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SINTESI DELLA GIORNATA FINANZIARIA DEL 12 MARZO 2014



Piazza Affari ha chiuso in moderato ribasso con molti titoli del Ftse Mib condizionati dai conti del 2013. In particolare sotto i riflettori sono finiti i principali gruppi bancari del Paese. In serata il premier Renzi presenterà il Jobs Act e i programmi del Governo su fisco, scuola e casa. Il programma di Spending review, illustrato dal commissario Carlo Cottarelli, prevede invece risparmi per 3 miliardi di euro nel 2014. La stima di Cottarelli sale a 18 miliardi di euro per il 2015 e a 34 miliardi di euro per il 2016. Questa mattina il Tesoro ha collocato 7 miliardi di euro di Bot annuali ad un rendimento dello 0,592%, il nuovo minimo dall’introduzione dell’euro. Da segnalare il rialzo dell’oro, che si è spinto a 1.369 dollari l’oncia, i massimi dal settembre del 2013. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha ceduto lo 0,25% a 20.781 punti.

Sotto i riflettori il comparto bancario. Dopo il balzo di ieri di Unicredit, che oggi ha guadagnato lo 0,54% a 6,45 euro, gli investitori hanno apprezzato i conti di Ubi Banca (+4,76% a 6,705 euro) e di Popolare di Milano (+5,28% a 0,647 euro). Nel resto del comparto positive anche Montepaschi (+1,36% a 0,223 euro) e Intesa SanPaolo (+0,26% a 2,256 euro), mentre Mediobanca ha lasciato sul parterre l’1,49% a 7,595 euro. Giornata negativa per Campari (-3,97% a 5,92 euro) che dopo un avvio in deciso rialzo in scia all’annuncio dell’acquisizione della canadese Forty Creek Distillery, proprietaria di un portafoglio di whisky canadesi, ha ceduto alle vendite dopo aver diffuso i conti sull’intero 2013 con utile netto in calo del 4,4% a 149,8 milioni di euro. Male anche Tod’s (-5,13% a 94,15 euro). Snam e Terna hanno ceduto rispettivamente lo 0,43% a 4,132 euro e lo 0,78% a 3,806 euro. Su entrambe è arrivata la bocciatura di Ubs che ha tagliato il giudizio sui due titoli a neutral dal precedente buy. Il mercato ha apprezzato il nuovo piano industriale di Enel (+1,25% a 3,868 euro) che prevede un Ebitda pari a circa 15,5 miliardi di euro nel 2014, a 16,5 miliardi nel 2016 e a circa 18 miliardi nel 2018.
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NUOVO REDDITOMETRO A PROVA DI PRIVACY
Il nuovo redditometro 2014 accende i motori. Dopo una lunga gestazione il nuovo redditometro è pronto a partire senza l’utilizzo delle discusse medie Istat. L’Agenzia delle Entrate ha infatti recepito le indicazioni arrivate dal Garante della privacy e non utilizzerà nel nuovo accertamento sintetico, né in fase di selezione, né in sede di contraddittorio, le spese correnti determinate solo con la media Istat (ad esempio alimentari e bevande, abbigliamento e calzature, alberghi e viaggi organizzati).
Dall’Agenzia delle Entrate è poi arrivata l’indicazione che per il nucleo familiare si farà riferimento ai dati del Comune, mentre il cosiddetto "fitto figurativo”, attribuito a coloro per i quali non si conosce la disponibilità di un’abitazione nel comune di residenza,  sarà utilizzato solo in fase di contraddittorio. 

I quattro cardini del nuovo redditometro
Il nuovo redditometro, a prova di privacy, per ricostruire sinteticamente il reddito del contribuente, terrà quindi conto di quattro fattori:  
- spese certe
- spese per elementi certi
- quota di incremento patrimoniale imputabile al periodo d’imposta
- quota di risparmio formatasi nell’anno.

Niente spese medie Istat
Le indicazioni operative contenute nella circolare n. 6/E dell’Agenzia delle Entrate tiene quindi conto nel nuovo accertamento sintetico del parere del Garante della Privacy del 21 novembre 2013. Il Garante per la privacy aveva dato un via libera "condizionato” al redditometro rimarcando soprattutto che i dati delle spese medie Istat non possono essere utilizzati per determinare l'ammontare di spese frazionate e ricorrenti per le quali il fisco non ha evidenze certe. Tali dati infatti, riferibili allo standard di consumo medio familiare, non possono essere ricondotti correttamente ad alcun individuo, se non con notevoli margini di errore in eccesso o in difetto.
Spese correnti fuori anche dal contraddittorio
Le spese per beni e servizi di uso corrente determinate con esclusivo riferimento alla media Istat della tipologia di nucleo familiare e area geografica di appartenenza restano fuori anche dal contraddittorio con il contribuente, oltre che dalla fase di selezione. Solo nel caso in cui gli importi corrisposti per tali spese dovessero essere individuati puntualmente dall’Ufficio potranno essere oggetto di contraddittorio e concorrere quindi alla ricostruzione sintetica del reddito. 
Faro su nucleo familiare effettivo
Per evitare che vengano selezionati contribuenti per i quali emerge uno scostamento individuale che potrebbe invece trovare giustificazione nel reddito complessivo dichiarato dalla famiglia, l’Ufficio delle Entrate accende un faro sulla reale situazione del nucleo familiare prima ancora di inviare l’invito al contraddittorio grazie al collegamento telematico con l’anagrafe comunale. Viene in questo modo risolto il problema del disallineamento tra "Famiglia fiscale” (costituita da contribuente e coniuge oltre che dai figli e/o dagli altri familiari fiscalmente a carico) e "Famiglia anagrafica” (comprendente anche figli maggiorenni e altri familiari conviventi, nonché i conviventi di fatto, non fiscalmente a carico). 
Il fitto figurativo oggetto del contraddittorio
Il "fitto figurativo”, ovvero la spesa attribuita al contribuente che non risulta, nel comune di residenza, in possesso di un immobile a titolo di proprietà o altro diritto reale, di locazione o di leasing immobiliare, oppure a uso gratuito, non viene preso in considerazione nella fase di selezione. Sarà il contribuente, in sede di contraddittorio, a illustrare la sua condizione abitativa per cui l’Agenzia sostituirà la spesa per "fitto figurativo” con le "spese per elementi certi” connesse alle caratteristiche dell’immobile di cui dispone.  
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ENEL: SI ALZA IL VELO SUL PIANO INDUSTRIALE
Enel ha alzato il sipario sul piano industriale 2014-2018 e il mercato sembra apprezzare i target annunciati dal colosso elettrico. A Piazza Affari il titolo del gruppo guidato da Fulvio Conti viaggia in controtendenza rispetto all’indice Ftse Mib mostrando un progresso dello 0,30% a 3,83 euro. Gli obiettivi finanziari vedono un Ebitda pari a circa 15,5 miliardi di euro nel 2014, a 16,5 miliardi nel 2016 e a circa 18 miliardi nel 2018. Per quanto riguarda l’utile netto le previsioni del colosso elettrico sono di circa 3 miliardi nel 2014, di 3,7 miliardi nel 2016 e di 4,5 miliardi nel 2018. L’indebitamento netto è visto in calo a 37 miliardi nel 2014 e a 36 miliardi nel 2018.

Il contenimento dei costi riguarderà soprattutto l’Italia e la Spagna, che mostrano uno scenario di eccesso di capacità e tensione sui prezzi dell’energia. Sui mercati in crescita, in particolare in America Latina, Enel proseguirà invece gli investimenti volti ad incrementare la capacità installata.

Nel dettaglio nell’arco di piano Enel stima una riduzione dei costi pari a circa 5,8 miliardi di euro con particolare incidenza sui mercati di Italia e Spagna. Gli investimenti complessivi sono invece previsti pari a circa 25,7 miliardi. Grazie a queste azioni, il colosso elettrico "potrà beneficiare di un free cash flow cumulato nell’arco di piano pari a circa 9,7 miliardi di euro dopo il pagamento di dividendi per 11,6 miliardi”, si legge nella nota.

Per rafforzare la struttura patrimoniale il piano industriale di Enel prevede di completare il pacchetto di dimissioni con cessioni di asset per circa 4,4 miliardi di euro da realizzare entro la fine del 2014. Enel ha inoltre annunciato un miglioramento della politica dei dividendi a partire dai risultati del 2015: il pay-out sarà pari ad almeno il 50% dell’utile netto rispetto all’attuale 40%.

Enel ha infine diffuso questa mattina anche i conti del 2013 chiuso con ricavi per 80,53 miliardi di euro, in calo del 5,2% rispetto agli 84,94 miliardi dell’esercizio precedente. In miglioramento invece i margini: l’Ebitda è aumentato del 7,6% a 17 miliardi di euro, mentre l’Ebit è salito del 46,1% a 9,94 miliardi. L’utile netto del colosso elettrico si è attestato a 3,12 miliardi di euro, in crescita del 10,3% rispetto 2,82 miliardi del 2012. L’indebitamento netto a fine dicembre era pari a 39,8 miliardi di euro, in diminuzione del 7,2% rispetto ai 42,94 miliardi di fine 2012. Il Cda di Enel ha proposto per l’esercizio 2013 un dividendo pari a 0,13 euro per azione.
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UBI BANCA: UTILI A 250 MILIONI DI EURO
Ubi Banca brilla a Piazza Affari in scia ai conti 2013. L'istituto di credito ha archiviato lo scorso esercizio con un utile netto balzato a 250,8 milioni di euro contro gli 82,7 milioni registrati nel 2012. Nel quarto trimestre i profitti sono stati pari a 148,9 milioni dai 49 milioni dei precedenti tre mesi e dalla perdita di 140 milioni dell'anno prima. Il risultato, spiega la banca in una nota, è stato conseguito grazie al miglioramento dei ricavi, che hanno contribuito a controbilanciare il costo del credito, e all’effetto positivo delle modifiche alla normativa fiscale contenute nei provvedimenti di fine anno. Il consiglio di gestione proporrà all’assemblea, che si terrà in prima convocazione il 30 aprile e in seconda convocazione il 10 maggio, la distribuzione di un dividendo unitario di 0,06 euro, in crescita rispetto a 0,05 euro nel 2012. Il titolo sul Ftse Mib segna al momento un progresso del 4,3% a 6,675 euro.
Il margine d'interesse nel 2013 è ammontato a 1,75 miliardi di euro, in calo del 6,1% dagli 1,86 miliardi del 2012, risentendo della discesa dei tassi Euribor e del difficile contesto economico di riferimento. Le commissioni nette sono invece aumentate dello 0,4% su base annua a 1,19 miliardi. "Per effetto del perdurare di una congiuntura difficile e del ritardo della ripresa economica", le rettifiche di valore nette per deterioramento crediti sono salite a 943 milioni, contro gli 847,2 milioni del 2012, definendo un costo del credito pari all’1,07% del totale impieghi, rispetto allo 0,91% del 2012.
Dal punto di vista patrimoniale, Ubi Banca fa sapere che "si presenta da tempo già in linea con i requisiti di Basilea 3 e si raffronta favorevolmente con i dati pubblicati dai maggiori player internazionali". Il Common Equity Tier 1 Ratio stimato a regole Basilea 3 a regime risulta confermato sopra al 10%, gli indicatori di liquidità, sia a breve (Liquidity Coverage Ratio) che a medio termine (Net Stable Funding Ratio) risultano maggiori di 1, la leva finanziaria secondo le regole di Basilea 3 è superiore al 5,1%, e significativamente migliore del 3% richiesto. In base alle regole vigenti a fine 2013, il Core Tier 1 ammonta al 12,6%, il Tier 1 al 13,2% e il Total capital Ratio al 18,9%.
Alle attuali condizioni di mercato, Ubi Banca è attesa proseguire nel miglioramento del margine d’interesse, che potrà beneficiare dal lato del passivo dell’allentamento della pressione sul costo del funding. Contribuirà inoltre positivamente dal lato dell'attivo la progressiva sostituzione dei prestiti a medio-lungo termine erogati in passato a spread inferiori a quelli correnti. La banca prevede una buona tenuta dell’apporto commissionale.
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MPS, PERDITE 2013 A 1,4 MILIARDI DI EURO
Monte dei Paschi di Siena ha chiuso l'esercizio 2013 con una perdita netta pari a 1,43 miliardi di euro contro il rosso di 3,2 miliardi del 2012. Il risultato è inferiore alle attese del consensus Bloomberg pari a 834,4 milioni di euro. Nel solo quarto trimestre 2013 la perdita è stata di 920,7 milioni contro una stima di 401,7 milioni di euro. Sui dati pesano le rettifiche sui crediti ammontate nel 2013 a 2,75 miliardi di euro e nel trimestre a 1,21 miliardi. Il margine d'interesse si è attestato a 2,15 miliardi di euro, in flessione del 23,9% rispetto all'esercizio precedente, mentre le commissioni nette sono aumentate su base annua dell'1,5% a 1,66 miliardi.
Il Total Capital Ratio si è attestato al 15,2% (13,7% al 31 dicembre 2012), il Tier 1 Ratio al 10,7% (9,5% al 31 dicembre 2012) e il Core Tier 1 Ratio al 10% (8,9% era il valore al 31 dicembre 2012). Quest'ultimo, fa sapere la banca senese in una nota, non incorpora i benefici già presenti nel 2014 derivanti dalle recenti normative.
Nell’ambito dell’aumento di capitale di 3 miliardi di euro, da eseguirsi non prima del 12 maggio, è stato rinnovato l’accordo di pre-underwriting che vede Ubs in qualità di global coordinator e bookrunner, Citigroup, Goldman Sachs International e Mediobanca in qualità di co-global coordinators e joint bookrunners e in aggiunta Barclays, BofA Merrill Lynch, Commerzbank, JP Morgan, Morgan Stanley e Société Générale in qualità di joint bookrunners. Nell’ambito dell’operazione di aumento di capitale, Mps è inoltre assistita da Ubs in qualità di financial advisor e MPS Capital Services in qualità di co-financial advisor nonché da Linklaters in qualità di advisor legale.
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PIU’ SOLDI INTASCA AGLI ITALIANI? NO! AUMENTI IRPEF DEL 12,1% RISPETTO AL 2013
La presa in giro degli italiani non ha fine. Vi sembra che questa notizia abbia lo stesso rilievo del taglio del cuneo fiscale tanto sbandierato da Renzi? E’ inutile avere speranze, il tunnel che abbiamo imboccato è senza uscita.
Se il governo promette di dare più soldi nelle tasche degli italiani, ci pensano gli enti locali ad alleggerire la busta paga. Amarzo, infatti, arriva un antipasto indigesto da pagare con gli acconti e i saldi delle addizionali regionali e comunali Irpef. Secondo la Uil, i lavoratori dipendenti ed i pensionati troveranno pagheranno in media 97 euro, pari al 29,3% in più rispetto a marzo dello scorso anno, con punte di 139 euro a Roma.
Per l’intero 2014 l’Irpef federale peserà mediamente 564 euro (+12,1% rispetto all’anno scorso).
A marzo, spiega sempre lo studio del Servizio politiche territoriali della Uil (con una elaborazione sul peso delle aliquote Irpef locali per un reddito medio di 23mila euro), in particolare per l’Irpef regionale si pagheranno mediamente 59 euro, a fronte dei 49 euro dello scorso anno (+20,4%), mentre per l’Irpef comunale 38 euro, a fronte dei 26 euro dello scorso anno (+46,1%). In totale, dunque, mediamente si sborseranno 97 euro (+29,3%).
Aumenti aliquota dei Comuni - Gli acconti, per l’Irpef regionale e comunale, sottolinea il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, sono gravati dagli aumenti apportati da alcune Regioni per quest’anno, ma soprattutto, per quanto riguarda l’Irpef comunale, ci sarà l’effetto degli aumenti di aliquota decisi dai Comuni lo scorso anno.
Dai 139 euro di Roma ai 107 di Milano - Nelle grandi città come Roma l’acconto e il saldo peseranno mediamente 139 euro (83 euro per l’Irpef regionale e 56 euro per quella comunale); a Torino 126 euro (76 euro per l’Irpef regionale e 50 euro per quella comunale); a Napoli 123 euro (73 euro per l’Irpef regionale e 50 euro per quella comunale); a Genova 115 euro (65 euro per l’Irpef regionale e 50 euro per quella comunale).
A Milano si pagheranno mediamente 107 euro (57 euro per l’Irpef regionale e 50 per quella comunale) e si faranno sentire l’aumento dell’aliquota decisa dal Comune e la riduzione delle agevolazioni per i redditi sotto i 33.500.
Pressione fiscale - Nel frattempo si sta delineando, come per alcune Regioni, un trend in crescita per l’Irpef comunale 2014. Su 104 Comuni che hanno deliberato per il 2014, 43 di hanno aumentato l’aliquota. Aumenti, questi, “alquanto dolorosi – sottolinea Loy – in quanto le addizionali si pagano sull’intero imponibile e non tengono conto delle detrazioni per la produzione del reddito.
Per questo, è fondamentale ripensare l’intera politica economica e fiscale del Paese, che metta al centro la questione di una diversa ripartizione della pressione fiscale, alleggerendo il carico alle persone con un reddito fisso”. Ciò che maggiormente preoccupa, viene infine sottolineato, è il possibile dato finale su quanto lavoratori e pensionati pagheranno di tasse locali: quella regionale passerà mediamente dai 363 euro del 2013 ai 409 euro del 2014 (+12,7%), con picchi di 536 euro nel Lazio (+34,3%) e 490 euro in Piemonte (+25,3%).
L’Irpef comunale passerà dai 140 euro medi pagati nel 2013 ai 155 euro medi di quest’anno (+10,7%), con punte di 207 euro a Roma e 184 euro a Napoli, Milano e Torino. Ossia 564 euro medi (+12,1%).
Finanzainchiaro

BANCHE: OK LE TRIMESTRALI, MA LE PULIZIE DEI BILANCI NON SONO FINITE
Manca solo Intesa Sanpaolo il 27 marzo, ma la tendenza è già ben definita. Da Unicredit, a Mps, passando per Ubi e Bpm: tutte queste banche – chi più chi meno – hanno presentato nel 2013 numeri migliori o comunque in linea con le attese.

Con qualche sorpresa, però, che potrebbe indicare che la pulizia dei bilanci non è ancora terminata. Questo almeno il caso, delle banche italiane di media dimensione. Soprattutto quelle interessate da futuri aumenti di capitale. “A far nascere i dubbi che le svalutazioni non siano ancora terminate è stata Unicredit, che ha alzato la copertura sui crediti deteriorati al 50%, contro il 35-40% in media degli altri istituti”, commenta un trader. E la tendenza è stata seguita anche da Mps, che ha portato la copertura delle sofferenze al 58,8%.

Possibili quindi nuove rettifiche per le  banche italiane in vista degli stress test? Sul futuro degli istituti di crediti pesa infatti la zavorra di Draghi: perchè dovrebbe accontentarsi dell'attuale grado di copertura dei crediti problematici in voga tra le principali banche italiane quando Unicredit ha alzato il tiro? “Unicredit ha giocato d'anticipo rispetto alle altre banche italiane in vista degli stress test”, spiega a PF Vincenzo Longo, strategist di IG, che prevede che anche Intesa Sanpaolo si muova sulla stessa linea. “Secondo noi anche Ca' de Sass dovrebbe annunciare svalutazioni importanti, considerando il suo portafoglio, sovraccarico di prestiti problematici”, prosegue Longo.
A questo punto, con i tre big maggiormente coperti sui crediti problematici (Unicredit, Mps e Intesa), è probabile che anche gli altri istituti di dimensione minore si adeguino. Con una differenza. Mentre Unicredit, il Monte e probabilmente Intesa hanno fatto pulizia di bilancio nel 2013, per gli altri la pulizia avverrà nell'anno in corso. “E' possibile che anche altre banche alzino la copertura degli accantonamenti, ma al momento molti istituti sono interessati da future ricapitalizzazioni, per cui se decideranno di alzare l'asticella delle coperture immagino che questo avverrà solo dopo la conclusione degli aumenti di capitale”, conclude Longo.

Nelle trimestrali bancarie stiamo assistendo alle pulizie pre Aqr”, spiega Edoardo Liuni, di Trading Room Roma, che poi aggiunge che certamente Unicredit è quella che ha maggiormente spinto per la pulizia e che, “come anticipato già da tempo, fin tanto che non si comunicheranno i risultati degli Aqr la volatilità sul settore bancario potrebbe rimanere elevata”.

Ma ora vediamo in pillole com'è andato il 2013 e quali sono le attese per il 2014.
Unicredit
Unicredit ha chiuso il 2013 annunciando la perdita più alta della sua storia a causa di una pulizia radicale su crediti e avviamenti. Il rosso record di 14 miliardi dello scorso anno è stato ottenuto dopo aver effettuato, nell'ultimo trimestre, accantonamenti straordinari su perdite su crediti per 7,2 miliardi, che portano il totale del trimestre a 9,3 miliardi, e rettifiche su avviamenti per altri 9,3 miliardi. Decisioni che fanno così elevare il cash coverage ratio al 52%, livello allineato a quello del 2008, il più elevato in Italia e tra i migliori in Europa. Sereno l'ad Federico Ghizzoni in vista degli stress test, mentre ha escluso la necessità di aumenti di capitale. Inoltre, l'istituto ha approvato il piano industriale al 2018 che prevede un utile netto di 6,6 miliardi a fine periodo (già nel 2014 è atteso intorno a 2 miliardi), un ritorno sul capitale tangibile (Rote) del 13% e un Common Equity Tier 1 al 10%, anticipando gli effetti Basilea 3.

Bpm
Piazza Meda torna in utile. L'istituto ha infatti chiuso il 2013 con un profitto netto di 30 milioni, rispetto alla perdita netta di 430 milioni del 2012 e prevede per il 2016 di raggiungere un utile netto di 295 milioni. Intanto, le rettifiche nette per il deterioramento di crediti ed altre operazioni sono salite a 589,7 milioni, dai 566,3 milioni di dicembre 2012 (+4,1%) con un costo del credito di 177 punti base. Sul fronte patrimoniale, invece, il Core tier 1 a fine dicembre si è attestato al 7,2% in calo di 117 punti base rispetto a fine 2012 per effetto del rimborso dei Tremonti Bond e dell'estesione degli add-on (le maggiori ponderazioni richieste dalla Banca d'Italia) agli asset di Banca Legnano che sono stati incorporati nella capogruppo. Calcolato pro-forma, però, al netto degli add-on e includendo l'aumento di capitale già deliberato da 500 milioni, il Core Tier 1 sale al 10,35%.

Ubi
Ubi ha chiuso il 2013 con profitti consolidati pari a 250,8 milioni di euro rispetto agli 82,7 milioni nel 2012."A tale risultato", spiega ll'amministratore delegato Victor Massiah, "ha contribuito l'utile netto del quarto trimestre del'anno, pari a 148,9 milioni, in crescita rispetto ai 49 milioni del terzo grazie al miglioramento dei ricavi, che hanno contribuito a controbilanciare l`incremento del costo del credito". Il cda ha proposto un dividendo di 0,06 euro per azione rispetto a 0,05 euro nel 2012. Intanto, Massiah ha tolto una volta per tutte i dubbi su una possibile ricapitalizzazione dicendo che “non è in previsione un aumento di capitale”. Il gruppo, infatti, è l'istituto italiano più patrimonilaizzato. In base alle regole vigenti al 31/12/2013, il Core Tier 1 ammonta infatti al 12,6%, il Tier 1 al 13,2% e il Total capital Ratio al 18,9".

Mps
Banca Mps ha chiuso il 2013 con una perdita netta di 1,44 miliardi di euro, dopo rettifiche su crediti per 2,75 miliardi di euro, sensibilmente sopra un consensus di 2,2 miliardi. Nel solo quarto trimestre dello scorso anno la perdita è stata pari a 920,7 milioni con rettifiche trimestrali sui crediti pari a circa 1,21 miliardi. Mps ha poi detto nella nota che continua il rafforzamento della copertura dei crediti deteriorati, anche in vista dell'Asset Quality Review con una copertura delle sofferenze, pari al 58,8% (63,2% con ammortamenti), in crescita di 90 punti base rispetto a fine 2012.
Quanto all'aumento di capitale da 3 miliardi di euro che Mpsdovrà effettuare non prima del 12 maggio, è stato rinnovato l'accordo di pre-underwriting che copre l'intero importo dell'aumento di capitale. "L'aumento di capitale potrà essere effettuato dal 13 maggio fino al primo luglio", ha detto Viola, aggiungendo: "se chiudiamo prima di quella data potremo emettere nuovi strumenti finanziari"

Intesa Sanpaolo
In attesa dei conti che verranno presentati il 27 marzo, l'ad Carlo Messina ha già dato delle indicazioni importanti, soprattutto sul fronte delle sofferenze. Messina ha infatti criticato la soluzione della costituzione di una bad bank di sistema, mentre si è detto favorevole alla creazione di una business unit dedicata. Quanto alle quote della Banca d'Italia il manager ha detto che l'istituto che guida non ha bisogno della rivalutazione delle quote, ma ha anche ricordato che il cda del 27 definirà la contabilizzazione riguardo alla quale la Consob non ha posto vincoli.  
Professionefinanza


PIAZZA AFFARI. TITOLI NEL MIRINO
Partenza negativa a Piazza Affari, dove l'attenzione è concentrata ancora una volta su Unicredit, Mps e Bpm, ma anche su Campari , Erg e Telecom. Ecco, secondo la rassegna Reuters, i principali possibili movimenti attesi.

Mps
. Titolo sugli scudi dopo la presentazione, in mattinata a Borsa chiusa, dei dati del 2013, che hanno evidenziato una perdita netta di 1,44 miliardi di euro. Rosso che l'istituto ha registrato dopo aver compiuto una profonda pulizia di bilancio, portando le rettifiche su crediti dell'anno a 2,75 miliardi di euro, sensibilmente sopra un consensus di 2,2 miliardi.
Unicredit. Titolo in luce a Piazza Affari in scia ai risultati dello scorso anno. L'istituto ha chiuso il 2013 con un rosso record di 14 miliardi dopo aver effettuato, solo negli ultimi tre mesi, accantonamenti straordinari su perdite su crediti per 7,2 miliardi. Il Cda ha deliberato la distribuzione di un 'scrip dividend' da riserve di utili di 10 cent. La banca ha anche approvato il piano industriale al 2018 che prevede un utile netto di 6,6 miliardi a fine periodo e una riduzione dell'organico di 8.500 unità, di cui 5.700 in Italia.Prevista anche la quotazione di una partecipazione di minoranza dell'online bank Fineco, processo che dovrebbe completarsi per giugno-luglio. Riguardo al progetto di bad bank a tre con Intesa e KKR, l'idea, ha spiegato Ghizzoni al Sole 24 Ore, è quella di costituire un fondo in cui KKR abbia la maggioranza e dove conferire esposizioni debitorie da trasformare in equity.
Intesa. In attesa dei risultati del 2013, l'ad Carlo Messina ha detto che contabilizzerà la rivalutazione delle quote di Bankitalia solo se l'operazione sarà conveniente per l'istituto. Intanto si è appreso che la banca non è intenzionata a svalutare il credito vantato nei confronti di Alitalia.
Bpm. Titolo in luce a Piazza Affari dopo la presentazione del bilancio 2013, che ha evidenziato un utile netto consolidato di 30 milioni da un rosso di 430 milioni. Il piano prevede un utile netto di 295 milioni al 2016 e di 403 milioni al 2018.
Carige. Titolo ancora sotto i riflettori di Piazza Affari. Il Sole scrive che la fondazione incontra gli adviser per valutare la migliore strategia in merito alla sua partecipazione.
Enel. Il titolo potrebbe reagire in Borsa dopo la notizia che il cda ha approvato il bilancio per il 2013 che si è chiuso con un utile netto ordinario di 3,119 miliardi, in aumento del 10,3% rispetto ai 2,828 miliardi del 2012. E' stato deciso di proporre all'assemblea del 24 maggio (in unica convocazione) un dividendo di 13 centesimi per azione, contro i 15 centesimi nel 2013. I risultati 2013 e l'aggiornamento del piano industriale al 2018 saranno presentati agli analisti alle 9,30.
Erg. Titolo in luce in Borsa, dopo l'annuncio che il cda proporrà all'assemblea il pagamento di un dividendo di 1 euro per azione, inclusivo di una componente non ricorrente di 0,5 euro. La società ha realizzato nel quarto trimestre un utile netto, a valori correnti adjusted, in discesa a 3 milioni di euro dai 10 milioni del medesimo periodo del 2012.
Telecom. Il titolo potrebbe muoversi in scia alle indiscrezioi di alcune fonti, secondo le quali la società avrà un cda formato da indipendenti, o comunque senza rappresentanze dirette del socio di riferimento Telco e il presidente, eletto dall'assemblea, non dovrà necessariamente provenire dalla lista di minoranza e si ribadisce la volontà di confermare l'ad Marco Patuano. Intnato, il cda che si è riunito ieri ha integrato l'ordine del giorno della prossima assemblea con la nomina del presidente e raccomanda di indicare il nome del candidato-Presidente all'interno delle liste. I giornali scrivono poi che Marco Fossati è al lavoro su un piano industriale e che Vito Gamberale potrebbe assumere la presidenza del gruppo.
Fiat. Il titolo potrebbe reagire alla notizia che la produzione di automobili in Brasile è cresciuta a febbraio del 18,7% mentre, sempre rispetto a gennaio, le vendite sono diminuite del 17%. Secondo la relazione sulla remunerazione l'ad Sergio Marchionne nel 2013 ha venduto 240.000 azioni Fiat portando il totale del suo pacchetto a 3,020 milioni, e ha ricevuto compensi monetari per 5,7 milioni, in calo rispetto al 2012.
Ferragamo. Titolo in luce in Borsa, dopo la notizia che la società si aspetta un 2014 in crescita, dopo aver archiviato il 2013 con ricavi e utili in aumento. L'utile netto di gruppo si è attestato a 150 milioni di euro, in crescita del 43% rispetto al 2012. Proporrà la distribuzione di un dividendo pari a 0,40 euro per azione rispetto a 0,33 euro distribuiti sull'esercizio precedente.
Tod's. Ha chiuso il 2013 con un utile netto di 133,8 milioni di euro, in contrazione dell'8% rispetto al 2012, secondo un comunicato. Il dividendo proposto è di 2,7 euro per azione, uguale a quello dello scorso esercizio La società nella call con gli analisti ha detto di essere cauta sul 2014.
Campari. Il titolo torna sotto i riflettori dopo che la società ha messo a segno un'altra acquisizione: il gruppo di superalcolici ha rilevato la canadese Forty Creek Distillery, proprietaria di un portafoglio di whisky canadesi di fascia premium, per 120,5 milioni di euro al tasso di cambio corrente e in assenza di cassa o debito.
Risanamento. Il titolo potrebbe reagire alla notizia, riportata da alcune fonti, che il Cda che si terrà giovedì sera sarà una nuova occasione di confronto tra le banche azioniste e creditrici sulla cessione degli immobili di Parigi e sulla via per garantire la continuità aziendale della società immobiliare. Intanto, la società immobiliare ha reso noto di aver ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Milano in base alla legge 231 sulla responsabilità degli enti nell'ambito di un'inchiesta relativa ad ex-manager della società per fatti risalenti al 2009.  
Professionefinanza


LA TASSA PATRIMONIALE SARA’ INUTILE. ECCO PERCHE’
Nel giorno in cui viene presentato il “Jobs Act”, che includerà una riduzione delle imposte sui redditi da lavoro per una misura ancora ignota, due illustri economisti, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, dicono la loro su un altro punto delle riforme prospettate dal governo Renzi, l’introduzione di una tassa patrimoniale una tantum


I due economisti ricordano che un paio di settimane fa, il premier Matteo Renzi ha parlato della possibilità di “rimodulare” le aliquote sulle rendite finanziarie. Dopo avere sottolineato come sia difficile e complesso capire cosa si intenda per rendita pura da colpire, con il rischio di fare semplice populismo, Alesina e Giavazzi precisano che sul tema sono possibili diversi interventi. Negli USA e in Gran Bretagna, ad esempio, le cedole e gli interessi bancari si sommano ai redditi da lavoro e sono sottoposti alle stesse aliquote di queste ultime, sulla base di un principio di progressività che la politica locale intende perseguire. 
In Italia, sappiamo che così non è. Tutti pagano la stessa aliquota sulle rendite finanziarie. Tuttavia, spiegano, Renzi deve ribaltare i termini della questione prospettata: anziché chiedere ai suoi ministri quanto si possa tagliare la spesa pubblica, egli deve indicare loro la cifra da trovare per ridurre le tasse, altrimenti rischia che non se ne faccia mai nulla, perché gli diranno che ormai non ci sta nulla da tagliare.
Invece, ricordano sempre i due economisti, la spesa pubblica italiana ammonta a 351 miliardi di euro, al netto dei 90 miliardi di interessi sul debito pubblico. Di questi, 165 miliardi sono per gli stipendi pubblici, 89 per l’acquisto di beni e servizi, 33 per trasferimenti e 35 per attività varie, di cui solo 29 in investimenti pubblici.
L’ipotesi che il debito si possa abbattere con una patrimoniale una tantum non solo è sbagliata, ribadiscono, ma rischia di allontanare l’Italia dalla soluzione del problema, che sta nell’alto livello del debito e nella mancanza di crescita. In più, si tratterebbe di una soluzione temporanea, perché il debito pubblico scenderebbe solo per qualche anno, in rapporto al pil; insomma, come pretendere di curare una malattia, prendendo semplicemente un’aspirina.
Niente patrimoniale, dunque. Ma Alesina e Giavazzi invitano il governo Renzi anche ad evitare la voluta confusione tra questo tipo di tasse e la revisione delle aliquote sulle rendite finanziarie. 
di Giuseppe Timpone
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LE SOFFERENZE BANCARIE SALGONO A 160 MILIARDI DI EURO

MILANO, 10 marzo (Reuters) – Registra una lieve frenata a gennaio il trend di crescita delle sofferenze delle banche italiane, elemento che si accompagna a una tenue riduzione del ritmo di contrazione dei prestiti al settore privato.
E’ quanto emerge dall’ultimo documento sulle ‘principali voci dei bilanci bancari’ pubblicato questa mattina da Bankitalia.
Secondo i dati diffusi stamane da Via Nazionale, nel primo mese del 2014 il tasso di crescita delle sofferenze è risultato pari al 24,5% annuo in leggero ribasso dal +24,7% di dicembre.
In termini assoluti, le sofferenze a gennaio sono salite a 160,4 miliardi di euro, contro i 155,9 miliardi del mese precedente.
Secondo l’Abi, l’Associazione delle banche italiane, le sofferenze dovrebbero continuare ad aumentare superando quota 190 miliardi di euro nel 2015, anche se l’economia sta lentamente tornando a crescere.
Il tema delle sofferenze sta diventando centrale con l’avvio della vasto esame dei bilanci bancari da parte della Banca centrale europea, tanto che la stessa Banca d’Italia ha suggerito la messa a punto di una ‘bad bank’, concedendo garanzie pubbliche agli istituti che si mettono insieme per risolvere il problema.
PRESTITI A SETTORE PRIVATO FRENANO DISCESA
Restano in discesa, sebbene il ritmo di caduta si riduca leggermente, i prestiti bancari al settore privato, con un -3,5% annuo dopo -3,7% del mese precedente.
Nel dettaglio i prestiti alle imprese (non finanziarie) hanno visto una contrazione del 5% (dopo il -5,2% di dicembre) mentre il ritmo di contrazione dei finanziamenti alle famiglie è rimasto stabile a -1,3%.
Su fronte dei tassi d’interesse, lieve rialzo per quelli sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro, che salgono al 4,40% dal 4,36% nel mese precedente).
Il costo dei finanziamenti di importo superiore al milione registra una piccola flessione, al 2,80% dal 2,82% di dicembre.
Paolo Cardenà per Finanzanostop



LA SICILIA ABOLISCE LE PROVINCE

ROMA (WSI) - L'abolizione delle Province siciliane è legge. L'Assemblea siciliana ieri sera ha approvato con voto finale (62 favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti) la soppressione delle nove Province regionali che vengono sostituite da altrettanti Liberi consorzi dei comuni con la possibilità di crearne di nuovi entro sei mesi, purché i comuni raggruppino almeno una popolazione di 180 mila abitanti e quelli coincidenti con gli enti soppressi non abbiano una popolazione inferiore a 150 abitanti.

L'elemento cardine della legge è la soppressione del voto diretto, gli organismi dei Liberi consorzi, infatti, saranno di secondo livello, eletti non dal popolo ma dalle assemblee dei consorzi.

Altra novità è la creazione delle tre aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina, la cui elezione degli organismi, sempre di secondo livello, sarà disciplinata con una successiva legge che il governo Crocetta porterà in aula il prossimo autunno. Rinviati alla prossima legge anche i compiti e le funzioni dei Liberi Consorzi. Il disegno di legge è stato approvato dalla maggioranza e dal gruppo parlamentare dei 5stelle. Contrari i gruppi di opposizione.

Crocetta, legge storica abolizione Province - "Il voto di questa sera che abolisce le Province, sostenuto da una maggioranza ampia, legittima un cambiamento che passa alla storia della Sicilia, perché si tratta di un testo di legge che modifica gli assetti istituzionali".

Lo ha detto intervenendo in aula il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, dopo il voto finale al disegno di legge che abolisce le Province sostituendole con i Liberi consorzi e tre aree metropolitane.

M5s, finalmente cala sipario sulle Province - "Cala finalmente il sipario sulle Province. Va a posto uno dei tasselli del programma del Movimento 5 Stelle, che dell'eliminazione dell'Ente e, soprattutto, della sua componente politica, ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia". E' quanto affermano i deputati 5stelle all'Ars, dopo l'ok dell'aula all'abolizione delle Province, soStituite da Liberi consorzi di comuni.

"L'idea dell'abolizione delle Province, come quella della riduzione dei costi della politica - aggiungono i deputati - è entrata nel Palazzo assieme a noi. Prima, qui dentro e poi in ambito nazionale, certi temi erano tabù e mai avrebbero avuto diritto di cittadinanza nelle stanze del potere, dove finora si è sempre pensato alla coltivazione estensiva del proprio orticello. Fare funzionare i nuovi enti è ora compito del governo che deve cominciare da subito a lavorare al disegno di legge che assegni loro le competenze. Non aspetti, com'è suo costume, l'ultimo minuto per mettersi al lavoro e dimostri una volta tanto di avere le idee chiare sul futuro, visto che l'andamento dei lavori ha dimostrato tutt'altro e che solo alcuni nostri importanti correttivi hanno permesso che da quest'aula non uscisse un aborto".

I 5stelle citano il referendum confermativo per l'adesione ai Liberi consorzi e alla costituzione delle città metropolitane. Il Movimento sottolinea "come si sia concretizzato uno storico esempio di democrazia diretta". "A decidere - concludono i deputati - sono stati i cittadini, che abbiamo chiamato ad esprimersi tramite una votazione on line. Non ci pare che la vecchia politica abbia mai fatto qualcosa del genere". (ANSA)
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CONSIGLI AL GOVERNO: PATRIMONIALE, MEGLIO LASCIAR PERDERE

MILANO (WSI) - Matteo Renzi, parlando di imposte sul patrimonio, due settimane fa ha detto: «C’è spazio per aumentare la tassazione delle rendite finanziarie, non sui Bot ma sulle rendite pure. Abbiamo una tassazione sulle rendite finanziarie fra le più basse in Europa, ma io dico di attendere la riforma complessiva del sistema fiscale».

Il primo dubbio riguarda le «rendite pure», espressione poco chiara e vagamente populista. Il nostro sistema impositivo è un meccanismo eccessivamente complesso, ma che non si può correggere modificandone una parte come se fosse indipendente dal resto. Come d’altronde pensa anche Renzi.

Una riforma complessiva della tassazione sui patrimoni andrebbe affidata ad un comitato di esperti, al quale chiedere di scrivere i decreti che due settimane fa la commissione Finanze della Camera ha delegato il governo a varare entro un anno.

In tema di tassazione delle rendite finanziarie si dovrebbe adottare un sistema simile a quello in vigore in Gran Bretagna e negli Stati Uniti dove questi redditi (cedole, interessi bancari, ecc.) si sommano a quelli da lavoro formando così il totale imponibile. Questo verrà poi tassato con una progressività che riflette le scelte politiche del governo.

Invece, con aliquote (ad esempio sui depositi bancari) uguali per tutti, indipendentemente dal reddito, la progressività è violata. Ma una commissione tecnica può solo suggerire la configurazione di imposte più efficiente, non quale sia il livello di pressione fiscale desiderabile, né quale sia il livello di progressività, due decisioni che spettano ovviamente alla politica.

Quanto tassare dipende dal livello di spesa che il governo ritiene preferibile. E qui sta il punto. Renzi sbaglierebbe se chiedesse a ministri di spesa e funzionari dei ministeri a quanto ammontino i tagli di spesa realizzabili e poi, sulla base di questa informazione, decidesse la misura del taglio alla pressione fiscale.

Così non va da nessuna parte. Funzionari e ministri gli diranno che ormai non rimane quasi più nulla da tagliare, nonostante la spesa al netto di interessi e prestazioni sociali sia pari (dati 2012, gli ultimi disponibili a consuntivo) a 351 miliardi di euro: 165 per stipendi dei dipendenti pubblici, 89 per l’acquisto di beni e servizi, 33 di trasferimenti a vario titolo alle imprese, 35 per altre attività, in cui rientra il costo delle assemblee elettive e solo 29 per investimenti pubblici.

Renzi deve capovolgere il problema. Decidere di quanto vuole ridurre la pressione fiscale (ad esempio di 20 miliardi) e poi ordinare che fra quei 351 se ne trovino 20 da tagliare.

Si ricomincia invece a parlare di patrimoniale. Ma se non riparte la crescita su un percorso che preveda meno e non più tasse, e se prima non si taglia la spesa, una patrimoniale straordinaria (che dovrebbe essere peraltro di notevole entità) ridurrebbe solo momentaneamente il rapporto debito-Pil (Prodotto interno lordo) per qualche anno, per ritrovarsi poi al punto di prima.

Bisogna distinguere quindi tra la giusta revisione (e semplificazione) complessiva della tassazione che comporti anche una diversa imposizione sulle rendite finanziarie, e una patrimoniale una tantum.

La revisione va fatta evitando per di più errori tecnici che si rischia di pagare cari. La patrimoniale invece avrebbe l’effetto di un’aspirina che fa dimenticare la vera malattia: il livello del debito e la mancanza di crescita. Nascondendone i sintomi, se va bene, per qualche anno.

Purtroppo spesso le due cose (patrimoniale una tantum e revisione della tassazione sulle rendite finanziarie) più o meno intenzionalmente si confondono. Un equivoco e un errore che il governo non deve alimentare.
Wallstreetitalia


ATTACCO ALLA PRIVACY? SPARIRE DA INTERNET E’ IMPOSSIBILE

NEW YORK (WSI) - Continua violazione della privacy, profili hackerati, informazioni sensibili, nei casi di diverse aziende, ache rubate. E' il lato più preoccupante di Internet, quello che fa paura a singoli individui e a grandi società.

La buona notizia, stando a quanto riporta il Daily Mail, è che ora una società di web hosting ha creato una guida speciale su come sparire completamente da Internet.

La guida permette di disattivare gli account, rimuovere i link dai risultati di ricerca e rimuovere i propri nomi da varie liste che compaiono nei motori di ricerca. E' utile anche per chi preferisce semplicemente rimanere nascosto, invece che scomparire del tutto.

Il vademecum fornisce inoltre consigli su come utilizzare Internet in modo anonimo.

"I social media hanno fatto reso la vita di molte persone un un libro aperto, un po' troppo aperto", hanno dichiarato dalla WhoIsHostingThis (WIHT), azienda con sede a Londra e che appunto ha creato strumenti ad hoc per tutelare la privacy degli utenti di Internet. "Risulta ormai quasi impossibile rendere la nostra vita privata. Ma la verità è che con un po' di buona volontà si può sparire da Internet".

Esistono infatti diversi siti pronti a dare una mano, tra i più noti DeleteMe e JustDelete.me, ma per le persone che preferiscono farlo manualmente e senza alcun aiuto, WhoIsHostingThis' infographic ha regalato alcuni piccoli passi per compiere l'impresa.

Il primo è quello di disattivare i propri principali account personali presenti sui social media, come Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn.

Secondo passo: WIHT raccomanda di ricercare il proprio nome online: in questo modo è possibile ricordare quali sono i siti in cui si è stati iscritti in passato e che poi non sono stati utilizzati più.

Nel terzo step bisogna caricare false informazioni su se stessi, in modo che possano poi essere cancellate. Con false informazioni si intendono, ad esempio, nomi o luoghi falsi.

Poi bisognerebbe anche cancellarsi dalle mailing list, tramite e-mail.

Se cercando il vostro nome su Google, troverete ancora diversi link con vostre informazioni, potete richiedere che vengano rimossi.

Come? Google ha uno strumento URL per rimuoverli, ma non è obbligato a farlo, specialmente se il sito internet in questione è gestito da un'altra società.
In questo caso la cosa migliore da fare è quella di contattare direttamente la società in questione e chiedere di venire rimossi.

"Mantenere il proprio anonimato non è affatto semplice, bisogna imparare ad usare certi tipi di account" spiegano da WIHT, "ma se siete convinti di farlo e volete mantenere la vostra privacy e la vostra sicurezza, vale davvero la pena utilizzare un po' del vostro tempo per diventare invisibili".
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INTERNET? NECESSARIA UNA COSTITUZIONE PER TUTELARE LA SUA INDIPENDENZA

Per il 25 compleanno del World Wide Web, il suo inventore, Tim Berners-Lee, ritiene sia necessaria una Costituzione che protegga l'indipendenza di internet e i diritti dei suoi utenti.

L'informatico britannico pubblicò il 12 marzo 1989 un documento considerato l'atto di nascita del World Wide Web, mentre lavorava in Svizzera in un laboratorio del Cern.

"Abbiamo bisogno di una costituzione globale, di una carta dei diritti", ha detto Berners-Lee in un'intervista al Guardian. Per questo motivo è stata lanciata la campagna "the web we want", sollecitando gli utenti a redigere una carta dei diritti digitale in ciascun paese, una dichiarazione di principi che possa essere sostenuta da istituzioni, funzionari di governo e aziende.

"Se non abbiamo un internet libero, neutrale su cui contare senza preoccuparci di cosa accade dietro le quinte, non possiamo avere un governo libero, una buona democrazia, un buon sistema sanitario, comunità connesse e diversità di culture - ha sottolineato - non è ingenuo pensare di poter avere tutto questo, ma è ingenuo pensare di poter rimanere a braccia conserte e ottenerlo".

Berners-Lee è stato piuttosto critico verso i programmi di controllo delle agenzie di intelligence di Stati Uniti e Regno Unito, svelati da Edward Snowden. Alla luce di quanto emerso, ha sottolineato, le persone vogliono una revisione delle procedure usate dai servizi di sicurezza.

"I nostri diritti vengono violati sempre più da ogni parte - ha denunciato - e il pericolo è che ci si possa abituare a tutto questo. Per questo voglio usare il 25esimo compleanno perchè ci si impegni tutti a riportare nelle nostre mani il web e a stabilire quale rete vogliamo per i prossimi 25 anni". (TMNEWS)
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RENZI: LA SVOLTA BUONA DEI 20 MILIARDI

Tanto tuonò che piovve verrebbe da dire oggi in attesa dell’uragano Renzi, sono talmente tanti i lampi e fulmini che sono caduti in questi giorni che c’è da aspettarsi non una pioggerellina primaverile ma un autentico uragano, dopo le promesse all’orizzonte…
«Le coperture ci sono, indiscutibili e oggettive. Fino a venti miliardi», si infervora Renzi. Domenica il premier ha annunciato un taglio delle tasse da dieci miliardi di euro, e non vuole cambiare i suoi piani: «La data è la differenza fra un sogno e un progetto». Ma a Bruxelles non conoscono Walt Disney, solo la dura legge dei numeri. (LaStampa)
Venti miliardi? Ma che è Mago Zurlì un altro che si è preso il master in economia allo Zecchino d’oro? Ma Renzi sa cosa sono 20 miliardi. Lo scorso anno ci hanno scannati vivi per racimolare 3/4 miliardi tra IMU e IVA, volevano tassare i BOT e mettere una patrimoniale per racimolarne almeno 10 e ora addirittura nel saltano fuori 20 da dove dai tubi si scappamento degli F35 o dai caveau ormai vuoti delle banche svizzere?
Bravo ragazzo Renzi, ma cosa puoi pensare di uno che oggi dice “No compiti Ue, sappiamo cosa fare”. mentre ieri diceva ”Andrò dalla Merkel con il Jobs act pronto”
Perchè il JobsAct non è un compitino? Come sempre in giornata incominceranno a girare tanti canarini nella miniera, si faranno uscire notizie ad arte per testare l’intensità dei gas presenti in ogni stanza della politica italiana e nelle voragini di Confindustria e dei Sindacati, in attesa dell’esplosione finale.
Ha fretta Forrest Gump di correre, 100 euro per tutti mi ricordo nonno Silvio, si quello che prometteva milioni di posti di lavoro per riempire voli aerei e ristoranti. Chissà perchè questa fretta. A si un popolo di fessi non aspetta altro che 100 euro in più al mese per corre a votare il partito democratico alle europee. Glielo dite Voi che ogni euro che finisce in tasca agli italiani evapora in deleveraging e sostegno alle importazioni di automobiline tedesche pagate con credito al consumo a interessi ZERO?
Ve lo ripeto …
Non si fanno riforme con il coltello alla gola del fiscal compact o del 3 %, non si usano parametri inventati dal nulla e falliti. Il libero mercato, i privati si sono liquefatti come neve al sole, spariti, falliti, evaporati.
«Se il Tesoro si mettesse a riempire di biglietti di banca vecchie bottiglie, le sotterrasse ad una profondità adatta in miniere di carbone abbandonate, e queste fossero riempite poi fino alla superficie con i rifiuti della città, e si lasciasse all’iniziativa privata [..] di scavar fuori di nuovo i biglietti [..], non dovrebbe più esistere disoccupazione».
Si è Keynes, si quello che Roosevelt segui alla lettera per far uscire l’America dalla Grande Depressione
« Sono convinto che, se c’è qualcosa da temere, è la paura stessa, il terrore sconosciuto, immotivato e ingiustificato che paralizza. Dobbiamo sforzarci di trasformare una ritirata in una avanzata. […] Chiederò al Congresso l’unico strumento per affrontare la crisi. Il potere di agire ad ampio raggio, per dichiarare guerra all’emergenza. Un potere grande come quello che mi verrebbe dato se venissimo invasi da un esercito straniero. »
E noi che facciamo, chiediamo cosa ne pensa la Merkel, popolo senza dignità!
E noi che facciamo, Renzi compreso, ascoltiamo ideologie fallite, chiamiamo come consulenti pseudoliberisti all’amatriciana che continuano a ripetere come pappagalli, liberalizzate, alienate, privatizzate, market, market, growth, growth.
L’amaro Italicum passerà alla Camera ma al Senato ci sarà da divertirsi! Ieri ha rischiato di andare gambe all’aria al primo serio tentativo ha dovuto chiamare a se l’intero Governo, con tutto il corredo di sottosegretari incluso. 20/35 voti hanno separato la grande speranza dalla grande illusione. Una legge elettorale che fa letteralmente schifo, votata nel segreto dell’urna da un manipolo di vigliacchi e speculatori politici.
MILANO – Matteo Renzi ci prova. Oltre alle detrazioni contenute nel Jobs Act, il premier proverà tenta di forzare la mano e portare davanti al Consiglio dei ministri anche la rimodulazione delle aliquote Irpef con l’obiettivo dichiarato di rilanciare i consumi. L’idea è semplice: tagliare le tasse per i redditi fino a 55mila euro lordi in cambio di un aumento per chi guadagna oltre i 120mila euro l’anno. Una mossa forse azzardata, che rischia di spaccare la maggioranza soprattutto sul fronte degli aumenti.
A spingere il premier verso la rimodulazione dell’Irpef sono però i suoi più stretti consiglieri che stanno cercando di convincere Renzi a presentare il provvedimento già domani. Nei disegni di Palazzo Chigi l’aliquota per i redditi tra 28mila e 55mila scenderebbe dall’attuale 38% al 35%, mentre oltre i 120mila euro verrebbe introdotta un nuovo scaglione al 46%. Invariate, invece, le aliquote al 23% fino ai 15mila euro; al 27% tra i 15 e i 28mila euro; al 41% dai 55mila ai 75mila euro e al 43% dai 75mila ai 120mila euro.(Repubblica)
Ma le coperture?
Ecco allora che si fanno largo idee alternative, in attesa di registrare nel Def del prossimo aprile un beneficio derivante dal calo dello spread che si può quantificare in 3 miliardi, in parte spendibili per il cuneo. In primo luogo si potrebbe spalmare l’intervento sul cuneo fiscale in tempi diversi, adattando questo al reperimento delle risorse e non viceversa. Si potrebbe partire così con i soldi già garantiti da Cottarelli, per poi cercarne altri o con una tassa sulle rendite finanziarie o con altre misure straordinarie. Tra queste, stanno guadagnando credibilità le ipotesi di tagli alla spesa militare (con la voce degli F35 che ha guadagnato l’onore delle cronache più volte). L’Italia prevede 14 miliardi di esborsi in tre lustri, pur avendo già ridotto il programma di acquisto a 90 aerei; si potrebbe limare ulteriormente. Ma per questa misura – che pure sarebbe popolare – se ne studiano altre che riguardano il taglio delle pensioni di reversibilità o alle indennità di accompagnamento, come riporta il Corsera. Capitoli che pesano per una quarantina di miliardi sul bilancio statale, ma che difficilmente potranno essere toccati senza generare grande dissenso sociale.(Repubblica) Stendiamo un velo pietoso inoltre sui dati di bilancio presentati ieri da Unicredit, la seconda banca italiana, accantonamenti e svalutazioni varie che hanno prodotto una voragine di più di 14 miliardi di euro.
Per avere un termine di paragone il governo italiano non dorme da notti per recuperare 10 miliardi, l’intera Europa concede prestiti per 11 miliardi all’Ucraina, il governo americano con il salvataggio di General Motors ha perso 10,5 miliardi di dollari ovvero la più grande registrata dall’inizio della dell’ultima crisi.
Dopo aver rimborsato anticipatamente 2 miliardi nel giugno 2013, all’inizio di novembre la banca meneghina ha rimborsato 1 miliardo di fondi Ltro e altri 2 miliardi in dicembre. L’importo di Ltro ancora dovuto è ora sceso a circa 21 miliardi.
Sai lo rimborsiamo se le condizioni dei mercati ce lo permettono, ma siamo solidi molto solidi, solidissimiiiiii e mi fermo qui perchè la più grande plusvalenza della banca sono i prossimi 8.500 licenziamenti prudenziali da qui al 2018 ovviamente senza richiedere indietro neanche uno solo di quei 40 milioni regalati al genio della finanza italiana Profumo che ha lasciato una banca che scoppiava di salute.
Concludiamo con la presentazione di un fantasma che vaga alla ricerca disperata di un pò di attenzione negli uffici della nuova torre da 1,2 miliardi di euro della BCE…
Numerosi Paesi della periferia dell’eurozona sono a rischio deflazione. È quanto emerge dalla Interim Assessment dell’Ocse, il rapporto che l’Organizzazione elabora a metà strada tra i due Outlook semestrali. «L’inflazione nell’area è scesa ancora al di sotto degli obiettivi e resterà probabilmente molto bassa per un periodo esteso, dato che la ripresa sta appena partendo». Si la ripresa sta partendo, le luci in fondo al tunnel…
Per tutti coloro che hanno liberamente sostenuto il nostro viaggio o vorranno semplicemente farlo è in arrivo l’ultima analisi dal titolo…” Machiavelli un uomo tutto d’oro.”
Andrea Mazzalai per trend-online

MPS: FINESTRA PER AUMENTO TRA MAGGIO E LUGLIO
"Il 2013 è stato per Monte dei Paschi un anno importante", ha affermato l'ad, Fabrizio Viola, durante la conference call di commento ai risultati 2013, e per diversi motivi: è stato il primo anno in cui sono state portate avanti le azioni mirate a migliorare lo stato della banca. Nella seconda metà dell'anno ci sono stati i primi segnali di recupero dei ricavi primari che sono migliorati in maniera sensibile.

Il gruppo ha inoltre adottato una politica più selettiva nel funding e ora ha un minore profilo di rischio. Certo, ha ammesso Viola, l'ottimizzazione del portafoglio titoli e derivati ha portato a un impatto negativo sui risultati finanziari 2013, ma avrà "effetti positivi dal punto di vista della redditività nel 2014". Così sono state create le condizioni per il recupero della redditività operativa di Mps.

In particolare, Viola ha sottolineato il risultato positivo in termini di core business, anche grazie al trend del net interest income nell'ultimo trimestre dello scorso esercizio che, insieme all'incremento delle commissioni, "rappresenta una cosa importante", come l'efficienza operativa. Il gruppo continua, infatti, a focalizzarsi sul taglio dei costi.

Per quanto riguarda i costi operativi Mps ha visto una riduzione a doppia cifra (-12,7%) nel 2013 rispetto al 2012. Bernardo Mingrone, vice direttore generale Finanza e Operation di Mps, si è detto molto soddisfatto di questo risultato e ha illustrato nel dettaglio tutte le azioni effettuate per tagliare i costi, mostrandosi fiducioso sul target del piano industriale al 2017 e sottolineando che anche il costo della raccolta potrebbe offrire un ulteriore upside.

Per quanto riguarda, invece, la rinegoziazione del contratto di lavoro nazionale probabilmente ci sarà un impatto sul costo del lavoro e si avranno dei benefici, anche se è ancora presto per dare dettagli numerici. Quanto all'aumento di capitale da 3 miliardi di euro che Mps dovrà effettuare non prima del 12 maggio, è stato rinnovato l'accordo di pre-underwriting che copre l'intero importo dell'aumento di capitale. "L'aumento di capitale potrà essere effettuato dal 13 maggio fino al primo luglio", ha detto Viola, aggiungendo: "se chiudiamo prima di quella data potremo emettere nuovi strumenti finanziari".

A Piazza Affari l'azione Mps continua a salire. Dopo un massimo intraday a 0,2325 euro, ora cresce del 4,13% a 0,2296 euro con forti volumi: sono passati di mano oltre 327 milioni di pezzi, pari al 2,8% del capitale della banca. "Mps ha registrato una perdita netta di 921 milioni di euro nel quarto trimestre contro la nostra stima di -181 milioni, un risultato penalizzato da 1,2 miliardi di accantonamenti per perdite su crediti, da perdite sul trading per 0,2 miliardi, principalmente legati alla chiusura di Santorini, oltre che da rischi e oneri per 0,2 miliardi", commentano gli analisti di Banca Imi.

D'altra parte, "siamo rimasti positivamente sorpresi dall'andamento del margine di interesse: +11,2% su base trimestrale, grazie alla riduzione del costo del finanziamento, e dal calo dei costi operativi: -4% su base trimestrale", aggiungono gli analisti della banca d'affari, citando anche il Core Tier 1 al 9% e la copertura sul totale dei crediti deteriorati, aumentata di 100 punti base rispetto al trimestre precedente al 41,8%.

"Consideriamo positivamente le azioni del management sul net interest income e sui costi operativi, nonostante i risultati siano stati penalizzati dalla qualità dell'attivo", concludono gli esperti di Banca Imi che comunque mantengono il rating negativo, sell, sul titolo Mps con un prezzo obiettivo a 0,15 euro.
Milano Finanza

COMMENTO IN CHIUSURA
Piazza Affari ha chiuso in moderato ribasso con molti titoli del Ftse Mib condizionati dai conti del 2013. In particolare sotto i riflettori sono finiti i principali gruppi bancari del Paese. In serata il premier Renzi presenterà il Jobs Act e i programmi del Governo su fisco, scuola e casa. Il programma di Spending review, illustrato dal commissario Carlo Cottarelli, prevede invece risparmi per 3 miliardi di euro nel 2014. La stima di Cottarelli sale a 18 miliardi di euro per il 2015 e a 34 miliardi di euro per il 2016. Questa mattina il Tesoro ha collocato 7 miliardi di euro di Bot annuali ad un rendimento dello 0,592%, il nuovo minimo dall´introduzione dell´euro. Da segnalare il rialzo dell´oro, che si è spinto a 1.369 dollari l´oncia, i massimi dal settembre del 2013. In questo quadro a Piazza Affari l´indice Ftse Mib ha ceduto lo 0,25% a 20.781 punti.

Sotto i riflettori il comparto bancario. Dopo il balzo di ieri di Unicredit, che oggi ha guadagnato lo 0,54% a 6,45 euro, gli investitori hanno apprezzato i conti di Ubi Banca (+4,76% a 6,705 euro) e di Popolare di Milano (+5,28% a 0,647 euro). L´istituto di piazza Meda ha chiuso il 2013 con un utile netto di 30 milioni di euro rispetto alla perdita di 430 milioni del 2012. Gli analisti di Equita hanno valutato i numeri del quarto trimestre 2013 "migliori delle attese grazie alle commissioni, che potrebbero riflettere un´accelerazione da collocamento up-front". Ubi Banca ha archiviato l´esercizio 2013 con un utile netto balzato a 250,8 milioni di euro contro gli 82,7 milioni registrati nel 2012. Nel quarto trimestre l´utile è stato di 148,9 milioni dai 49 milioni dei precedenti tre mesi e dalla perdita di 140 milioni dell´anno prima.

Nel resto del comparto positive anche Montepaschi (+1,36% a 0,223 euro) e Intesa SanPaolo (+0,26% a 2,256 euro), mentre Mediobanca ha lasciato sul parterre l´1,49% a 7,595 euro. Giornata negativa per Campari (-3,97% a 5,92 euro) che dopo un avvio in deciso rialzo in scia all´annuncio dell´acquisizione della canadese Forty Creek Distillery, proprietaria di un portafoglio di whisky canadesi, ha ceduto alle vendite dopo aver diffuso i conti sull´intero 2013 con utile netto in calo del 4,4% a 149,8 milioni di euro. Male anche Tod´s (-5,13% a 94,15 euro) che ieri a mercato chiuso ha annunciato di aver terminato il 2013 con un utile in calo a 133,8 milioni di euro, deludendo le attese degli analisti che indicavano profitti per 138 milioni. Sotto le aspettative anche l´Ebit che si è attestato a 193,2 milioni (stime Bloomberg a 197 milioni).

Snam e Terna hanno ceduto rispettivamente lo 0,43% a 4,132 euro e lo 0,78% a 3,806 euro. Su entrambe è arrivata la bocciatura di Ubs che ha tagliato il giudizio sui due titoli a neutral dal precedente buy. Il mercato ha apprezzato il nuovo piano industriale di Enel (+1,25% a 3,868 euro) che prevede un Ebitda pari a circa 15,5 miliardi di euro nel 2014, a 16,5 miliardi nel 2016 e a circa 18 miliardi nel 2018. Per quanto riguarda l´utile netto le previsioni del colosso elettrico sono di circa 3 miliardi nel 2014, di 3,7 miliardi nel 2016 e di 4,5 miliardi nel 2018. L´indebitamento netto è visto in calo a 37 miliardi nel 2014 e a 36 miliardi nel 2018.
Finanzaonline



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