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L'ULTIMA MASCALZONATA


Dopo Standard and Poor's e Fitch è toccato a Moody's intervenire ieri con un downgradig dell'Italia da A2 ad A3 e con la conferma di un outlook negativo. Insieme al giudizio sull'Italia, Moody's ha ridotto anche il voto della Spagna, addirittura da A1 ad A3, del Portogallo da Ba2 a Ba3 e di altri Paesi più piccoli come Slovacchia (A2), Slovenia (A2) e Malta (A3), tutti con outlook negativo. Per Francia, Gran Bretagna e Austria la valutazione del credito è invece rimasta sulla tripla A con un semplice cambiamento dell'outlook passato a negativo. È stato inoltre confermato il voto per il fondo salva-Stati Efsf.
Sorprende che il giudizio di Moody's arrivi proprio nel giorno in cui i mercati europei e internazionali festeggiavano con sollievo il passaggio del pacchetto di austerità in Grecia. Al di là del fatto che Moody's adegua il suo giudizio a quello delle altre agenzie per la valutazione del credito, rappresenta comunque un anticlimax rispetto alle valutazioni de mercato. È chiaro che il passaggio del pacchetto di austerità in Grecia sblocca l'erogazione dei fondi ad Atene, cosa che allontanta l'ombra del default, consente di lavorare con più calma alla preparazione di una parete tagliafuoco che potrà proteggere proprio l'Italia, la Spagna e il Portogallo e consente ai vari Governi, quello italiano in testa, di varare le misure di liberalizzazione sia per le professioni che per il mercato del lavoro con maggiore preparazione sia politica che tecnica.
La decisione di Moody's sorprende perché sembra ancorata a indicatori lagging, riferiti al passato, piuttosto che leading, cioè riferiti al futuro. Se così fosse, se dovesse davvero emergere che i modelli sulla base dei quali l'agenzia per la valutazione del credito non scontano gli sviluppi più recenti, ad esempio l'ulteriore rafforzamento politico del governo Monti dopo il passaggio americano, o il semplice fatto che in Giappone l'indice Nikkei ha chiuso al rialzo dello 0,58% proprio per le notizie in arrivo della Grecia, considerate più importanti dei dati negativi sul Pil giapponese, allora vuol dire che c'è qualcosa di sbagliato nei modelli analitici e statstici di Moody's (e probabilmente delle altre agenzie). Non vi è alcuna intenzione di intimidire l'operato di professionisti che svolgono un ruolo di controllo e di allerta per il mercato. Ma sorprende ad esempio che nessuna delle agenzie per la valutazione del credito abbia anticipato se non nei giorni immediatamente precedenti al fallimento, i rischi enormi impliciti nelle posizioni di MF Global. Toccherà ai mercati ora valutare con maggiore attenzione la credibilità di questi giudizi: l'outlook per come lo vediamo noi da ieri è certamente più positivo che negativo. Le motiviazioni di Moody's, «l'incertezza nell'Eeurozona per prospettive di riforme istituzionali e per la disponibilità di risorse per constrastare la crisi» si scontrano coi fatti: le riforme procedono, parlando dell'Italia, sappiamo che l'impegno del Governo Monti ad andare avanti sottoscritto sia a Washington che a New York ha una credibilità forte. E per ciò che riguarda la mobilitazione delle risorse, di nuovo, dopo il passaggio del pacchetto in Grecia sono disponibili per Atene e presto – e non solo dall'Europa – ma anche dalla Cina, alla vigilia del vertice eurocinese di oggi e dal Fondo Monetario.
Mario Platero – “Il sole 24 ore” ® Riproduzione riservata

Se guardiamo le Statistiche del Debito Pubblico nel 2012 si ha piu’ o meno (tutti i valori sono espressi sul PIL):
-          Italia: 120%
-          Media Grandi Potenze (USA, J, D, UK, GB): circa 117% (USA: circa 100%, Giappone sul 220%, Francia ed UK oltre l’85%, Gernania sull’82%)
Durante in periodo 2008-2011, l’Italia ha visto crescere il Debito Pubblico assai meno di Tutti gli altri paesi. Tutte ste potenze sono AAA (o quasi), noi dei reietti.

Andiamo a fare 2 conti spanno metrici per allineare i dati:
-          Al dato USA va aggiunto un bel 20% di debiti locali e statali (conteggiati per gli altri paesi)
-          Alla Germania aggiungiamo un bel 17% della loro Cassa Depositi e Prestiti (dato non conteggiato per l’Italia); pure alla Francia andrebbe aggiunto, ma sulla rete dati non se ne trovano.

A questo punto dovremo fare qualche conto sulla cassa e sulle riserve disponibili, sottraendo questi valori al debito. Tralasciamo nel ragionamento la Cassa ed i depositi delle amministrazioni (che hanno valori variabili in continuazione, e pari a qualche punto percentuale un po’ in tutti i paesi). Concentriamoci sulle Riserve (valutarie, monetarie, in oro):
-          L’Italia a fine 2011 ha riserve pari al 9% del PIL, Francia e Germania sono sul 6-7%, USA e UK su modesti 3-4%; fa eccezione il Giappone che viaggia nettamente sopra al 25%.

A questo punto, allineando i valori, abbiamo un DEBITO PUBBLICO ARMONIZZATO AL NETTO DELLE RISERVE E DELLA CASSA che e’ grossomodo:
-          Italia: attorno al 108%
-          Media Grandi Potenze (USA, J, D, UK, GB): circa 115-118% (USA: attorno al 112-115%, Giappone sul 190%, Francia ed UK oltre l’80%, Germania sul 90%)

I conti sono necessariamente approssimativi, stante l’alone di mistero che aleggia intorno alle reali entità dei debiti sovrani delle nazioni a tripla A, pero’ appare chiaro che:
a)      L’Italia ha un Debito Pubblico Reale che e’ piu’ basso della media dei grandi paesi AAA del 7-10%; il Giappone e gli USA hanno debiti reali maggiori dell’Italia, e perfino la Grande Germania ha un Debito solamente del 18% piu’ basso dell’Italia
b)     Alcuni paesi mentono clamorosamente nelle valutazioni dei loro debiti pubblici.
Fonte: rischiocalcolato

Ora, appare fin troppo chiaro che, per quanto il giornalista del “sole 24 ore” abbai usato necessariamente i guanti di velluto bianchi nel trattare l’argomento “agenzie di rating”, le tre “sorelle” costituiscono un gigantesco, inconcepibile, rivoltante conflitto di interessi. Questi sabotatori finanziari continuano a perpetrare le loro malefatte solo in virtù della potenza dei loro azionisti, che sono gli stessi che si avvalgono dei giudizi di rating per le loro speculazioni. E’ un panorama squallido e sordido. L’unica, magra, consolazione, dal momento che, lo abbiamo capito, una società di rating europea non sarà mai creata, e che nessuno riuscirà mai ad impedire a questi soggetti le loro malefatte, è che i mercati cominciano a fare la tara alle dichiarazioni delle tre sorelle, ormai fuori tempo e fuori misura, in ogni senso. In parole povere, i  parametri che condizionano l’andamento delle borse e delle contrattazioni non sono più i giudizi di agenzie che commettono i reati di “insider trading” e “aggiotaggio”, sono variabili molto più complesse e articolate, che convergono in quella che si chiama “analisi tecnica del mercato”, una questione difficile, frutto di studi accurati, indipendenti, e soprattutto non condotta da dilettanti della finanza.