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SINTESI DELLA GIORNATA FINANZIARIA DEL 13 MARZO 2014



Piazza Affari ha chiuso in ribasso aumentando le perdite nel finale di seduta in scia all’andamento negativo di Wall Street. A preoccupare gli investitori le conseguenze del referendum sull’indipendenza della Crimea in programma domenica 16 marzo. A deludere anche i dati cinese di questa mattina: la produzione industriale in gennaio-febbraio è salita dell’8,6%, il peggior risultato dal marzo del 2009, mentre le vendite al dettaglio sono aumentate dell’11,9 contro il +13,5% atteso dagli analisti. All’indomani della presentazione del programma di taglio delle tasse da parte dl premier Renzi, questa mattina è arrivato l’avvertimento della Bce secondo cui nel Belpaese finora non sono stati compiuti progressi tangibili sul risanamento dei conti pubblici. Un richiamo che dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che l’Italia rimane sempre una “sorvegliata speciale” in Europa. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso la seduta con un ribasso dello 0,91% a 20.591 euro.

Nel comparto bancario da segnalare le performance brillanti di Banco Popolare (+2,15% a 17,54 euro), Montepaschi (+1,56% a 0,227 euro), Popolare dell’Emilia Romagna (+4,60% a 8,285 euro), Popolare di Milano (+4,16% a 0,674 euro) e Mediobanca (+1,64% a 7,72 euro). In territorio negativo sono invece finite Intesa SanPaolo (-1,86% a 2,214 euro) e Unicredit (-3,10% a 6,25 euro). Atlantia (-2,97% a 17,94 euro) ha pagato la bocciatura arrivata da Deutsche Bank che ha tagliato il giudizio sul gruppo che controlla la rete autostradale a hold dal precedente buy. Ben comprata Autogrill (+4,39% a 7,485 euro) nonostante il 2013 sia stato chiuso con un utile netto in calo del 9,2% a 87,9 milioni di euro rispetto ai 96,8 milioni del 2012. Enel (+1,86% a 3,94 euro) prosegue il rally all’indomani dei conti 2013 e del nuovo piano industriale. Durante la seduta odierna il titolo del colosso elettrico ha superato la soglia dei 4 euro per la prima volta dal luglio del 2011.Tod's ha perso il 2,28% a 92 euro con Credit Suisse che ha ridotto il giudizio sul titolo a neutral dal precedente outperform. Secondo il broker svizzero, Tod's sarà un titolo controverso nel 2014.
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BCE AVVISA L’ITALIA: NON E’ STATO SUFFICIENTEMENTE RIDOTTO IL DEFICIT
La Banca centrale europea (Bce) richiama all'Italia, invitandola ad agire sul fronte del disavanzo. Nell'ultimo bollettino mensile l'Eurotower avverte che nel Belpaese "finora non sono stati compiuti progressi tangibili" circa la raccomandazione della Commissione sulle misure aggiuntive di risanamento dei conti pubblici. Un richiamo che dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che l'Italia rimane sempre una "sorvegliata speciale” in Europa.
"In prospettiva, è importante effettuare i necessari interventi affinché siano soddisfatti i requisiti previsti dal meccanismo preventivo del Patto di stabilità e crescita - prosegue l'istituto di Francoforte - soprattutto per riportare il rapporto debito/pil su un percorso discendente, come segnalato anche di recente dalla Commissione europea nel contesto dell’esame approfondito sull’Italia".

Nel documento pubblicato stamattina la Bce ha snocciolato alcuni numeri sull'Italia a sostegno del suo monito. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat, il disavanzo delle amministrazioni pubbliche in Italia è rimasto al 3% del Pil nel 2013, invariato rispetto all'anno precedente e lievemente superiore all'obiettivo del 2,9% del Pil fissato nell'aggiornamento del programma di stabilità del 2013. Stando le previsioni dell’inverno 2014 della Commissione, il rapporto disavanzo/Pil scenderebbe al 2,6% nel 2014 e al 2,2% nel 2015. "La raccomandazione della Commissione dello scorso novembre  indicava la necessità di ulteriori misure di risanamento per assicurare l’osservanza del Patto di stabilità e crescita, cioè per conseguire l’obiettivo di medio termine di un bilancio strutturale in pareggio nel 2014 e assicurare progressi sufficienti verso il rispetto del criterio per il debito durante la fase di transizione" osserva l'Eurotower. 

Un avvertimento, caso vuole, che è arrivato all'indomani dell'annuncio del premier Matteo Renzi e del ministro dell'economia, PierCarlo Padoan, di utilizzare i margini di deficit fino al 3%. Un utilizzo "parsimonioso", ha tenuto a precisare Padoan. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato la relazione di Renzi sui provvedimenti che si attueranno in materia di riforme costituzionali e sugli interventi di politica economica inclusa la riduzione del carico fiscale. In particolare la relazione, si legge nella nota di Palazzo Chigi, "ha toccato le riforme economiche e per il lavoro, individuando misure che, nel rispetto del tetto del 3% del Pil fissato per l’indebitamento netto, possano garantire una strategia d’urto per la ripresa del Paese in termini di competitività e ripresa di domanda interna".

Eurozona: ripresa proseguirà a ritmo contenuto
Quanto all'eurozona la Bce sottolinea come "in prospettiva, la ripresa in atto dovrebbe proseguire, seppure a un ritmo contenuto. In particolare, si dovrebbe concretizzare un ulteriore miglioramento della domanda interna, sostenuto dall’orientamento accomodante della politica monetaria, da condizioni di finanziamento più favorevoli e dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali". Il nodo rimane il mercato del lavoro: " seppure in fase di stabilizzazione, la disoccupazione resta elevata nell’area dell’euro e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sul ritmo della ripresa”.

Guardando alle prospettive di medio periodo per l’evoluzione dei prezzi e la crescita, l'Eurtotower afferma che "le informazioni e l’analisi ora disponibili avvalorano appieno la decisione del Consiglio direttivo di mantenere un orientamento accomodante di politica monetaria finché sarà necessario; ciò sosterrà la graduale ripresa dell’economia nell’area dell’euro". E di fronte a questo quadro il Consiglio direttivo ribadisce le proprie indicazioni prospettiche (forward guidance). "Esso continua ad attendersi che i tassi di interesse di riferimento della Bce restino su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo - si legge nel bollettino mensile - Tale aspettativa si fonda su prospettive di inflazione complessivamente contenute anche nel medio termine, tenuto conto della debolezza generalizzata dell’economia, del grado elevato di capacità inutilizzata e della modesta creazione di moneta e credito". 
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L’ALIQUOTA SULLE RENDITE FINANZIARIE SALIRA’ AL 26%
Come da attese Matteo Renzi andrà a pescare tra i risparmiatori per finanziare i tagli della tassazione sul lavoro annunciati ieri. Una sorta di mini-patrimoniale su chi investe in azioni e negli altri strumenti finanziari. In particolare il balzello sulle rendite finanziarie andrà a coprire i costi per il taglio del 10% dell'Irap previsto dal primo maggio. Un’operazione da 2,4 mld di euro. 
Aliquota sui Bot rimarrà al 12,5%
Renzi ieri non è entrato nello specifico parlando solo di azioni e rimarcando che i titoli di Stato non saranno toccati e quindi l'aliquota per Bot e Btp rimarrà al 12,5%. L'esempio accademico fatto da Renzi vede un prelievo di 26 euro per chi ha guadagnato 100 euro in Borsa rispetto ai "soli" 20 euro attuali. Differenze che logicamente aumentano considerando cifre più consistenti. Su un investimento in azioni da 25.000 euro, ipotizzando un guadagno 6% annuo pari a 1.500 euro, con la nuova aliquota al 26% il prelievo fiscale sarà di 390 euro rispetto ai 300 con l'aliquota del 20%. A questi poi vanno aggiunti 100 euro dovuti per l'imposta di bollo sui conti titoli, salita quest'anno allo 0,2 per cento dallo 0,15% precedente. 

Il premier già nelle scorse settimane aveva precisato che in Italia la tassazione sulle rendite finanziarie risulta tra le più basse in Europa e questo aumento va quindi ad avvicinare l'Italia alla tassazione sui capital gain applicata negli altri principali Paesi dell'area euro. In Germania l'aliquota sui capital cain ammonta infatti al 26,3%, mentre in Francia è addirittura del 39%. 
La nuova aliquota al 26% anche su altri strumenti quali i conti deposito?
L'attuale tassazione delle rendite finanziarie, se si esclude l'aliquota agevolata al 12,5% per Bot e gli altri titoli di Stato, è generalizzata al 20% per tutti gli altri strumenti di investimento, dalle azioni ai bond societari, passando per pronti contro termine, fondi comuni, polizze, conti deposito. La conferenza di ieri di Renzi non ha fatto luce circa gli strumenti che vedranno salire la loro aliquota. Il premier ha infatti citato solo le azioni.


La tassazione sulle rendite finanziarie era stata riformata appena due anni fa sotto il governo Monti con l'aliquota sui titoli di Stato che era stata ridotta al 12,5% mentre per azioni, fondi, conti deposito era stata uniformata al 20%.
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BORSE  VOLATILI: I DATI CINESI DELUDONO ANCORA
Borse europee volatili in avvio di scambi. Gli investitori mantengono un atteggiamento cauto dopo le deboli performance della Borsa di Tokyo, appesantita nuovamente dalle indicazioni arrivate dalla Cina. Dopo un avvio positivo i listini continentali hanno già virato in negativo: il Cac40 cede lo 0,12%, mentre il Dax perde lo 0,08%. Giù anche il Ftse 100 a Londra che lascia sul terreno lo 0,19%. Piazza Affari si mantiene sopra la parità, con il Ftse Mib che avanza dello 0,08% a 20.797,72 punti. 

La Cina delude ancora
Uno dei temi caldi di giornata sono le deludenti notizie arrivate dalla congiuntura cinese, facendo riemergere i timori di un rallentamento della seconda economia mondiale. Secondo i dati diffusi dall'ufficio nazionale di statistica la produzione industriale in Cina ha mostrato a febbraio un aumento dell'8,6% su base annua rispetto al +9,5% indicato dal consenso Bloomberg. Si tratta dell'avvio d'anno più debole dal 2009. Le vendite al dettaglio cinesi sono aumentate dell'11,8% rispetto al +13,5% pronosticato dagli analisti. La settimana era iniziata con i deludenti dati sull’export cinese di febbraio che hanno causato un deficit della bilancia commerciale di Pechino.
Dati che segnalano che l'economia di Pechino sta rallentando e l'obiettivo di crescita del Governo per il 2014 appare ora più difficile da raggiungere. Nonostante questi numeri il premier cinese Li Keqiang rimane fiducioso, confermando che il tasso di crescita del Paese sarà del 7,5% anche nel 2014. 

Piazza Affari, prosegue positiva
Bene i bancari sul listino milanese. Rialzi superiore al 2% per Mps e Bpm, galvanizzate dalla promozione da parte degli analisti. Sulla prima Deutsche Bank ha alzato il giudizio a hold da sell mentre sulla seconda Société Générale ha migliorato la raccomandazione a buy da hold. Positiva anche Generali che ha pubblicato i risultati relativi all'esercizio 2013.
In Italia si guarda anche alle vicende politiche all'indomani del consiglio dei ministri che ha approvato la relazione del premier Matteo Renzi sui provvedimenti in materia di riforme costituzionali e sugli interventi di politica economica inclusa la riduzione del carico fiscale. Tra le misure previste, la relazione approvata ha individuato in 10 miliardi di euro le risorse per consentire l’aumento della detrazione Irpef in busta paga ai lavoratori dipendenti sotto i 25 mila euro di reddito lordi, circa 10 milioni di persone, dal primo maggio  prossimo, per una cifra pari a circa 1000 euro netti annui a persona. 

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GENERALI: UTILI A 1,9 MILIARDI
Generali ha chiuso il 2013 con un utile netto cresciuto a 1,915 miliardi di euro rispetto ai 94 milioni del precedente esercizio, ottenuto grazie alle performance operative. Si tratta, spiega il Leone di Trieste, del migliore degli ultimi sei anni. Tenendo conto dei proventi delle dismissioni e della rivalutazione della quota in Banca d’Italia (il beneficio della valutazione della quota in Banca d'Italia ha comportato l’iscrizione di una plusvalenza ante imposte pari a 290 milioni nel quarto trimestre 2013), assorbite da impatti negativi straordinari dovute a Telco (-189 milioni), Bsi (-217 milioni) e altri attivi, l’impatto complessivo di questi one-off è sostanzialmente neutro. Il risultato è comunque inferiore alle attese degli analisti. Il consensus Bloomberg era per un utile netto 2013 pari a 2,2 miliardi di euro.
Il dividendo per azione che sarà proposto alla prossima assemblea è di 0,45 euro, più che raddoppiato rispetto all’anno precedente (0,20 euro nel 2012). Il dividendo complessivo relativo alle azioni in circolazione è pari a 700.592.977,35 euro. Il dividendo sarà in pagamento dal 22 maggio con data di legittimazione a percepire il dividendo il 21 maggio e stacco cedola a partire dal 19 maggio.
Il risultato operativo si è attestato a 4,207 miliardi (+5,3% contro i 3,994 miliardi del 2012). Il risultato operativo è cresciuto sia nel segmento Vita (+4,3%) sia nel Danni (+3,5%), con premi  stabili a 66 miliardi di euro. Forte miglioramento della generazione di cassa, con il superamento del target 2015 di Net Free Surplus che ha raggiunto i 2,1 miliardi di euro (+38%).
I risultati mostrano un significativo progresso rispetto ai target al 2015 con un RoE operativo cresciuto di 80 punti base a 12,1%, in linea con il target al 2015 di un RoE operativo superiore al 13%. L’indice di Solvency I a fine febbraio raggiunge circa il 150%, in linea con il target 2015 di un dato maggiore del 160%. Nel corso del 2013, la riduzione della posizione debitoria di circa 500 milioni di euro ha determinato un miglioramento del debt leverage ratio di circa un punto percentuale al 39,6% (target 2015<35%).
Greco: miglioreremo ancora
"Il 2013 è stato un anno fondamentale per il rilancio di Generali e i risultati confermano che siamo in linea o in anticipo rispetto ai target previsti dal piano strategico. Per la prima volta dopo molti anni il risultato netto deriva interamente dalla gestione e non è influenzato da partite straordinarie". Così ha commentato i risultati 2013 il Ceo Group di Generali, Mario Greco. "Nel corso dell’anno abbiamo apportato profondi cambiamenti al Gruppo. In particolare, abbiamo completato dismissioni di asset non core per 2,4 miliardi di euro e acquisizioni di minorities in aree strategiche per 1,5 miliardi. E’ stata rafforzata la struttura manageriale e semplificata la governance del Gruppo, che adesso è in linea con le best practice internazionali. Nel 2013 abbiamo generato un ritorno complessivo per gli azionisti del 26%. I risultati del 2013 e il dividendo più che raddoppiato confermano dunque che siamo sulla strada giusta. Siamo consapevoli che ne resta molta da percorrere per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati. Nel 2014 verrà ridotta ulteriormente la posizione debitoria e realizzeremo importanti risparmi di costo. Prevediamo di migliorare ancora il risultato operativo e l’utile netto, in linea con il piano che mira ad aumentare progressivamente la redditività per gli azionisti”, ha concluso Greco.
Finanza.com

SPENDING REVIEW: 32 MILIARDI IN TRE ANNI
Il governo taglierà la spesa pubblica di 32 miliardi di euro in tre anni e si tratta di cifre realistiche, ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio. “Vogliamo colpire con grande decisione la spesa pubblica improduttiva”, ha annunciato in diretta ad Agorà su Rai3.
“La spending review, cioè le procedure di ristrutturazione della spesa pubblica italiana – ha aggiunto – non sono ancora partite e sono state solo annunciate, ma il piano di Cottarelli, di cui abbiamo discusso in maniera approfondita in queste settimane, prevede 32 miliardi di riduzione di spesa pubblica improduttiva nei prossimi tre anni”.
“La nostra economia – questa la dichiarazione del braccio destro del premier Matteo Renzi – è una delle più sane, siamo tra le nazioni più virtuose al netto degli interessi che paghiamo sul debito: l’Italia non è un Paese che deve dimostrare di essere capace di risparmiare, è un Paese che deve dimostrare di essere capace di crescere. Sono due cose differenti”.
“Il nostro programma – ha proseguito Delrio – non sarà semplice e quindi io vorrei sottolineare che c’è una buona dose di coraggio, o di incoscienza, a seconda dei punti di vista, nel fatto che questo governo si assuma la responsabilità di fare 32miliardi di risparmi di spesa pubblica in tre anni a regime”.
Delrio, però, parlando delle perplessità sui soli 3 miliardi dalla spending review nelle proposte di Renzi, ha precisato che sulle cifre “non siamo imprudenti, non siamo fantasiosi e non cerchiamo spettacolarizzazione.
Cerchiamo di essere coi piedi molto piantati per terra”. “Sappiamo che i processi di ristrutturazione della spesa pubblica – ha affermato Delrio- richiedono applicazione costante, perché abbiamo anche una storia di amministratori locali e ognuno di noi sa che per riqualificare la spesa e per fare la digitalizzazione della pubblica amministrazione, da cui peraltro prevediamo risparmi nell’arco di tre anni di oltre 2 miliardi, serve molta attenzione, molta formazione della classe dirigente, molta applicazione, e quindi è possibile farlo ma ci vuole un grande impegno.
E allora conviene fare stime più prudenti e conviene non fare promesse di entrate o riduzioni di spesa che poi non si verificheranno. Però io credo che i 3 miliardi di spending rewiev immediati, francamente, siano una stima assolutamente prudenziale”.
Finanzainchiaro

DOMANDA DI CREDITO: RUMENI SEMPRE IN TESTA
La domanda di credito da parte dei nuovi Italiani nel corso dell’intero anno 2013 ha rappresentato una quota pari al 11,0% del totale delle richieste inoltrate a banche e società finanziarie (contro l’11,9% dell’anno precedente).
Del resto, l’accesso al credito rappresenta un aspetto di rilevanza cruciale nel processo di inclusione sociale dei nuovi Italiani, che non possono prescinderne per pianificare e sostenere i consumi della famiglia o per lo sviluppo di un’attività professionale. Ma in una fase congiunturale difficile come quella che ha caratterizzato gli ultimi anni, la debolezza del mercato del lavoro ha colpito in modo particolarmente pesante proprio i cittadini provenienti da altri Paesi, che hanno visto aumentare in modo significativo il rischio di perdere l’occupazione e una dinamica negativa delle retribuzioni, cosa che ha contribuito a determinare una contrazione dei consumi e una minor propensione all’investimento nell’acquisto dell’abitazione, e la conseguente diminuzione delle richieste di finanziamenti.
Per analizzare la dinamica in atto, il “Il Rapporto sulla domanda di credito da parte di cittadini non Italiani”, realizzato da CRIF sulla base delle richieste di credito rilevate sul proprio sistema di informazioni creditizie, mette in evidenza come nel corso dell’intero anno 2013 siano state registrate richieste di finanziamento da parte di cittadini provenienti da ben 219 Paesi.
Nel complesso, la presenza di cittadini stranieri stabilmente residenti nel nostro Paese fa sì che, parallelamente, si stia consolidando l’esigenza di accedere alle diverse forme di credito bancario, creando una importante opportunità di business per gli operatori di settore, che hanno cominciato a guardare con crescente attenzione a questo segmento di clientela e a sviluppare anche prodotti dedicati – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF - D’altro canto, la domanda di credito rappresenta uno dei driver principali per l’integrazione sociale ed economica di cittadini provenienti da altri Paesi, che hanno scelto l’Italia per un progetto di vita e di radicamento sul territorio pur con tutte le incertezze derivanti dalla perdurante fragilità del contesto economico, che negli ultimi anni ha indotto molti immigrati a rientrare nei Paesi d’origine”.
La distribuzione della domanda di credito da parte di cittadini non italiani
Nel corso del 2013 oltre un quinto del numero totale di richieste di finanziamento effettuate da cittadini non Italiani è stato inoltrato da Rumeni (con una quota pari al 21,1% del totale, contro il 21,6% del 2012), seguiti dagli Albanesi (con il 5,9% del totale) e dai Marocchini (con il 5,4%). Seguono le richieste da parte di Tedeschi, Filippini e Svizzeri (tutti con una quota vicina al 4%) e di Peruviani (con il 2,9% del totale).
La quota di domande effettuate da Moldavi, da Ucraini, da cittadini dello Sri Lanka e dell’Ecuador è compresa tra il 2,8% e il 2,4%, mentre quella di Senegalesi, Indiani e cittadini del Bangladesh si attesta tra il 2,3% e il 2,0% del totale.
Dall’analisi di CRIF emergono anche situazioni curiose, come quella della comunità cinese che in Italia è al 4° posto assoluto per presenze ufficiali, con quasi 200.000 residenti, mentre nel ranking per numero di richieste di credito si colloca solamente al 29° posto, con una quota parte pari allo 0,9% del totale, sopravanzata da Paesi come Equador, Senegal e Tunisia, che con comunità di circa 80.000 residenti si collocano, invece, rispettivamente all’11°, 12° e 16° posto per domande di credito. Questo fornisce una conferma della ridotta propensione dei Cinesi a richiedere credito al circuito bancario tradizionale, preferendo forme di finanziamento alternative, riconducibili prevalentemente alla cerchia familiare o amicale, comunque all’interno della proprio comunità.
All’estremo opposto i cittadini Tedeschi e Svizzeri, che pur essendo relativamente poco numerosi (24° e 44° nel ranking per numero di residenti nel nostro Paese) mostrano una spiccata propensione a richiedere finanziamenti, collocandosi rispettivamente al 4° e al 6° posto della classifica generale.
Nel complesso, facendo un confronto con la distribuzione della domanda di credito per forma tecnica fatta nel corso del 2013 da cittadini Italiani emerge che i cittadini immigrati hanno mostrato una maggiore propensione verso i prestiti personali (40,3% contro il 28,4% degli Italiani), a scapito di una quota più contenuta di prestiti finalizzati (34,0% contro 37,6%) e di mutui (3,2% contro 5,0%).
Entrando maggiormente nel dettaglio delle singole forme tecniche, dal Rapporto CRIF emerge che per i mutui ipotecari la quota di richieste inoltrate da cittadini non Italiani nel corso del 2013 ha rappresentato il 7,4% del totale, sostanzialmente in linea con la quota pari al 7,5% registrata nel 2012. Nello specifico, il maggior numero di richieste effettuate da non Italiani è riferito a cittadini Rumeni, con una quota parte di domanda pari al 17,2% del totale (la quota era pari al 18,2% del totale nel 2012) seguiti dagli Albanesi, con una quota del 12,3%; a debita distanza troviamo i cittadini provenienti da tutti gli altri Paesi, cominciando dagli Svizzeri con una quota del 6,2%.
Il peso particolarmente rilevante della quota di mutui richiesti da Svizzeri e Tedeschi potrebbe essere ricondotto al fatto che i cittadini di questi due Paesi guardano all’Italia con interesse per i propri investimenti immobiliari, finalizzati anche all’acquisto di residenze per le vacanze.
Negli ultimi anni l’andamento della domanda di credito da parte dei cittadini non italiani ha beneficiato anche della progressiva maggior confidenza con gli strumenti finanziari messi a disposizione dal nostro sistema creditizio – conclude Capecchi - Per altro, nel corso del 2013 la domanda di credito da parte di cittadini provenienti da altri Paesi ha seguito dinamiche sostanzialmente analoghe a quelle registrate per le famiglie Italiane, con una sorta di autocensura preventiva nel tentativo di non appesantire il proprio indebitamento rispetto al reddito disponibile, cosa che ha determinato una riduzione significativa della propensione a rivolgersi agli Istituti di credito per finanziare consumi o per l’acquisto della casa, rinviati a momenti più propizi”.
Professionefinanza

PIAZZA AFFARI. TITOLI NEL MIRINO
Partenza positiva a Piazza Affari, dove l'attenzione è concentrata su Generali, Enel, Telecom, Cir, oltre che su Bpm e Mps. Ecco, secondo la rassegna Reuters, i principali possibili movimenti attesi.
Generali. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che la compagnia ha chiuso il 2013 con un utile netto di 1,915 miliardi, in netto miglioramento rispetto ai 94 milioni del 2012, mentre il risultato operativo è cresciuto complessivamente del 5,3% a 4,207 miliardi. Si tratta del miglior utile netto degli ultimi sei anni. Il Cda ha proposto un dividendo più che raddoppiato a 0,45 euro per azione da 0,20 del 2012. Intanto, il Ceo Mario Greco si è detto sorpreso dalle indiscrezioni stampa che lo indicavano come prossimo Ceo delle Poste Italiane e non ha intenzione di lasciare la compagnia. "L'ho letto anch'io e l'ho trovata una simpatica sorpresa", ha detto in un briefing telefonico con la stampa sui conti 2013.
Mps. Titolo ancora sugli scudi. Il presidente Alessandro Profumo ha detto che si appresta ad affrontare i prossimi stress test con "abbastanza" tranquillità, grazie alla chiusura della posizione sul prodotto Santorini e al calo dello spread, che hanno fatto calare drasticamente l'assorbimento di capitale richiesto per il rischio legato al portafoglio di Btp. Profumo, inoltre, auspica che eventuali nuovi soci strategici che dovessero entrare nell'azionariato condividano il progetto di rilancio della banca nel medio-lungo termine, e non ritiene un rischio che possano essere stranieri. L'Ad, Fabrizio Viola, in un'intervista al Sole-24 Ore dice che "per Mps, per i suoi azionisti e i suoi dipendenti è indispensabile avere rapidamente chiarezza sui futuri soci stabili della banca. Non sono informato su quando la Fondazione venderà la proprie quote. Ma da manager di Mps posso solo dire che prima lo fanno, meglio è". Poi aggiunge: "Alla vigilia di un aumento di capitale così importante è decisivo avere azionisti stabili con cui interloquire".
Il Corriere della Sera scrive che il consorzio di garanzia per l'aumento di capitale da tre miliardi, che partirà non prima del 13 maggio per concludersi entro il primo luglio, guidato da Ubs, è composto da dieci banche.
Bpm. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che la banca è molto fiduciosa sulla rimozione da parte della Banca d'Italia degli add-on sul capitale in virtù del prossimo aumento di capitale da 500 milioni, l'introduzione delle modifiche delle governance previste e dell'avvio del piano industriale approvato ieri dal board. L'istituto inoltre prevede di effettuare quasi 400 assunzioni nell'arco del piano industriale al 2016, ha detto l'AD Giuseppe Castagna. Intanto, l'aumento di capitale da 500 milioni potrebbe partire già il 28 aprile o, al più tardi, il 5 maggio trascorsi i ponti festivi, ha detto Castagna. Infine, la banca prevede di realizzare una plusvalenza tra i 10 e gli 80 milioni di euro dalla vendita di parte della sua quota in Anima Holding, rimanendo comunque azionista di maggioranza della controllante dell'Sgr.
Ubi Banca. Il titolo potrebbe muoversi in scia alle parole dell' ad Victor Massiah, che ha ribadito che la banca non ha in previsione alcuna operazione di aumento di capitale, che dispone di una propria struttura interna sufficientemente organizzata per potere gestire da sola i credti problematici e non esclude ulteriori cessioni di pacchetti di questa categoria di asset ma solo a prezzi convenienti. L'istituto ha chiuso il 2013 con un utile in decisa crescita a 250,8 milioni di euro da 82,7 milioni del 2012 dopo un quarto trimestre in forte accelerazione grazie al miglioramento dei ricavi e a effetti fiscali positivi che hanno controbilanciato l'aumento del costo del credito.
Unicredit. Titolo sotto i riflettori. Il Sole-24 Ore scrive che per la controllata ucraina Ukrsotsbank ci sarebbe un'offerta non vincolante e l'operazione potrebbe chiudersi entro un anno, secondo quanto ha riferito il direttore finanziario di Bank Austria, Francesco Giordano.
Enel. Titolo ancora in luce a Piazza Affari, dopo la presentazione ieri dei conti che hanno evidenziato nel 2013 un utile netto ordinario di 3,119 miliardi, in aumento del 10,3% rispetto ai 2,828 miliardi del 2012. In crescita anche la cedola che sale a 13 centesimi per azione. Intanto si è appreso che la società non ridurrà la propria partecipazione in Slovenske Elektrarne, la società elettrica che il gruppo detiene in Slovacchia. Interpellato poi sulla tornata di nomine del governo, l'AD Fulvio Conti ha detto che se non verrà riconfermato alla guida del gruppo se ne farà "una ragione".
Terna. Titolo nel mirino di Piazza Affari dopo che Fitch ha tagliato il rating a 'BBB+' da 'A-' sulla società, con outlook stabile.
Telecom. Il titolo resta in luce sul listino di Milano. Secondo Il Corriere della Sera, l'Antitrust argentino ha chiesto più tempo per valutare gli intrecci con gli investimenti nel settore cable di David Martinez Guzman, il socio messicano a cui Telecom ha venduto la partecipazione di controllo di telecom Argentina per 960 milioni di dollari lo scorso 14 novembre. La notizia è arrivata durante una conference call fra i vertici italiani, il numero uno di Telecom Argentina e lo stesso Guzman.
Atlantia. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che è entrato in vigore il "Programma Santiago Centro Oriente" per migliorare la situazione del traffico nella capitale sudamericana che prevede investimenti complessivi per 320 milioni di euro.
Campari. Il titolo potrebbe muoversi in scia alle parole dell'ad Bob Kunze-Concewitz che ha detto che prevede che l'Ebit margin di quest'anno sia in linea con quello dell'anno scorso e che la società ha a disposizione altri 350 milioni per ulteriori acquisizioni. Inoltre, il gruppo ha messo a segno un'altra acquisizione, rilevando la canadese Forty Creek Distillery, proprietaria di un portafoglio di whisky canadesi di fascia premium, per 120,5 milioni di euro al tasso di cambio corrente e in assenza di cassa o debito finanziario. Infine, secondo alcune fonti, Campari è tra i soggetti che hanno presentato una manifestazione d'interesse per l'acquisizione di Whyte & Mackay, produttore di whisky che fa capo a United Spirits.
Erg. Nel 2014 l'Ebitda adjusted scenderà intorno ai 470 milioni di euro, essenzialmente per la risoluzione anticipata della convenzione CIP 6 e la cessione dell'impianto di ISAB Energy a partire dalla seconda metà dell'anno. Lo ha detto l'ad Luca Bettonte nel corso della conference call sui risultati del 2013, che si è chiuso con un ebitda adjusted in crescita del 24% a 569 milioni.
Hera. L'Antitrust ha dato il via libera alla fusione con Amga.
Kinexia. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che la società attiva nel settore delle energie rinnovabili ha sottoscritto un accordo di collaborazione con la società China Energy Conservation And Environmental Protection Group per lo sviluppo congiunto nei settori delle energie rinnovabili, dell'ambiente e dell'efficienza energetica nella zona industriale di Yuyao, nella Repubblica Popolare Cinese.
Cir. Titolo ancora sugli scudi a Piazza Affari. Il negoziato fra le banche italiane e Sorgenia sulla ristrutturazione del debito del produttore e venditore di energia controllato da Cir è in una fase delicata e le posizioni sono ancora distanti, ha detto Victor Massiah, ad di Ubi. Inoltre, secondo alcune fonti il fronte bancario non sarebbe granitico.
Banco Desio. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che l'offerta presentata da Banco Desio per Popolare Spoleto è stata ritenuta dai commissari straordinari della banca umbra la più idonea per raggiungere gli obiettivi di risanamento.
Rcs. Titolo sotto i riflettori. Il gruppo si presenta agli investitori con l'impegno a tagliare con ancora maggiore decisione i costi, ma senza più toccare il personale, e a fare del 2014 un anno di crescita. Nel giorno dell'Investor Day ha alzato l'obiettivo di riduzione dei costi a 220 milioni rispetto al target indicato dal piano triennale 2013-2015 a 145 milioni e confermato i target di profittabilità, debito e capex.
Italcementi. Il titolo potrebbe beneficiale della notizia che Moody's ha posto sotto osservazione per un possibile upgrade il rating 'Ba3'.
Biesse. Il titolo potrebbe beneficiare della notizia che la società nel 2013 è tornata all'utile e, quindi, alla distribuzione di un dividendo, forte di margini in crescita a fronte di ricavi in lieve calo.
Risanamento. In Borsa c'è attesa per la riunione del Cda sugli immobili parigini. Le banche creditrici convinte della necessità di vendere gli asset francesi sono disponibili a valutare varie soluzioni per rifinanziare il debito in scadenza anche nel caso in cui il Banco Popolare, contrario all'operazione con Chelsfield/The Olayan Group, non intenda esporsi ulteriormente, come minacciato. Lo dicono due fonti vicine al dossier. Intanto, secondo MF la frattura fra le banche creditrici di Risanamento si fa sempre più profonda, con il Banco Popolare da una parte e gli altri istituti dall'altra.
Professionefinanza


BTP: TASSI ANCORA IN DISCESA SULLE SCADENZE LUNGHE
Dopo il collocamento in asta dei BOT ieri, il Tesoro ha venduto oggi 7,75 miliardi di euro di BTP. Il successo dell’emissione di BOT a un anno, i cui rendimenti hanno toccato nuovi minimi, non ha mancato di influire positivamente anche sulle aste dei titoli di stato a media e lunga scadenza. Il recente rally dei paesi periferici europei ha ristretto ulteriormente lo spread fra BTP e Bund decennali fino a 180 punti base infondendo fra gli investitori una maggiore dose di ottimismo anche verso la carta italiana. La buona domanda degli investitori istituzionali ed esteri ha infatti permesso allo Stato di rifinanziare il debito a tassi decisamente migliori rispetto ad alcuni mesi fa. Così il tasso sul Btp a 10 anni si attesta a 3,43% e viaggia verso nuovi minimi. Ma di spazio per crescere ancora ce n’è – dice un analista di Banca IntesaSanPaolo – il quale fa notare  che proprio oggi l’Irlanda, che era messa peggio dell’Italia, ha prezzato un nuovo bond decennale da 1 miliardo di euro offrendo un rendimento inferiore al 3%.

Aste BTP a tre, sette e quindici anni, rendimenti ancora in calo 
In asta sono stati assegnati 3,5 miliardi di euro di BTP 1,50% con scadenza 15 dicembre 2016 in quinta tranche (Isin IT0004987191).Il rendimento è stato determinato in 1,12% (da 1,14%), su una scadenza di 2,5 anni circa, ai minimi dall’introduzione dell’euro.
Venduti anche 2,5 miliardi di BTP 3,75% Maggio 2021 in sesta tranche (Isin IT0004966401) per un rendimento finale lordo pari a 2,71% (da 3,02%). Mentre, sulla parte lunga della curva, sono stati assegnati BTP in quattordicesima  tranche con scadenza settembre 2028 e cedola fissa semestrale del 4,75% (Isin IT0004889033) per 1,25 miliardi di euro. Il tasso d’interesse lordo finale è stato determinato in 3,85%, in calo rispetto al 4,59% dell’ultima emissione. Assegnati, infine, anche 750 milioni di euro di BTP 4% febbraio 2037 (Isin IT0003934657) in ventiduesima tranche che hanno fatto registrare un rendimento finale lordo del 4,01%. Complessivamente la domanda è stata buona – commenta un trader – il quale aggiunge che “finché i paesi core europei (Francia e Germania) offriranno rendimenti più bassi di quelli italiani e spagnoli, gli investitori continueranno a sottoscrivere le emissioni periferiche, ritenute meno insicure due anni fa. Il costo den denaro al minimo per ancora lungo tempo da parte della BCE farà il resto.

Rendite finanziarie, in arrivo aumento dal 20 al 26 per cento
Sul fronte delle riforme, il governo Renzi sta mettendo a punto alcuni importanti progetti per ridurre la pressione fiscale a carico delle imprese e dei lavoratori con buste paga basse. Tuttavia, nonostante il miglioramento del quadro finanziario per le casse dello Stato in termini di minore spesa per interessi sul debito, sembrano mancare le disponibilità necessarie. Nel 2013 le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica si sono attestate a 423.385 milioni di euro (-0,2%, pari a -903 milioni di euro). Lo ha annunciato il Ministero dell´economia in una nota. “La dinamica del gettito complessivo -riporta il Tesoro- è stata sostenuta principalmente dalle imposte dirette che si attestano a 232.308 milioni di euro (+1,4%, pari a +3.299 milioni di euro). Le imposte indirette risultano pari a 191.077 milioni di euro (-2,2%, pari a -4.202 milioni di euro)”. Per questo Renzi sta pensando di recuperare risorse innalzando la tassazione sulle rendite finanziarie a carico dei risparmiatori salvaguardando però quelle derivanti dagli investimenti in titoli di stato.
di Mirco Galbusera
Investireoggi


LA RUSSIA PROPONE UNA RIFORMA DEL FMI SENZA GLI USA

La Russia chiede di effettuare una riforma del Fondo Monetario Internazionale senza la considerazione dell’opinione degli USA.
Come scrivono i mass-media occidentali, facendo riferimento a fonti ben informate del FMI, il titolare del Ministero delle Finanze della Russia Anton Siluanov ha formulato la relativa idea all’incontro dei Ministri delle finanze e dei capi delle Banche centrali dei paesi G20 svoltosi nel febbraio scorso a Sidney.
Mosca è indignata per il fatto che il Congresso degli USA non vuole approvare la riforma, approvata ancora
quattro anni fa, che prevede l’aumento delle risorse del FMI e una ridistribuzione dei voti a favore delle economie emergenti. La crescente influenza dei paesi emergenti richiede la revisione dei ruoli distribuiti all’interno del Fondo, mentre gli USA non vogliono perdere le loro posizioni ed allargare i loro impegni verso il Fondo.
La Russia può proporre di effettuare la riforma del FMI senza aspettarne la ratifica da parte del Parlamento statunitense. Il fatto è che gli USA stanno soprassedendo con l’adozione della riforma poiché sono l’unico Stato ad esercitare il diritto di veto sulle decisioni del Fondo. Secondo gli esperti, la Russia ha deciso di intensificare il lavoro per il rinnovamento del Fondo per via della crisi in Ucraina. Kiev ha già rivolto al FMI una richiesta di assistenza ma le condizioni di finanziamento dipenderanno ampiamente dagli USA. Oltre alla ridistribuzione delle quote, la riforma prevede anche il trasferimento di mezzi dal fondo di crisi del FMI sul conto corrente ordinario dell’organizzazione. In tal modo, per esempio, la quota dell’Ucraina nelle risorse del FMI aumenterebbe da 2 a 3 miliardi di dollari. Precisandosi che Kiev potrebbe ottenere soldi solo in cambio di effettuazione delle necessarie riforme economiche su cui insiste la maggioranza dei partecipanti al FMI,- dice l’Amministratore Delegato della “ArbatCapital” Alexey Golubovich.
Attualmente ciò è legato agli avvenimenti in atto in Ucraina poiché gli USA intendono concedere all’Ucraina un’assistenza, a quanto pare, per conto del cosiddetto fondo di crisi che attualmente ammonta a 60 miliardi di dollari. Per gli USA sarebbe molto comodo usarlo per dare soldi all’Ucraina senza assumersi l’impegno a rimborsare con questi mezzi i precedenti debiti, tra cui quelli riferiti alle euroobbligazioni russe.
La Russia non è affatto l’unico paese ad essersi indignata di fronte alla lentezza da parte degli USA. In precedenza la Cina ha chiesto a Washington di rispettare le intese raggiunte nel 2010. Dopo la realizzazione della riforma e il trasferimento dei mezzi dal fondo di crisi sul conto corrente ordinario i pesi emergenti potrebbero prendere in prestito più soldi,- dicono gli economisti. source
Il Ministro delle Finanze degli USA Jacob Lew convinto che il Congresso degli Usa in fin dei conti approverà la riforma del FMI. Egli ha rivolto al Parlamento americano una nuova richiesta di adottare il documento, ma le possibilità di persuadere i repubblicani del Congresso che vi si oppongono sono poche.
Carlo Scalzotto per Finanzanostop


CONTRORDINE: SPARIRE DA INTERNET E’ POSSIBILE
NEW YORK (WSI) - Continua violazione della privacy, profili hackerati, informazioni sensibili, nei casi di diverse aziende, ache rubate. E' il lato più preoccupante di Internet, quello che fa paura a singoli individui e a grandi società.

La buona notizia, stando a quanto riporta il Daily Mail, è che ora una società di web hosting ha creato una guida speciale su come sparire completamente da Internet.

La guida permette di disattivare gli account, rimuovere i link dai risultati di ricerca e rimuovere i propri nomi da varie liste che compaiono nei motori di ricerca. E' utile anche per chi preferisce semplicemente rimanere nascosto, invece che scomparire del tutto.

Il vademecum fornisce inoltre consigli su come utilizzare Internet in modo anonimo.

"I social media hanno fatto reso la vita di molte persone un un libro aperto, un po' troppo aperto", hanno dichiarato dalla WhoIsHostingThis (WIHT), azienda con sede a Londra e che appunto ha creato strumenti ad hoc per tutelare la privacy degli utenti di Internet. "Risulta ormai quasi impossibile rendere la nostra vita privata. Ma la verità è che con un po' di buona volontà si può sparire da Internet".

Esistono infatti diversi siti pronti a dare una mano, tra i più noti DeleteMe e JustDelete.me, ma per le persone che preferiscono farlo manualmente e senza alcun aiuto, WhoIsHostingThis' infographic ha regalato alcuni piccoli passi per compiere l'impresa.

Il primo è quello di disattivare i propri principali account personali presenti sui social media, come Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn.

Secondo passo: WIHT raccomanda di ricercare il proprio nome online: in questo modo è possibile ricordare quali sono i siti in cui si è stati iscritti in passato e che poi non sono stati utilizzati più.

Nel terzo step bisogna caricare false informazioni su se stessi, in modo che possano poi essere cancellate. Con false informazioni si intendono, ad esempio, nomi o luoghi falsi.

Poi bisognerebbe anche cancellarsi dalle mailing list, tramite e-mail.

Se cercando il vostro nome su Google, troverete ancora diversi link con vostre informazioni, potete richiedere che vengano rimossi.

Come? Google ha uno strumento URL per rimuoverli, ma non è obbligato a farlo, specialmente se il sito internet in questione è gestito da un'altra società.
In questo caso la cosa migliore da fare è quella di contattare direttamente la società in questione e chiedere di venire rimossi.

"Mantenere il proprio anonimato non è affatto semplice, bisogna imparare ad usare certi tipi di account" spiegano da WIHT, "ma se siete convinti di farlo e volete mantenere la vostra privacy e la vostra sicurezza, vale davvero la pena utilizzare un po' del vostro tempo per diventare invisibili".
Wallstreetitalia


SENZA TASSAZIONE RISPARMIO IMPOSSIBILE RIDUZIONE IRPEF

ROMA (WSI) - "La tassazione delle rendite finanziarie ci porta in Europa e ci consente di ridurre le tasse". Lo ha affermato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, sottolineando cche i 2,5 miliardi di tassazione maggiore a carico delle rendite finanziarie consentiranno una riduzione complessiva del carico fiscale di 13miliardi.

"Io - ha detto Delrio, ospite ad Agorà su Rai3- non ho mai detto di tassare i Bot. Ho sempre detto che noi valutavamo la possibilità di tassare le rendite finanziarie. Questo è l`unico punto su cui l`Italia non è allineata con l`Europa, e l`Italia deve stare in Europa con tutto, non solamente con le cose che alcuni analisti riportano e in Europa la tassazione media sulle rendite finanziarie è molto più alta di quella italiana".

"Non stiamo colpendo i piccoli risparmiatori, o coloro che investono in Bot, stiamo dicendo però che in una manovra di grandissima riduzione di carico fiscale che vale almeno 13-14 miliardi di euro, perché saranno coinvolti anche gli inquilini degli alloggi di edilizia residenziale pubblica con una detrazione quasi totale del loro affitto, e pure le imprese grazie ad una manovra sull`Irap, ci sono 2,5 miliardi di aumento di carico fiscale a carico di chi ha rendite finanziarie".

"Mi pare complessivamente - ha concluso- una cosa molto sostenibile. E ripeto: questa cosa ci porta in Europa, non a essere un Paese con grandi carichi fiscali e penalizzazioni".
(TMNews)
Wallstreetitalia


PREMIER SVEDESE: BASTA FALSITA’, RIPRESA DEBOLISSIMA

ROMA (WSI) - Il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt concorda con lo speculatore miliardario George Soros. L'Europa sia realista: la ripresa è "molto debole".

Come Soros, investitore famoso per le sue speculazioni al ribasso contro la sterlina che gli sono valse il soprannomen de "l'uomo che fece fallire la Banca d'Inghilterra", Reinfeldt avverte che le autorità dovrebbero smetterla autocompiacersi dei progressi timidi che la crescita economica ha registrato.

Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di ammetterlo: l'area euro non ha effettuato quel rimbalzo convincente sperato dopo la crisi del debito scoppiata tre anni fa.

La crisi persiste e compromette il buon andamento delle attività commerciali e minaccia le nazioni che tanto fanno affidamento sull'export, come la Svezia.

Lo ha sottolineato il premier scandinavo in un'intervista rilasciata a Stoccolma.

Questo contesto è "senza dubbio una minaccia per la Svezia", ha dichiarato il 48enne politico.

Sul versante della crescita "quelli che stiamo vedendo sono numeri molto deboli, la domanda continua a essere bassa".
Wallstreetitalia


L’IMPORTANZA DEL TRADE PERFETTO CHE NEUTRALIZZA I RISCHI

MILANO (WSI) - Sul finire della scorsa settimana abbiamo formulato un potenziale scenario rialzista sulla coppia EURUSD, che ci ha portato ad una coerente decisione operativa.

Il movimento al ribasso del mercoledì e della mattina di giovedì (in figura) rappresentava un ritracciamento della tendenza ben visibile sugli orizzonti temporali più elevati. Giunti nei pressi di un’importante area supportiva (1.3643 era anche il 61.8% di ritracciamento dell’ultimo swing rialzista), il prezzo ha assunto il comportamento evidenziato nella figura 1 (sotto).

La tenuta dei supporti, il cambio di momentum e la risalita al di sopra dell’ultimo punto di rotazione (massimo relativo, ellisse gialla) ci hanno portato a ritenere che il mercato potesse aver deciso di porre fine alla fase di ritracciamento, riprendendo la tendenza primaria.

Posizionato lo stop loss a protezione del nostro capitale finanziario e psicologico, siamo entrati a mercato al rialzo, basandoci sui principi di sempre: un metodo di lavoro dalle probabilità di successo sufficientemente affidabili, e l’elevato rapporto tra potenziale rendimento ottenibile e capitale esposto a rischio.

Euro: nei pressi dell'area supportiva di 1.3643, 61.8% di ritracciamento dell’ultimo swing rialzista, prezzo ha preso una direzione precisa.

Su questo secondo aspetto, in particolare, desidero esprimere una riflessione.
Il primo "obiettivo" dello scenario di azione rialzista del prezzo era rappresentato da area 1.3700. Raggiunto tale target, tuttavia, abbiamo lasciato parte dell’operazione in essere, limitandoci ad aggiornare lo stop loss in modo da neutralizzare il rischio collegato all’investimento finanziario in corso (come si vede in figura).

La chiusura definitiva è avvenuta soltanto al livello di prezzo di 1.3810, ottenuto il risultato che ci rendeva pienamente soddisfatti.

Eppure, una volta raggiunto il primo obiettivo il prezzo avrebbe potuto invertire al ribasso, venire a prenderci l’ordine di stop, ed in tal caso ne saremmo usciti con un lieve profitto oppure a pareggio, facendo sorgere il dubbio: "ad averla chiusa prima, avremmo portato a casa qualcosa". Niente di più sbagliato.

Arriviamo quindi a parlare del "trade giusto". L’operazione che ci permette, attraverso il risultato finanziario conseguito, di apportare un beneficio al nostro conto tale da neutralizzare gli eventuali effetti negativi derivanti da precedenti o future perdite.

Pensate di dividere le operazioni di trading in due gruppi. Un macrogruppo, contenente la stragrande maggioranza delle operazioni, che si concludono con uno stop loss (il mercato nega il nostro scenario previsivo), con un target parziale (il mercato avalla solo parzialmente la nostra idea), o con un’uscita in pari. I risultati (lievi perdite e leggeri guadagni), tendono ad annullarsi a vicenda.

Trade buono: poche operazioni in cui il mercato si muove con forza dalla nostra parte, dando vita a nuova tendenza e serie di impulsi decisi.

Questa serie di operazioni viene di tanto in tanto interrotta dal "trade buono", ossia quelle poche operazioni in cui il mercato si muove con forza dalla nostra parte, dando vita ad una nuova tendenza e ad una serie di impulsi decisi. Trattasi di una percentuale limitata di operazioni, ma che alla fine della settimana, alla fine del mese, alla fine dell’anno, fanno la differenza. Quattro punti percentuali, in questo specifico caso, ci permettono di chiudere un mese estremamente positivo.

Emerge quindi in tutta la sua importanza un principio vitale per un trader professionista: limitare le perdite, e soprattutto lasciar correre i guadagni. Non tagliarli, non chiudere anticipatamente per "paura", ma lasciar libero il mercato di muoversi e godere del trade perfetto, quando questo si verifica. Un principio semplice, ma riuscirvi non è semplice. Ed è ancor più importante che avere un metodo di lavoro ad alta probabilità di successo previsivo.
Il mestiere del trader, in conclusione, non richiede altro: una serie di confluenze tecniche (la cui selezione deriva dalle nostre esperienze e studi) a comporre un affidabile piano di lavoro, da rispettare con disciplina attraverso ripetuti tentativi alla ricerca del trade giusto.

Metodo, pazienza, qualità (da preferirsi alla quantità): virtù mai troppo esaltate sui libri di testo.
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EFFETTO BCE SUL CROSS EURO DOLLARO, PRESTO 1,40

ROMA (WSI) - La big story di questa mattina è la debolezza del dollaro americano. Debolezza pura o combinata a forza di altre valute? Per capirlo, dobbiamo fare un salto indietro a ieri mattina.

Ore 11.00 di ieri: partono i movimenti

L’atteso dato sulla produzione industriale dell’area euro, rilasciato ieri in mattinata alle ore 11.00, ha mostrato un miglioramento su base annuale sia rispetto alle rilevazioni precedenti (+1.2%), sia rispetto alle attese (+1.9%) facendo segnare un +2.1% che, con i tempi che corrono, risulta essere un buon dato, con una rilevazione su base mensile che ha però disatteso le previsioni pari a +0.5%, pur essendo risultata di 0.2 punti percentuali migliore della precedente, pari a -0.4%.

Un dato contrastante dunque che ha portato a reazioni completamente decorrelate sul mercato, con l’euro lievemente in salita (il che significa dollaro in discesa), la sterlina pesantemente venduta per ragioni tecniche legate a flussi di ordini che intercettavano i prezzi su ogni pull back rialzista (così come sul dollaro australiano, seppur in misura minore, il che significa dollaro in salita) e con un dollaro yen invariato, lievemente in discesa, ma qui ci stiamo muovendo ancora in una congestione che possiamo definire laterale. Subito dopo però l’euro, quando il dato è stato digerito, ha mostrato una buona forza partendo a rialzo e trascinando con sé sterlina e dollaro australiano, senza che nessuna ragione macro spingesse queste ultime due divise, mostrando così una correlazione sulla base del movimento a ribasso del dollaro americano.

Dollaro che, durante la sessione asiatica, trainato questa volta dal movimento a rialzo del dollaro australiano dovuto ai dati sul mercato del lavoro che hanno visto un tasso di disoccupazione stabile al 6% ed una creazione di posti di lavoro pari a 47.3k unità contro attese pari a 15k posti ed un precedente che ha toccato quota 18k, ha continuato a scendere anche contro euro e sterlina, che a differenza di quanto accade la maggior parte delle volte, questa notte sono riusciti a muoversi direzionalmente. Si tratta dunque di una combinazione di fattori che ha portato ad avere delle correlazioni dollarocentriche (ad eccezione del UsdJpy che vive di vita propria se non di fronte a pubblicazione di dati Usa) che potrebbe persistere anche per la giornata di oggi ma che operativamente utilizzeremo soltanto in congiunzione con l’analisi dei livelli tecnici (banalmente se vedremo per esempio ripartire il dollaro americano contro euro e dollaro australiano, ma non contro la sterlina, venderemo il cable soltanto se mostrerà una situazione tecnica di vendita e non soltanto perché in ritardo rispetto alla discesa di euro e australiano). Ultima nota sulla produzione industriale cinese, che ha portato ad una lieve correzione sull’AudUsd, in quanto è stato pubblicato un dato pari a +8.9% contro attese di +9.5% ed un precedente +9.7%.

QUADRO TECNICO

EurUsd: sfiorata quota 1.3950 dopo l’ottima tenuta della media a 21 oraria e la formazione di una figura a bandiera che, purtroppo, ha portato alla continuazione del movimento rialzista a partire dalle prime ore del mattino senza aspettare la nostra sveglia (cosa buona per chi era già lungo, meno buona per chi non era a mercato). Occorre curare con attenzione la potenziale formazione di una divergenza ribassista oraria ed un eventuale giro a ribasso dello stocastico a 4 ore (che per ora sta negando divergenze) prima di pensare ad eventuali vendite (piuttosto perdiamo un eventuale movimento di correzione, giustificato soltanto dal buon risk reward che si proporrebbe dati gli stop da posizionare sotto la figura tonda). L’idea è quella di curare eventuali pull back delle aree di supporto, date dalla media a 21 oraria e dai punti statici precedenti passanti par area 1.3910 per valutare eventuali acquisti di euro. Da notare come il forte sbilancio corto dell’SSI dei giorni scorsi abbia aiutato nel cogliere questo movimento a rialzo.

UsdJpy: mercato che sta cominciando a trovare delle impostazioni di vendita avendo resistito sotto le medie orarie incrociate a ribasso e sotto i punti statici precedenti. In caso di tenuta dell’area passante tra 102 ¾ e 102.85 i prezzi potrebbero tentare delle escursioni verso la parte basse dell’ipotetico canale ribassista all’interno del quale ci stiamo muovendo, con i primi target posti intorno a 102.30 ed eventualmente la possibilità di estendere verso 102.10, che potrebbe intervenire come supporto. Una ripartenza oltre le resistenze viste potrebbe portare ad accelerazioni verso 103.10, area da superare prima di pensare ad una buona rivalutazione del dollaro.

EurJpy: continua la sorta di lateralità per il cross tra EurUsd e UsdJpy, con il mercato che ha incontrato resistenze passanti per 143.50 e vede i propri supporti passanti per 142. ¼. Questi i livelli che si potrebbero seguire, rispettivamente per valutare acquisti in stop o acquisti in limit, tenendo conto che un ritorno sotto i punti di rottura a rialzo dovrebbe far considerare l’idea di uscire dal mercato, mentre un passaggio dei supporti potrebbe far considerare la possibilità di valutare discese verso l’area che comincia 141 ¾ e che si estende fino a 141 ¼.

GbpUsd: buon recupero della sterlina che, come accennato, grazie alle vendite di dollaro americano avvenute tra ieri e stanotte (qui non ci sono stati acquisti puri di sterlina, come visto su euro e dollaro australiano), è riuscita a tornare sopra la media a 100 oraria e sopra gli ultimi livelli di massimi statici precedenti. Siamo a curare eventuali correzioni per valutare degli appoggi sui supporti sui quali poter pensare ad acquisti di pound. Essi partono da 1.6650 e si estendono per un quarto di figura. Un ritorno sotto di essi potrebbe essere propedeutico ad estensioni verso 1.6590, che se superato potrebbe lasciare spazio verso i minimi.

AudUsd: primi supporti già trovati sull’aussie, con la possibilità di seguire la potenziale formazione di una divergenza ribassista oraria che si andrebbe a formare in caso di formazione di nuovi massimi. Operativamente, se non si sono sfruttati i primi supporti statici passanti per area 0.9030/0.9040 per cominciare a costruire posizioni lunghe potrebbe essere il caso di attendere l’eventuale rottura rialzista di area 0.9085, per proiezioni verso 0.9110 (stando sempre attenti alla divergenza) ovvero di attendere un ritorno sui primi supporti visti, estendibili fino alla media a 21. Sotto 0.9010 è possibile valutare eventuali discese che potrebbero non approfondire verso i punti precedenti fino a che non dovesse essere superato l’area passante per 0.8990.

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RENZI E LE RENDITE FINANZIARIE: L’IGNORANZA AL GOVERNO

Ha un che di fantozziano questa storia, come gran parte di quello che accade nella politica italiana in fondo, e non da adesso. Immaginatevi la scena: Renzi che, davanti a un gruppo di esperti (veri) del mercato, bofonchia qualcosa tipo "Dicesi rendita finanziaria.... un... animale estinto del Paleolitico" E in effetti, se si andrà avanti di questo passo, sarà estinta davvero.
Renzi tassa le rendite finanziare perchè la finanza è brutta e cattiva. A giudicare dall’opinione (perchè di certo non si può chiamare conoscenza) che il nostro primo ministro ha della finanza italiana, lobby del Belpaese sono quelle che governano il mondo, che decidono della buona e della cattiva sorte di intere popolazioni. Signor Premier, non è forse in Italia che c’è stato il fallimento della Lehman?? E Goldman e Morgan Stanley dove credete che ordiscano le loro strategie di investimento sui derivati? Ovviamente in Italia. E la balena di Londra? Con ogni probabilità, per il buon Matteo non è altro che una corpulenta donnona dal turbolento passato.
Purtroppo le cose non sono così, anzi. Roma è la patria (o per meglio dire lo era) di un risparmio coscienzioso, quasi religioso, che a volte si tramandava di generazione in generazione. E adesso per i Bot people sarà la strage. Degli innocenti. Si, perchè le “rendite finanziarie” che Renzi vorrebbe tassare al 26% dall’attuale 20% (a sua volta frutto si un aumento da parte del governo Monti dal precedente 12,5%), in realtà sono le rendite sui risparmi, gli stessi che hanno permesso, come sostituto degli ammortizzatori sociali che uno stato inetto è stato incapace di organizzare.
Ecco perciò che l’italiano medio mai come questa volta è stato salvato dal tessuto sociale (famiglia in primis). Il fenomeno dei “bamboccioni”, definiti tali da chi invece è nato e cresciuto senza bisogno di dover mai combattere per guadagnarsi niente.
Ad ogni modo si vuole la tassa sulle rendite finanziarie al 26%. E sia. Ma questo porterà sicuramente nuovi soldi in tasca allo stato? Oppure si tratta di un nuovo passo falso in stile Tobin Tax o Iva dove i grandi esperti di finanza avevano calcolato il gettito senza prevedere, com’è ovvio che sia, e come in effetti poi è accaduto, che aumentando l’imposta diminuiva l’uso dello strumento tassato (o si determinata, nel caso dell’Iva il crollo dei consumi)?
Parrebbe proprio che anche questa volta le cose non siano andate così: in due anni, con tasse al 20% l’entrata è stata poco sopra gli 11 miliardi. Ma adesso, oltre il limite della pazienza, usurata non poco dalla Tobin Tax e dal suo flop, si dovrà sperare che:
1) il mercato regga, per poter garantire un gettito uguale. Una variabile che mai come in questo periodo è sempre più un punto interrogativo per tutti. Il premier, c’è da chiedersi, avrà mai sentito parlare del concetto di volatilità? E proprio per l’Italia, il rischio è anche maggiore, perchè il mercato, finora con il vento in poppa, sa benissimo che quella attuale in realtà è solo una speculazione data da motivazioni esogene e non certo controllabili dalla volontà dell’azione politica.
2) anche in questo caso la variabile degli operatori resta: a suo tempo venne ignorata dalla Tobin (che alla fine non è arrivata nemmeno a 300 milioni di gettito sul miliardo previsto), oggi potrebbe essere lo stesso. Non solo, ma il pericolo di una focalizzazione su una sola classe di investimento è altissimo, soprattutto per i retails, gli unici che, allo stato attuale, sembrano essere colpiti dal provvedimento.
Attaccato, perciò il risparmio e quella speculazione che aiuta, saltuariamente, e che di certo non è un’entrata sicura. Appunto, il risparmio. Torniamo per un attimo sul concetto. Secondo voi, cosa ha permesso all’Italia e all’italiano di sopravvivere al suo governo, alla sua pressione fiscale (quella avvertita arriva anche al 70%), ai migliaia di fiumiciattoli di sprechi dell’amministrazione, della burocrazia schizofrenica, della disoccupazione al 13% ormai, che ancora miete vittime (l’ultima proprio ieri)? Il fatto che l’italiano aveva una casa propria (tassata) e un rifugio sicuro, i suoi risparmi. Appunto. La volontà dell’Europa? Semplice: far circolare questi soldi considerati una ricchezza ferma, inutile, non produttiva. E chissene, se permette di sopravvivere a migliaia (milioni?) di persone.
Rossana Prezioso per Trend-online

L’ASTA BTP VA A SEGNO. TASSI AI MINIMI
L'asta di Btp va a segno. E' stato collocato l'ammontare massimo della forchetta fra 6 e 7,75 miliardi con tassi a nuovi minimi. Nel dettaglio, il benchmark a 3 anni dicembre 2016, cedola 1,50%, è stato collocato per 3,5 miliardi al massimo dell'offerta fra 3 e 3,5 miliardi. Il tasso è sceso all'1,12% dall'1,41% dell'asta di febbraio, nuovo minimo storico. Il rapporto di copertura è risultato pari a 1,45 dal precedente 1,43.

Il Btp 7 anni maggio 2021, cedola 3,75%, offerto per 1,5-2 miliardi, è stato collocato per i 2 miliardi. Il rendimento è calato al 2,71%, in questo caso il minimo dall'introduzione del titolo nel 2012, dal 3,02% dell'asta di febbraio. Il bid-to-cover è passato da 1,37 a 1,63.

Il Btp 15 anni settembre 2028, cedola 4,75%, è stato assegnato per 1,5 miliardi al massimo del range fra 1 e 1,5 miliardi. Il rendimento è sceso al 3,85% dal 4,26% dell'asta di gennaio, al minimo dall'introduzione della valuta unica, con un bid-to-cover di 1,47 (da 1,29). Infine, l'off-the-run febbraio 2037, riaperto per 500-750 milioni, è stato assegnato per 750 milioni al rendimento del 4,01% con un rapporto di copertura dell'1,82%.

Quest'asta, dopo quella di ieri di Bot, conferma ancora una volta il buon appetito sulla carta italiana, specie quella a lunga scadenza. Con questa emissione il Tesoro ha emesso da inizio anno 55 miliardi di Btp nominali e indicizzati, circa il 28% delle emissioni previste per quest'anno.

Dopo il buon esito dell'asta e all'indomani dell'annuncio da parte del governo Renzi del nuovo pacchetto di misure di politica economica, il differenziale di rendimento tra decennali italiani e tedeschi scende a 180 punti base dai 183 della chiusura di ieri. Il tasso sul dieci anni italiano cala al 3,40% dal 3,43% dell'ultima chiusura.

"L'asta è stata positiva sotto tutti i punti di vista e conferma il buon momento per la carta dei Paesi periferici, e dell'Italia in particolare. A mio avviso, soprattutto sulla parte breve, fino a tre anni, i tassi hanno toccato il fondo, e potrebbe esserci uno squeeze. In generale, per vedere un'ulteriore discesa, si dovrà aspettare un miglioramento del merito di credito", ha commentato a caldo Alessandro Giansanti di Ing.

A Piazza Affari, intanto, il Ftse Mib continua a salire dello 0,58% a 20.902 punti. Fra i singoli titoli si segnala Enel (+2,79%) che allunga sui massimi dal 2011 dopo una serie di revisioni al rialzo dei target price da parte dei broker che hanno apprezzato i risultati 2013. Tra le banche, svettano la Banca Popolare di Milano (+6,41%) promossa da Societe Generale da hold a buy (target price a 0,84 euro), mentre Exane Bnp Paribas ha alzato il target del 17% a 0,75 euro, e Mps (+2,55%) di cui Deutsche Bank ha alzato la raccomandazione da sell a hold.
Milano Finanza

COMMENTO IN CHIUSURA
Piazza Affari ha chiuso in ribasso aumentando le perdite nel finale di seduta in scia all´andamento negativo di Wall Street. A preoccupare gli investitori le conseguenze del referendum sull´indipendenza della Crimea in programma domenica 16 marzo. A deludere anche i dati cinese di questa mattina: la produzione industriale in gennaio-febbraio è salita dell´8,6%, il peggior risultato dal marzo del 2009, mentre le vendite al dettaglio sono aumentate dell´11,9 contro il +13,5% atteso dagli analisti. All´indomani della presentazione del programma di taglio delle tasse da parte dl premier Renzi, questa mattina è arrivato l´avvertimento della Bce secondo cui nel Belpaese finora non sono stati compiuti progressi tangibili sul risanamento dei conti pubblici. Un richiamo che dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che l´Italia rimane sempre una "sorvegliata speciale" in Europa. In questo quadro a Piazza Affari l´indice Ftse Mib ha chiuso la seduta con un ribasso dello 0,91% a 20.591 euro.

Nel comparto bancario da segnalare le performance brillanti di Banco Popolare (+2,15% a 17,54 euro), Montepaschi (+1,56% a 0,227 euro), Popolare dell´Emilia Romagna (+4,60% a 8,285 euro), Popolare di Milano (+4,16% a 0,674 euro) e Mediobanca (+1,64% a 7,72 euro). In territorio negativo sono invece finite Intesa SanPaolo (-1,86% a 2,214 euro) e Unicredit (-3,10% a 6,25 euro). Questa mattina il titolo dell´istituto di piazza Cordusio è stato inserito dagli analisti di Morgan Stanley nella loro lista di "Best Ideas" europee. Secondo gli esperti il mercato continua a sottostimare la forza degli utili e il valore degli asset core della banca di piazza Cordusio. Atlantia (-2,97% a 17,94 euro) ha pagato la bocciatura arrivata da Deutsche Bank che ha tagliato il giudizio sul gruppo che controlla la rete autostradale a hold dal precedente buy. Gli esperti della banca tedesca vedono un limitato potenziale di upside dopo il recente rally che è stato supportato dal miglioramento delle prospettive del traffico in Italia e dalla razionalizzazione delle aspettative sui futuri investimenti sul mercato domestico.

Ben comprata Autogrill (+4,39% a 7,485 euro) nonostante il 2013 sia stato chiuso con un utile netto in calo del 9,2% a 87,9 milioni di euro rispetto ai 96,8 milioni del 2012, principalmente per il minor periodo di contribuzione al risultato di gruppo proveniente dal settore Travel & Duty Free. In flessione del 2,2% i ricavi consolidati che sono ammontati a 3,98 miliardi. Enel (+1,86% a 3,94 euro) prosegue il rally all´indomani dei conti 2013 e del nuovo piano industriale. Durante la seduta odierna il titolo del colosso elettrico ha superato la soglia dei 4 euro per la prima volta dal luglio del 2011. Questa mattina gli analisti di JP Morgan, rimasti convinti dal piano industriale, hanno alzato la raccomandazione su Enel a overweight dal precedente neutral con target price fissato a 4,30 euro.

Debole Generali (-0,85% a 16,16 euro) nonostante un 2013 chiuso con un utile netto in crescita a 1,91 miliardi di euro, il migliore degli ultimi sei anni. Il risultato operativo è aumentato del 5,3 per cento a 4,20 miliardi. L´Ad Mario Greco ha inoltre dichiarato che nel 2014 Generali migliorerà ancora sia il risultato operativo sia l´utile netto. Tod's ha perso il 2,28% a 92 euro con Credit Suisse che ha ridotto il giudizio sul titolo a neutral dal precedente outperform. Secondo il broker svizzero, Tod's sarà un titolo controverso nel 2014: i risultati del 2013 hanno mancato le attese (anche se di poco) e la guidance sulle vendite per la prima parte del 2014 è risultata deludente, tanto da portare una revisione delle stime di consenso per l'anno in corso. Tuttavia, gli analisti rimangono fiduciosi su un'accelerazione della crescita di Tod's nel 2015.
Finanzaonline


 

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