Ore, i fondi Vanguard hanno rilevato una quota dell'1% circa del capitale. Il quotidiano rilancia i nomi degli hedge Marshall Wace, Tosca, Och Ziff e Guggenheim come acquirenti di altre quote dalla fondazione.
Bpm. Titolo ancora sotto i riflettori. Il Messaggero scrive che all'assemblea del 12 aprile verrà proposta la modifica di quattordici articoli dello statuto e l'inserimento di uno nuovo, con tre liste riservate ai fondi e maggiori poteri di veto degli investitori sul Cdg.
Eni. Titolo in luce a Piazza Affario. L'ad Paolo Scaroni ha incontrato a Tripoli il primo ministro Abdullah al Thani per parlare dell'importanza di mantenere e incrementare gli attuali livelli produttivi del gruppo in Libia.Intervistato dal Corriere della Sera, Scaroni dice di non credere che si arriverà a sanzioni alla Russia per la crisi in Ucraina, ma aggiunge che, grazie alla diversificazione delle forniture, l'Italia potrebbe fare a meno del gas di Mosca.
Fiat. La Ferrari ha rinnovato il consiglio di amministrazione, con l'ingresso di quattro manager della controllante Fiat, mentre è confermata la presidenza a Luca di Montezemolo. Repubblica riporta dichiarazioni di Michele De Palma, responsabile auto della Fiom, secondo cui il contratto del Lingotto è più basso rispetto a quello delle altre tute blu.
Enel Green Power. Ha annunciato di aver firmato un contratto di finanziamento per 153 milioni di euro con Banco Santander per sostenere investimenti nell'eolico in Messico.
Creval. Il gtitolo potrebbe reagire in seguito alla notizia che la banca ha siglato un accordo quadro per conferire ad Alba Leasing, società nata dallo spin-off di Italease, attività di leasing per 435 milioni di euro nell'ambito di un aumento di capitale riservato che consentirà all'istituto di avere l'8,05% dell'operatore.
Parmalat. L'azionista di maggioranza Sofil ha presentato la lista di candidati al Cda, che indica Gabriella Chersicla alla presidenza. I fondi azionisti hanno presentato una lista che comprende Umberto Mosetti.
Ansaldo Sts. Titolo sugli scudi. Il Giornale riferisce di cinque società estere interessate a Sts e Breda, ovvero GE, Hitachi, Thales, Bombardier e la spagnola Talgo. Intanto, MF scrive che Ansaldo Sts e Salini Impregilo sono in pole per la metro di Lima, commessa da 5 miliardi di dollari.
Cir. Il Sole 24 Ore, a proposito di Sorgenia, riporta una lettera delle banche in cui si ipotizza una conversione di debito in azioni e, quindi, un controllo della società.
Risanamento. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che la societa ha deciso di rinviare la convocazione del cda sul bilancio 2013 a una data successiva all'udienza del tribunale del 28 marzo che discuterà del ricorso presentato da Sistema Holding contro la vendita degli immobili francesi a Chelsfield/The Olayan Group. Il Sole 24 Ore scrive che il gruppo immobiliare ha chiesto un parere a Piergaetano Marchetti sulla necessità di convocare l'assemblea richiesta da Sistema Holding.
Gas Plus. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che la società ha chiuso il 2013 con un utile netto di periodo di 11,6 milioni, in contrazione rispetto a 16,4 milioni registrati nel 2012 su ricavi totali pari a 177,9 milioni da 267,4 milioni l'anno prima.
Save. Ha siglato con Catullo, che gestisce gli scali di Verona e Brescia, un accordo per l'integrazione dei sistemi aeroportuali di Venezia e Verona. Intervistato da MF, il presidente Enrico Marchi ribadisce quanto detto anche a Reuters, ovvero che punta al controllo di Catullo, e dice che, per il momento, non ha nel mirino altri scali in Italia.
Alitalia. Diversi quotidiani rilanciano le voci di stampa in Germania su una fusione della compagnia italiana con Air Berlin, attribuendo il progetto a Etihad.
Professionefinanza

TASI 2014: CAOS SCADENZA RATA E IMPORTO
Aliquote Tasi 2014 da decidere da parte dei singoli Comuni al 31 luglio, termine ultimo per l’approvazione dei bilanci comunali con la conseguenza che si conoscerà con ritardo l’importo Tasi che si dovrà pagare insieme e lo stesso pagamento della rate Tasi dovrà essere fatto a distanza ravvicinata, andando così contro le disposizioni dello Statuto del contribuente.
Tasi, ancora dubbi: ecco perchè
Ancora incertezza e dubbi in merito alla Tasi, la tassa sui servizi indivisibili comunali che, insieme alla Tari e all’Imu, costituisce la IUC, l’imposta sulla casa introdotta dalla legge di stabilità 2014, la legge n. 147 del 2013.
Aliquote Tasi 2014: approvazione slitta a luglio
L’ultimo dubbio riguarda l’importo del versamento Tasi e la scadenza delle rate Tasi che coinvolge anche le rate Tari e quindi il pagamento della IUC. Si è deciso infatti il rinvio da aprile al 31 luglio 2013 dell’approvazione dei bilanci comunali che portano con sé anche le aliquote Tasi 2014 da decidere da parte dei singoli comuni dopo che il Governo ha dettato le linee guida generali
 Tasi pagamento in ritardo?
Di conseguenza conoscendo con ritardo le aliquote Tasi 2014, si saprà anche con ritardo il pagamento della tassa e quindi la sua scadenza, andando così contro le disposizioni contenute nello Statuto del contribuente. Come un effetto domino, se il pagamento Tasi 2014 e quindi le scadenze delle rate Tasi slittano, di conseguenza slittano anche quelle della Tari, la tassa rifiuti che grazie alla legge di stabilità 2014 ha sostituito la Tares, introdotta dal decreto salva Italia, visto che il comune può decidere insieme rate Tasi e rate Tari, con la conseguenza che l’importo e il pagamento della IUC, la tassa che si compone per l’appunto di Tasi, Tari e Imu, sarà avvolto fino all’ultimo nell’incertezza a discapito dei contribuenti.
di Alessandra Caparello
Investireoggi

L’UE AVRA’ IL SUO MECCANISMO SALVA BANCHE
Accordo tra Parlamento e Consiglio. I tempi per la nascita del fondo europeo unico ridotti di due anni, da 10 a 8, ma il 70% del suo bilancio verrà messo a disposizione entro i primi tre. A regime avrà una capacità di 55 miliardi, serviranno per intervenire nelle crisi degli istituti in difficoltà.
Parlamento e Consiglio europeo hanno trovato l’accordo politico sul
meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie al termine di un negoziato fiume. Si è dovuto attendere la fine di un Trilogo durato sedici ore per avere l’intesa che consente ai capi di Stato e di governo dei paesi dell’Ue di discutere il testo già nel vertice al via oggi e permettere all’Aula del Parlamento di votarlo in occasione della sessione plenaria di aprile, ultima sessione utile prima dello scioglimento del Parlamento in vista delle elezioni. In base all’accordo raggiunto si velocizza il processo di mutualizzazione, vale a dire il periodo di tempo richiesto per immettere liquidità nel fondo unico europeo di risoluzione. La creazione del fondo dovrà avvenire in otto anni (Commissione e Consiglio chiedevano inizialmente in dieci anni) a partire dal 2015. A regime avrà una capacità complessiva di circa 55 miliardi: in base all’accordo dai fondi nazionali finanziati dalle banche si dovranno versare nel fondo unico risorse tali da costituire il 70% delle riserve comuni nei primi tre anni (entro la fine del 2017), ha spiegato al termine del triolgo Corien Wortmann-Kool, membro della commissione Problemi economici e responsabile del dossier per il Ppe. Inoltre è stato stabilito che per le banche in forti difficoltà i problemi debbano essere risolti “entro una settimana”. source
Per quanto riguarda l’Autorità unica di risoluzione per le crisi bancarie, resta fermo il principio per cui questa sarà composta da due organismi decisionali: un Board esecutivo con un direttore e quattro membri permanenti, e un organismo più largo (la “sessione plenaria”) in cui, oltre ai cinque membri permanenti del board, siederanno i rappresentanti di ogni autorità di risoluzione nazionale dei singoli paesi partecipanti (tutti quelli dell’Eurozona, più gli altri dell’Ue che lo chiederanno). In base all’accordo raggiunto in Trilogo, ha spiegato in conferenza stampa la relatrice del testo in commissione Problemi economici, Elisa Ferreira (S&D), il comitato esecutivo sarà responsabile per le decisione dei casi “normali”, tutti quelli che richiedono prestiti e interventi fino a cinque miliardi di euro. Per problemi di liquidità superiori ai cinque miliardi le decisioni potranno essere prese dalla sessione plenaria in caso di richiesta. Inoltre il Parlamento europeo eserciterà azione di controllo sull’attuazione degli accordi e la creazione del meccanismo di risoluzione.
“Sono stati compiuti grandi progressi per una migliore unione bancaria. Adesso abbiamo i due pilastri” del progetto, il commento del presidente della Bce, Mario Draghi. Soddisfatta, ma con qualche riserva, la presidente di BusinessEurope, Emma Marcegaglia. “Ci sarebbe piaciuto vedere un’Autorità di risoluzione autonona, con più indipendenza dagli interessi politici nazionali, ma nonostante questo accogliamo l’accordo con favore”. L’accordo di oggi comunque “è un importante passo avanti verso la stabilità del nostro sistema finanziario, assai richiesta per risolvere il problema di accesso al credito che devono affrontare le imprese”.
Carlo Scalzotto per Finanzanostop

BTP ITALIA: E’ DAVVERO CONVENIENTE?
ROMA (WSI) - Altroconsumo Finanza: ad aprile il Tesoro emetterà un nuovo BTp Italia, il titolo di Stato il cui rendimento è legato il Tesoroall’inflazione nel nostro Paese.

"Alcune delle caratteristiche saranno le stesse dei "cugini" già in circolazione" – dice Vincenzo Somma direttore di Altroconsumo Finanza – "ad esempio, si potrà acquistarlo in asta sia allo sportello della propria banca, sia tramite l’home banking. Identiche anche le modalità di calcolo degli interessi. Come gli altri BTp Italia, infatti, si pagherà una cedola semestrale composta da due parti: una fissa, che per ora non è nota, e una variabile che ti "rimborsa" la svalutazione del capitale dovuta all’inflazione. Uguale, infine, il "premio-fedeltà" se si mantiene fino a scadenza".

Rispetto alle precedenti emissioni, però, ci sono due novità

- La più importante è che il titolo non avrà una durata di 4 anni, ma di 6. Secondo gli analisti di Altroconsumo Finanza il Tesoro lo fa per allungare la scadenza media dei suoi debiti, approfittando dei bassi tassi attuali, ma anche per gli investitoripotrebbe essere un vantaggio visto che l’economia italiana ristagna ed è probabile che l’inflazione ci metta un po’ a ripartire e a gonfiare le cedole.

- L’altra novità è nel collocamento. Per chi è investitore al dettaglio l’offerta sarà aperta dal 14 al 16 aprile, ma il Tesoro potrebbe chiuderla, sostengono gli analisti di Altroconsumo Finanza, la sera del 15 aprile: per essere sicuro di avere i titoli bisognerà quindi inviare l’ordine nei primi due giorni.

Gli investitori istituzionali, stavolta, potranno acquistare in asta solo il 17 aprile e il Tesoro può "chiudere i rubinetti" in qualunque momento, con un preavviso di 30 minuti, questo per evitare maxi-emissioni come in passato.

Conviene partecipare o no?

"Dipenderà dalla cedola minima garantita" – sostiene Somma – "Se però, come ci aspettiamo, la cedola sarà tale da allineare il rendimento a quello dei BTp Italia già sul mercato, il titolo sarà interessante. Inoltre i tentativi del Tesoro per limitare la quantità emessa contribuiranno a sostenere il prezzo una volta che il BTp Italia arriverà in Borsa: un vantaggio per chi decide di vendere prima della scadenza. Insomma, le premesse sono buone".
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DEVONO CONVICERE A RESTARE IL POVERO MORETTI
Paolo Scaroni (Eni) guadagna 6,52 milioni, Fulvio Conti (Enel) prende 3,95 milioni lordi. Gli stipendi di altri manager pubblici.

ROMA (WSI) - Dopo aver minacciato di andar via in caso di taglio dello stipendio e dopo aver incassato il "via libera" del ministro Maurizio Lupi e l’invettiva di Diego Della Valle, Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie, passa al contrattacco: "Ogni euro risparmiato va a vantaggio dei contribuenti che hanno tutto l’interesse che il gruppo sia gestito nel migliore dei modi: se ci sono alternative alla guida si facciano pure avanti".

In occasione della presentazione del piano industriale 2014-2017: "Noi non stiamo a poltrire negli uffici e il nostro è il lavoro più duro che si possa pensare in Italia e nel mondo. Ho conosciuto tanti ex amministratori delegati e tutti mi hanno detto che una realtà industriale così dura, complessa e difficile non l’avevano mai vista. Ora la sfida è che il capitale industriale della società venga valorizzato appieno perché va a beneficio di tutta la collettività. Non capisco chi dice che qui la competizione non c’è. Non so in che mondo viva".

"Aspetto la proposta di Renzi. La valuterò, toccherà a lui convincermi. Aspetto la proposta – dice rispondendo ai giornalisti – da quando ricopro questo ruolo ho ricevuto solo riduzioni di stipendio. All’inizio prendevo 1,1 milioni e chi mi ha preceduto ne prendeva anche 1,6. Non è un fatto personale, ma la leva retributiva è fondamentale nelle aziende che stanno sul mercato".

Per quanto riguarda eventuali altre proposte dall’estero "l’avete scritto sui giornali sono italianissimo, vorrei continuare a lavorare in un’impresa italiana".

Il top manager, che ha uno stipendio di 873mila euro l’anno, rivendica il suo lavoro e anche il fatto che fino a qualche anno fa non c’era la coda per sedersi su quella poltrona: "Nel 2006 nessuno voleva fare l’amministratore delegato di Fs, lo si ricordi. Questa è una storia di fatica, non di giochetti per prendere mezzo minuto di scena".

L’ex segretario nazionale della Cgil Trasporti, attualmente imputato nel processo per la strage di Viareggio, replica alle critiche presentando il nuovo Frecciarossa Etr1000: "In arrivo tra il 2015 e il 2017 intendiamo rideterminare i servizi nazionali e potenziare la parte più profittevole dei servizi internazionali". Treni da 350 chilometri all’ora che, a quanto pare, saranno pronti per Expo2015.

"Non temiamo – ha aggiunto il manager – di essere misurati sui risultati, anzi, lo chiediamo". Moretti ha poi aggiunto che tale metro di paragone deve valere "per tutti" in quanto "sulle chiacchiere non si misura nessuno". Il piano presentato oggi dall’ad alla comunità finanziaria prevede investimenti per 24 miliardi di euro, di cui 8,5 miliardi in autofinanziamento, con una dotazione per il servizio locale di 3 miliardi. Quella del risanamento di Fs, che nel 2006 "era sull’orlo del fallimento" è "una piccola e buona storia italiana, fatta di sfide, fatica e lavoro, e difatti realizzati nel silenzio. Senza troppe parole. Da una squadra forte di ferrovieri, di cui io sono solo il portavoce pro-tempore".

Trovo che sia sbagliato, per l’importanza del tema, metterci a discutere delle singole persone" dice il ministro della P.A., Marianna Madia, a margine del convegno ‘I manager pubblici che vogliamo’, a chi le chiedeva di commentare le dichiarazioni di Moretti. "Partire da un dibattito polemico, come in questi giorni, sicuramente non ci fa intraprendere la strada migliore" e "credo sarebbe il modo peggiore di affrontare il tema".

Intanto sulla questione delle retribuzioni dei manager pubblici al Tesoro si vuole prima di tutto far chiarezza sulle norme già vigenti, a partire dal Regolamento sui compensi per gli amministratori delle società controllate dal ministero dell’Economia non quotate e che non emettono strumenti finanziari quotati sui mercati regolamentati.

Si tratta di un decreto ministeriale firmato dall’ex ministro Fabrizio Saccomanni che entrerà in vigore dal primo aprile e riguarderà quindi le prossime nomine.

Tre le fasce previste: nella prima fascia, quella dove rientrano le società più importanti come Rai e Anas l’importo massimo sarà di 311mila euro lordi; nella seconda fascia, quella delle società intermedie come il Poligrafico, il tetto sarà di 248.800 euro lordi; nella terza fascia, quella delle società minori tipo Sogesid (tutela del territorio), il tetto scende al 60%, cioè a 186.600 euro lordi.

Per le società quotate, cioè Eni, Enel e Finmeccanica, e per quelle non presenti in Borsa ma che emettono strumenti finanziari quotati, come la Cassa depositi e prestiti , le Ferrovie dello Stato, le Poste, si applicano invece le norme varate dal governo Monti con il decreto Salva Italia come modificate dalla legge 98 del 2013, che prevede un taglio del 25% "del trattamento economico complessivo a qualsiasi titolo determinato, compreso quello per eventuali rapporti di lavoro con la medesima società".

Ad oggi l’ad dell’Eni Paolo Scaroni guadagna 6,52 milioni lordi, quello dell’Enel Fulvio Conti 3,95 milioni lordi, quello di Finmeccanica Alessandro Pansa 1,02 milioni lordi, delle Poste Massimo Sarmi 2,2 milioni lordi, del presidente delle stesse Poste, Giovani Ialongo 903.611 euro lordi, dell’ad della Cassa depositi e prestiti Giovanni Gorno Tempini 1,035 milioni lordi. Ben lontani da quanto ritiene opportuno il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, secondo cui nessun manager pubblico deve prendere un stipendio superiore a quello del presidente della Repubblica, cioè 239.181 euro lordi l’anno.
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G7 STUDIA NUOVE SANZIONI CONTRO MOSCA
NEW YORK (WSI) - Secondo e ultimo giorno di lavori all'Aia per i leader mondiali impegnati nel summit sulla sicurezza nucleare. Una riunione finita inevitabilmente in secondo piano a causa della crisi ucraina e della riunione del G7.

Barack Obama e suoi alleati hanno annunciato la decisione di disertare il previsto vertice di Sochi, allo scopo di isolare la Russia, e di riunirsi a Bruxelles il prossimo mese di giugno. Il G7 ha inoltre ribadito la possibilità di un rafforzamento delle sanzioni contro Mosca se quest'ultima non riuscirà a fermare l'escalation della crisi in Ucraina.

"Restiamo pronti a intensificare le azioni, comprese sanzioni coordinate di settore, che avranno un impatto sempre più significativo sull'economia russa, se la Russia non metterà fine all'escalation della situazione" di crisi in Ucraina, ha dichiarato il gruppo dei 7 "grandi" in un comunicato congiunto dopo i colloqui dedicati a Kiev nel corso del vertice sulla sicurezza nucleare all'Aia, nei Paesi Bassi.

E proprio il sostegno della comunità internazionale a Kiev, così come il rifiuto dell'annessione della Crimea alla Russia, saranno ribaditi oggi con forza durante la giornata conclusiva del summit sulla sicurezza nucleare. Le conclusioni della riunione odierna saranno spiegate pubblicamente in conferenza stampa dallo stesso Obama e dal primo ministro olandese Mark Rutte. Il Giappone, intanto, ha già reso noto di essere pronto a un prestito di un miliardo di euro in aiuti all'Ucraina.

D'altra parte, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato di non vedere alcuna "grande tragedia" nell'espulsione di Mosca dal gruppo del G8, dopo l'annessione della Crimea alla Federazione russa. "Se i nostri partner occidentali ritengono che questo format sia morto, allora così sia. Alla fin fine, non stiamo cercando di portare avanti questo format e non riteniamo sia una grande tragedia se (il G8) non si incontra", ha spiegato il capo della diplomazia russa ai giornalisti, dopo avere incontrato separatamente per un bilaterale il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri ad interim ucraino Andriy Deshchytsya.

Da parte sua Mosca si dice interessata a continuare "con i paesi G8 rapporti a tutti i livelli, compreso il più alto". Lo ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov. "La parte russa continua ad essere pronta per tali contatti". Secondo Peskov: "abbiamo sempre sostenuto un graduale sviluppo delle relazioni in tutti i settori con i nostri partner in Oriente e in Occidente".
(TMNews)
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MANCA UN MILIARDO DI COPERTURA ALLA CASSA INTEGRAZIONE
ROMA (WSI) - "La scelta per l'aumento di 80 euro in busta paga resta quella annunciata da Renzi, ovvero un intervento sull'Irpef e sulle detrazioni da lavoro dipendente. Le ipotesi che circolano sono ricostruzioni dei giornali sulla possibilità di dare risposta ai problemi di equità che esistono, nel senso che un intervento diretto nelle buste paga consentirebbe di dedicarsi esattamente a quello 'stock' di persone ipotizzato.

Ma al momento nel governo non c'è una discussione diversa rispetto ai primi annunci di Renzi". Così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervistato da Radio Capital.

I pensionati "restano esclusi dai benefici perché, data la quantità di risorse disponibili, se avessimo spalmato i benefici su una platea più larga avremmo finito per parlare di 10 euro, come in passato e questo avrebbe avuto effetti sull'economia".

A proposito delle norme già in vigore con il Jobs Act, Poletti spiega che ora "le imprese non avranno più la scusa come negli ultimi anni di trovarsi di fronte a norme pesanti e lunghe nelle procedure dal punto di vista burocratico. E scompaiono le possibilità di ricorso al giudice del lavoro. Con le norme precedenti di fronte a questi rischi le imprese prendevano una via traversa, il contratto veniva interrotto sistematicamente dopo meno di un anno e si sostituiva una persona con un'altra. Io dico che ora il Jobs Act creerà occupazione perché è meglio avere persone che hanno la proroga del contratto per tutti i 36 mesi.
Alla fine l'impresa, se sarà contenta, stabilizzerà il lavoratore. Se invece sono sei persone diverse con un contratto di sei mesi è più difficile che un lavoratore resti in azienda".

Sui posti di lavoro che potrebbero essere creati con le nuove norme, Poletti risponde che "purtroppo siamo in una fase ancora molto difficile, sul piano occupazionale la crisi è ancora pesante. Molte aziende sono entrate in crisi tre-quattro anni fa ma i lavoratori sono ancora in cassa integrazione e quindi dal punto di vista statistico la caduta dell'occupazione che continua è figlia di crisi esplose in precedenza.

Siamo a un punto di svolta ma con il peso della crisi degli anni passati. Magari si creano 100 posti ma se ne perdono 200 perché ci sono lavoratori che arrivano all'esaurimento degli ammortizzatori sociali e restano senza lavoro perché la loro azienda non esiste più".

"Concretamente abbiamo un problema manca all'incirca 1 miliardo di copertura per la cassa integrazione in deroga". Lo ha detto sempre Poletti nell'audizione alla Camera sulle linee programmatiche del dicastero.

Si tratta di un "problema che abbiamo presente e che è già stato posto all'attenzione del governo", ha assicurato.

"Teniamo conto che si corre un rischio, il rischio è che la cig in deroga diventi un rifugio ultimo di tutto ciò che non trova copertura" in modo ordinario e "bisognerà mettere mano rapidamente a questa materia", ha concluso spiegando che "senza garanzie di copertura rischiamo problemi sociali".

Quello degli esodati "è un tema aperto" e "stiamo provando a capire come, coagendo con il lavoro del Parlamento si possa arrivare ad una risposta strutturale al problema". Lo ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, in un'audizione alla Camera sulle linee programmatiche del dicastero.

Il ministro, dunque, punta ad una soluzione definitiva del problema: piuttosto che una "sesta misura di salvaguardia" è preferibile una "risposta che definisca la situazione". La problematica è aperta ed "è nostra intenzione affrontarla e ci stiamo lavorando", ha concluso.
(TMNews)
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MARINE LE PEN CHIAMA A RACCOLTA TUTTI GLI ANTIEUROPEISTI
PARIGI (WSI) - Per Marine Le Pen il risultato elettorale ottenuto ieri «è solo l’inizio». Commentando l’esito delle elezioni municipali che hanno fatto registrare un risultato senza precedenti per il Front National, la presidente del partito spiega in un’intervista a Le Figaro che questi risultati «sono la dimostrazione del fatto che il Front National è un partito capace di governare» e che «non convince più» il cavillo per cui si tratta di un partito di protesta e di collera. Siamo «un partito capace di gestire» sottolinea. E promette: «dopo il secondo turno ci dedicheremo alle elezioni europee. Saranno fondamentali».

BOTTA E RISPOSTA CON GRILLO

«Francamente non capisco l’odio di Grillo nei miei confronti. In realtà, i nostri partiti sono d’accordo su molti temi, a partire dalla lotta contro l’euro» spiega la leader del Front National francese, Marine Le Pen, criticando il leader di M5s,che al contrario di Fn «si limita a contestare senza assumersi le proprie responsabilità». La risposta di Grillo arriva via Twitter: «Nessuno odia Marine Le Pen. Ha però un’appartenenza politica diversa dal M5S e per questo non sono possibili accordi. Rien d’autre. Adieu».

RENZI: "VOTO SIGNIFICATIVO"

«Un voto locale, ma significativo», di «protesta», come accade «anche in Italia» ha spiegato Matteo Renzi dall’Aja. «Io non credo che dopo il voto in Francia si debba chiedere all’Europa di riflettere su se stessa, perché lo avevamo già chiesto prima», ha aggiunto il premier. «L’Ue deve prendere atto che è diffuso un sentimento di contestazione, di antipolitica, che in parte deriva dalle scelte dei singoli governi ma in parte da un forte sentimento di contestazione verso le istituzioni europee». Il voto in Francia, «è molto significativo anche se comunque locale, ma ha in sé, ne parlavo con il presidente Hollande, chiaramente un significato di protesta. Anche in Italia accade così, anche se magari a livello locale con minore intensità», ha ribadito.

LA FRANCIA SI INTERROGA

Il giorno dopo il grande choc della «marea blu» del Fronte nazionale che ha investito la Francia, nel mirino finiscono quel 38,72% di elettori - un record assoluto per le amministrative - che ieri hanno disertato le urne al primo turno delle amministrative. Nelle elezioni che unanimemente vengono giudicate innanzitutto come uno schiaffo per il governo socialista e la presidenza di Francois Hollande in particolare, gli analisti ravvisano anche un monito durissimo dei francesi ai partiti tradizionali nel loro insieme. Socialisti e UMP, da parte loro, hanno già moltiplicato gli appelli agli elettori affinché domenica prossima si rechino in massa a votare per i ballottaggi.

I NUMERI DEL SUCCESSO DEL FRONTE NAZIONALE

La destra, scossa dagli scandali degli ultimi giorni sulle intercettazioni dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, approfitta relativamente del crollo socialista, anche se in molte città deve cedere il passo al partito di Marine Le Pen, che presentando appena 500 liste in un totale di 36.000 comuni ha portato a casa il 7% delle preferenze.

Secondo i risultati «consolidati», proiettati quindi sull’insieme del territorio nazionale, la destra otterrebbe il 46,54% dei voti, la sinistra il 37,74% e il Fronte nazionale il 4,65%. «Sanzionato» titola in prima pagina Le Parisien, su una grande foto del presidente Hollande, «Paura sulle città» è la prima di Liberation con l’immagine di Marine Le Pen sullo sfondo, «La sconfessione» è il grande titolo di prima di Le Figaro, con riferimento al capo dell’Eliseo. Se è vero che nelle amministrative a metà mandato gli elettori se la prendono quasi sempre con il governo in carica, «è raro che lo facciano in proporzioni del genere», osserva il più diffuso quotidiano regionale, Ouest France.

VOLTI SIMBOLO

Il simbolo, del tutto inatteso, di quanto successo ieri è la storica vittoria del candidato del Fronte, Steeve Briois, già al primo turno ad He’nin-Beaumont, nel nord. Ma non è da meno la disfatta del candidato socialista a Marsiglia, Patrick Mennucci, che finisce non soltanto distaccato di 20 punti dall’avversario UMP Jean-Claude Gaudin, sindaco uscente, ma anche quattro punti dietro Stephane Ravier, l’uomo del Fn. Sarà invece necessario il fotofinish a Parigi, dove la candidata della destra Nathalie Kosciusko-Morizet, nonostante una campagna non proprio riuscitissima, ha ottenuto più voti (il 35,64%) della socialista Anne Hidalgo (34,4%), che ha beneficiato dell’investitura del sindaco uscente, Bertrand Delanoe.

VERSO I BALLOTTAGGI

Gli analisti scrivono già questa mattina di sistema bipolare francese giunto al tramonto e di Fronte nazionale come terza forza del Paese. E domenica prossima il Fronte imporrà in un centinaio di città le «triangolari», ballottaggi PS-UMP più il candidato dell’estrema destra. Nei casi in cui il Fronte è avvantaggiato, i socialisti hanno già annunciato che inviteranno il proprio candidato a desistere in favore dell’UMP, un gesto non ricambiato dalla destra, che esorta invece tutti i simpatizzanti a recarsi alle urne. Lo slogan del partito di opposizione guidato da Jean-Francois Cope’ è: «un voto al Fronte nazionale è come un voto al Partito socialista».

Fronte nazionale come terza forza del Paese, «è un partito capace di governare», spiega a Le Figaro Marine Le Pen.
Il Front National, l'estrema destra francese, ha messo a segno un risultato spettacolare alle amministrative di ieri in Francia, contrassegnate da una debacle dei socialisti di Francois Hollande e da un buon risultato della destra moderata dell'Ump.

Senza precedenti l'astensionismo che ha sfiorato il 40%, secondo il ministero degli Interni.

L'Ump è in vantaggio tanto nella capitale Parigi, dove invece i pronostici davano in testa la candidata Ps, che a Marsiglia, dove il candidato Ump è in vantaggio. Nelle due città si andrà al ballottaggio tra due settimane. Invece il FN di Marine Le Pen si è assicurato già al primo turno diverse città del sud, fra queste Perpignan, Avignone, Forbach, Béziers, Fréjus, Tarascon.

In totale, secondo i risultati quasi definitivi annunciati dal ministro degli Interni Manuel Valls, la destra ha raccolto il 46,54% dei voti espressi, la sinistra il 37,74%, l'estrema destra il 4,65% e l'estrema sinistra lo 0,58%.

Il voto amministrativo designa per sei anni i consiglieri municipali di circa 36.700 comuni francesi che poi saranno chiamati ad eleggere il futuro sindaco. (TMNews)
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COME VOLEVASI DIMOSTRARE: NEL 2015 LA GRECIA SUPERERA’ L’ITALIA
Nel World Economic Outlook il Fondo Monetario Internazionale ha dato un primo giudizio sulle previsioni di crescita a livello mondiale. Risultato? Una crescita presente, ma in misura minima e dalla forza altrettanto flebile, esposta alle intemperie delle tempeste esterne, davanti alle quali non avrà nessuna specifica difesa. Infatti i mali peggiori resteranno, con una fiducia intaccata da bassi investimenti interni, alta disoccupazione e scarsissima domanda con consumi sempre troppo piccoli per poter sostenere la ripresa. In effetti però, a dispetto di un euro troppo forte, le esportazioni hanno permesso una visione più ottimista proprio sul lato più potenzialmente fragile, ma il debito, anzi i debiti troppo elevati non permettono di prospettare sul lungo periodo una strategia completa. Strategia che manca proprio delle basi visto che le riforme incomplete (se non addirittura assenti) di molti stati, continuano a creare incertezze. Le politiche economiche accomodanti della Bce e le conseguenze, di riflesso, di quelle di altre banche centrali, potranno portare i loro benefici fino a un certo punto e solo in alcuni ambiti. Allargando la prospettiva a una visione più ampia che comprenda tutta l’Europa, il 2014 vedrà un Pil a +1,1%, che diventerà +1,4% nel 2015.
Ma il dato che a noi riguarda più da vicino è un altro, ben più pesante: un arrocco è in vista tra Roma e Atene.
Che fosse solo questione di tempo lo si sapeva già, quella che adesso è arrivata dal Fondo Monetario Internazionale è solo la conferma ufficiale. Per giunta nemmeno una novità. Dal 2015 la Grecia supererà l’Italia. E non di poco. Infatti Atene salterà l’ostacolo crescita a piè pari con un 3% nei prossimi 12 mesi mentre noi, invece, se sul 2014 potremo fare affidamento solo per un misero 0,6% nel prossimo anno vedremo, nel migliore dei casi, un Pil all’1,1%.
NOn solo, ma tra i tanti talloni d’Achille dell’economia italiana, si vede un problema anche più grave: la disoccupazione che dal 12,4% del 2014 arriverà all’11,9% nel 2015. Un calo, senza dubbio, ma proporzionalmente inadeguato, in una situazione in cui la crescita resterà ancora al palo.
Unica consolazione? Non saremo soli: Francia, Irlanda e Spagna sono richiamati a far crescere il proprio Pil di oltre il 2%. Impresa disperata oppure reale possibilità per chi le riforme le ha fatte?
Non si tratta, però, solo di una questione di debito, ma anche di credito: farlo ripartire è basilare per il ripristino della crescita. E qui il nodo bancario rischia di essere un nodo gordiano pericolosissimo, un’incognita che non può essere ignorata.
Rossana Prezioso per trend-online

WEIDMANN APRE ALLA BCE STILE FED
Svolta del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che ha detto di non escludere la possibilità che la Bce possa  acquistare prestiti e altri asset dalle banche per combattere la deflazione, adottando così il modello della Federal Reserve. Weidmann ha quindi aggiunto che i tassi negativi sui depositi possono essere una misura da prendere in considerazione per contrastare l'eccessivo apprezzamento dell'euro.

"Le misure non convenzionali", ha detto Weidmann, "prese in considerazione sono un territorio poco conosciuto. Questo significa che occorre discutere la loro efficacia e gli effetti dei loro costo. Questo non significa  che i programmi di quantitative easing siano in generale fuori discussione".

L'ammorbidimento di Weidmann è arrivato due giorni dopo l'affermazione del Front National di Marine Le Pen, che chiede l'uscita di parigi dall'euro, alle elezioni municipali francesi. E stasera alle cinque parla Mario Draghi a Parigi.
Milano Finanza

COMMENTO IN CHIUSURA
Risalita di Piazza Affari dopo il difficile avvio di ottava. L´indice Ftse Mib ha archiviato la seduta odierna con un progresso dello 0,95% a quota 20.823 punti. A sostenere i mercati europei in avvio di giornata hanno contribuito le dichiarazioni arrivate sul fronte politica monetaria con il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che ha aperto alla possibilità di un taglio dei tassi da parte della Bce per combattere la deflazione. Il numero uno della Bundesbank e influente membro del board della Bce inoltre non ha escluso del tutto l´eventualità di un quantitative easing se emergono rischi per la stabilità dei prezzi. Sul fronte macro da oltreoceano sono arrivate indicazioni oltre le attese dalla fiducia dei consumatori statunitensi. A marzo l'indice a marzo. Il dato si è attestato a 82,3 punti dai 78,3 della passata rilevazione (dato rivisto da 78,1 punti). Gli analisti si attendevano 78,5 punti. A Piazza Affari regina di giornata è stata Luxottica (+3,95% a 40,5 euro) all´indomani dell´annuncio dell´accordo con Google per progettare, sviluppare e distribuire una nuova generazione di occhiali per Glass. Si tratta, ha rimarcato l'azienda fondata da Leonardo Del Vecchio, di una collaborazione strategica di ampia portata tra le due società che lavoreranno insieme per creare dispositivi indossabili innovativi e iconici. Miglior titolo del Ftse Mib è stato però UnipolSai (+4,17%). Molto bene anche Exor (+2,82%). Intonazione positiva anche per i titoli del risparmio gestito (+1,17% Mediolanum, +0,69% Azimut, 1,34% Banca Generali) grazie ai dati di raccolta di febbraio. In Italia, secondo i dati mensili di Assogestioni, i fondi comuni e le gestioni di portafoglio ha segnato segnano flussi che sfiorano i 12 miliardi di euro, livelli che non si vedevano dal 1998. In coda al listino diversi testimonial bancari. Ribassi superiori all´1% per Bper, Bpm e Mps. Su quest'ultima anche il fondo Vanguard avrebbe rilevato una quota di rilievo del 12% venduto dalla Fondazione Mps sul mercato settimana scorsa. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore sull'istituto senese sarebbe piombati anche altri fondi quali Fidelity, Marshall Wace, Tosca, Och Ziff e Guggenheim con una strategia di medio periodo. Seduta negativa anche per Terna (-0,74%) nel giorno della presentazione del piano strategico 2014-2018 che prevede di investire 5 miliardi di euro in cinque anni. L'azienda stima un miglioramento dei margini, con l'Ebitda margin atteso ad oltre il 79% nel 2018. Confermata la politica dei dividendi con acconto e saldo.
Finanzaonline