Piazza Affari ha chiuso in ribasso aumentando le perdite nel
finale di seduta in scia all’andamento negativo di Wall Street. A preoccupare
gli investitori le conseguenze del referendum sull’indipendenza della Crimea in
programma domenica 16 marzo. A deludere anche i dati cinese di questa mattina:
la produzione industriale in gennaio-febbraio è salita dell’8,6%, il peggior
risultato dal marzo del 2009, mentre le vendite al dettaglio sono aumentate
dell’11,9 contro il +13,5% atteso dagli analisti. All’indomani della
presentazione del programma di taglio delle tasse da parte dl premier Renzi,
questa mattina è arrivato l’avvertimento della Bce secondo cui nel Belpaese
finora non sono stati compiuti progressi tangibili sul risanamento dei conti
pubblici. Un richiamo che dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che
l’Italia rimane sempre una “sorvegliata speciale” in Europa. In questo quadro a
Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso la seduta con un ribasso dello 0,91%
a 20.591 euro.
Nel comparto bancario da segnalare le performance brillanti di Banco Popolare (+2,15% a 17,54 euro), Montepaschi (+1,56% a 0,227 euro), Popolare dell’Emilia Romagna (+4,60% a 8,285 euro), Popolare di Milano (+4,16% a 0,674 euro) e Mediobanca (+1,64% a 7,72 euro). In territorio negativo sono invece finite Intesa SanPaolo (-1,86% a 2,214 euro) e Unicredit (-3,10% a 6,25 euro). Atlantia (-2,97% a 17,94 euro) ha pagato la bocciatura arrivata da Deutsche Bank che ha tagliato il giudizio sul gruppo che controlla la rete autostradale a hold dal precedente buy. Ben comprata Autogrill (+4,39% a 7,485 euro) nonostante il 2013 sia stato chiuso con un utile netto in calo del 9,2% a 87,9 milioni di euro rispetto ai 96,8 milioni del 2012. Enel (+1,86% a 3,94 euro) prosegue il rally all’indomani dei conti 2013 e del nuovo piano industriale. Durante la seduta odierna il titolo del colosso elettrico ha superato la soglia dei 4 euro per la prima volta dal luglio del 2011.Tod's ha perso il 2,28% a 92 euro con Credit Suisse che ha ridotto il giudizio sul titolo a neutral dal precedente outperform. Secondo il broker svizzero, Tod's sarà un titolo controverso nel 2014.
Nel comparto bancario da segnalare le performance brillanti di Banco Popolare (+2,15% a 17,54 euro), Montepaschi (+1,56% a 0,227 euro), Popolare dell’Emilia Romagna (+4,60% a 8,285 euro), Popolare di Milano (+4,16% a 0,674 euro) e Mediobanca (+1,64% a 7,72 euro). In territorio negativo sono invece finite Intesa SanPaolo (-1,86% a 2,214 euro) e Unicredit (-3,10% a 6,25 euro). Atlantia (-2,97% a 17,94 euro) ha pagato la bocciatura arrivata da Deutsche Bank che ha tagliato il giudizio sul gruppo che controlla la rete autostradale a hold dal precedente buy. Ben comprata Autogrill (+4,39% a 7,485 euro) nonostante il 2013 sia stato chiuso con un utile netto in calo del 9,2% a 87,9 milioni di euro rispetto ai 96,8 milioni del 2012. Enel (+1,86% a 3,94 euro) prosegue il rally all’indomani dei conti 2013 e del nuovo piano industriale. Durante la seduta odierna il titolo del colosso elettrico ha superato la soglia dei 4 euro per la prima volta dal luglio del 2011.Tod's ha perso il 2,28% a 92 euro con Credit Suisse che ha ridotto il giudizio sul titolo a neutral dal precedente outperform. Secondo il broker svizzero, Tod's sarà un titolo controverso nel 2014.
Finanza.com
BCE AVVISA L’ITALIA:
NON E’ STATO SUFFICIENTEMENTE RIDOTTO IL DEFICIT
La Banca
centrale europea (Bce) richiama all'Italia, invitandola ad agire sul fronte
del disavanzo. Nell'ultimo bollettino mensile l'Eurotower avverte che
nel Belpaese "finora non sono stati compiuti progressi tangibili"
circa la raccomandazione della Commissione sulle misure aggiuntive di
risanamento dei conti pubblici. Un richiamo che dimostra, qualora ce ne fosse
ancora bisogno, che l'Italia rimane sempre una "sorvegliata speciale”
in Europa.
"In
prospettiva, è importante effettuare i necessari interventi affinché siano
soddisfatti i requisiti previsti dal meccanismo preventivo del Patto di
stabilità e crescita - prosegue l'istituto di Francoforte - soprattutto per
riportare il rapporto debito/pil su un percorso discendente, come segnalato
anche di recente dalla Commissione europea nel contesto dell’esame approfondito
sull’Italia".
Nel
documento pubblicato stamattina la Bce ha snocciolato alcuni numeri sull'Italia
a sostegno del suo monito. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat, il
disavanzo delle amministrazioni pubbliche in Italia è rimasto al 3% del Pil nel
2013, invariato rispetto all'anno precedente e lievemente
superiore all'obiettivo del 2,9% del Pil fissato nell'aggiornamento del
programma di stabilità del 2013. Stando le previsioni dell’inverno 2014 della
Commissione, il rapporto disavanzo/Pil scenderebbe al 2,6% nel 2014 e al 2,2%
nel 2015. "La raccomandazione della Commissione dello scorso novembre
indicava la necessità di ulteriori misure di risanamento per assicurare
l’osservanza del Patto di stabilità e crescita, cioè per conseguire l’obiettivo
di medio termine di un bilancio strutturale in pareggio nel 2014 e assicurare
progressi sufficienti verso il rispetto del criterio per il debito durante la
fase di transizione" osserva l'Eurotower.
Un
avvertimento, caso vuole, che è arrivato all'indomani dell'annuncio del premier
Matteo Renzi e del ministro dell'economia, PierCarlo Padoan, di utilizzare i
margini di deficit fino al 3%. Un utilizzo "parsimonioso", ha tenuto a
precisare Padoan. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato la relazione di
Renzi sui provvedimenti che si attueranno in materia di riforme costituzionali
e sugli interventi di politica economica inclusa la riduzione del carico
fiscale. In particolare la relazione, si legge nella nota di Palazzo Chigi,
"ha toccato le riforme economiche e per il lavoro, individuando misure
che, nel rispetto del tetto del 3% del Pil fissato per l’indebitamento netto,
possano garantire una strategia d’urto per la ripresa del Paese in termini di
competitività e ripresa di domanda interna".
Eurozona:
ripresa proseguirà a ritmo contenuto
Quanto
all'eurozona la Bce sottolinea come "in prospettiva, la ripresa in atto
dovrebbe proseguire, seppure a un ritmo contenuto. In particolare, si dovrebbe
concretizzare un ulteriore miglioramento della domanda interna, sostenuto
dall’orientamento accomodante della politica monetaria, da condizioni di
finanziamento più favorevoli e dai progressi compiuti sul fronte del
risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali". Il nodo
rimane il mercato del lavoro: " seppure in fase di stabilizzazione, la
disoccupazione resta elevata nell’area dell’euro e i necessari aggiustamenti di
bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sul ritmo della
ripresa”.
Guardando
alle prospettive di medio periodo per l’evoluzione dei prezzi e la crescita,
l'Eurtotower afferma che "le informazioni e l’analisi ora disponibili
avvalorano appieno la decisione del Consiglio direttivo di mantenere un
orientamento accomodante di politica monetaria finché sarà necessario; ciò
sosterrà la graduale ripresa dell’economia nell’area dell’euro". E di
fronte a questo quadro il Consiglio direttivo ribadisce le proprie indicazioni
prospettiche (forward guidance). "Esso continua ad attendersi che i
tassi di interesse di riferimento della Bce restino su livelli pari o inferiori
a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo - si legge nel
bollettino mensile - Tale aspettativa si fonda su prospettive di inflazione
complessivamente contenute anche nel medio termine, tenuto conto della
debolezza generalizzata dell’economia, del grado elevato di capacità
inutilizzata e della modesta creazione di moneta e credito".
Finanza.com
L’ALIQUOTA SULLE
RENDITE FINANZIARIE SALIRA’ AL 26%
Come da
attese Matteo Renzi andrà a pescare tra i risparmiatori per finanziare i
tagli della tassazione sul lavoro annunciati ieri. Una sorta di
mini-patrimoniale su chi investe in azioni e negli altri strumenti finanziari.
In particolare il balzello sulle rendite finanziarie andrà a coprire i costi
per il taglio del 10% dell'Irap previsto dal primo maggio. Un’operazione
da 2,4 mld di euro.
Aliquota sui Bot rimarrà al
12,5%
Renzi ieri non è entrato nello specifico parlando solo di azioni e rimarcando che i titoli di Stato non saranno toccati e quindi l'aliquota per Bot e Btp rimarrà al 12,5%. L'esempio accademico fatto da Renzi vede un prelievo di 26 euro per chi ha guadagnato 100 euro in Borsa rispetto ai "soli" 20 euro attuali. Differenze che logicamente aumentano considerando cifre più consistenti. Su un investimento in azioni da 25.000 euro, ipotizzando un guadagno 6% annuo pari a 1.500 euro, con la nuova aliquota al 26% il prelievo fiscale sarà di 390 euro rispetto ai 300 con l'aliquota del 20%. A questi poi vanno aggiunti 100 euro dovuti per l'imposta di bollo sui conti titoli, salita quest'anno allo 0,2 per cento dallo 0,15% precedente.
Renzi ieri non è entrato nello specifico parlando solo di azioni e rimarcando che i titoli di Stato non saranno toccati e quindi l'aliquota per Bot e Btp rimarrà al 12,5%. L'esempio accademico fatto da Renzi vede un prelievo di 26 euro per chi ha guadagnato 100 euro in Borsa rispetto ai "soli" 20 euro attuali. Differenze che logicamente aumentano considerando cifre più consistenti. Su un investimento in azioni da 25.000 euro, ipotizzando un guadagno 6% annuo pari a 1.500 euro, con la nuova aliquota al 26% il prelievo fiscale sarà di 390 euro rispetto ai 300 con l'aliquota del 20%. A questi poi vanno aggiunti 100 euro dovuti per l'imposta di bollo sui conti titoli, salita quest'anno allo 0,2 per cento dallo 0,15% precedente.
Il premier
già nelle scorse settimane aveva precisato che in Italia la tassazione sulle
rendite finanziarie risulta tra le più basse in Europa e questo aumento va
quindi ad avvicinare l'Italia alla tassazione sui capital gain applicata negli
altri principali Paesi dell'area euro. In Germania l'aliquota sui capital
cain ammonta infatti al 26,3%, mentre in Francia è addirittura del 39%.
La nuova aliquota al 26% anche su
altri strumenti quali i conti deposito?
L'attuale tassazione delle rendite finanziarie, se si esclude l'aliquota agevolata al 12,5% per Bot e gli altri titoli di Stato, è generalizzata al 20% per tutti gli altri strumenti di investimento, dalle azioni ai bond societari, passando per pronti contro termine, fondi comuni, polizze, conti deposito. La conferenza di ieri di Renzi non ha fatto luce circa gli strumenti che vedranno salire la loro aliquota. Il premier ha infatti citato solo le azioni.
La tassazione sulle rendite finanziarie era stata riformata appena due anni fa sotto il governo Monti con l'aliquota sui titoli di Stato che era stata ridotta al 12,5% mentre per azioni, fondi, conti deposito era stata uniformata al 20%.
L'attuale tassazione delle rendite finanziarie, se si esclude l'aliquota agevolata al 12,5% per Bot e gli altri titoli di Stato, è generalizzata al 20% per tutti gli altri strumenti di investimento, dalle azioni ai bond societari, passando per pronti contro termine, fondi comuni, polizze, conti deposito. La conferenza di ieri di Renzi non ha fatto luce circa gli strumenti che vedranno salire la loro aliquota. Il premier ha infatti citato solo le azioni.
La tassazione sulle rendite finanziarie era stata riformata appena due anni fa sotto il governo Monti con l'aliquota sui titoli di Stato che era stata ridotta al 12,5% mentre per azioni, fondi, conti deposito era stata uniformata al 20%.
Finanza.com
BORSE VOLATILI: I DATI CINESI DELUDONO ANCORA
Borse
europee volatili in
avvio di scambi. Gli investitori mantengono un atteggiamento cauto dopo le deboli
performance della Borsa di Tokyo, appesantita nuovamente dalle
indicazioni arrivate dalla Cina. Dopo un avvio positivo i listini continentali
hanno già virato in negativo: il Cac40 cede lo 0,12%, mentre il Dax
perde lo 0,08%. Giù anche il Ftse 100 a Londra che lascia sul terreno lo
0,19%. Piazza Affari si mantiene sopra la parità, con il Ftse Mib che
avanza dello 0,08% a 20.797,72 punti.
La Cina
delude ancora
Uno dei temi
caldi di giornata sono le deludenti notizie arrivate dalla congiuntura cinese, facendo
riemergere i timori di un rallentamento della seconda economia mondiale.
Secondo i dati diffusi dall'ufficio nazionale di statistica la produzione
industriale in Cina ha mostrato a febbraio un aumento dell'8,6% su base
annua rispetto al +9,5% indicato dal consenso Bloomberg. Si tratta dell'avvio
d'anno più debole dal 2009. Le vendite al dettaglio cinesi sono
aumentate dell'11,8% rispetto al +13,5% pronosticato dagli analisti. La
settimana era iniziata con i deludenti dati sull’export cinese di febbraio che
hanno causato un deficit della bilancia commerciale di Pechino.
Dati che segnalano che l'economia di Pechino sta rallentando e l'obiettivo di crescita del Governo per il 2014 appare ora più difficile da raggiungere. Nonostante questi numeri il premier cinese Li Keqiang rimane fiducioso, confermando che il tasso di crescita del Paese sarà del 7,5% anche nel 2014.
Dati che segnalano che l'economia di Pechino sta rallentando e l'obiettivo di crescita del Governo per il 2014 appare ora più difficile da raggiungere. Nonostante questi numeri il premier cinese Li Keqiang rimane fiducioso, confermando che il tasso di crescita del Paese sarà del 7,5% anche nel 2014.
Piazza
Affari, prosegue positiva
Bene i
bancari sul listino milanese. Rialzi superiore al 2% per Mps e Bpm,
galvanizzate dalla promozione da parte degli analisti. Sulla prima Deutsche
Bank ha alzato il giudizio a hold da sell mentre sulla seconda Société Générale
ha migliorato la raccomandazione a buy da hold. Positiva anche Generali che ha
pubblicato i risultati relativi all'esercizio 2013.
In Italia si
guarda anche alle vicende politiche all'indomani del consiglio dei
ministri che ha approvato la relazione del premier Matteo
Renzi sui provvedimenti in materia di riforme costituzionali e
sugli interventi di politica economica inclusa la riduzione del carico
fiscale. Tra le misure previste, la relazione approvata ha individuato in 10
miliardi di euro le risorse per consentire l’aumento della detrazione Irpef in
busta paga ai lavoratori dipendenti sotto i 25 mila euro di reddito lordi,
circa 10 milioni di persone, dal primo maggio prossimo, per una cifra
pari a circa 1000 euro netti annui a persona.
Finanza.com
GENERALI: UTILI A 1,9
MILIARDI
Generali ha chiuso il 2013 con un utile netto cresciuto a 1,915
miliardi di euro rispetto ai 94 milioni del precedente esercizio,
ottenuto grazie alle performance operative. Si tratta, spiega il Leone di
Trieste, del migliore degli ultimi sei anni. Tenendo conto dei
proventi delle dismissioni e della rivalutazione della quota in Banca d’Italia
(il beneficio della valutazione della quota in Banca d'Italia ha
comportato l’iscrizione di una plusvalenza ante imposte pari a 290 milioni nel
quarto trimestre 2013), assorbite da impatti negativi straordinari dovute a
Telco (-189 milioni), Bsi (-217 milioni) e altri attivi, l’impatto complessivo
di questi one-off è sostanzialmente neutro. Il risultato è comunque inferiore alle
attese degli analisti. Il consensus Bloomberg era per un utile netto 2013 pari
a 2,2 miliardi di euro.Il dividendo per azione che sarà proposto alla prossima assemblea è di 0,45 euro, più che raddoppiato rispetto all’anno precedente (0,20 euro nel 2012). Il dividendo complessivo relativo alle azioni in circolazione è pari a 700.592.977,35 euro. Il dividendo sarà in pagamento dal 22 maggio con data di legittimazione a percepire il dividendo il 21 maggio e stacco cedola a partire dal 19 maggio.
Il risultato operativo si è attestato a 4,207 miliardi (+5,3% contro i 3,994 miliardi del 2012). Il risultato operativo è cresciuto sia nel segmento Vita (+4,3%) sia nel Danni (+3,5%), con premi stabili a 66 miliardi di euro. Forte miglioramento della generazione di cassa, con il superamento del target 2015 di Net Free Surplus che ha raggiunto i 2,1 miliardi di euro (+38%).
I risultati mostrano un significativo progresso rispetto ai target al 2015 con un RoE operativo cresciuto di 80 punti base a 12,1%, in linea con il target al 2015 di un RoE operativo superiore al 13%. L’indice di Solvency I a fine febbraio raggiunge circa il 150%, in linea con il target 2015 di un dato maggiore del 160%. Nel corso del 2013, la riduzione della posizione debitoria di circa 500 milioni di euro ha determinato un miglioramento del debt leverage ratio di circa un punto percentuale al 39,6% (target 2015<35%).
Greco: miglioreremo ancora
"Il 2013 è stato un anno fondamentale per il rilancio di Generali e i risultati confermano che siamo in linea o in anticipo rispetto ai target previsti dal piano strategico. Per la prima volta dopo molti anni il risultato netto deriva interamente dalla gestione e non è influenzato da partite straordinarie". Così ha commentato i risultati 2013 il Ceo Group di Generali, Mario Greco. "Nel corso dell’anno abbiamo apportato profondi cambiamenti al Gruppo. In particolare, abbiamo completato dismissioni di asset non core per 2,4 miliardi di euro e acquisizioni di minorities in aree strategiche per 1,5 miliardi. E’ stata rafforzata la struttura manageriale e semplificata la governance del Gruppo, che adesso è in linea con le best practice internazionali. Nel 2013 abbiamo generato un ritorno complessivo per gli azionisti del 26%. I risultati del 2013 e il dividendo più che raddoppiato confermano dunque che siamo sulla strada giusta. Siamo consapevoli che ne resta molta da percorrere per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati. Nel 2014 verrà ridotta ulteriormente la posizione debitoria e realizzeremo importanti risparmi di costo. Prevediamo di migliorare ancora il risultato operativo e l’utile netto, in linea con il piano che mira ad aumentare progressivamente la redditività per gli azionisti”, ha concluso Greco.
Finanza.com
SPENDING REVIEW: 32
MILIARDI IN TRE ANNI
Il governo taglierà la spesa pubblica di 32 miliardi di euro in tre anni e
si tratta di cifre realistiche, ha dichiarato il sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Graziano Delrio. “Vogliamo colpire con grande
decisione la spesa pubblica improduttiva”, ha annunciato in diretta ad Agorà su
Rai3.“La spending review, cioè le procedure di ristrutturazione della spesa pubblica italiana – ha aggiunto – non sono ancora partite e sono state solo annunciate, ma il piano di Cottarelli, di cui abbiamo discusso in maniera approfondita in queste settimane, prevede 32 miliardi di riduzione di spesa pubblica improduttiva nei prossimi tre anni”.
“La nostra economia – questa la dichiarazione del braccio destro del premier Matteo Renzi – è una delle più sane, siamo tra le nazioni più virtuose al netto degli interessi che paghiamo sul debito: l’Italia non è un Paese che deve dimostrare di essere capace di risparmiare, è un Paese che deve dimostrare di essere capace di crescere. Sono due cose differenti”.
“Il nostro programma – ha proseguito Delrio – non sarà semplice e quindi io vorrei sottolineare che c’è una buona dose di coraggio, o di incoscienza, a seconda dei punti di vista, nel fatto che questo governo si assuma la responsabilità di fare 32miliardi di risparmi di spesa pubblica in tre anni a regime”.
Delrio, però, parlando delle perplessità sui soli 3 miliardi dalla spending review nelle proposte di Renzi, ha precisato che sulle cifre “non siamo imprudenti, non siamo fantasiosi e non cerchiamo spettacolarizzazione.
Cerchiamo di essere coi piedi molto piantati per terra”. “Sappiamo che i processi di ristrutturazione della spesa pubblica – ha affermato Delrio- richiedono applicazione costante, perché abbiamo anche una storia di amministratori locali e ognuno di noi sa che per riqualificare la spesa e per fare la digitalizzazione della pubblica amministrazione, da cui peraltro prevediamo risparmi nell’arco di tre anni di oltre 2 miliardi, serve molta attenzione, molta formazione della classe dirigente, molta applicazione, e quindi è possibile farlo ma ci vuole un grande impegno.
E allora conviene fare stime più prudenti e conviene non fare promesse di entrate o riduzioni di spesa che poi non si verificheranno. Però io credo che i 3 miliardi di spending rewiev immediati, francamente, siano una stima assolutamente prudenziale”.
Finanzainchiaro
DOMANDA DI CREDITO:
RUMENI SEMPRE IN TESTA
La domanda
di credito da parte dei nuovi Italiani nel corso dell’intero anno 2013 ha
rappresentato una quota pari al 11,0% del totale delle richieste inoltrate a
banche e società finanziarie (contro l’11,9% dell’anno precedente).
Del resto, l’accesso al credito rappresenta un aspetto di rilevanza
cruciale nel processo di inclusione sociale dei nuovi Italiani, che non possono
prescinderne per pianificare e sostenere i consumi della famiglia o per lo
sviluppo di un’attività professionale. Ma in una fase congiunturale difficile
come quella che ha caratterizzato gli ultimi anni, la debolezza del mercato del
lavoro ha colpito in modo particolarmente pesante proprio i cittadini
provenienti da altri Paesi, che hanno visto aumentare in modo significativo il
rischio di perdere l’occupazione e una dinamica negativa delle retribuzioni,
cosa che ha contribuito a determinare una contrazione dei consumi e una minor
propensione all’investimento nell’acquisto dell’abitazione, e la conseguente
diminuzione delle richieste di finanziamenti.
Per analizzare la dinamica in atto, il “Il Rapporto sulla domanda di
credito da parte di cittadini non Italiani”, realizzato da CRIF
sulla base delle richieste di credito rilevate sul proprio sistema di
informazioni creditizie, mette in evidenza come nel corso dell’intero anno 2013
siano state registrate richieste di finanziamento da parte di cittadini
provenienti da ben 219 Paesi.
“Nel complesso, la presenza di cittadini stranieri stabilmente residenti nel
nostro Paese fa sì che, parallelamente, si stia consolidando l’esigenza di
accedere alle diverse forme di credito bancario, creando una importante
opportunità di business per gli operatori di settore, che hanno cominciato a
guardare con crescente attenzione a questo segmento di clientela e a sviluppare
anche prodotti dedicati – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales &
Marketing di CRIF - D’altro canto, la domanda di credito rappresenta uno
dei driver principali per l’integrazione sociale ed economica di cittadini
provenienti da altri Paesi, che hanno scelto l’Italia per un progetto di vita e
di radicamento sul territorio pur con tutte le incertezze derivanti dalla perdurante
fragilità del contesto economico, che negli ultimi anni ha indotto molti
immigrati a rientrare nei Paesi d’origine”.
La distribuzione della domanda di credito da parte di cittadini non
italiani
Nel corso del 2013 oltre un quinto del numero totale di richieste di finanziamento effettuate da cittadini non Italiani è stato inoltrato da Rumeni (con una quota pari al 21,1% del totale, contro il 21,6% del 2012), seguiti dagli Albanesi (con il 5,9% del totale) e dai Marocchini (con il 5,4%). Seguono le richieste da parte di Tedeschi, Filippini e Svizzeri (tutti con una quota vicina al 4%) e di Peruviani (con il 2,9% del totale).
Nel corso del 2013 oltre un quinto del numero totale di richieste di finanziamento effettuate da cittadini non Italiani è stato inoltrato da Rumeni (con una quota pari al 21,1% del totale, contro il 21,6% del 2012), seguiti dagli Albanesi (con il 5,9% del totale) e dai Marocchini (con il 5,4%). Seguono le richieste da parte di Tedeschi, Filippini e Svizzeri (tutti con una quota vicina al 4%) e di Peruviani (con il 2,9% del totale).
La quota di domande effettuate da Moldavi, da Ucraini, da
cittadini dello Sri Lanka e dell’Ecuador è compresa tra il 2,8% e
il 2,4%, mentre quella di Senegalesi, Indiani e cittadini del Bangladesh
si attesta tra il 2,3% e il 2,0% del totale.
Dall’analisi di CRIF emergono anche situazioni curiose, come quella della comunità
cinese che in Italia è al 4° posto assoluto per presenze ufficiali, con
quasi 200.000 residenti, mentre nel ranking per numero di richieste di credito
si colloca solamente al 29° posto, con una quota parte pari allo 0,9% del
totale, sopravanzata da Paesi come Equador, Senegal e Tunisia, che con comunità
di circa 80.000 residenti si collocano, invece, rispettivamente all’11°, 12° e
16° posto per domande di credito. Questo fornisce una conferma della ridotta
propensione dei Cinesi a richiedere credito al circuito bancario tradizionale,
preferendo forme di finanziamento alternative, riconducibili prevalentemente
alla cerchia familiare o amicale, comunque all’interno della proprio comunità.
All’estremo opposto i
cittadini Tedeschi e Svizzeri, che pur essendo relativamente poco numerosi (24°
e 44° nel ranking per numero di residenti nel nostro Paese) mostrano una
spiccata propensione a richiedere finanziamenti, collocandosi rispettivamente
al 4° e al 6° posto della classifica generale.
Nel complesso, facendo un confronto con la distribuzione della domanda
di credito per forma tecnica fatta nel corso del 2013 da cittadini Italiani
emerge che i cittadini immigrati hanno mostrato una maggiore propensione verso
i prestiti personali (40,3% contro il 28,4% degli Italiani), a scapito
di una quota più contenuta di prestiti finalizzati (34,0% contro 37,6%) e di
mutui (3,2% contro 5,0%).
Entrando maggiormente nel dettaglio delle singole forme tecniche, dal
Rapporto CRIF emerge che per i mutui ipotecari la quota di richieste
inoltrate da cittadini non Italiani nel corso del 2013 ha rappresentato il 7,4%
del totale, sostanzialmente in linea con la quota pari al 7,5% registrata nel
2012. Nello specifico, il maggior numero di richieste effettuate da non
Italiani è riferito a cittadini Rumeni, con una quota parte di domanda
pari al 17,2% del totale (la quota era pari al 18,2% del totale nel 2012)
seguiti dagli Albanesi, con una quota del 12,3%; a debita distanza
troviamo i cittadini provenienti da tutti gli altri Paesi, cominciando dagli Svizzeri
con una quota del 6,2%.
Il peso particolarmente rilevante della quota di mutui richiesti da
Svizzeri e Tedeschi potrebbe essere ricondotto al fatto che i cittadini di
questi due Paesi guardano all’Italia con interesse per i propri investimenti
immobiliari, finalizzati anche all’acquisto di residenze per le vacanze.
“Negli ultimi anni l’andamento della domanda di credito da parte dei
cittadini non italiani ha beneficiato anche della progressiva maggior
confidenza con gli strumenti finanziari messi a disposizione dal nostro sistema
creditizio – conclude Capecchi - Per altro, nel corso del 2013 la domanda di
credito da parte di cittadini provenienti da altri Paesi ha seguito dinamiche
sostanzialmente analoghe a quelle registrate per le famiglie Italiane, con una
sorta di autocensura preventiva nel tentativo di non appesantire il proprio
indebitamento rispetto al reddito disponibile, cosa che ha determinato una
riduzione significativa della propensione a rivolgersi agli Istituti di credito
per finanziare consumi o per l’acquisto della casa, rinviati a momenti più
propizi”.
Professionefinanza
PIAZZA AFFARI. TITOLI
NEL MIRINO
Partenza
positiva a Piazza Affari, dove l'attenzione è concentrata su Generali, Enel,
Telecom, Cir, oltre che su Bpm e Mps. Ecco, secondo la rassegna Reuters, i
principali possibili movimenti attesi.
Generali. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che la compagnia ha
chiuso il 2013 con un utile netto di 1,915 miliardi, in netto miglioramento
rispetto ai 94 milioni del 2012, mentre il risultato operativo è cresciuto
complessivamente del 5,3% a 4,207 miliardi. Si tratta del miglior utile netto
degli ultimi sei anni. Il Cda ha proposto un dividendo più che raddoppiato a
0,45 euro per azione da 0,20 del 2012. Intanto, il Ceo Mario Greco si è detto
sorpreso dalle indiscrezioni stampa che lo indicavano come prossimo Ceo delle
Poste Italiane e non ha intenzione di lasciare la compagnia. "L'ho letto
anch'io e l'ho trovata una simpatica sorpresa", ha detto in un briefing
telefonico con la stampa sui conti 2013.
Mps. Titolo ancora sugli scudi. Il presidente Alessandro Profumo ha detto che
si appresta ad affrontare i prossimi stress test con "abbastanza"
tranquillità, grazie alla chiusura della posizione sul prodotto Santorini e al
calo dello spread, che hanno fatto calare drasticamente l'assorbimento di
capitale richiesto per il rischio legato al portafoglio di Btp. Profumo,
inoltre, auspica che eventuali nuovi soci strategici che dovessero entrare
nell'azionariato condividano il progetto di rilancio della banca nel
medio-lungo termine, e non ritiene un rischio che possano essere stranieri.
L'Ad, Fabrizio Viola, in un'intervista al Sole-24 Ore dice che "per Mps,
per i suoi azionisti e i suoi dipendenti è indispensabile avere rapidamente
chiarezza sui futuri soci stabili della banca. Non sono informato su quando la
Fondazione venderà la proprie quote. Ma da manager di Mps posso solo dire che
prima lo fanno, meglio è". Poi aggiunge: "Alla vigilia di un aumento
di capitale così importante è decisivo avere azionisti stabili con cui interloquire".
Il Corriere della Sera scrive che il consorzio di garanzia per l'aumento di
capitale da tre miliardi, che partirà non prima del 13 maggio per concludersi
entro il primo luglio, guidato da Ubs, è composto da dieci banche.
Bpm. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che la banca è molto
fiduciosa sulla rimozione da parte della Banca d'Italia degli add-on sul
capitale in virtù del prossimo aumento di capitale da 500 milioni,
l'introduzione delle modifiche delle governance previste e dell'avvio del piano
industriale approvato ieri dal board. L'istituto inoltre prevede di effettuare
quasi 400 assunzioni nell'arco del piano industriale al 2016, ha detto l'AD
Giuseppe Castagna. Intanto, l'aumento di capitale da 500 milioni potrebbe
partire già il 28 aprile o, al più tardi, il 5 maggio trascorsi i ponti
festivi, ha detto Castagna. Infine, la banca prevede di realizzare una
plusvalenza tra i 10 e gli 80 milioni di euro dalla vendita di parte della sua
quota in Anima Holding, rimanendo comunque azionista di maggioranza della
controllante dell'Sgr.
Ubi Banca. Il titolo potrebbe muoversi in scia alle parole dell' ad Victor Massiah,
che ha ribadito che la banca non ha in previsione alcuna operazione di aumento
di capitale, che dispone di una propria struttura interna sufficientemente
organizzata per potere gestire da sola i credti problematici e non esclude
ulteriori cessioni di pacchetti di questa categoria di asset ma solo a prezzi
convenienti. L'istituto ha chiuso il 2013 con un utile in decisa crescita a 250,8
milioni di euro da 82,7 milioni del 2012 dopo un quarto trimestre in forte
accelerazione grazie al miglioramento dei ricavi e a effetti fiscali positivi
che hanno controbilanciato l'aumento del costo del credito.
Unicredit. Titolo sotto i riflettori. Il Sole-24 Ore scrive che per la controllata
ucraina Ukrsotsbank ci sarebbe un'offerta non vincolante e l'operazione
potrebbe chiudersi entro un anno, secondo quanto ha riferito il direttore
finanziario di Bank Austria, Francesco Giordano.
Enel. Titolo ancora in luce a Piazza Affari, dopo la presentazione ieri dei
conti che hanno evidenziato nel 2013 un utile netto ordinario di 3,119
miliardi, in aumento del 10,3% rispetto ai 2,828 miliardi del 2012. In crescita
anche la cedola che sale a 13 centesimi per azione. Intanto si è appreso che la
società non ridurrà la propria partecipazione in Slovenske Elektrarne, la
società elettrica che il gruppo detiene in Slovacchia. Interpellato poi sulla
tornata di nomine del governo, l'AD Fulvio Conti ha detto che se non verrà
riconfermato alla guida del gruppo se ne farà "una ragione".
Terna. Titolo nel mirino di Piazza Affari dopo che Fitch ha tagliato il rating a
'BBB+' da 'A-' sulla società, con outlook stabile.
Telecom. Il titolo resta in luce sul listino di Milano. Secondo Il Corriere della
Sera, l'Antitrust argentino ha chiesto più tempo per valutare gli intrecci con
gli investimenti nel settore cable di David Martinez Guzman, il socio messicano
a cui Telecom ha venduto la partecipazione di controllo di telecom Argentina
per 960 milioni di dollari lo scorso 14 novembre. La notizia è arrivata durante
una conference call fra i vertici italiani, il numero uno di Telecom Argentina
e lo stesso Guzman.
Atlantia. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che è entrato in vigore il
"Programma Santiago Centro Oriente" per migliorare la situazione del
traffico nella capitale sudamericana che prevede investimenti complessivi per
320 milioni di euro.
Campari. Il titolo potrebbe muoversi in scia alle parole dell'ad Bob Kunze-Concewitz
che ha detto che prevede che l'Ebit margin di quest'anno sia in linea con
quello dell'anno scorso e che la società ha a disposizione altri 350 milioni
per ulteriori acquisizioni. Inoltre, il gruppo ha messo a segno un'altra
acquisizione, rilevando la canadese Forty Creek Distillery, proprietaria di un
portafoglio di whisky canadesi di fascia premium, per 120,5 milioni di euro al
tasso di cambio corrente e in assenza di cassa o debito finanziario. Infine,
secondo alcune fonti, Campari è tra i soggetti che hanno presentato una
manifestazione d'interesse per l'acquisizione di Whyte & Mackay, produttore
di whisky che fa capo a United Spirits.
Erg. Nel 2014 l'Ebitda adjusted scenderà intorno ai 470 milioni di euro,
essenzialmente per la risoluzione anticipata della convenzione CIP 6 e la
cessione dell'impianto di ISAB Energy a partire dalla seconda metà dell'anno.
Lo ha detto l'ad Luca Bettonte nel corso della conference call sui risultati
del 2013, che si è chiuso con un ebitda adjusted in crescita del 24% a 569
milioni.
Hera. L'Antitrust ha dato il via libera alla fusione con Amga.
Kinexia. Il titolo potrebbe muoversi in scia alla notizia che la società attiva
nel settore delle energie rinnovabili ha sottoscritto un accordo di
collaborazione con la società China Energy Conservation And Environmental
Protection Group per lo sviluppo congiunto nei settori delle energie
rinnovabili, dell'ambiente e dell'efficienza energetica nella zona industriale
di Yuyao, nella Repubblica Popolare Cinese.
Cir. Titolo ancora sugli scudi a Piazza Affari. Il negoziato fra le banche
italiane e Sorgenia sulla ristrutturazione del debito del produttore e
venditore di energia controllato da Cir è in una fase delicata e le posizioni
sono ancora distanti, ha detto Victor Massiah, ad di Ubi. Inoltre, secondo
alcune fonti il fronte bancario non sarebbe granitico.
Banco Desio. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che l'offerta presentata da Banco
Desio per Popolare Spoleto è stata ritenuta dai commissari straordinari della
banca umbra la più idonea per raggiungere gli obiettivi di risanamento.
Rcs. Titolo sotto i riflettori. Il gruppo si presenta agli investitori con
l'impegno a tagliare con ancora maggiore decisione i costi, ma senza più
toccare il personale, e a fare del 2014 un anno di crescita. Nel giorno
dell'Investor Day ha alzato l'obiettivo di riduzione dei costi a 220 milioni
rispetto al target indicato dal piano triennale 2013-2015 a 145 milioni e
confermato i target di profittabilità, debito e capex.
Italcementi. Il titolo potrebbe beneficiale della notizia che Moody's ha posto sotto
osservazione per un possibile upgrade il rating 'Ba3'.
Biesse. Il titolo potrebbe beneficiare della notizia che la società nel 2013 è
tornata all'utile e, quindi, alla distribuzione di un dividendo, forte di
margini in crescita a fronte di ricavi in lieve calo.
Risanamento. In Borsa c'è attesa per la riunione del Cda sugli immobili parigini. Le
banche creditrici convinte della necessità di vendere gli asset francesi sono
disponibili a valutare varie soluzioni per rifinanziare il debito in scadenza
anche nel caso in cui il Banco Popolare, contrario all'operazione con
Chelsfield/The Olayan Group, non intenda esporsi ulteriormente, come
minacciato. Lo dicono due fonti vicine al dossier. Intanto, secondo MF la
frattura fra le banche creditrici di Risanamento si fa sempre più profonda, con
il Banco Popolare da una parte e gli altri istituti dall'altra.
Professionefinanza
BTP: TASSI ANCORA IN
DISCESA SULLE SCADENZE LUNGHE
Dopo il collocamento in asta dei BOT
ieri, il Tesoro ha venduto oggi 7,75 miliardi di euro di BTP. Il successo
dell’emissione di BOT
a un anno, i cui rendimenti hanno toccato nuovi minimi, non ha mancato di
influire positivamente anche sulle aste dei titoli di stato a media e lunga
scadenza. Il recente rally dei paesi periferici europei ha ristretto
ulteriormente lo spread fra BTP e Bund decennali fino a 180 punti base
infondendo fra gli investitori una maggiore dose di ottimismo anche verso la
carta italiana. La buona domanda degli investitori istituzionali ed esteri ha
infatti permesso allo Stato di rifinanziare il debito a tassi decisamente
migliori rispetto ad alcuni mesi fa. Così il tasso sul Btp a 10 anni si attesta
a 3,43% e viaggia verso nuovi minimi. Ma di spazio per crescere ancora ce n’è –
dice un analista di Banca IntesaSanPaolo – il quale fa notare che proprio
oggi l’Irlanda, che era messa peggio dell’Italia, ha prezzato un nuovo
bond decennale da 1 miliardo di euro offrendo un rendimento inferiore al 3%.
Aste BTP a tre, sette e quindici
anni, rendimenti ancora in calo
In asta sono stati assegnati 3,5
miliardi di euro di BTP 1,50% con scadenza 15 dicembre 2016 in quinta tranche
(Isin IT0004987191).Il rendimento è stato determinato in 1,12% (da
1,14%), su una scadenza di 2,5 anni circa, ai minimi dall’introduzione
dell’euro.
Venduti anche 2,5 miliardi di BTP
3,75% Maggio 2021 in sesta tranche (Isin IT0004966401) per un rendimento
finale lordo pari a 2,71% (da 3,02%). Mentre, sulla parte lunga della curva,
sono stati assegnati BTP in quattordicesima tranche con scadenza
settembre 2028 e cedola fissa semestrale del 4,75% (Isin IT0004889033)
per 1,25 miliardi di euro. Il tasso d’interesse lordo finale è stato
determinato in 3,85%, in calo rispetto al 4,59% dell’ultima emissione.
Assegnati, infine, anche 750 milioni di euro di BTP 4% febbraio 2037 (Isin IT0003934657)
in ventiduesima tranche che hanno fatto registrare un rendimento finale lordo
del 4,01%. Complessivamente la domanda è stata buona – commenta un trader – il
quale aggiunge che “finché i paesi core europei (Francia e Germania) offriranno
rendimenti più bassi di quelli italiani e spagnoli, gli investitori continueranno
a sottoscrivere le emissioni periferiche, ritenute meno insicure due anni fa.
Il costo den denaro al minimo per ancora lungo tempo da parte della BCE farà il
resto.
Rendite finanziarie, in arrivo
aumento dal 20 al 26 per cento
Sul fronte delle riforme, il governo
Renzi sta mettendo a punto alcuni importanti progetti per ridurre la pressione
fiscale a carico delle imprese e dei lavoratori con buste paga basse. Tuttavia,
nonostante il miglioramento del quadro finanziario per le casse dello Stato in
termini di minore spesa per interessi sul debito, sembrano mancare le
disponibilità necessarie. Nel 2013 le entrate tributarie erariali
accertate in base al criterio della competenza giuridica si sono attestate a
423.385 milioni di euro (-0,2%, pari a -903 milioni di euro). Lo ha annunciato
il Ministero dell´economia in una nota. “La dinamica del gettito complessivo
-riporta il Tesoro- è stata sostenuta principalmente dalle imposte dirette che
si attestano a 232.308 milioni di euro (+1,4%, pari a +3.299 milioni di euro).
Le imposte indirette risultano pari a 191.077 milioni di euro (-2,2%, pari a
-4.202 milioni di euro)”. Per questo Renzi sta pensando di recuperare risorse
innalzando la tassazione
sulle rendite finanziarie a carico dei risparmiatori salvaguardando
però quelle derivanti dagli investimenti in titoli di stato.
di Mirco Galbusera
Investireoggi
LA RUSSIA PROPONE UNA RIFORMA DEL FMI SENZA GLI USA
La Russia chiede di effettuare una riforma del
Fondo Monetario Internazionale senza la considerazione dell’opinione degli USA.
Come
scrivono i mass-media occidentali, facendo riferimento a fonti ben informate
del FMI, il titolare del Ministero delle Finanze della Russia Anton Siluanov ha
formulato la relativa idea all’incontro dei Ministri delle finanze e dei capi delle Banche centrali
dei paesi G20 svoltosi nel febbraio scorso a Sidney.
Mosca è indignata per il fatto che
il Congresso degli USA non vuole approvare la riforma, approvata ancora
quattro anni
fa, che prevede l’aumento delle risorse del FMI e una ridistribuzione dei voti
a favore delle economie emergenti. La crescente influenza dei paesi emergenti
richiede la revisione dei ruoli distribuiti all’interno del Fondo, mentre gli
USA non vogliono perdere le loro posizioni ed allargare i loro impegni verso il
Fondo.
La Russia può proporre di effettuare
la riforma del FMI senza aspettarne la ratifica da parte del Parlamento
statunitense. Il fatto è che gli USA stanno soprassedendo con l’adozione della
riforma poiché sono l’unico Stato ad esercitare il diritto di veto sulle
decisioni del Fondo. Secondo gli esperti, la Russia ha deciso di intensificare
il lavoro per il rinnovamento del Fondo per via della crisi in Ucraina. Kiev ha
già rivolto al FMI una richiesta di assistenza ma le condizioni di
finanziamento dipenderanno ampiamente dagli USA. Oltre alla ridistribuzione
delle quote, la riforma prevede anche il trasferimento di mezzi dal fondo di
crisi del FMI sul conto corrente ordinario dell’organizzazione. In tal modo,
per esempio, la quota dell’Ucraina nelle risorse del FMI aumenterebbe da 2 a 3
miliardi di dollari. Precisandosi che Kiev potrebbe ottenere soldi solo in
cambio di effettuazione delle necessarie riforme economiche su cui insiste la
maggioranza dei partecipanti al FMI,- dice l’Amministratore Delegato della
“ArbatCapital” Alexey Golubovich.
Attualmente ciò è legato agli
avvenimenti in atto in Ucraina poiché gli USA intendono concedere all’Ucraina
un’assistenza, a quanto pare, per conto del cosiddetto fondo di crisi che
attualmente ammonta a 60 miliardi di dollari. Per gli USA sarebbe molto comodo
usarlo per dare soldi all’Ucraina senza assumersi l’impegno a rimborsare con
questi mezzi i precedenti debiti, tra cui quelli riferiti alle euroobbligazioni
russe.
La Russia non è affatto l’unico
paese ad essersi indignata di fronte alla lentezza da parte degli USA. In
precedenza la Cina ha chiesto a Washington di rispettare le intese raggiunte
nel 2010. Dopo la realizzazione della riforma e il trasferimento dei mezzi dal
fondo di crisi sul conto corrente ordinario i pesi emergenti potrebbero
prendere in prestito più soldi,- dicono gli economisti. source
Il Ministro delle Finanze degli USA
Jacob Lew convinto che il Congresso degli Usa in fin dei conti approverà la
riforma del FMI. Egli ha rivolto al Parlamento americano una nuova richiesta di
adottare il documento, ma le possibilità di persuadere i repubblicani del
Congresso che vi si oppongono sono poche.
Carlo Scalzotto per Finanzanostop
CONTRORDINE: SPARIRE DA INTERNET E’ POSSIBILE
NEW YORK
(WSI) - Continua violazione della privacy, profili hackerati, informazioni
sensibili, nei casi di diverse aziende, ache rubate. E' il lato più
preoccupante di Internet, quello che fa paura a singoli individui e a grandi
società.
La buona notizia, stando a quanto riporta il Daily Mail, è che ora una società di web hosting ha creato una guida speciale su come sparire completamente da Internet.
La guida permette di disattivare gli account, rimuovere i link dai risultati di ricerca e rimuovere i propri nomi da varie liste che compaiono nei motori di ricerca. E' utile anche per chi preferisce semplicemente rimanere nascosto, invece che scomparire del tutto.
Il vademecum fornisce inoltre consigli su come utilizzare Internet in modo anonimo.
"I social media hanno fatto reso la vita di molte persone un un libro aperto, un po' troppo aperto", hanno dichiarato dalla WhoIsHostingThis (WIHT), azienda con sede a Londra e che appunto ha creato strumenti ad hoc per tutelare la privacy degli utenti di Internet. "Risulta ormai quasi impossibile rendere la nostra vita privata. Ma la verità è che con un po' di buona volontà si può sparire da Internet".
Esistono infatti diversi siti pronti a dare una mano, tra i più noti DeleteMe e JustDelete.me, ma per le persone che preferiscono farlo manualmente e senza alcun aiuto, WhoIsHostingThis' infographic ha regalato alcuni piccoli passi per compiere l'impresa.
Il primo è quello di disattivare i propri principali account personali presenti sui social media, come Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn.
Secondo passo: WIHT raccomanda di ricercare il proprio nome online: in questo modo è possibile ricordare quali sono i siti in cui si è stati iscritti in passato e che poi non sono stati utilizzati più.
Nel terzo step bisogna caricare false informazioni su se stessi, in modo che possano poi essere cancellate. Con false informazioni si intendono, ad esempio, nomi o luoghi falsi.
Poi bisognerebbe anche cancellarsi dalle mailing list, tramite e-mail.
Se cercando il vostro nome su Google, troverete ancora diversi link con vostre informazioni, potete richiedere che vengano rimossi.
Come? Google ha uno strumento URL per rimuoverli, ma non è obbligato a farlo, specialmente se il sito internet in questione è gestito da un'altra società.
In questo caso la cosa migliore da fare è quella di contattare direttamente la società in questione e chiedere di venire rimossi.
"Mantenere il proprio anonimato non è affatto semplice, bisogna imparare ad usare certi tipi di account" spiegano da WIHT, "ma se siete convinti di farlo e volete mantenere la vostra privacy e la vostra sicurezza, vale davvero la pena utilizzare un po' del vostro tempo per diventare invisibili".
La buona notizia, stando a quanto riporta il Daily Mail, è che ora una società di web hosting ha creato una guida speciale su come sparire completamente da Internet.
La guida permette di disattivare gli account, rimuovere i link dai risultati di ricerca e rimuovere i propri nomi da varie liste che compaiono nei motori di ricerca. E' utile anche per chi preferisce semplicemente rimanere nascosto, invece che scomparire del tutto.
Il vademecum fornisce inoltre consigli su come utilizzare Internet in modo anonimo.
"I social media hanno fatto reso la vita di molte persone un un libro aperto, un po' troppo aperto", hanno dichiarato dalla WhoIsHostingThis (WIHT), azienda con sede a Londra e che appunto ha creato strumenti ad hoc per tutelare la privacy degli utenti di Internet. "Risulta ormai quasi impossibile rendere la nostra vita privata. Ma la verità è che con un po' di buona volontà si può sparire da Internet".
Esistono infatti diversi siti pronti a dare una mano, tra i più noti DeleteMe e JustDelete.me, ma per le persone che preferiscono farlo manualmente e senza alcun aiuto, WhoIsHostingThis' infographic ha regalato alcuni piccoli passi per compiere l'impresa.
Il primo è quello di disattivare i propri principali account personali presenti sui social media, come Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn.
Secondo passo: WIHT raccomanda di ricercare il proprio nome online: in questo modo è possibile ricordare quali sono i siti in cui si è stati iscritti in passato e che poi non sono stati utilizzati più.
Nel terzo step bisogna caricare false informazioni su se stessi, in modo che possano poi essere cancellate. Con false informazioni si intendono, ad esempio, nomi o luoghi falsi.
Poi bisognerebbe anche cancellarsi dalle mailing list, tramite e-mail.
Se cercando il vostro nome su Google, troverete ancora diversi link con vostre informazioni, potete richiedere che vengano rimossi.
Come? Google ha uno strumento URL per rimuoverli, ma non è obbligato a farlo, specialmente se il sito internet in questione è gestito da un'altra società.
In questo caso la cosa migliore da fare è quella di contattare direttamente la società in questione e chiedere di venire rimossi.
"Mantenere il proprio anonimato non è affatto semplice, bisogna imparare ad usare certi tipi di account" spiegano da WIHT, "ma se siete convinti di farlo e volete mantenere la vostra privacy e la vostra sicurezza, vale davvero la pena utilizzare un po' del vostro tempo per diventare invisibili".
Wallstreetitalia
SENZA TASSAZIONE RISPARMIO IMPOSSIBILE
RIDUZIONE IRPEF
ROMA (WSI) -
"La tassazione delle rendite finanziarie ci porta in Europa e ci consente
di ridurre le tasse". Lo ha affermato il Sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio Graziano Delrio, sottolineando cche i 2,5 miliardi di tassazione
maggiore a carico delle rendite finanziarie consentiranno una riduzione
complessiva del carico fiscale di 13miliardi.
"Io - ha detto Delrio, ospite ad Agorà su Rai3- non ho mai detto di tassare i Bot. Ho sempre detto che noi valutavamo la possibilità di tassare le rendite finanziarie. Questo è l`unico punto su cui l`Italia non è allineata con l`Europa, e l`Italia deve stare in Europa con tutto, non solamente con le cose che alcuni analisti riportano e in Europa la tassazione media sulle rendite finanziarie è molto più alta di quella italiana".
"Non stiamo colpendo i piccoli risparmiatori, o coloro che investono in Bot, stiamo dicendo però che in una manovra di grandissima riduzione di carico fiscale che vale almeno 13-14 miliardi di euro, perché saranno coinvolti anche gli inquilini degli alloggi di edilizia residenziale pubblica con una detrazione quasi totale del loro affitto, e pure le imprese grazie ad una manovra sull`Irap, ci sono 2,5 miliardi di aumento di carico fiscale a carico di chi ha rendite finanziarie".
"Mi pare complessivamente - ha concluso- una cosa molto sostenibile. E ripeto: questa cosa ci porta in Europa, non a essere un Paese con grandi carichi fiscali e penalizzazioni".
(TMNews)
"Io - ha detto Delrio, ospite ad Agorà su Rai3- non ho mai detto di tassare i Bot. Ho sempre detto che noi valutavamo la possibilità di tassare le rendite finanziarie. Questo è l`unico punto su cui l`Italia non è allineata con l`Europa, e l`Italia deve stare in Europa con tutto, non solamente con le cose che alcuni analisti riportano e in Europa la tassazione media sulle rendite finanziarie è molto più alta di quella italiana".
"Non stiamo colpendo i piccoli risparmiatori, o coloro che investono in Bot, stiamo dicendo però che in una manovra di grandissima riduzione di carico fiscale che vale almeno 13-14 miliardi di euro, perché saranno coinvolti anche gli inquilini degli alloggi di edilizia residenziale pubblica con una detrazione quasi totale del loro affitto, e pure le imprese grazie ad una manovra sull`Irap, ci sono 2,5 miliardi di aumento di carico fiscale a carico di chi ha rendite finanziarie".
"Mi pare complessivamente - ha concluso- una cosa molto sostenibile. E ripeto: questa cosa ci porta in Europa, non a essere un Paese con grandi carichi fiscali e penalizzazioni".
(TMNews)
Wallstreetitalia
PREMIER SVEDESE: BASTA FALSITA’, RIPRESA
DEBOLISSIMA
ROMA (WSI) -
Il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt concorda con lo speculatore
miliardario George Soros. L'Europa sia realista: la ripresa è "molto
debole".
Come Soros, investitore famoso per le sue speculazioni al ribasso contro la sterlina che gli sono valse il soprannomen de "l'uomo che fece fallire la Banca d'Inghilterra", Reinfeldt avverte che le autorità dovrebbero smetterla autocompiacersi dei progressi timidi che la crescita economica ha registrato.
Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di ammetterlo: l'area euro non ha effettuato quel rimbalzo convincente sperato dopo la crisi del debito scoppiata tre anni fa.
La crisi persiste e compromette il buon andamento delle attività commerciali e minaccia le nazioni che tanto fanno affidamento sull'export, come la Svezia.
Lo ha sottolineato il premier scandinavo in un'intervista rilasciata a Stoccolma.
Questo contesto è "senza dubbio una minaccia per la Svezia", ha dichiarato il 48enne politico.
Sul versante della crescita "quelli che stiamo vedendo sono numeri molto deboli, la domanda continua a essere bassa".
Come Soros, investitore famoso per le sue speculazioni al ribasso contro la sterlina che gli sono valse il soprannomen de "l'uomo che fece fallire la Banca d'Inghilterra", Reinfeldt avverte che le autorità dovrebbero smetterla autocompiacersi dei progressi timidi che la crescita economica ha registrato.
Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di ammetterlo: l'area euro non ha effettuato quel rimbalzo convincente sperato dopo la crisi del debito scoppiata tre anni fa.
La crisi persiste e compromette il buon andamento delle attività commerciali e minaccia le nazioni che tanto fanno affidamento sull'export, come la Svezia.
Lo ha sottolineato il premier scandinavo in un'intervista rilasciata a Stoccolma.
Questo contesto è "senza dubbio una minaccia per la Svezia", ha dichiarato il 48enne politico.
Sul versante della crescita "quelli che stiamo vedendo sono numeri molto deboli, la domanda continua a essere bassa".
Wallstreetitalia
L’IMPORTANZA DEL TRADE PERFETTO CHE
NEUTRALIZZA I RISCHI
MILANO (WSI) - Sul finire della
scorsa settimana abbiamo formulato un potenziale scenario rialzista sulla
coppia EURUSD, che ci ha portato ad una coerente decisione operativa.
Il movimento al ribasso del mercoledì e della mattina di giovedì (in figura) rappresentava un ritracciamento della tendenza ben visibile sugli orizzonti temporali più elevati. Giunti nei pressi di un’importante area supportiva (1.3643 era anche il 61.8% di ritracciamento dell’ultimo swing rialzista), il prezzo ha assunto il comportamento evidenziato nella figura 1 (sotto).
La tenuta dei supporti, il cambio di momentum e la risalita al di sopra dell’ultimo punto di rotazione (massimo relativo, ellisse gialla) ci hanno portato a ritenere che il mercato potesse aver deciso di porre fine alla fase di ritracciamento, riprendendo la tendenza primaria.
Posizionato lo stop loss a protezione del nostro capitale finanziario e psicologico, siamo entrati a mercato al rialzo, basandoci sui principi di sempre: un metodo di lavoro dalle probabilità di successo sufficientemente affidabili, e l’elevato rapporto tra potenziale rendimento ottenibile e capitale esposto a rischio.
Il movimento al ribasso del mercoledì e della mattina di giovedì (in figura) rappresentava un ritracciamento della tendenza ben visibile sugli orizzonti temporali più elevati. Giunti nei pressi di un’importante area supportiva (1.3643 era anche il 61.8% di ritracciamento dell’ultimo swing rialzista), il prezzo ha assunto il comportamento evidenziato nella figura 1 (sotto).
La tenuta dei supporti, il cambio di momentum e la risalita al di sopra dell’ultimo punto di rotazione (massimo relativo, ellisse gialla) ci hanno portato a ritenere che il mercato potesse aver deciso di porre fine alla fase di ritracciamento, riprendendo la tendenza primaria.
Posizionato lo stop loss a protezione del nostro capitale finanziario e psicologico, siamo entrati a mercato al rialzo, basandoci sui principi di sempre: un metodo di lavoro dalle probabilità di successo sufficientemente affidabili, e l’elevato rapporto tra potenziale rendimento ottenibile e capitale esposto a rischio.
Euro: nei pressi dell'area
supportiva di 1.3643, 61.8% di ritracciamento dell’ultimo swing rialzista,
prezzo ha preso una direzione precisa.
Su questo secondo aspetto, in particolare, desidero esprimere una riflessione.
Il primo "obiettivo" dello scenario di azione rialzista del prezzo era rappresentato da area 1.3700. Raggiunto tale target, tuttavia, abbiamo lasciato parte dell’operazione in essere, limitandoci ad aggiornare lo stop loss in modo da neutralizzare il rischio collegato all’investimento finanziario in corso (come si vede in figura).
La chiusura definitiva è avvenuta soltanto al livello di prezzo di 1.3810, ottenuto il risultato che ci rendeva pienamente soddisfatti.
Eppure, una volta raggiunto il primo obiettivo il prezzo avrebbe potuto invertire al ribasso, venire a prenderci l’ordine di stop, ed in tal caso ne saremmo usciti con un lieve profitto oppure a pareggio, facendo sorgere il dubbio: "ad averla chiusa prima, avremmo portato a casa qualcosa". Niente di più sbagliato.
Arriviamo quindi a parlare del "trade giusto". L’operazione che ci permette, attraverso il risultato finanziario conseguito, di apportare un beneficio al nostro conto tale da neutralizzare gli eventuali effetti negativi derivanti da precedenti o future perdite.
Pensate di dividere le operazioni di trading in due gruppi. Un macrogruppo, contenente la stragrande maggioranza delle operazioni, che si concludono con uno stop loss (il mercato nega il nostro scenario previsivo), con un target parziale (il mercato avalla solo parzialmente la nostra idea), o con un’uscita in pari. I risultati (lievi perdite e leggeri guadagni), tendono ad annullarsi a vicenda.
Trade buono: poche operazioni in cui
il mercato si muove con forza dalla nostra parte, dando vita a nuova tendenza e
serie di impulsi decisi.
Questa serie di operazioni viene di tanto in tanto interrotta dal "trade buono", ossia quelle poche operazioni in cui il mercato si muove con forza dalla nostra parte, dando vita ad una nuova tendenza e ad una serie di impulsi decisi. Trattasi di una percentuale limitata di operazioni, ma che alla fine della settimana, alla fine del mese, alla fine dell’anno, fanno la differenza. Quattro punti percentuali, in questo specifico caso, ci permettono di chiudere un mese estremamente positivo.
Emerge quindi in tutta la sua importanza un principio vitale per un trader professionista: limitare le perdite, e soprattutto lasciar correre i guadagni. Non tagliarli, non chiudere anticipatamente per "paura", ma lasciar libero il mercato di muoversi e godere del trade perfetto, quando questo si verifica. Un principio semplice, ma riuscirvi non è semplice. Ed è ancor più importante che avere un metodo di lavoro ad alta probabilità di successo previsivo.
Il mestiere del trader, in conclusione, non richiede altro: una serie di confluenze tecniche (la cui selezione deriva dalle nostre esperienze e studi) a comporre un affidabile piano di lavoro, da rispettare con disciplina attraverso ripetuti tentativi alla ricerca del trade giusto.
Metodo, pazienza, qualità (da preferirsi alla quantità): virtù mai troppo esaltate sui libri di testo.
Wallstreetitalia
EFFETTO BCE SUL CROSS EURO DOLLARO, PRESTO 1,40
ROMA (WSI) -
La big story di questa mattina è la debolezza del dollaro americano. Debolezza
pura o combinata a forza di altre valute? Per capirlo, dobbiamo fare un salto
indietro a ieri mattina.
Ore 11.00 di ieri: partono i movimenti
L’atteso dato sulla produzione industriale dell’area euro, rilasciato ieri in mattinata alle ore 11.00, ha mostrato un miglioramento su base annuale sia rispetto alle rilevazioni precedenti (+1.2%), sia rispetto alle attese (+1.9%) facendo segnare un +2.1% che, con i tempi che corrono, risulta essere un buon dato, con una rilevazione su base mensile che ha però disatteso le previsioni pari a +0.5%, pur essendo risultata di 0.2 punti percentuali migliore della precedente, pari a -0.4%.
Un dato contrastante dunque che ha portato a reazioni completamente decorrelate sul mercato, con l’euro lievemente in salita (il che significa dollaro in discesa), la sterlina pesantemente venduta per ragioni tecniche legate a flussi di ordini che intercettavano i prezzi su ogni pull back rialzista (così come sul dollaro australiano, seppur in misura minore, il che significa dollaro in salita) e con un dollaro yen invariato, lievemente in discesa, ma qui ci stiamo muovendo ancora in una congestione che possiamo definire laterale. Subito dopo però l’euro, quando il dato è stato digerito, ha mostrato una buona forza partendo a rialzo e trascinando con sé sterlina e dollaro australiano, senza che nessuna ragione macro spingesse queste ultime due divise, mostrando così una correlazione sulla base del movimento a ribasso del dollaro americano.
Dollaro che, durante la sessione asiatica, trainato questa volta dal movimento a rialzo del dollaro australiano dovuto ai dati sul mercato del lavoro che hanno visto un tasso di disoccupazione stabile al 6% ed una creazione di posti di lavoro pari a 47.3k unità contro attese pari a 15k posti ed un precedente che ha toccato quota 18k, ha continuato a scendere anche contro euro e sterlina, che a differenza di quanto accade la maggior parte delle volte, questa notte sono riusciti a muoversi direzionalmente. Si tratta dunque di una combinazione di fattori che ha portato ad avere delle correlazioni dollarocentriche (ad eccezione del UsdJpy che vive di vita propria se non di fronte a pubblicazione di dati Usa) che potrebbe persistere anche per la giornata di oggi ma che operativamente utilizzeremo soltanto in congiunzione con l’analisi dei livelli tecnici (banalmente se vedremo per esempio ripartire il dollaro americano contro euro e dollaro australiano, ma non contro la sterlina, venderemo il cable soltanto se mostrerà una situazione tecnica di vendita e non soltanto perché in ritardo rispetto alla discesa di euro e australiano). Ultima nota sulla produzione industriale cinese, che ha portato ad una lieve correzione sull’AudUsd, in quanto è stato pubblicato un dato pari a +8.9% contro attese di +9.5% ed un precedente +9.7%.
QUADRO TECNICO
EurUsd: sfiorata quota 1.3950 dopo l’ottima tenuta della media a 21 oraria e la formazione di una figura a bandiera che, purtroppo, ha portato alla continuazione del movimento rialzista a partire dalle prime ore del mattino senza aspettare la nostra sveglia (cosa buona per chi era già lungo, meno buona per chi non era a mercato). Occorre curare con attenzione la potenziale formazione di una divergenza ribassista oraria ed un eventuale giro a ribasso dello stocastico a 4 ore (che per ora sta negando divergenze) prima di pensare ad eventuali vendite (piuttosto perdiamo un eventuale movimento di correzione, giustificato soltanto dal buon risk reward che si proporrebbe dati gli stop da posizionare sotto la figura tonda). L’idea è quella di curare eventuali pull back delle aree di supporto, date dalla media a 21 oraria e dai punti statici precedenti passanti par area 1.3910 per valutare eventuali acquisti di euro. Da notare come il forte sbilancio corto dell’SSI dei giorni scorsi abbia aiutato nel cogliere questo movimento a rialzo.
UsdJpy: mercato che sta cominciando a trovare delle impostazioni di vendita avendo resistito sotto le medie orarie incrociate a ribasso e sotto i punti statici precedenti. In caso di tenuta dell’area passante tra 102 ¾ e 102.85 i prezzi potrebbero tentare delle escursioni verso la parte basse dell’ipotetico canale ribassista all’interno del quale ci stiamo muovendo, con i primi target posti intorno a 102.30 ed eventualmente la possibilità di estendere verso 102.10, che potrebbe intervenire come supporto. Una ripartenza oltre le resistenze viste potrebbe portare ad accelerazioni verso 103.10, area da superare prima di pensare ad una buona rivalutazione del dollaro.
EurJpy: continua la sorta di lateralità per il cross tra EurUsd e UsdJpy, con il mercato che ha incontrato resistenze passanti per 143.50 e vede i propri supporti passanti per 142. ¼. Questi i livelli che si potrebbero seguire, rispettivamente per valutare acquisti in stop o acquisti in limit, tenendo conto che un ritorno sotto i punti di rottura a rialzo dovrebbe far considerare l’idea di uscire dal mercato, mentre un passaggio dei supporti potrebbe far considerare la possibilità di valutare discese verso l’area che comincia 141 ¾ e che si estende fino a 141 ¼.
GbpUsd: buon recupero della sterlina che, come accennato, grazie alle vendite di dollaro americano avvenute tra ieri e stanotte (qui non ci sono stati acquisti puri di sterlina, come visto su euro e dollaro australiano), è riuscita a tornare sopra la media a 100 oraria e sopra gli ultimi livelli di massimi statici precedenti. Siamo a curare eventuali correzioni per valutare degli appoggi sui supporti sui quali poter pensare ad acquisti di pound. Essi partono da 1.6650 e si estendono per un quarto di figura. Un ritorno sotto di essi potrebbe essere propedeutico ad estensioni verso 1.6590, che se superato potrebbe lasciare spazio verso i minimi.
AudUsd: primi supporti già trovati sull’aussie, con la possibilità di seguire la potenziale formazione di una divergenza ribassista oraria che si andrebbe a formare in caso di formazione di nuovi massimi. Operativamente, se non si sono sfruttati i primi supporti statici passanti per area 0.9030/0.9040 per cominciare a costruire posizioni lunghe potrebbe essere il caso di attendere l’eventuale rottura rialzista di area 0.9085, per proiezioni verso 0.9110 (stando sempre attenti alla divergenza) ovvero di attendere un ritorno sui primi supporti visti, estendibili fino alla media a 21. Sotto 0.9010 è possibile valutare eventuali discese che potrebbero non approfondire verso i punti precedenti fino a che non dovesse essere superato l’area passante per 0.8990.
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Ore 11.00 di ieri: partono i movimenti
L’atteso dato sulla produzione industriale dell’area euro, rilasciato ieri in mattinata alle ore 11.00, ha mostrato un miglioramento su base annuale sia rispetto alle rilevazioni precedenti (+1.2%), sia rispetto alle attese (+1.9%) facendo segnare un +2.1% che, con i tempi che corrono, risulta essere un buon dato, con una rilevazione su base mensile che ha però disatteso le previsioni pari a +0.5%, pur essendo risultata di 0.2 punti percentuali migliore della precedente, pari a -0.4%.
Un dato contrastante dunque che ha portato a reazioni completamente decorrelate sul mercato, con l’euro lievemente in salita (il che significa dollaro in discesa), la sterlina pesantemente venduta per ragioni tecniche legate a flussi di ordini che intercettavano i prezzi su ogni pull back rialzista (così come sul dollaro australiano, seppur in misura minore, il che significa dollaro in salita) e con un dollaro yen invariato, lievemente in discesa, ma qui ci stiamo muovendo ancora in una congestione che possiamo definire laterale. Subito dopo però l’euro, quando il dato è stato digerito, ha mostrato una buona forza partendo a rialzo e trascinando con sé sterlina e dollaro australiano, senza che nessuna ragione macro spingesse queste ultime due divise, mostrando così una correlazione sulla base del movimento a ribasso del dollaro americano.
Dollaro che, durante la sessione asiatica, trainato questa volta dal movimento a rialzo del dollaro australiano dovuto ai dati sul mercato del lavoro che hanno visto un tasso di disoccupazione stabile al 6% ed una creazione di posti di lavoro pari a 47.3k unità contro attese pari a 15k posti ed un precedente che ha toccato quota 18k, ha continuato a scendere anche contro euro e sterlina, che a differenza di quanto accade la maggior parte delle volte, questa notte sono riusciti a muoversi direzionalmente. Si tratta dunque di una combinazione di fattori che ha portato ad avere delle correlazioni dollarocentriche (ad eccezione del UsdJpy che vive di vita propria se non di fronte a pubblicazione di dati Usa) che potrebbe persistere anche per la giornata di oggi ma che operativamente utilizzeremo soltanto in congiunzione con l’analisi dei livelli tecnici (banalmente se vedremo per esempio ripartire il dollaro americano contro euro e dollaro australiano, ma non contro la sterlina, venderemo il cable soltanto se mostrerà una situazione tecnica di vendita e non soltanto perché in ritardo rispetto alla discesa di euro e australiano). Ultima nota sulla produzione industriale cinese, che ha portato ad una lieve correzione sull’AudUsd, in quanto è stato pubblicato un dato pari a +8.9% contro attese di +9.5% ed un precedente +9.7%.
QUADRO TECNICO
EurUsd: sfiorata quota 1.3950 dopo l’ottima tenuta della media a 21 oraria e la formazione di una figura a bandiera che, purtroppo, ha portato alla continuazione del movimento rialzista a partire dalle prime ore del mattino senza aspettare la nostra sveglia (cosa buona per chi era già lungo, meno buona per chi non era a mercato). Occorre curare con attenzione la potenziale formazione di una divergenza ribassista oraria ed un eventuale giro a ribasso dello stocastico a 4 ore (che per ora sta negando divergenze) prima di pensare ad eventuali vendite (piuttosto perdiamo un eventuale movimento di correzione, giustificato soltanto dal buon risk reward che si proporrebbe dati gli stop da posizionare sotto la figura tonda). L’idea è quella di curare eventuali pull back delle aree di supporto, date dalla media a 21 oraria e dai punti statici precedenti passanti par area 1.3910 per valutare eventuali acquisti di euro. Da notare come il forte sbilancio corto dell’SSI dei giorni scorsi abbia aiutato nel cogliere questo movimento a rialzo.
UsdJpy: mercato che sta cominciando a trovare delle impostazioni di vendita avendo resistito sotto le medie orarie incrociate a ribasso e sotto i punti statici precedenti. In caso di tenuta dell’area passante tra 102 ¾ e 102.85 i prezzi potrebbero tentare delle escursioni verso la parte basse dell’ipotetico canale ribassista all’interno del quale ci stiamo muovendo, con i primi target posti intorno a 102.30 ed eventualmente la possibilità di estendere verso 102.10, che potrebbe intervenire come supporto. Una ripartenza oltre le resistenze viste potrebbe portare ad accelerazioni verso 103.10, area da superare prima di pensare ad una buona rivalutazione del dollaro.
EurJpy: continua la sorta di lateralità per il cross tra EurUsd e UsdJpy, con il mercato che ha incontrato resistenze passanti per 143.50 e vede i propri supporti passanti per 142. ¼. Questi i livelli che si potrebbero seguire, rispettivamente per valutare acquisti in stop o acquisti in limit, tenendo conto che un ritorno sotto i punti di rottura a rialzo dovrebbe far considerare l’idea di uscire dal mercato, mentre un passaggio dei supporti potrebbe far considerare la possibilità di valutare discese verso l’area che comincia 141 ¾ e che si estende fino a 141 ¼.
GbpUsd: buon recupero della sterlina che, come accennato, grazie alle vendite di dollaro americano avvenute tra ieri e stanotte (qui non ci sono stati acquisti puri di sterlina, come visto su euro e dollaro australiano), è riuscita a tornare sopra la media a 100 oraria e sopra gli ultimi livelli di massimi statici precedenti. Siamo a curare eventuali correzioni per valutare degli appoggi sui supporti sui quali poter pensare ad acquisti di pound. Essi partono da 1.6650 e si estendono per un quarto di figura. Un ritorno sotto di essi potrebbe essere propedeutico ad estensioni verso 1.6590, che se superato potrebbe lasciare spazio verso i minimi.
AudUsd: primi supporti già trovati sull’aussie, con la possibilità di seguire la potenziale formazione di una divergenza ribassista oraria che si andrebbe a formare in caso di formazione di nuovi massimi. Operativamente, se non si sono sfruttati i primi supporti statici passanti per area 0.9030/0.9040 per cominciare a costruire posizioni lunghe potrebbe essere il caso di attendere l’eventuale rottura rialzista di area 0.9085, per proiezioni verso 0.9110 (stando sempre attenti alla divergenza) ovvero di attendere un ritorno sui primi supporti visti, estendibili fino alla media a 21. Sotto 0.9010 è possibile valutare eventuali discese che potrebbero non approfondire verso i punti precedenti fino a che non dovesse essere superato l’area passante per 0.8990.
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RENZI E LE RENDITE
FINANZIARIE: L’IGNORANZA AL GOVERNO
Ha un che di fantozziano questa
storia, come gran parte di quello che accade nella politica italiana in fondo,
e non da adesso. Immaginatevi la scena: Renzi che, davanti a un gruppo di
esperti (veri) del mercato, bofonchia qualcosa tipo "Dicesi rendita
finanziaria.... un... animale estinto del Paleolitico" E in effetti, se si
andrà avanti di questo passo, sarà estinta davvero.
Renzi tassa le rendite finanziare
perchè la finanza è brutta e cattiva. A giudicare dall’opinione (perchè di
certo non si può chiamare conoscenza) che il nostro primo ministro ha della
finanza italiana, lobby del Belpaese sono quelle che governano il mondo, che
decidono della buona e della cattiva sorte di intere popolazioni. Signor
Premier, non è forse in Italia che c’è stato il fallimento della Lehman?? E
Goldman e Morgan Stanley dove credete che ordiscano le loro strategie di
investimento sui derivati? Ovviamente in Italia. E la balena di Londra? Con
ogni probabilità, per il buon Matteo non è altro che una corpulenta donnona dal
turbolento passato.
Purtroppo le cose non sono così,
anzi. Roma è la patria (o per meglio dire lo era) di un risparmio coscienzioso,
quasi religioso, che a volte si tramandava di generazione in generazione. E
adesso per i Bot people sarà la strage. Degli innocenti. Si, perchè le “rendite
finanziarie” che Renzi vorrebbe tassare al 26% dall’attuale 20% (a sua volta
frutto si un aumento da parte del governo Monti dal precedente 12,5%), in
realtà sono le rendite sui risparmi, gli stessi che hanno permesso, come
sostituto degli ammortizzatori sociali che uno stato inetto è stato incapace di
organizzare.
Ecco perciò che l’italiano medio mai
come questa volta è stato salvato dal tessuto sociale (famiglia in primis). Il
fenomeno dei “bamboccioni”, definiti tali da chi invece è nato e cresciuto
senza bisogno di dover mai combattere per guadagnarsi niente.
Ad ogni modo si vuole la tassa sulle
rendite finanziarie al 26%. E sia. Ma questo porterà sicuramente nuovi soldi in
tasca allo stato? Oppure si tratta di un nuovo passo falso in stile Tobin Tax o
Iva dove i grandi esperti di finanza avevano calcolato il gettito senza
prevedere, com’è ovvio che sia, e come in effetti poi è accaduto, che
aumentando l’imposta diminuiva l’uso dello strumento tassato (o si determinata,
nel caso dell’Iva il crollo dei consumi)?
Parrebbe proprio che anche questa
volta le cose non siano andate così: in due anni, con tasse al 20% l’entrata è
stata poco sopra gli 11 miliardi. Ma adesso, oltre il limite della pazienza,
usurata non poco dalla Tobin Tax e dal suo flop, si dovrà sperare che:
1) il mercato regga, per poter
garantire un gettito uguale. Una variabile che mai come in questo periodo è
sempre più un punto interrogativo per tutti. Il premier, c’è da chiedersi, avrà
mai sentito parlare del concetto di volatilità? E proprio per l’Italia, il
rischio è anche maggiore, perchè il mercato, finora con il vento in poppa, sa
benissimo che quella attuale in realtà è solo una speculazione data da
motivazioni esogene e non certo controllabili dalla volontà dell’azione
politica.
2) anche in questo caso la variabile
degli operatori resta: a suo tempo venne ignorata dalla Tobin (che alla fine
non è arrivata nemmeno a 300 milioni di gettito sul miliardo previsto), oggi
potrebbe essere lo stesso. Non solo, ma il pericolo di una focalizzazione su
una sola classe di investimento è altissimo, soprattutto per i retails, gli unici
che, allo stato attuale, sembrano essere colpiti dal provvedimento.
Attaccato, perciò il risparmio e
quella speculazione che aiuta, saltuariamente, e che di certo non è un’entrata
sicura. Appunto, il risparmio. Torniamo per un attimo sul concetto. Secondo
voi, cosa ha permesso all’Italia e all’italiano di sopravvivere al suo governo,
alla sua pressione fiscale (quella avvertita arriva anche al 70%), ai migliaia
di fiumiciattoli di sprechi dell’amministrazione, della burocrazia
schizofrenica, della disoccupazione al 13% ormai, che ancora miete vittime
(l’ultima proprio ieri)? Il fatto che l’italiano aveva una casa propria
(tassata) e un rifugio sicuro, i suoi risparmi. Appunto. La volontà
dell’Europa? Semplice: far circolare questi soldi considerati una ricchezza
ferma, inutile, non produttiva. E chissene, se permette di sopravvivere a
migliaia (milioni?) di persone.
Rossana Prezioso per Trend-online
L’ASTA BTP VA A SEGNO. TASSI AI MINIMI
L'asta
di Btp va a segno. E' stato collocato l'ammontare massimo della forchetta fra 6
e 7,75 miliardi con tassi a nuovi minimi. Nel dettaglio, il benchmark a 3 anni
dicembre 2016, cedola 1,50%, è stato collocato per 3,5 miliardi al massimo
dell'offerta fra 3 e 3,5 miliardi. Il tasso è sceso all'1,12% dall'1,41% dell'asta
di febbraio, nuovo minimo storico. Il rapporto di copertura è risultato pari a
1,45 dal precedente 1,43.
Il Btp 7 anni maggio 2021, cedola 3,75%, offerto per 1,5-2 miliardi, è stato collocato per i 2 miliardi. Il rendimento è calato al 2,71%, in questo caso il minimo dall'introduzione del titolo nel 2012, dal 3,02% dell'asta di febbraio. Il bid-to-cover è passato da 1,37 a 1,63.
Il Btp 15 anni settembre 2028, cedola 4,75%, è stato assegnato per 1,5 miliardi al massimo del range fra 1 e 1,5 miliardi. Il rendimento è sceso al 3,85% dal 4,26% dell'asta di gennaio, al minimo dall'introduzione della valuta unica, con un bid-to-cover di 1,47 (da 1,29). Infine, l'off-the-run febbraio 2037, riaperto per 500-750 milioni, è stato assegnato per 750 milioni al rendimento del 4,01% con un rapporto di copertura dell'1,82%.
Quest'asta, dopo quella di ieri di Bot, conferma ancora una volta il buon appetito sulla carta italiana, specie quella a lunga scadenza. Con questa emissione il Tesoro ha emesso da inizio anno 55 miliardi di Btp nominali e indicizzati, circa il 28% delle emissioni previste per quest'anno.
Dopo il buon esito dell'asta e all'indomani dell'annuncio da parte del governo Renzi del nuovo pacchetto di misure di politica economica, il differenziale di rendimento tra decennali italiani e tedeschi scende a 180 punti base dai 183 della chiusura di ieri. Il tasso sul dieci anni italiano cala al 3,40% dal 3,43% dell'ultima chiusura.
"L'asta è stata positiva sotto tutti i punti di vista e conferma il buon momento per la carta dei Paesi periferici, e dell'Italia in particolare. A mio avviso, soprattutto sulla parte breve, fino a tre anni, i tassi hanno toccato il fondo, e potrebbe esserci uno squeeze. In generale, per vedere un'ulteriore discesa, si dovrà aspettare un miglioramento del merito di credito", ha commentato a caldo Alessandro Giansanti di Ing.
A Piazza Affari, intanto, il Ftse Mib continua a salire dello 0,58% a 20.902 punti. Fra i singoli titoli si segnala Enel (+2,79%) che allunga sui massimi dal 2011 dopo una serie di revisioni al rialzo dei target price da parte dei broker che hanno apprezzato i risultati 2013. Tra le banche, svettano la Banca Popolare di Milano (+6,41%) promossa da Societe Generale da hold a buy (target price a 0,84 euro), mentre Exane Bnp Paribas ha alzato il target del 17% a 0,75 euro, e Mps (+2,55%) di cui Deutsche Bank ha alzato la raccomandazione da sell a hold.
Il Btp 7 anni maggio 2021, cedola 3,75%, offerto per 1,5-2 miliardi, è stato collocato per i 2 miliardi. Il rendimento è calato al 2,71%, in questo caso il minimo dall'introduzione del titolo nel 2012, dal 3,02% dell'asta di febbraio. Il bid-to-cover è passato da 1,37 a 1,63.
Il Btp 15 anni settembre 2028, cedola 4,75%, è stato assegnato per 1,5 miliardi al massimo del range fra 1 e 1,5 miliardi. Il rendimento è sceso al 3,85% dal 4,26% dell'asta di gennaio, al minimo dall'introduzione della valuta unica, con un bid-to-cover di 1,47 (da 1,29). Infine, l'off-the-run febbraio 2037, riaperto per 500-750 milioni, è stato assegnato per 750 milioni al rendimento del 4,01% con un rapporto di copertura dell'1,82%.
Quest'asta, dopo quella di ieri di Bot, conferma ancora una volta il buon appetito sulla carta italiana, specie quella a lunga scadenza. Con questa emissione il Tesoro ha emesso da inizio anno 55 miliardi di Btp nominali e indicizzati, circa il 28% delle emissioni previste per quest'anno.
Dopo il buon esito dell'asta e all'indomani dell'annuncio da parte del governo Renzi del nuovo pacchetto di misure di politica economica, il differenziale di rendimento tra decennali italiani e tedeschi scende a 180 punti base dai 183 della chiusura di ieri. Il tasso sul dieci anni italiano cala al 3,40% dal 3,43% dell'ultima chiusura.
"L'asta è stata positiva sotto tutti i punti di vista e conferma il buon momento per la carta dei Paesi periferici, e dell'Italia in particolare. A mio avviso, soprattutto sulla parte breve, fino a tre anni, i tassi hanno toccato il fondo, e potrebbe esserci uno squeeze. In generale, per vedere un'ulteriore discesa, si dovrà aspettare un miglioramento del merito di credito", ha commentato a caldo Alessandro Giansanti di Ing.
A Piazza Affari, intanto, il Ftse Mib continua a salire dello 0,58% a 20.902 punti. Fra i singoli titoli si segnala Enel (+2,79%) che allunga sui massimi dal 2011 dopo una serie di revisioni al rialzo dei target price da parte dei broker che hanno apprezzato i risultati 2013. Tra le banche, svettano la Banca Popolare di Milano (+6,41%) promossa da Societe Generale da hold a buy (target price a 0,84 euro), mentre Exane Bnp Paribas ha alzato il target del 17% a 0,75 euro, e Mps (+2,55%) di cui Deutsche Bank ha alzato la raccomandazione da sell a hold.
Milano Finanza
COMMENTO IN CHIUSURA
Piazza
Affari ha chiuso in ribasso aumentando le perdite nel finale di seduta in scia
all´andamento negativo di Wall Street. A preoccupare gli investitori le
conseguenze del referendum sull´indipendenza della Crimea in programma domenica
16 marzo. A deludere anche i dati cinese di questa mattina: la produzione
industriale in gennaio-febbraio è salita dell´8,6%, il peggior risultato dal
marzo del 2009, mentre le vendite al dettaglio sono aumentate dell´11,9 contro
il +13,5% atteso dagli analisti. All´indomani della presentazione del programma
di taglio delle tasse da parte dl premier Renzi, questa mattina è arrivato
l´avvertimento della Bce secondo cui nel Belpaese finora non sono stati
compiuti progressi tangibili sul risanamento dei conti pubblici. Un richiamo
che dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che l´Italia rimane sempre
una "sorvegliata speciale" in Europa. In questo quadro a Piazza
Affari l´indice Ftse Mib ha chiuso la seduta con un ribasso dello 0,91% a
20.591 euro.
Nel comparto bancario da segnalare le performance brillanti di Banco Popolare (+2,15% a 17,54 euro), Montepaschi (+1,56% a 0,227 euro), Popolare dell´Emilia Romagna (+4,60% a 8,285 euro), Popolare di Milano (+4,16% a 0,674 euro) e Mediobanca (+1,64% a 7,72 euro). In territorio negativo sono invece finite Intesa SanPaolo (-1,86% a 2,214 euro) e Unicredit (-3,10% a 6,25 euro). Questa mattina il titolo dell´istituto di piazza Cordusio è stato inserito dagli analisti di Morgan Stanley nella loro lista di "Best Ideas" europee. Secondo gli esperti il mercato continua a sottostimare la forza degli utili e il valore degli asset core della banca di piazza Cordusio. Atlantia (-2,97% a 17,94 euro) ha pagato la bocciatura arrivata da Deutsche Bank che ha tagliato il giudizio sul gruppo che controlla la rete autostradale a hold dal precedente buy. Gli esperti della banca tedesca vedono un limitato potenziale di upside dopo il recente rally che è stato supportato dal miglioramento delle prospettive del traffico in Italia e dalla razionalizzazione delle aspettative sui futuri investimenti sul mercato domestico.
Ben comprata Autogrill (+4,39% a 7,485 euro) nonostante il 2013 sia stato chiuso con un utile netto in calo del 9,2% a 87,9 milioni di euro rispetto ai 96,8 milioni del 2012, principalmente per il minor periodo di contribuzione al risultato di gruppo proveniente dal settore Travel & Duty Free. In flessione del 2,2% i ricavi consolidati che sono ammontati a 3,98 miliardi. Enel (+1,86% a 3,94 euro) prosegue il rally all´indomani dei conti 2013 e del nuovo piano industriale. Durante la seduta odierna il titolo del colosso elettrico ha superato la soglia dei 4 euro per la prima volta dal luglio del 2011. Questa mattina gli analisti di JP Morgan, rimasti convinti dal piano industriale, hanno alzato la raccomandazione su Enel a overweight dal precedente neutral con target price fissato a 4,30 euro.
Debole Generali (-0,85% a 16,16 euro) nonostante un 2013 chiuso con un utile netto in crescita a 1,91 miliardi di euro, il migliore degli ultimi sei anni. Il risultato operativo è aumentato del 5,3 per cento a 4,20 miliardi. L´Ad Mario Greco ha inoltre dichiarato che nel 2014 Generali migliorerà ancora sia il risultato operativo sia l´utile netto. Tod's ha perso il 2,28% a 92 euro con Credit Suisse che ha ridotto il giudizio sul titolo a neutral dal precedente outperform. Secondo il broker svizzero, Tod's sarà un titolo controverso nel 2014: i risultati del 2013 hanno mancato le attese (anche se di poco) e la guidance sulle vendite per la prima parte del 2014 è risultata deludente, tanto da portare una revisione delle stime di consenso per l'anno in corso. Tuttavia, gli analisti rimangono fiduciosi su un'accelerazione della crescita di Tod's nel 2015.
Nel comparto bancario da segnalare le performance brillanti di Banco Popolare (+2,15% a 17,54 euro), Montepaschi (+1,56% a 0,227 euro), Popolare dell´Emilia Romagna (+4,60% a 8,285 euro), Popolare di Milano (+4,16% a 0,674 euro) e Mediobanca (+1,64% a 7,72 euro). In territorio negativo sono invece finite Intesa SanPaolo (-1,86% a 2,214 euro) e Unicredit (-3,10% a 6,25 euro). Questa mattina il titolo dell´istituto di piazza Cordusio è stato inserito dagli analisti di Morgan Stanley nella loro lista di "Best Ideas" europee. Secondo gli esperti il mercato continua a sottostimare la forza degli utili e il valore degli asset core della banca di piazza Cordusio. Atlantia (-2,97% a 17,94 euro) ha pagato la bocciatura arrivata da Deutsche Bank che ha tagliato il giudizio sul gruppo che controlla la rete autostradale a hold dal precedente buy. Gli esperti della banca tedesca vedono un limitato potenziale di upside dopo il recente rally che è stato supportato dal miglioramento delle prospettive del traffico in Italia e dalla razionalizzazione delle aspettative sui futuri investimenti sul mercato domestico.
Ben comprata Autogrill (+4,39% a 7,485 euro) nonostante il 2013 sia stato chiuso con un utile netto in calo del 9,2% a 87,9 milioni di euro rispetto ai 96,8 milioni del 2012, principalmente per il minor periodo di contribuzione al risultato di gruppo proveniente dal settore Travel & Duty Free. In flessione del 2,2% i ricavi consolidati che sono ammontati a 3,98 miliardi. Enel (+1,86% a 3,94 euro) prosegue il rally all´indomani dei conti 2013 e del nuovo piano industriale. Durante la seduta odierna il titolo del colosso elettrico ha superato la soglia dei 4 euro per la prima volta dal luglio del 2011. Questa mattina gli analisti di JP Morgan, rimasti convinti dal piano industriale, hanno alzato la raccomandazione su Enel a overweight dal precedente neutral con target price fissato a 4,30 euro.
Debole Generali (-0,85% a 16,16 euro) nonostante un 2013 chiuso con un utile netto in crescita a 1,91 miliardi di euro, il migliore degli ultimi sei anni. Il risultato operativo è aumentato del 5,3 per cento a 4,20 miliardi. L´Ad Mario Greco ha inoltre dichiarato che nel 2014 Generali migliorerà ancora sia il risultato operativo sia l´utile netto. Tod's ha perso il 2,28% a 92 euro con Credit Suisse che ha ridotto il giudizio sul titolo a neutral dal precedente outperform. Secondo il broker svizzero, Tod's sarà un titolo controverso nel 2014: i risultati del 2013 hanno mancato le attese (anche se di poco) e la guidance sulle vendite per la prima parte del 2014 è risultata deludente, tanto da portare una revisione delle stime di consenso per l'anno in corso. Tuttavia, gli analisti rimangono fiduciosi su un'accelerazione della crescita di Tod's nel 2015.
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Titolo | Prezzo | % |
---|---|---|
2.500000 | +24.88 | |
3.376000 | +13.21 | |
0.453400 | +7.93 | |
0.689000 | +7.66 | |
1.736000 | +7.16 |
Titolo | Prezzo | % |
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4.670000 | -22.17 | |
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Titolo | Prezzo | % |
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